LA MUSICA

LA MUSICA LA MUSICA L'Accademia d'Italia e i facsimili — Ninne nanne - Wagner in hvizzera « La Reale Accademia d'Italia, con questa raccolta, proposta dalla Classe delle Arti e affidata alle mie cure, vuol presentare agli studiosi c portare a conoscenza dei cultori di musica una serie di opere musicali e di teoria e sto ria della musica, scelte fra le più no tevoli dei secoli passati. La riproduzio l■ I ne in fac-simile di testi unici varrà a ilfacilitarne lo studio, e gioverà anche ta conservazione di originali preziosi ». Queste parole ha scritto Ottorino i pRespighi sulla prima pagina del pri-1 zmo volume della raccolta « Musica *, ! vla quale onora assai l'Accademia e la ircultura italiana. E il primo volume,1 sprcziosissimo e bellissimo, che xl^ì^\ ,» • j ii j- n ■_• dduce la teoria della musica di Franchi- mno Gaffuno, è preceduto da un'eccel-1 hlente monografia di Gaetano Cesari. | dQuesto nostro musicologo, la cui scom-1 Nparsa, luttuosa per l'erudizione italia- tcol trascor-1 nfntsna, par sempre più grave rer del tempo e più degna di sincero cordoglio, era fra tutti designato a presentare la ristampa del quattrocentista e a commentarla, poiché egli stesso ne aveva più volte saggiato l'importanza, proponendo opinioni tuttora storicamente accette e basilari. Nel riprendere l'antico tema egli cominciò col ricordare che nell'ultimo trentennio del Quattrocento l'editoria s'affrettò a! giovarsi dell'invenzione della stampai musicale, pubblicando dapprima enei-1 clopedie, che trattavano anche della musica, poi testi musicali. Quelle enciclopedie, innanzi tutto pedagogiche, anche grammaticali, meglio risponde- vano ai concetti e alle necessità deliwprevalente umanesimo. (Un trattatoj cJ _ V nSdel francescano De Glanville, poligrafista, che pur toccava l'acustica e il mensuralismo, ebbe tanti lettori da qlcpmeritare ventidue ristampe in varie,Jlingue, fra il 14(2 e il '500). Neil ulti- ,„„ ^iio .t«m lo dino ventennio dello stesso secolo la I ^trattazione musicale divenne via via!^1 argomento preciso di volumi sempre ifpiù numerosi; la teoria era esposta se- dcondo i tradizionali principi! classici, |nin nraHoo oca rvii n a t a o nieoinlinaTfl ciil_l.a pratica esaminata e disciplinata sul-|rla scorta dell arte contemporanea. Ap-jsparvero allora, fra gli; altri, i libri del Ramis, del Gaffuno, del Burzio, del o lSpataro, incunaboli preziosi, che le,tsuccessive generazioni consultarono,.pstudiarono e criticarono fervidamente | ue utilmente. La diffusione della stampa : ue la sua efficacia consigliarono poi an-!sche i più dotti trattatisti ad abbando- ; .m \ì^ltlv uSst^a^ ^furio, lodigiano, che umanisticamente, Esi coltivò a Mantova, scrisse in italia-'zno una parte del suo Theoricum opus. cProprio questo trattato fu dal Cesari edottamente studiato, raffrontandone 'ndue edizioni. Non dobbiamo qui nep- Hpure accennare a tali indagini, ma sol-,otanto riferire, e sommariamente, la sua gconclusione che il Theoricum rappre senti la base dottrinaria della poste riore Practica musicae, riguardante la tecnica dell'arte contemporanea. Intorno all'arte tipografica fiorita in Milano, mentre Lodovico il Moro dava impulso agli studii umanistici, si può ricordare, sfogliando la monografia del Cesari, che essa fu promossa da un mspgvsgrmedico di Ceresole d'Alba, giunto nella Lcittà degli Sforza nel 1469. La prima pofficina milanese sorse per iniziativa Ld'un altro medico, il Castoldi, il quale, aottenuto il ducale privilegio della stam- pa, fondò una società tipografica. Se- guirono, con varia durata e fortuna,1 