I diritti di Roma all'assegnazione della XII Olimpiade

I diritti di Roma all'assegnazione della XII Olimpiade I diritti di Roma all'assegnazione della XII Olimpiade Fra il 25 febbraio e il 1" marzo, ad Oslo, il Comitato Olimpico Internazionale si adunerà per decidere, fra l'altro, l'assegnazione della XII Olimpiade. Ben undici città sono entrate in lizza per ottenere la più grande mani- lgspsnfestazione sportiva mondiale. Diverse I sdovrebbero avere ben poche probabiità. Qualche grande centro, come Barcellona, Losanna, Praga, Buenos Aires, non ha titoli sportivi notevoli. Dublino e Budapest, ottimi centri di sport, restano tuttavia indietro rispetto ad altri pretendenti. Losanna può vantare, più che altro, l'organizzazione alberghiera; Alessandria ha un clima piuttosto soffocante, nella stagione dei- qecrpge Olimpiadi; e dove fare quelle inver- vnali ? Atene è già stata una volta sede j edi Olimpiade. Le concorrenti che appaiono veramente serie sono tre: Helsinski, Tokyo e Roma. La prima raccoglie meritato simpatie, perchè capitale di una nazio- Hdn1rne piccola, ma che, proporzionalmente daila popolazione, è forse la prima come dvalore olimpico, e l'unica capace di te- ner testa agli Stati Uniti per l'atletica peggera; può inoltre vantare un clima babbastanza fresco in agosto; cosa chejinon mancherà di essere apprezzata dai lchi è stato a Los Angeles. I finlandesi, msssdcpapcGlnsntIpes5gtprcon un numero modesto di partecipan ti e di gare, sono stati ottavi nella classifica generale; secondi nell'atletica eggera, terzi nella lotta e nella ginnastica. Si tratta di una piccola nazione che merita, ed ha meritato in ogni Olimpiade, tutta la simpatia. Il lavoro preparativo di Tokio Malgrado ciò, tutto sembra indicare che le due candidate che hanno veramente probabilità di essere scelte siano Roma e Tokyo, capitali di grandi nazioni, munite di tutte le attrezzature e le garanzie per una buona riuscita dell'Olimpiade, appoggiate da Governi che comprendono l'importanza dello sport in genere e dell'Olimpiade n specie. Sappiamo quel che si pensa fra noi riguardo all'assegnazione dell'Olimpiade a Roma; parlerò, quindi, di quel che ho potuto osservare In Giappone, già durante la mia missione sportiva nel 1933; quindi a sette anni di distanza dal 1940 e a due dalla decisione. Pre-|rmetto che l'osservazione del lavoro per i n'assegnazione dell'Olimpiade non entrava nel compito affidatomi. Appena arrivato, anzi, addirittura poco dopo salito sul piroscafo giapponese che mi portò da Shang-hai a Robe fui bersagliato, come italiano, da domande sull'assegnazione della dodicesima Olimpiade. Le prime parole dele numerose interviste che mi sono dovuto sorbire riguardavano invariabilmente la fioritura del ciliegi e l'assegnazione dell'Olimpiade. Mi accorsi subito che pochi credevano che io dovessi occuparmi solo del nuoto; anche gli stessi dirigenti del nuoto credevano che scopo almeno altrettanto importante del mio viaggio fosse quello di esploare in qual modo i Giapponesi contassero di farsi assegnare la sede della manifestazione. Perfino un poliziotto al mio arrivo e uno alla partenza mi parlarono a lungo di ciò, e una geisha mi fece alcune domande insidiose sul'argomento. Fui costretto ad evitare apposta i discorsi sull'argomento, e anche le visite ai membri del Comitato olimpico, pel quali avevo presentazioni; fra essi il prof. Kano, il grande innovatore e propagandista del judo, col quale avrei parlato tanto volentieri. Naturalmente, con la psicologia dela razza, tutti al mostravano sicuri che Roma sarebbe stata la preferita; ma a convinzione contraria era evidente, malgrado le parole. Se parlavo con persone che ignoravano la mia nazionaità, la certezza della vittoria non era nascosta, ma quasi sbandierata. n lavoro giapponese, cominciato almeno nel 1931, è stato intensificato in occasione della decima Olimpiade; in seguito ad una deliberazione del Consiglio municipale di Tokyo (una specie di Governo, che amministra oltre 5 miioni di cittadini) una delegazione di cinque membri si presentò a Los Angeles al Comitato Olimpico e agli organizzatori, portando il formale invito della capitale nipponica pel 1940. Secondo giornali giapponesi, il presidente del Comitato organizzatore di Los Angeles e membro del C.I.O. avrebbe promesso il suo appoggio alla tesi giapponese. Altrettanto avrebbe fatto l'austriaco Schmidt, andato in Giappone dopo Los Angeles, e cosi entusiasmato delle accoglienze ricevute da aver scritto al gen. Ugaki, governatore della Corea, che il mondo, per la pace dell'Oriente e sua, dovrebbe apprezzare l'azione del Giappone in Manciuria. (The Japan Advertiser, Olympiad Edition ). Entusiasmo traboccante, a quanto si vede. Ho veduto cartelloni e films che portavano in serie i