STRADA INGLESE di Enrico Emanuelli

STRADA INGLESE STRADA INGLESE Le strade d'Inghilterra bisogna percorrerle nel mese in cui la primavera cede all'estate il governo dei giorni. E in un pomeriggio di questa felice stagione ci fermammo su una strada nelle campagne vicine a Cambridge, all'ombra d'un boschetto, per cambiare una gomma della nostra auto. Panna innocua, operazione semplice ma di solito seccante; invece quella volta fu, caso raro, piacevolissima. Avevamo attorno un paesaggio ricco di romantiche sfumature ed il verde dei prati con l'azzurro del cielo erano i toni fondamentali su cui s'accordavano dolcemente il rosso dei tetti d'una fattoria e il giallo il rosa il viola dei fiori di un giardino poco lontano da noi. Quei colori, fatti trasparenti e quasi slavati dalla calda luce del sole, ricordavano <*]i acquerelli visti alle pareti di un museo di Londra. Di più, il naturale quadro faceva capire come nella tecnica dell'acquerello gli inglesi si fossero ritrovati sciolti e briosi quasi che, lontani dalla corposità della pittura ad olio, potessero maggiormente esprimere la loro sensibilità pittorica che è fatta, negli esempi migliori, di tenerezza e di sentimento georgico. La strada, davanti a noi, era diritta e deserta, abbandonata nell'afa tranquilla della prima estate. Discesi dall'auto cominciammo il nostro lavoro : uno cercò di liberare la ruota di ricambio, l'altro prese dalla cassetta gli arnesi occorrenti a togliere quella guasta. E così occupati non ci accorgemmo del sopraggiungere di un uomo. Vedendolo fermo alle nostre spalle potevamo credere ad una apparizione tanto era inspiegabile la sua presenza in quella solitudine. Era di mezza età, alto e bello nelle proporzioni del corpo, con gli abiti malandati, la barba rossiccia e non rasata da una settimana; ma negli occhi celesti, nella bocca sorridente, nell'ondulata ed abbondante capigliatura e soprattutto nel composto atteggiamento in cui si era fermato mostrava qualcosa di nobile che subito sorprendeva. Spingeva davanti a sè una carrozzella per bambini, con le quattro ruote ancora munite d'un cerchietto di gomma, ma tutta malconcia da un lato come se avesse patito un investimento; e dentro, in luogo del bimbo, erano un cappello, un paio di scarpe, due o tre tegamini, un ombrello, una coperta ed un fagotto nel quale probabilmente si celava intima biancheria. Era un tramp, ossia in italiano un vagabondo, lazzarone, perdigiorno, scansafatiche... E potrei continuare nell'elenco senza giungere alla fedele traduzione della parola che ha in sè una sfumatura gentile ignota alle nostre : perchè il tramp e girovago e fannullone, ma un simpatico girovago ed un fannullone rispettato Attorno a tali persone sta un'aureola poetica accettata e riconosciuta; ed in alto loco si giunse a discutere ed a difendere gli interessi loro. Forse, in moltissimi animi inglesi dorme il vago desiderio di fare il tramp : e si intende con maggiori aspirazioni, al di là delle patrie strade, su per i mari e per le terre di tutto il mondo. Sonnecchia cioè quel l'amore disinteressato del viaggio senza meta e senza orario, in cui l'imprevisto dona sapore e l'avventura fascino. Così i piccoli tramps, che battono le strade d'Inghilterra, accordando i loro itinerari col favo re della stagione, si riallacciano ideal mente, pur attraverso una lunga parentela oggi dissanguata, a Francis Drake ed a Livingstone, al marinaio Selkirk (alias Robinson Crosuè) al presbiteriano Cook, a Giorgio Anson ultimo corsaro ed a lord Clive iniziatore della Compagnia del le Indie. Ma tutte queste considerazioni vennero dopo; in quel pomeriggio io ed il mio compagno continuammo tranquillamente nel nostro lavoro. L'uomo ci guardava interessato ma nel suo sguardo al posto d'una comprensibile curiosità era una cert'aria di serena benignità, quasi fos se il padrone ed attendesse con cai ma il momento di risalire in mac china e riprendere il viaggio. Ad un tratto però si mise a parlare con voce in cui non erano nè soggezione nè cortigianeria, dicendo che uno dei dadi della ruota non gli pareva ben serrato. Aveva ragione, ma da que sto fatto non trasse nessun motivo