Il Sovrano Rappresentato dal Duca di Genova alla solenne celebrazione in San Filippo

Il Sovrano Rappresentato dal Duca di Genova alla solenne celebrazione in San Filippo NEL CENTENARIO DEL BEATO VALFRE' Il Sovrano Rappresentato dal Duca di Genova alla solenne celebrazione in San Filippo Il Cardinale Arcivescovo e le più alte Autorità cittadine -Omaggio di ufficiali e truppe al Protettore dei Cappellani militari I festeggiamenti centenari del Beato Sebastiano Valfrè hanno avuto ieri mattina una delle manifestazioni più solenni e significative: l'omaggio dell'Esercito verso il protettore dei suoi cappellani, omaggio che si è concretato in una suggestiva cerimonia religioni nella chiesa di San Filippo. E' stata celebrata una Messa alla quale hanno assistito, facendo corona a un Principe del sangue e ad un Principe della Chiesa, lutto le rappresentanze dell'Esercito e dei Sodalizi patriottici, autorità e popolo. E la cerimonia ha rivestito il carattere di un tributo unanime e commovente verso il sacerdote che nella sua missione terrena seppe con tanta armonia e fervore unire il culto di Dio a quello della Patria, l'amore per i suoi Principi a quello per i poveri. Autorità, militari, popolo La Messa è stata celebrata alle dieci. Il Tempio, tutto pavesato e illuminato, era gremito, e presentava l'aspetto delle più solenni funzioni. Nel presbitero — nel quale era stato steso il tappeto donato da Vittorio Amedeo II per 11 trono di Spagna — l'altare maggiore era inondato di luci. A sinistra in « cornu evangeli », era il Duca di Genova, in rappresentanza di S. M. il Re, accompagnato dall'ufficiale d'ordinanza comandante Frigerio. A destra, in « cornu epistulac » era 11 Cardinale Arcivescovo Fossati col suo segretario particolare teol. Barale. In «cornu évangeli » erano pure mona. Boala e il can. Gallina, cappellani reali. Al di qua della balaustra dell'altare maggiore avevano preso posto sulla sinistra i cappellani militari dell'Esercito e della Milizia, e dietro ad essi spiccava la selva dei vessilli d gagliardetti di tutte le Associazioni patriottiche cittadine, dalle Madri e vedove dei Caduti agli Orfani di Guerra, dai Combattenti ai Mutilati, dalle Associazioni d'Arma al Nastro Azzurro. Di fronte, sulla destra, spicca 11 gonfalone del Comune, con una scorta d'o nore dei tre Còrpi armati municipali. Qui si nota pure la rappresentanza del Comune di Verdun, ove il Beato Valfrè ebbe 1 natali: essa comprende una decina di discendenti diretti del Beato ed è condotta dal Segretario del locale Fascio, geom. Glovan Battista Burlotto. Nei primi banchi hanno preso posto, le autorità: S. E. il Prefetto Giovara, il Segretario federale Piero Gazzotti, I due vice-Podestà professor Silvestri e avv. Gianolio col segretario capo comm. Gay e col vice capo di Gabinetto conte Piccioni. S. E. il gen. Ago comandante designato di Armata, S. E. il gen. Grossi comandante del Corpo d'Armata, il gen. Vercclllno comandante della Divisione, unitamente a numerosi altri ufficiali generali e superiori, II generale Vandelli della Milizia, con 1 consoli comandanti delle varie Legioni, i senatori Tiscornia, Casoli e Rubino, l'Accademico d'Italia S. E. Vallauri, S. E. Muggia per la Magistratura, il conte Avogadro per la Provincia, il Magnifico Rettore dell'Università processore PIvano, il grande invalido colonnello DI Maio, il conte Prunas-Tola, il gr. uff. Calandra, ecc. SI notano qui le rappresentanze del Sovrano Ordine di Malta, col conte Federico Ricardi di Netro, cerimoniere di S. M. il Re; dell'Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme col priore can. Vaudagnotti e il Gran Croce Carlo Giannini, presidente della Sezione piemontese; dell'ordine di S. Silvestro Papa col comm. avv. P. G. Mazzarella Il sacro rito I reparti di truppa in rappresentanza di tutti i Corpi e dei servizi del Presidio occupano la parte centrale de) tempio, e sono disposte sui due lati, unitamente ai reparti della Milizia e alle rappresentanze dei Balilla e Avanguardisti. Accanto si notano il gruppo delle dame della Croce Rossa, quello delle alunne del Collegio Figlie dei Militari, nonché quello, numerosissimo, dei