Riserbo francese
Riserbo francese Riserbo francese Parigi, 31 notte. La partenza di Lavai con Flandin per la capitale britannica ha avuto luogo dopo un'ultima presa di contatto con l'Ambasciatore d'Inghilterra, venuto a comunicargli l'esito del Consiglio dei Ministri tenuto a Londra ieri sera e dopo un breve colloquio con l'Ambasciatore dei Soviet, Potiomkine, e con il Ministro di Romania, Cesiano. La stampa parigina registra le voci di avvicinamento delle tesi dei due Governi, ma si astiene dal confermarle come dall'infirmarle. Soltanto l'Oeuvre si associa all'impressione che da ieri le prospettive d'accordo siano cresciute. Secondo questo giornale fino a due o tre giorni fa Lavai sembrava deciso a recarsi a Londra unicamente per riaffermare puramente e semplicemente l'esigenza francese dell'adesione preventiva del Reich ai Patti orientale e danubiano. Nel volgere delle ultime ore la posizione della Francia si sarebbe fatta meno rigida. Una formula di accordo verrebbe attualmente contemplata. La Parte V del Trattato di Versailles diventerebbe caduca a datare dal giorno che si fosse stipulata, con la partecipazione del Reich, una convenzione generale sugli armamenti e una convenzione generale di mutua garanzia nella quale verrebbero integrati tanto il Patto dell'est quanto il Patto danubiano di Roma. E cioè la Francia rinunzierebbe ad esigere dall'Inghilterra nuove garanzie dirette e si limiterebbe a vegliare sulla efficienza pratica del Patto di Locamo, procedendo a prese di contatto fra gli Stati Maggiori dei due Paesi allo scopo di tenersi reciprocamente a giorno dei rispettivi mezzi militari. In quanto alla convenzione di mutua garanzia, l'Inghilterra non la sottoscriverà, ma la Francia spera di poter ottenere dal Foreign Office se non altro una mezza promessa di solidarietà, almeno per la parte danubiana degli accordi. A dispetto di queste rosee previsioni dell'Oeuvre gli ambienti parigini si mostrano molto riservati. Il Temps preferisce prevedere che dal convegno di Londra non uscirà nessun accordo ma soltanto un bilancio teorico delle possibilità esistenti per l'avvenire immediato, e, riferendosi all'ottimismo manifesta- to oggi dal Times, scrive che prima di mettersi a discutere pubblicamente formule che potrebbero anche rivelarsi totalmente prive di base, sarà meglio attendere lo sviluppo ulteriore delle conversazioni franco-britanniche che incominciano ufficialmente domattina ma che, in realtà, durano già da tre o quattro giorni per via diplomatica. C. P.
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