altre società. Gli stampatori divennero anche editori. La vendite dei libri era!affidata a incaricati, a viaggiatori, (dei quali più d'uno, riferiscono le ero- nache, piantò in asso i librai « senza aver dato conto alcuno»). Da Milano |gli editori stringevano società con dit-1 te lontane, a Venezia, nel Mezzogiorno. Alle imprese dettero incremento parecchi tedeschi, scesi a Milano; costo-! ro usarono i caratteri gotici, che più gli eruditi, onorati alla coite del Mo-^ro, incoraggiavano la stampa, del che^_ iLm ~ii „^i» i oeran lieti, s intende, anche gli editori, ptardi UMinuziano abolìT Gli umanisti, | Wgli eruditi, onorati alla coite del Mo-^K fra i lettori dell'Accademia milane-!rse, allora istituita, era il Gaffurio, al-'dtamente stimato anche come maestro.sdella Cappella metropolitana. Egli stes-1 tso provvide alla ristampa della SUa:Conera teorica ìlopeia teorica. ... Oltre questo importante volume (li- Lre 150), l'Accademia d Italia ha anche apubblicato i facsimili del Dialogo di idV.Galilei, delle Nuove musiche del Cac- [ rCini, dell'Euridice del Peri. Altrettanti omonumenti della cultura e dell'arte |musicale italiana, altrettante rarità ; tdell'antica editoria nostra. *** Fra le Tre>ifn ninne nanne popò- Ltori italiane (lire 20, ed. De Santis) i raccolte a cura del Sindacato fascista| dei musicisti e offerte a S. A. R. la; Pnncipessa di Piemonte, alcune meri- rtano d entrare nel repertorio della mi nsica da camera. Le più vaghe nel testo ; pe nella musica sono quella di Gorizia j c(armonizzatore Labroca), di Corsica|n_(PorrinoJ, di Bari^ (Grimaldi), di_Bo_- llogna (Savagnone), di Napoli (Staffelli). La bella fra le belle ci sembra quella di Palermo, con le più semplici e le più evocative armonie di G. Mule. *** I soggiorni a Zurigo dal 1849 al '58, a Tribschen dal '66 al '72, costituiscono due fra le più importanti tappe della vite di Riccardo Wagner. Opportunamente si è proposto Max Fehr (in Wanners Schwcizer Zeit, Aarau, Sauerland) di rievocare quegli anni, descrivendoli più minuziosamente ed esattamente di quanto abbiano fatto altri biografi. Molti documenti nuovissimi gli han reso possibile di riuscire al suo scopo. Il primo volume, ora pub- g blicato, comprende gli anni 1849-55, cioè dall'arrivo di Wagner a Zurigo fino alla memorabile rappresentazione del Tannhauser nell'Aktientheather di quella città. A diecine si noverano gli interessanti eventi wagneriani in rapporto alla cultura di quel tempo. Ecco Wagner, direttore dei concerti, presentare le sinfonie di Beethoven e l'ouverture del Tannhauser. Ecco descritta la cura della sua concertazione (l'oboista si reca da lui per studiare meglio a sua parte; l'orchestra lo invita a parlare della sua arte, per intenderne o spirito). Successi ardenti, e una donfra tante ammiratrici, na. fra tante ammiratrici, è particoarmente colpita dall'ardore di quell'artista, la Wesendonck... Rappresentazione del Don Giovanni di Mozart, un'opera che alla ben costumata società zurighese parve un po' libertina, 8 novembre 1850. Nello stesso anno, la sern <leI 28 agosto, l'esule compositore, seduto nell'osteria del Cigno a Lucer- ^JSS^J^^SfvJ^^ di minuto in minuto, con 1 orologio in mano, la rappresentazione del suo Lehengrin, che in quella stessa ora Liszt dirigeva per la prima volta a Weimar. Nel '53. visita di Liszt. Si fanno ipo- tesi sulla rappresentazione dell'opera nibelungica; grandi difficoltà, grande fede. — Ma costerà un milione, almeno! — dice sbalordito il Wille. — Lo troverà, il milione — risponde, entusiasta e sicuro, Franz Liszt... a. d. c.