Un numero di forzato, un ricordo d'amore, un mistero

Un numero di forzato, un ricordo d'amore, un mistero SmSk vita, avventurosa del sea^^eaite Kl&sms ù finita. Un numero di forzato, un ricordo d'amore, un mistero e a l e n a . e e j é a i n a a e , e , a e e , a a è i — La malattia che fa il maggior numero di vittime tra i forzati? La febbre malarica. Durante la decade 192030, per la sola malaria ne vennero ricoverati 53.600. Altra malattia gravef L'infezione dell'intestino da parte degli anchilostomi, che, favoriti dalla temperatura equatoriale, pullulano un po' ovunque... Vengono, in seguito, la dissenteria, il beriberi, lo scorbuto, la tubercolosi, la lebbra, senza contare l'oscura coorte delle malattie sessuali... Chi mi parlava così era il médecin major dell'amministrazione penitenziaria, col quale, appunto, il novembre scorso, stavo percorrendo le corsie dell'ospedale di San Lorenzo del Moroni nella Guiana francese. Non è un ambiente allegro, cotesto: ma indubbiamente il migliore di tutti i locali riservati laggiù agli uomini puniti. Si tratta di una lunga e robusta costruzione in muratura a due piani, con camerate ampie, spaziose e piene di luce. Come nell'infermeria della Martinière, i letti son letti veri con materasso e lenzuola; il cibo è cibo consistente e nutriente con carne, brodo, uova; la pulizia non è una parola va na: la biancheria è bianca sul serio, e il pavimento, cerato come quello d'una sala da ballo. A parte i sorveglianti armati all'entrata e le finestre sbarrate, sì può avere benissimo l'impressione di trovarsi in un ospedale qualsiasi. Nell'ospedale della Guiana Il médecin major, dunque, mi elencava le malattie dei forzati, sia quelle imputabili al clima ed al paese, sia le altre prodotte dalla vita penale stessa, e me le illustrava presentandomi di tanto in tanto, qualche « celebrità » ricoverata. — Quello lì è Cabas. Uccise il marito della propria amante. Il suo forma un caso eccellente di dissenteria amebica... Costui è Leeourvier, assassino d'una vecchia signora. Cachessia idropica. Osservate il suo ventre gonfio... — E questo qui? Indicai un malato rantolante, con gli occhi dilatati, fissi, quasi vitrei. — Un caid... Stavo per passare oltre. Al bagno, le canaglie al cento per cento le chiamano appunto caid. E sono, come ho detto nel mio « Ergastolo navigante », precisamente coloro che, in quell'ambiente, riescono ad imporre la propria legge e a crearsi con i più deboli un harem non sottoposto alle regole del velo, ma a quelle del milieu. In compenso, proteggono i loro fedeli con la stessa audacia, con lo stesso coraggio o, se tale parola vi tuta, con l'identicodisprezzo della vita altrui già mostrati in uno dei tanti boulevards di Parigi o nelle viuzze del porto di Marsiglia. Personalmente, di costoro io avevo conosciuto qualche esemplare durante il mio viaggio sulla Martinière, semplici conoscenze professionali, si capisce, inerenti appunto alle mie funzioni di infermiere dell'ai Ergastolo navigante ». E, ogni volta, al loro contatto, il disgusto fu superiore a quella specie di compassione romantica, che la vista degli uomini puniti suscita sempre in ognuno di noi. Stavo, perciò, passando oltre, allorchè il medico trattenendomi per un braccio: — E' un caid sul serio! — precisò. — Il luogotenente d'Abd El K'rim, il famoso sergente Klems. Sussultai. Il sergente Klems? Nei miei viaggi al Marocco per « La legione straniera » e per « / predoni di Rio de Oro », io ne avevo sentito la storia, che a mia volta vi ho raccontato. Me la narrarono un po' a spizzico, fra lunghe pause e interminabili lentezze, berberi, riffani, legionari da me incontrati nei dar marocchini o in fortini dell'Atlante o del Sahara. E. lì per lì, — come a voi d'altronde — mi parve quasi leggenda. Adesso, invece il caso, o meglio le vicende della mia vita vagabonda mi portavano ad assistere al¬ ì'epilogo tragico di un'esistenza reale e disperata. La taglia di centomila franchi Ma procediamo con ordine. Il mio racconto s'è fermato — ricordate? — al punto in cui tradito dagli ultimi mujaheddine, Klems cerca scampo nella fuga e arriva alla vallata del Guis. dove il «vocerò» di Fatma gli strazia le