La preparazione del viaggio di Flandin e Laval

La preparazione del viaggio di Flandin e Laval Dagli accordi di Roma all'incontro di Londra La preparazione del viaggio di Flandin e Laval Tesi divergenti sul problema delle garanzie Londra, 28 notte. Le discussioni che proseguono attive a Downing Street in questi ultimi giorni non sono parte della consueta attività dei consigli di Gabinetto e di esse quindi nulla viene comunicato alla stampa. Ciò non toglie che siano d'immensa importanza in quanto hanno lo scopo di spianare interamente la via ai colloqui anglo-francesi che si inizieranno la mattina di venerdì di questa settimana. E' infatti per giovedì sera che sono attesi il Presidente del Consiglio francese Flandin e il Ministro degli Esteri Lavai. Si prevede che i colloqui saranno di brevissima durata: due giorni al massimo. Lavai tornerebbe a Parigi sabato sera, Flandin ripartirebbe alla volta di Parigi la sera della domenica. I giornali si affrettano a dire che il Presidente del Consiglio prolungherà di ventiquattr'ore il suo soggiorno a Londra non per condurvi speciali trattative ma per abboccarsi con amici personali. Indizi inquietanti L'ottimismo con cui negli ambienti governativi e politici inglesi si contemplavano fino a pochi giorni fa questi colloqui si è molto attenuato e si potrebbe anche dire che è quasi svanito. Era in massima parte fondato sul convincimento che il ritorno della Saar alla Germania avrebbe esercitato effetti benefici non solo sul Governo di Berlino ma sull'Europa. In luogo di calma, Londra e Parigi hanno visto irrigidirsi la posizione hitleriana e diffondersi dubbi piuttosto inquietanti dalla parte di Memel e sorgere in Germania non del tutto spontaneamente indizi di una prossima attività tedesca per la riconquista di alcuni possedimenti coloniali perduti a causa della guerra. Nello stesso tempo e come conseguenza di questa serie di inizi, si è irrigidita la posizione della Francia la quale non sembra più disposta ad accettare la formula britannica di un'abolizione delle clausole militari del trattato di Versailles condizionata al ritorno della Germania nell'ambito del leghismo. Il rifiuto di accettare questa formula deve essere ìstato comunicato dal Governo francese in un modo che non consente possibili ambiguità, poiché ora si lascia comprendere che Parigi non ha ben capito la posizione inglese in quanto che il Governo di Londra pone l'abolizione delle clausole militari non come una premessa, ma come conseguenza di un ritorno della Germania a Ginevra e dell'accettazione da parte del Governo di Berlino di serie misure limitatrici degli armamenti. Si lascia anche circolare la voce che il Governo britannico insisterebbe sulla rimozione delle clausole suddette qualora fosse conclusa una convenzione di carattere militare la quale desse alla Francia e alle altre Potenze serie garanzie di sicurezza per l'avvenire. Se la formula originaria ha subito notevoli cambiamenti, non altrettanto si può dire della posizione della Francia. E' ormai chiaro da quanto risulta a Londra che i colloqui di venerdì e sabato vertiranno quasi per intero attorno al Patto di Locamo. Non si insiste troppo su questo punto a Londra perchè si corre il pericolo di scatenare discussioni e di agitare il pentolone di Westminster col risultato di vincolare fin da ora la libertà d'azione dei negoziatori inglesi. Da ciò, si osserva oggi, il desiderio ufficiale di considerare la visita dei Ministri francesi quale uno dei normali scambi di vedute sui problemi più importanti dell'ora e non come un convegno di statisti attorno a un tavolo col tappeto verde. La definizione degli impegni inglesi? Otterrà la Francia quelle garanzie che desidera mediante una più chiara definizione degli impegni assunti dall'Inghilterra coi Patti di Locamo? Se ne dubita qui moltissimo. Lo stesso Times, giorni sono, ammetteva che l'Inghilterra si riteneva effettivamente legata al Continente dal Patto di Locamo, e che essa era fermamente decisa a mantenere suoi impegni, ma al tempo stesso il giornale aggiungeva che, al di là di una reiterazione di questi impegni, non si poteva davvero esigere dal l'Inghilterra che essa intervenisse in un conflitto sorto su questioni che non