d'orgoglio. Continuò a parlare espri mendo il suo giudizio sul tipo della nostra auto, che non gli pareva più indovinato tra quelli usciti dalle officine di quella fabbrica. Nelle sue continue passeggiate, che non avevano mai principio e mai fine, più volte aveva trovato macchine come la nostra ferme per la rottura delle balestre posteriori o per un certo ingranaggio di bronzo della distribuzione. A suo avviso erano da preferirsi altri tipi ed altre marche di cui veniva elogiando le doti ed i più sottili requisiti. Avevamo intanto finito la sostituzione della gomma guasta ; ed offrimmo al tramp una sigaretta, affinchè fumasse con noi. Amabilmente ringraziò ed aggiunse che quello era tabacco buonissimo, ma a lui non gradito. Trasse da una tasca la pipa, da un'altra la piccola borsa impermeabile del tabacco, caricò meticolosamente ed accese adagio, con cura. Continuammo a chiacchierare ed era divertente sentire quali acrobatiche deformazioni le parole avevano sulle sue labbra, dove l'inglese cedeva al dialetto di Londra. Infatti era nato, ci disse, nel quartiere di Whitechapel, che Jack lo Squartatene ha fatto celebre in tutto il mond ■, perchè proprio tra Wentworth Street e Petticoat Lane si svolgeva h sua macabra attività. Tale ricordo però non lo interessava per nulla, anzi gli spiaceva che noi sapessimo simili vicende del suo quartiere e mutò discorso narrandoci la levataccia che aveva fatto quel mattino a causa di due cani, i quali s'erano messi ad abbaiare col primo sole mentre lui ancora dormiva su un fienile. Intanto si era seduto sul limile della strada, il capo appoggiato alla carrozzella e ci guardava meravigliato che noi non lo imitassimo. Aveva voluto sapere qual'era la nostra patria, per quali ragioni fossimo nella sua ed infine dove eravamo diretti. Saputolo, con vena poetica ci consigliò d'abbandonare la strada principale e prenderne una secondaria assai più divertente ed interessante. Bisognava, poco più avanti, piegare a destra : avremmo così visto il castello del Duca di C..., fiancheggiato tutto il magnifico parco ed attraversata una regione ombrosa e quieta. Ora parlava del Duca di C... come d'un vecchio amico d'infanzia e col quale avesse fatto bisboccia il giorno precedente. Era una descrizione vivace e colorita col sale e pepe della satira popolare in cui però si fondeva una malcelata simpatia. Le vicende famigliari del Duca, il numero delle sue cadute da cavallo, la dovizia dei suoi canili, i capricci della moglie di dieci anni più vecchia di lui, il nome dei suoi camerieri, il rendimento delle sue terre erano cose conosciutissime dal tramp; e trovava da criticare tutto col solo intento di correggere certe storture o difetti. Infatti nelle sue parole non era volgare disprezzo o plebeo rancore, bensì una serena comprensione di grandezze e di miserie che dimostrava come le due classi sociali avessero una propria dignità e potessero esistere senza contrasti nello stesso momento. Forse il Duca di C... è un inglese di quelli che i' Baretti descriveva col dire che essi « fanno di gran cose per aver danaro, ma quando n'hanno lo spendono liberamente » ; ed uno di quei nobili che « a veder come trattano i loro inferiori, pare che cerchino più di farsi amare, che non di farsi rispettare ». Certo, io auguro al Duca una panna d'auto su queste strade e d'incontrare il nostro bel tipo : i suoi affari andrebbero meglio. Avevamo finito di fumare le sigarette e bisognava riprendere il viaggio. Ci furono i saluti e le strette di mano. Ma mentre noi salivamo sull'auto e avviavamo il motore, il tramp non stette a perdere tempo: nessuna curiosità, facile in altre persone ed in altro luogo, lo tratteneva. Si era alzato in piedi ed aveva ripreso a spingere la sua carrozzella con passo cadenzato, quasi automatico nella sua regolarità. Quando, dopo pochi istanti, lo raggiungemmo e sorpassammo, al nostro vivace ed ultimo saluto rispose appena con un sorriso : come se già gli pesasse la troppa confidenza donataci. Enrico Emanuelli

Persone citate: Baretti, Cook, Francis Drake, Giorgio Anson, Livingstone, Robinson, Selkirk, Strada

Luoghi citati: Cambridge, Indie, Inghilterra, Londra