carni. Prosegue lo stesso perche fer-Prosegue pei dove? Un piano semplice lo ffuW«.marsi sarebbe la fine. lo guida raggiungere i dissidenti del Medio A Haute e combattere con loro. La ■ fama e arrivata fin lì. « Certo — pen-! "*sti — mi accoglieranno a perte ». Simile piano, tuttavia, non può avere attuazione pratica. Per la lunga marcia, per gli stenti, le fatiche e la fame, la ferita alla gamba sinistra che sì è riaperta. I francesi, d'ultra parte, stanno all'erta, sbarrando le strade, sorvegliando tutti i passi. Così, nella vasta zona del nord-est marocchino Klems girerà"a vuoto per olire 5 mesi.mendico nell'apparenza e nella realtà, sfiancato nel corpo e nello spirito. Una sera di novembre, una donna bianca l'accoglie nella sua casa, gli dàda mangiare,'lo cura, lo medica. Credendolo un semplice legionario disertore, gli consiglia di rifugiarsi nella vicina foresta di cedri di Azru: ogni giornot ella gli porterà da mangiare. Klems passa, così, i primi mesi dell'inverno in un palazzo di verde, sotto la pioggia e il vento. In certe notti, sisente gelare. La caduta d'una nietra o d'un ramo gli fa credere ad un'imba-\gscata. L'uomo vorrebbe fuggire, fug- ! bgire ancora. Ma coinè? La ferita allaiagamba, sempre aperta, gli rende im-\spossibile il camminare, dì modo che,\ in un momento di abbandono, egli fini-ttsce confidarsi e svelare chi è alla don na. Questa, lì per lì, non presta attenzione al suo nome. Solamente, nel ritorno, si ricorda, ma non ne è ben certa, che il comando francese ha posto appunto una taglia di 100 mila franchi sopra un sergente disertore. Un vicino interrogato le conferma la notizia. Allora avviene quello che deve avvenire: il miraggio della ricchezza sarà più grande dell'umana bontà. L'indomani, quand'ella arriva coi viveri, il fuggiasco s'accorge che è seguita a distanza da un uomo. — Non t'inquietare! — l'assicura la donna. — E' un individuo che tenta di farmi la corte. I lavori forzati a vita Ma, il giorno successivo, mentitegli s\ trascina fuori dal rifugio, un gruppo di gendarmi si precipita su di lui e l'arresta. Davanti al Consiglio di Guerra di Meknés, dove viene portato in barella, l'ex-Capo di Stato Maggiore di Abd el K'rim racconta con semplicità la sua storia, spiega la propria metamorfosi interiore, come la spiegò, un giorno, a Mister Sheean, il giramondo americano: — ...io credo che, poco su poco giù, il mio sia il destino dei soldati maledetti, dei legionari..., il destino in breve di tutti gli irrequieti, gli spostati, che non hanno avuto abbastanza volontà o abbastanza fortuna per crearsi una vita uguale a quella di tutti gli altri uomini, e che, alla fine stanchi, disperati o delusi rinnegano il passato per ricrearsi un'esistenza nuova La mia vita ricominciò dal giorno in cui divenni un mussulmano e il Riff, la mia nuova patria. Per la sua libertà ed indipendenza, io ho combattuto con entusiasmo e con fede fino alla fine. Sì, fino alla fine. Quando compresi che tutto era perduto, avrei potuto fuggire, raggiungere Tangeri, imbarcarmi per la Germania. Non l'ho fatto. La Germania, d'altronde, non è più niente per me. Herr Gotti E' appena un'entità geografica, una lezione Imparata nella mia infanzia. Io l'ho dimenticata, come ho dimenticato tutte le altre lezioni del apmslctlthnsdsqosfdrndlsrgsdFnve' mondo occidentale. In quello orientale, d. fronte al nemic di avere nel ,24 V2^ ,26 colldotto e diretto n Juoco ai ■ cn„„0„{ e mitragliatrici contro le posi|^on, fmncesii in particolar modo su ne ho imparato una grande, utilissi ma: la fatalistica rassegnazione alla volontà di Dio. Adesso? Mektub: sta scritto!... Fate quello che volete. Parole! Il codice militare francese, come quelli di tutti i paesi, dà un'importanza maggiore ai fatti che agli stati d'animo. Così il legionario Otto Joseph Klems, accusato di diserzione i Gare Meziat durante la visita di Paiii- ; leve, vien condannato alla fucilazione, } pe). interoenti vari> u pena capitale 'd commutata in lavori forzati alla Gu¬ 1ndmlana. Laggiù, nei villaggi di miseria e di ': castigo, che la Francia ha costruito] sulle coste atlantiche del maledetto^ paese dell'oro, Klems rivive la tragc-1 dia di quegli uomini