l'interessano. In altre parole, in base al Times, l'Inghilterra voleva rimanere a ogni costo libera di decidersi se intervenire o non intervenire. Oggi il corrispondente parigino del Times, in un importantissimo riassunto sulla posizione della Francia e dell'Inghilterra, diceva: « Gli sforzi del Governo britannico per prendere nella considerazione che meritano le richieste francesi in fatto di garanzia di sicurezza, sono stati interpretati da alcuni osservatori francesi quali i primi segni di una nuova disposizione dell'Inghilterra ad assumere responsabilità addizionali sul continente. E' da temersi che le speranze francesi rimangano deluse, perchè il modesto passo innanzi proposto recentemente dal Times è al di là delle intenzioni del Foreign Office ». E il corrispondente concludeva dicendo che le possibilità di un compromesso fra i punti di vista dell'Inghilterra e della Francia gli sembravano molto tenui. Vernon Bartlett nel New Chronide, però, sembra essere convinto che ielle concessioni in fatto di interpretazione del Patto di Locamo potranno essere fatte dal Governo inglese allo scopo di impedire alla Francia « di far ritorno alla vecchia e fatale politica dell'alleanza franco-russa contro la Germania ». Secondo lo scrittore, dunque, l'Inghilterra non vedrebbe di buon occhio un'alleanza militare tra !a Francia e la Russia e non sarebbe aliena, per impedirla, dal fare qualche concessione. Si afferma a questo proposito che non è del tutto da escludersi che qui a Londra venga preso in seria considerazione il problema di un'azione comune delle flotte aeree di Francia e d'Inghilterra in caso di guerra. La proposta di un generale Lavai, sempre secondo voci diffuse stasera a Londra, solleverebbe la questione dei patti di Locamo in via indiretta chiedendo cioè che nel corso degli « scambi di vedute » di venerdì si definisca con alquanta precisione il principio dell'aggressione. L'Inghilterra vorrebbe mantenerlo elastico, la Francia, per contro, sostiene che nel caso in cui degli aeroplani bombardino un punto qualunque del territorio francese, l'Inghilterra intervenga immediatamente in difesa della Francia senza che la questione di decidere chi sia l'aggressore e chi l'aggredito sia rinviata ai consulti ginevrini. E' difficile far previsioni, ma sembra anche molto difficile che l'Inghilterra cambi a tal punto il suo atteggiamento da accettare questa proposta francese. A turbare poi un'atmosfera che non è più così serena come alcuni giorni fa, viene un articolo del gen. Spearce nel Daily Telegraph. L'articolo non avrebbe una grande importanza se non fosse noto a Londra che il gen. Spearce oltre ad essere un francofilo convinto ed entusiasta è uno fra i migliori interpreti del pensiero politico e militare della Francia. Oggi all'improvviso egli avanza una tesi nuovissima: tra la Francia e la Germania deve essere istituita una zona neutra parte in territorio tedesco e parte in territorio francese la quale deve essere posta sotto il controllo di una gendarmeria internazionale scelta dalla lega. La zona smilitarizzata tedesca sarebbe quella definita dal trattato di Versailles. La zona francese dovrebbe estendersi lungo l'intera frontiera franco-tedesca e avere una profondità di almeno dieci chilometri. Il generale è persuaso che l'istituzione di questa duplice zona smilitarizzata da una parte e dall'altra della frontiera fornirebbe alla Francia la migliore garanzia di sicurezza che essa possa desiderare. Londra si chiede oggi: Come è sorto un problema di questa natura? E' certo che il governo francese non accetterà mai di disarmare una zona qualunque lungo la frontiera; ma il gen. Spearce parla forse a nome di qualche alta sfera militare di Parigi? L'articolo scatenerà indubbiamente polemiche in Francia e allora soltanto sarà possibile indovinare da chi esso sia stato ispirato. Malgrado tutti questi indizi poco favorevoli, si continua qui a pensare che se anche i colloqui di fine settimana non dovessero portare a risultati realmente concreti, essi terranno viva quell'amicizia fra l'Inghilterra e la Francia la quale a giudizio di Londra è un fattore psicologico d'immensa importanza per la tranquillità dell'Europa. R. P.

Persone citate: Laval, Vernon Bartlett