LE ARTI

LE ARTI LE ARTI La notizia comparve giorni sono sui quotidiani, quasi dissimulata. Ma essa era tale ^ far balzare in piedi, con un grido di gioia ed un « Finalmente! » entusiastico, chiunque trovi ancora nel suo spirito, in tanto urgere di cose veloci ed un poco brutali, un picciol posto per la felicità contemplativa, cioè una zona di intatta salute fra un « tifo » e l'altro per il calcio e, adesso, per lo sci. Felicità di poter trovare riunito, questo maggio a Venezia nelle sale di Cà Pesaro, tutto Tiziano o dalmeno f,cl ftanto di «*™ natura f. dlPintl. Sierosità di pubblici e privati Possessori, potenza e oculatezza d. ormanizzazione e di scelta concederanno * conccnt,.al.e ,n un ,uogo unico. spet. tacolosa parata di bellezza plastica, a divinità nel suo tempio o, se si preferjsce| jj rc sui suo trono: che sarebbe piu esatto, perchè se divino può Laser detto un Raffaello per il prodig\a stesso della sua fioritura, nessun pittore, forse, meglio di Tiziano, per opulenza di genio, foga di azione, unità di opera, complessità di formidabile anima, impavidità di destino e torreggiante forza vitale, è da chiamarsi ve- ramente re deila pittura. Scriveva il mese scorso Ugo Ojetti in Pan (fase, di gennaio): «Nessun altro pittore mai, per quel tratto di storia della pittura che noi possiamo ancora conoscere coi nostri occhi, ha avuto un influsso così vasto e cosi durevole, mutando per quattro secoli il mondo della pittura ». Ma rioensando a quanto appunto l'Ojet- . picor(java neiiV citata rivista, che contro , ventidue o ventitre Tiziano di Venezia stanno , quaranta di Madrid al Musoo del Prado e di fronte ai ven«cinque che vanta Firenze si schierano g]j altrettanti di Vienna e i quindici dei Louvre, vien da domandarsi quali enormi difficoltà converrebbe vincere per radunare a Venezia quel centinaio di capolavori che potrebbero giustificare un'impresa concepita nel nome e per la gloria del titanico cadorino. Impresa, ad ogni modo, che, per la moleplicità medesima dei suoi rischi e per l'inevitabile impegnarsi a fondo in essa della cultura e del gusto italiani, è bella e affascinante come tutte quelle n cui son posti in gioco il coraggio e 'onore sia di un individuo, sia di un popolo. Onore nazionale, dunque, da sostenere di fronte agli stranieri: perchè 'annunzio della mostra tizianesca non nascondeva, anzi poneva in evidenza il valore « turistico » della manifestazione in una stagione in cui il soggiorno sulla Laguna è prediletto dagli ospiti d'oltremonte e d'oltremare. Ottima cosa è infatti che sterline o dollari o franch: svizzeri entrino In Italia sia oese 0 Tedesco sia in grado di capire, giudicare, amare Tiziano quanto un Italiano, cosi vorremmo che il desiderio e il bisogno di queste grandi mostre storiche entrassero nella coscien- pure pel richiamo dell'Assunta o dei Fiora; ma allo stesso modo che ri . T , _ teniamo che nessun Inglese o Fran- za del nostro popolo, e che anzitutto per gli Italiani con maggior frequenza, e meglio con un ritmo regolare alternando città a città, esse fossero ideate ed allestite. E non è neppure il caso di eccitare desiderio e bisogno perchè così profondo e vivo è il culto popolare per il più alto e più famoso nostro patrimonio artistico, che basta offrire, e questo popolo risponde. La mostra del Rinascimento ferrarese non _. .„„ - _„„ . „_ . , . 81 ns°Is| f°rse m un travolgente suc cesso? Se le annuali esposizioni londinesi (ricordate quella di sette secoli d'arte italiana) vedono sfilare centlnaia di migliaia di visitatori; se a quel le che si avvicendano al Pavillon Marsan accorre la folla parigina; credete voi che domani Raffaello o il Veronese, Botticelli o il Tintoretto non basterebbero a chiamare un pubblico enorme — ed anche un pubblico soltanto italiano? Con le Biennali di Vene*ia. le Triennali di Milano, le Quadriennali di Roma l'Itali aè senza dubbìo all'avanguardia europea sul terre110 dell'organizzazione di grandi rassegne d'arte contemporanea. Ma le mostre retrospettive, e più delle altre quelle che ci portano indietro di secoli, " hanno una loro diversa ma non meno imperiosa utilità. Nel continuo mutare dei sentimenti e dei gusti, nell'incessante tramontare delle fedi e degli uomini, son esse che ci forniscono l confronti; che nella intangibilità dei valori ormai stabili ci salvano dalle angosce del dubbio, dalla tristezza del'effimero; che ponendoci a contatto di realtà forse superabili ma comunque conchiuse e in sè perfette, ci racquetano con quel senso di certezza ch'è un riflesso in terra dell'idea dell'eterno. E' quanto si attende anche dalla mostra tizianesca. *** Alla seconda Quadriennale romana che sta per inaugurarsi il pittore toscano Gisberto Ceracchini raccoglierà in una sala tutta la sua opera. Esce dunque ora a proposito una monografia sul Ceracchini curata da Libero De Libero, 26" volumetto dell'ottima collezione « Arte Moderna Italiana » diretta da Giovanni Scheiwiller, tenace propagandista dei giovani ingegni artistici italiani (Milano. Hoepli, L. 10). Come tutti gli altri della rac- eolia, anche questo "libretto consta di llnn nr„„nt!i7innp nritìpn rii nntp hinuna piesentazione cinica, ai note Diografiche e bibliografiche accuratissime e di una trentina di belle riproduzioni, Da queste il Ceracchini, figlio di conladini, autodidatta, spirito solitario, uòmo di « manière semplici, parole rare paragoni elementari», ci appare Mtoo ispirato alla vita ffiw ste, al senso più profondo della vita e dei lavoro familiari. Questa della la- miglia, e della fatica che per dare il pane alla famiglia si compie, si sente ch'è la sua fede, meglio la sua religione. Ne risulta una rappresentazione pittorica che si potrebbe dire simbolica, essendo da lui uomini, donne, fanciulli, animali, strumenti agresti, paesaggi, assunti quali miti ed immagini perènni, più che come dati di una realtà oggettiva e contingente. Nè deve ingannare certo verismo di particolari su! quale il Ceracchini insiste scrupolosamente: pastori dormienti o colazioni campestri, arature o riposi, queste scene rurali stanno sempre' oltre 'intenzione narrativa: sono fìsse nel tempo, trasumanate ed estatiche, rinunziano ad una vera e propria umanità per diventare appunto simboli di sentimenti o di azioni. *** La più completa documentazione del concorso per il Palazzo del Littorio la troviamo nel fascicolo speciale che a 43 dei progetti concorrenti ha dedicato la rivista Architettura (con 390 illustrazioni, L. 25). Alle riproduzioni accompagnate da brevi cenni esplicativi, l'architetto Marcello Piacentini, accademico d'Italia, premette queste serene ed incoraggianti parole: , TI ...... _ .l.i t :il : _ i\\ concorso del Littorio rappresenta per me ia raESegna delle nuove for'e »»*W fmiViunte ama-! razione ed è la dimostrazione più el. - cace di quanto sia stato grande il rJ- novamento compiuto». mar. ber.