nomi e i vessilli delle sedi delle Olimpiadi, compresa Tokyo per la XII. Il sindaco di Tokyo ha inoltrato regolare invito al Comitato Olimpico. Sono state diramate dichiarazioni di uomini d'affari occidentali risiedenti a Tokyo, Yokohama, Kobe, Osaka, celebranti la « tremendous influence far international good-will and peace » che l'assegnazione a Tokyo eserciterebbe. La potentissima National City Bank of New York, e l'onnipotente Mitsui Gomei Kaisha, capace di organizzare da sola dieci Olimpiadi, si sono portate garanti. Del resto, si sa che l'appoggio del Governo non mancherebbe. Il Giappone, già tanto evoluto in quasi tutti i campi, sente l'organizzazione di una Olimpiade come qualche cosa che gli manca ancora per essere riconosciuto in tutto il mondo l'uguale delle Nazioni occidentali più progredite. Nel 1940 ricorre poi il 2600' anno della fondazione (pretesa, ma non si dice) dell'Impero Giapponese. Il grande successo natatorio di Los Angeles, senza precedenti come sorpresa e imponenza, ha reso acuta la sensibilità olimpica in tutto il Paese. Altre e più numerose vittorie, già scontate in precedenza, ottenute in Patria e in una data fatidica, porterebbero al calor rosso questo entusiasmo. E non mancherebbero denari, nè perfezione organizzativa, nè spettatori corretti, entusiasti e sportivi. Vediamo ora che cosa può opporre sqpsnpssttènzmzftnnptsrvPlcstztpdngLlcdlpncnptzrpnF l'Italla a questo traboccante e pur degno entusiasmo che cerca di affermarsi con energia. Alcune delle ragioni che le due città possono portare al giudizio del C.I.O. sono equivalenti e si neutralizzano; in nessuna, ci pare, quelle del Giappone soverchiano quelle dell'Italia. Inoltre questa presenta alcuni vantaggi reali, e di essi più d'uno non è soltanto occasionale, ma permanente. Nessuna delle due Nazioni ha ancora avuto l'assegnazione di una Olimpiade; tuttavia all'Italia ne era stata già promessa una. II... Diri ito romano Il Giappone vanta un grande anni- versario pel 1940, con una grandissima esposizione. Cosa bellissima, ma che Hguarda 1! Giappone più che le altre dazioni. Inoltre, non ci pare troppo n/Jcrente allo spirito dilettantistico del1 Olimpiade rendere questa uno dei nurr-.ri di attrazione di una, sia pur gran- de, manifestazione anche politica, in dustriale, commerciale, Appoggio del Governo: quello giap poncse farà tutto quel che sarà possi bile, senza dubbio; ma da anni in qua i' Governo fascista è probabilmente al l'avanguardia nell'appoggiare In ogni modo lo sport. Altrettanto si potrà forse fare; di più, non credo possibile. Anzianità olimpica: indubbiamente spetta all'Italia. Diffusione dello sport; in Giappone si dice che lo sport vi è più diffuso che da noi; se si trattasse di base ball, arco, judo, nuoto, è certo; ma nel Giappone sono meno sviluppati che da noi altri sport; calcio, lotta, canottaggio, pugilato, ciclismo; tutti sport olimpici: mentre, fra quello in gran voga nel Giappone, solo il nuoto è olimpico; la lotta e la scherma giapponesi non fanno parte del programma. Risultati dell'ultima Olimpiade: classifica, desunta dal sistema americano, neutrale e quello generalmente adottato anche nei giornali giapponesi: Italia seconda, con punti 262'A; Giappone terzo, punti 160. Gare individuali e collettive: Italia: partecipazione a 9 specialità, punti: atletica 23, scherma 53',a, pesi 14, ciclismo 40%, lotta 10, ginnastica 71%, pugilato 16, canottaggio 17, tiro 17. Giappone: partecipazione a 6 specialità; atletica legge ra 35, donne " ra 35 (ionne 5. nuoto 90 donne s m. nastica 12, ippica 10 spqGare di squadra: Italia: 3 primi posti: ciclismo, scherma, ginnastica. Due quarti: canottaggio, lotta; due quinti: pugilato, pesi. Punti totali 42. Giappone: uno primo: nuoto; uno secondo: hockey su terra; due quinti: nuoto femminile, ginnastica. Totale punti 24. Tutte queste cifre sono desunte da pubblicazioni giapponesi. Il Giappone è terzo nella prima classifica e solo settimo nella seconda, mentre l'Italia è seconda in ambedue. Nottamo, di passaggio, che la Finlandia è ottava nella prima, con punti 125, e nona nella seconda, con 17. Comodità della sede. Dato che le nazioni europee costituiscono il nucleo maggiore delle partecipanti, la dislocazione a Roma riuscirebbe in media infinitamente meno gravosa, e permetterebbe una partecipazione assai più numerosa e interessante. Molti Comitati Olimpici e Federazioni non avranno finito nel 1940 di chiudere la falla praticata dalle speso di dislocamento in America nel 1932. Quattro anni ulteriori di respiro dovrebbero essere ben graditi a tutti, gli europei almeno. Questo dovrebbe, come il precedente, essere uno degli argomenti decisivi a favore di Roma. Goffredo Barbacci (Continua).

Persone citate: Comitati Olimpici, Schmidt