Michele Bianchi nel quinto annuale della morte

Michele Bianchi nel quinto annuale della morte Michele Bianchi nel quinto annuale della morte La commemorazione Il Circolo Rionale « Michele Bianchi > ha ieri commemorato solennemente, in occasione del quinto anniversario della morte, il Quadrumviro al cui nome sì intitola. La commemorazione è consistita in una cerimonia religiosa svoltasi al mattino, e in un discorso tenuto alla sera alla sede del Circolo; e l'una e l'altra manifestazione hanno avuto carattere popolare, con l'intervento di una vera folla e Camicie Nere e di popolo minuto. La funzione religiosa si è svolta nella Chiesa dell'Immacolata Concezione in via San Donato, con una Messa di suffragio e con un ufficio funebre celebrati dal parroco mons. Vacha. Il rito ha avuto carattere di austera solennità. Nel mezzo della navata si ergeva il catafalco circondato da ceri con la scorta d'onore di una centuria di Militi. Numeroe le Camicie Nere ed i Giovani Fascisti che facevano corona. Tutta la chiesa poi era gremita di fedeli in atto di grande devozione. Sulla folla, accanto al catafalco, si innalzavano i gagliardetti del Circolo e dei Giovani Fascisti. All'elevazione un Giovane Fascista ha fatto squillare l'«attenti!» e la chiesa si è riempita di silenzio, mentre mille e mille cuori evocavano la figura del Quadrumviro. Terminata la funzione, sul sagrato, in mezzo alla grande folla dei fedeli che ostruiva la strada, si sono adunati Militi, Giovani Fascisti e Camicie Nere. Il fiduciario del Gruppo, avv. Cesare Stradella, con voce squillante ha fatto l'appello: «Quadrumviro Michele Bianchi ! ». E tutti i convenuti in una sola tonante voce, hanno risposto: «Presente!». Quindi Militi e Camicie Nere si sono ricomposti in corteo e al suono della banda dei Giovani Fascisti hanno raggiunto la sede del Circolo, fra l'ammirazione e la simpatia della cittadinanza. A sera poi la sede del Gruppo è stata mèta di un gran numero di camerati, convenuti da tutto il rione per presenziare alla commemorazione affidata alla parola di V. E. Bravetta. Le sale di via Balbis, pavesate di tricolori e di piante ornamentali, ove un reparto di Giovani Fascisti prestava servizio d'onore, si affollavano ancora assai prima dell'ora fissata di personalità e assai numerose erano pure le signore. Erano presenti, fra gli altri, il commendatore Maroncini per S. E. il Prefetto, il cav. Bertolotti per il Segretario Federale, il cav. Brenci per il Questore, alti ufficiali dell'Esercito, il generale Parenzo, la signora Giordano per la contessa Cavalli d'Olivola, la signora Becchio, il sansepolcrista Racca e molti altri. Radunatisi nel salone maggiore tutti i convenuti, attorno ai gagliardetti, disposti a cerchio innanzi al busto del Quadrumviro scomparso, il Fiduciario del Gruppo, aw. Emilio Stradella, dopo il saluto al Duce ordinato dal camerata Bertolotti, faceva l'appello fascista di Michele Bianchi. Quindi rivolgeva il saluto proprio e dei camerati del Gruppo alle Autorità presenti e presentava l'oratore. V. E. Bravetta leggeva, la sua dotta commemorazione, nella quale tracciava con ampiezza di vedute e minuzia di indagine la figura di Michele Bianchi. Per spiegare l'opera e il valore del Quadrumviro, l'oratore si rifaceva alla prima giavinezza di lui, cosi da rilevarne le doti peculiari dello spirito, ancora in formazione, inquadrandole nell'ambiente ove quegli crebbe e nel tempo tutto pervaso da incontrollate tendenze politiche. Passava di poi a dire della fase che può considerarsi di capitale importanza per la evoluzione del pensiero di Micnele Bianchi: l'incontro col Duce. Da allora, quello che doveva poi essere Quadrumviro trovò il suo Capo e con quello la strada per l'avvenire. Strada gloriosa, che passa attraverso le tappe dei campi di battaglia, che supera la guerra, combattuta valoros eliti cute • Poi giunge l'armistizio e con quello si riaccende la lotta. Michele Bianchi vi porta la sua grande esperienza organizzativa e la grande passione macerata durante gli anni di guerra. « Gregario-capo », siccome egli stesso amava definirsi, del posto preminente assunse sempre la responsabilità più completa, rimanendo però fedelissimo al Capo, con totale dedizione. Le ore della vigilia, quelle della vittoria furono per Michele Bianchi di passione e di sacrificio. Lottando con forza superiore a quanto il fisico minato gli concedeva, egli diede l'esempio che rimarrà nel tempo di una energia senza pari, di attività instancabile, di fedeltà ammirevole, Così la sua fine ammirevole fu lutto per tutto il Fascismo e per la intera Nazione. Ma la figura di Michele Bianchi rimane, integra e viva, esempio alle giovani generazioni e il « presente» che i Giovani Fascisti levano alto, è la sanzione di una realtà più forte di ogni evento, più duratura di ogni contingenza. Vivissimi applausi coronano la fine della elevata orazione.