reduci, suddivisi secondo l'Arma di provenienza. In fondo alla chiesa, vicino all'ingresso, è la folla degli invitati e dei fedeli. Dopo che il Duca di Genova — salutato al suo giungere con gli squilli della fanfara del Preeidlo e ossequiato dalle autorità all'ingresso del tempio — ha preso posto vicino all'Altare Maggiore, 11 can. Vittorio Arisio celebra il sacro rito, cui dona intima suggestività l'accompagnamento dell'organo. Il pubblico è preso da profonda devozione. Il momento dell'Elevazione è segnato dal vecchio tamburino sardo Strucchi, collocato presso la balaustra dell'Altare Maggiore, che col rullo del suo tamburo dà agli spiriti raccolti come un fremito bellico. E' forse in questi istanti che più e meglio viene sintetizzato e simboleggiato lo spirito del Beato Valfrè, del sacerdote che fu gagliardo ed attivo anche in vecchiaia, e che fu grande e pietoso nel suo ministero, tanto se esercitato in pace quanto se esercitato in guerra. Terminata la Messa, sale sul pergamo il cappellano militare capo, teol. prof. Silvio Solerò, il quale tiene 11 discorso commemorativo. Con parola semplice e commossa, che raggiunge una grande efficacia, don Solerò traccia la grande figura del Beato ed illustra la memorabile opera sua nel campo religioso e civile. A 225 anni dalla sua morte — egli osserva — lo spirito di Sebastiano Valfrè è tuttora vivo e pre&ente nel popolo torinese, perchè egli fu veramente l'amico del popolo, e specie del popolo che soffre. Nato da umili contadini e trascorsa una dura fanciullezza, egli, memore della sua povertà, rivolse ai poveri e al sofferenti ogni cura e attenzione. Fu per il povero uno strumento di carità SldI aIsccsafietvtdaSdIdFcbgRdrdsrsisliogGdCtvGpfptplddndlCPsenza confine, e quando venne a morte si dovette rimandare la sepoltura perchè la salma, esposta nella chiesa di San Filippo, era continua mèta di un plebiscito popolare di amore e di riconos-cenza, che anziché esaurirsi sempre più' si intensificava. Sebastiano Valfrè fu un gigante della restaurazione religiosa, e a Torino occupa 11 posto che occupano a Milano San Carlo Borromeo e a Roma San Filippo Neri. Restaurazione religiosa condotta tanto fra gli umili quanto fraI potenti; e caro e prezioso agli uni ed agli altri. Così, alla sua morte, mentreII popolo accorreva a venerare la sui salma, il Duca Vittorio Amedeo II diceva di avere perduto un grande amico. DI Vittorio Amedeo giovinetto ero stato infatti il precettore, e il Principe aveva sempre nutrito per lui un affetto filiale. Ma, anche a contatto coi potenti, egli sempre si è mantenuto umile, tanto da rifiutare l'onore dell'Arclvesco vado, per potere dedicarsi con sollecitudine alla miseria, per essere il padre dei poveri. La sua fu una carità attiva, feconda, eroica. E qui padre Solerò traccia un rapido quadro delle devastazioni fatte in Piemonte dal¬ l'Esercito invasore francese agli ordini di Catlnat dal 1690 al 1706, per porre In rilievo l'Importanza e la nobiltà dell'opera del Beato, che ovunque cor reva, con soccorsi materiali e spiritua li, dove il bisogno più urgentemente chiamasse. Si calcola che egli distribuì In beneficenza due milioni di lire, somma per quei tempi favolosa, la quale da sola attesta la grandiosità di una missione esercitata durante tutta una vita. Ma padre Solerò illustra altresì l'azione attiva svolta dal Beato nel campo civile. Lo coglie nei dolorosi momenti del pericolo o della sconfitta, quando animava alla resistenza ed all'organizzazione dei mezzi atti a realizzarla. E lo ricorda durante l'assedio del 1706, quando adunava il popolo nelle chiese e nelle piazze, e gli parlava di Dio e della Patria; quando in piazza San Carlo, quasi sotto il tiro delle artiglierie nemiche, innalzava un altare e quivi celebrava 1 divini uffici propiziatori della vittoria. Il Beato Valfrè mori, dicendo al Duca Vittorio Amedeo andato a visitarlo: «Io pregherò sempre per Casa Savoia ». E da queste parole don Solerò trae motivo per chiudere la sua bella commemorazione con alata perorazione che Inneggia a quelle grandi espressioni, a quelle eterne verità, che sono la Patria celeste e la Patria terrena.