puniti, per cui la I pena più grave non sono i lavori for-, zati, le catene, la privazione della li- \ \l>ertà, il clima micidiale, bensì la com ,1'agniu dei professionisti della dclin\quenza e l'orribile e mostruosa promi- scuità dei penitenziari guianesi. j L'incubo All'arrivo del convoglio 1928, considerato delinquente di « prima grandezza », egli viene, difatti, internato alla « Reale », donde l'evasione è quasi impossibile. E lì, nell'isola tragica, l'ex caid del Rif vive a margine dei suoi tristi compagni, solitario e sde- gnoso. Parla poco. Non ride mai. Sem bra assente dal mondo e dalla vita, un automa mosso soltanto dalla rigida disciplina del bagno, A sera, tuttavia, quando il tramonto crea orizzonti violetti come quelli affricani e. il vento soffia tra le alte palme, divertendosi a cullarle legger- mente da una parte e dall'altra, eglisi anima. La voce del vento gli ricor-da, forse, il suono trepido dei tambu-lini di guerra, il canto ubriacante del-la tataraka, oppure gli porta l'eco dol-ce del violino di Fatma? Certo, a vol-te, nello scolorirsi delle tinte e dellaluce, allorchè i grandi uccelli marini tornano a riposarsi tra le palme, egli ha l'impressione precisa di sentirne le note leggere, tessute su ritmi molto semplici, ritmi rotti di tanto in tanto da arresti bruschi o prolungati da una successione di toni rapidi, l'ultimo dei quali d'una dolcezza infinita si spegne ogni volta in un murmurc E, allora, gli occhi brillano, le mascelle si serrano, le mani tremano. Il fatalismo creato dalla sua, radicata fede islamica scompare d'incanto ed egli ritorna quello che realmente è: un naufrago della vita, che l'ambascia rode e i ricordi torturano; un vinto che la sensazione amara dell'inutilità del suo combattere e del suo soffrire, il rimpianto per tutti i beni e tutte le gioie abbandonate in un'avventura senza uscita, portano alla disperazione ed al delirio. Intanto la ferita alla gamba, lungi dal guarire, si aggrava ogni giorno. Forse, altrove, essa potrebbe rimargi-narsi. Alla Guiana, invece, il male tra-va alimento continuo nel clima perfidoe nella denutrizione. Infine, a metà del 1934, la cancrena, si manifesta, imponendo il trasporto di Klems all'ospedale di San Lorenzo. E sarà la fine. — Da dieci giorni — m'informa il médecin major — si trova in istato comatoso. Il suo sonno è un continuo delirio, nel cui mezzo sta, paurosa come un incubo, l'evocazione d'un tradimento lontano. Non gli dà requie questo incubo. Ed egli ne parla sempre, instancabile fino alla frenesia... Gli sciacalli sul morente Difatti, appena io m'avvicino, il ma lato sollevandosi leggermente grida: Ecco, s'avvicina Ali Ben Mokto!Mello! Datemi subito un coltello !Un coltello — Io non sono esclamo. — Chi sei? Ali Ben Mokto! — — I7)i amico che arriva di lontano. La mìa risposta lo acquieta. Stanco dallo sforzo, il morente reclina il capo, ma si riprende subito: — Allora, sappi che Ali Ben Mokto è un traditore e uno spergiuro. Un g\„rno entrò nella mia tenda come un amico e mi porto via ia taraka di i\AUa)i. -t E> fissandomi con gli occhi di feb-\ore: -\ _ Se vai nel Rif> cercai0 e scannalo -\come. un cane Non merita altro. Dio -\n premierà! ai ya oenei i t Klems appare sollevato. E difatti si assopisce subito dolcemente. Il medico e gii tocca n poiso- o \ _ indebolisce sempre più! — esclao |,no e> scusandosi: — Ho altri malati a da curare... i e l i n e l l e a I i i\[ ri di terra, erbe, fiori in putrefazione, il concerto assordante delle scimmie . I rosse, le grida spaziate degli uccelli da -i preda. E sul fiume, sulla foresta, sui -.baracconi del campo penitenziario, o'gruppi e gruppi di urubù, i neri avvoll fot dei paesi equatoriali, planano maestosamente senza un battito d'ali. Ad un tratto, sento alle mie spalle uk rumore ovattato, come gente in pantofole che s'aduni. Che cosa avviene? Mi volto: una diecina di ombre \ sciamano d'incanto fra le corsie, meni tre un omone in camice bianco — il \forzato infermiere — arriva di corsa te, indicandomi Klems: — Non è ancora morto — grida — e già l'hanno spogliato! Il moribondo, difatti, è disteso seminudo sul pagliericcio. La coperta e le — Posso restare qui? — Se volete. Passerò a prendervi... E, dopo una breve pausa, un pò' forte: — ...Forse sarà già morto... E si allontana, mentre, all'annunzio dell'imminente morte di Klems, io veggo gli occhi degli altri forzati striarsi di riflessi cattivi. Rimasto solo, per non disturbare il. moribondo, mi avvicino alla finestra.:Il Maroni è un'immensa colata d'ar-\ gento tra due lunghe strisele di verde] scuro, quasi nero: i margini della fo-\resta, da cui arrivano gli acri sento-\l e o lenzuola sono scomparse come sono ^scomparsiil uovo e d brodo'dai tavoli-\ \no, le babbucce dai piedi del letto, il ! ta^capane dtilla spalliera e persino la,!\ miseranda divisa del galeotto. Il for- \zato-infermicrc s'adira, bestemmiando e urlando forte: — N... de Dieu... d'un u... de D...! — baim«dc, èLa sua- disperazione e tragica e co- mica nello stesso tempo. Teme, forse,\Pd'essere ritenuto responsabile del fur-[mto? Farà un'inchiesta, inizicrà una\mperquisizione immediata? Neanche perì asogno! S'adira così e bestemmia, per- gche i malati gli hanno portato via un\dCes salands là ont le metier dans le sang! (Queste canaglie ìianno il mestiere nel sangue). Alza le ninni al cielo e aggiunge: — Anche morti e sepolti, ruberanno rincora! «Klems non è il mio nome» bottino che di diritto gli appartiene. I ladroni impenitenti e moribondi gli avranno almeno lasciato le gros lot? Le gros lot è — come dire? — il tesoro dei forzato. Sano, questi lo nasconde in quella minuscola cassaforte di zinco od alluminio, il pian, ch'io descrissi neH'Ergastolo Navigante. Malato, lo mette in generalo nella parte supcriore del pagliericcio, proprio sotto il capo. Ed ceco, perciò, senza riguardi per il moribondo, il forzato infermiere rovistare il pagliericcio fino a ritrarne il classico tubetto metallico. Gli occhi cupidi, i tratti attraversati da un tic nervoso, egli lo svita, l'apre estraendone alcuni fogli. — Qu'est que c'est. ga? Mi presenta ima lettera costellata di grossi timbri in ceralacca e scritta in arabo. La mia discreta conoscenza della lingua islamica mi permette di decifrarla. — E' la sua nomina a caid. — Pauff! De la blague! Sputa per terra, e me ne porge una seconda. E' scritta ugualmente in arabo e come tutte le lettere fra mussulmani, incomincia: « Lode a Dio unico. Da parte di Fatma... ». Il forzato infermiere mi ferma: — Alt! Fatma, une femme? — Si! — M allors! Toujours l'amour! E, bestemmiando e maledicendo, se ine va com'è venuto. Klems, intanto, si \è ridestato e, sentendomi vicino a sè, mi domanda: — Tu sei l'amico che viene di lontano? — Sì. — ... che andrà nel Rif per scannare All ben Mokto? — Precisamente. Tace alcuni istanti come per prendere forza, poi aggiunge: Per averla mantenuta. — Glielo dirò! Il malato parla con difficoltà, a strappi. Lo sforzo è troppo grande per lui. Eppure vuol parlare ancora: - E se ti capita d'andare in dptcpmddlamgstQlmscssmtitispgec— Allora, una volta nel Rif, cerca anche Fatma, figlia di Abd Es Salam1 dEl Khettabi. E' mia moglie. Dille che l'ho ricordata sempre. Dille che allevi il figlio nostro nel timore di Dio e nel ricordo di suo padre, che non è venuto mai meno al giuramento fatto sulla baraka divina e adesso muore in esilio Ger- mania... a DusseldorfLa sua voce s'interrompe, affievolisce: — ... cerca della fami — Della famiglia Klems! — l'aiuto io. —• No. Klems non è il mio vero nome. — Il tuo nome? Oramai dalla sua gola non esce più che un mormorio indistinto e rauco. — Il mio nome... Non riesce ad aggiungere altro: soffocato da un rantolo subitaneo, la sua voce si spegne d'un tratto, mentre nell'attimo medesimo le sue mani cadono inerti. E così lo sperduto dell'Artois, il ricoverato ». 320, il sergente disertore Otto j h m a caid m Rif E1 H ; M u luogotenente di Abd El j; „«,„„,.^7ì *,.„„,.„«.! ,? 1 °'J' f l %9Vi ZTn \ f.Wj£™«* ««» re portando nella tomba il segreto della sua vita. Paolo Zappa lgfdvqmldLdlpsl L'ospedale di San Lorenzo del Maroni, dove morì il «sergente Klems» novembre 1933. bambù »: Il cimitero forzati, sepolto II Kle-ns.

Persone citate: Ali Ben, Gotti, Herr, Malato, Maroni, Paolo Zappa

Luoghi citati: Abd El, Francia, Germania, Haute, Marocco, Marsiglia, Parigi, Tangeri