Il mistero della raga rossa

Il mistero della raga rossa Il mistero della raga rossa gngennor-americaniesistono da diecimila anni soltanto ? Giavellotti o coltelli da scotennare? - L'« uomo di Folsom » NEW YORK, gennaio. La presenza delle razze indigene in America ha costituito sempre'per riti scienziati un problema di altissimo interesse. Il denso mistero che lo circonda lo rende affascinante come una strana storia di cui inutilmente s'insegue la traccia iniziale. Di dove vennero? E' la domanda che si pongono insistentemente antropologi ed etnologi senza riuscire a trovare una risposta adeguata. Ma il quesito non è semplice. Attorno a quello centrale delle origini ne sorgono mille altri a renderlo più complicato, più irto d'incognite. Dalle ìsole Alcutine alla Terra del Fuoco è la stessa razza che popolò il continente americano? Non sembra, perchè i diversi gruppi si differenziano tra loro per caratteri essenziali: colorito, statura, forma cranica, stadi di civilizzazione. Bisognerebbe allora stabilire provenienze multiple come alcuni hanno tentato: una provenienza euro-africana (atlantica), un'altra centro-asiatica, un'altra polinesiana. Ma la selva degli interrogativi e delle ipotesi s'infittisce e ci si trova inesorabilmente davanti a una muraglia liscia e impassabile: dall'una o dall'altra parte come ci vennero? Le ricerche concentrate sugl'indigeni dell'America del Nord (pellirosse) hanno dato finora risaltati più positivi. La gran maggioranza degli studiosi pare sia d'accordo che essi siano venuti dall'Asia, e più precisamente dall'Asia centrale, per la via dello Stretto di Behring e delle Aleutine. Anni di selce Jl dottor Herdlicka, curatore d'antropologia dello « Smithsonian Institute» di Washington e uno dei più noti antropologi americani, in una spedizione effettuata qualche anno addietro nell'Asia Centrale, riferì d'aver trovata nel Tibet una razza che aveva tutte le caratteristiche etniche degl'indigeni del Nord America nonché una similarità di costumi e di usanze che si estendevano perfino ai colori e ai disegni delle coperte nelle quali gl'indiani d'America sono soliti ravvolgersi. Un altro dato importantissimo su cui gli scienziati sono d'accordo è quello dell'epoca della comparsa dell'uomo nel continente americano. Essa non risalirebbe oltre i diecimila anni. Fino alle ultimissime scoperte di cui parleremo più innanzi si credeva cosi, almeno. Una vera miseria! Non si è mai potuto ragionevolmente affacciare l'ipotesi di una origine autoctona perchè nel Nuovo Continente non sono mai esìstiti i primati, le grandi scimmie antropomorfe, senza delle quali la serie evolutiva, dalle forme inferiori all'uomo, presenta lacune insuperabili. Inoltre il materiale antropologico ed etnografico degli scavi e lo studio degli strati geologici in cui era contenuto, non permettevano di far risalire più lontano il termine della data riferita. Non amando di restare indietro in nessuna cosa, gli americani n'erano mortificati. Di fi-onte ai Vecchi Continenti che potevano rintracciare forme umane fino all'epoca terziaria, quei miserabili diecimila anni facevano fare al Continente Nuovo la figura di un neonato. Di recente, però, qualche cosa è avvenuto che servirò, a dar soddisfazione al loro amor proprio. L'estate scorsa un collaboratore del Dipartimento di etnologia dello « Smithsonian Institute », David I. Bushnell, trovò nel Virginia delle punte di pietra lavorata che mentre per certi riguardi somigliano a dello frecce, per altri ne differiscono grandemente. La scoperta è d'importanza tale da dare origine a una completa revisione delle idee correnti sulle prime sistemazioni umane in questo continente. Perchè le punte ritrovate non sono le comuni frecce indiane, ma rappresentano i resti di una razza molto più antica dei pellirosse e da lunghissimo tempo estinta. Punte di selce di questo tipo vennero alla luce la prima volta nel 1925 in vicinanza di Folsom, nello Stato del New Mexico, durante certi scavi eseguiti per conto del Museo di Storia Naturale di Denver, nel Co lorado. Più tardi, mentre si lavorava nello stesso posto, altre punte di selce ancora più strane furono scoperte da Barnum Broion del Museo di Storia Naturale di New York. A lui spetta il merito di averle, per primo, riconosciute come reliquie di una razza molto più antica degli indiani attuali. Tali resti, in conseguenza, sono stati chia mati «.Folsom points» e, secondo l'opinione del Brown, essi daterebbero dai 15.000 ai 20.000 anni, verso la fine, cioè, dell'ultima grande epoca glaciale nel Continente Americano. Una delle prove della loro grande antichità si riscontra nel fatto d'esser stati trovati negli scavi di Folsom assieme alle ossa di una specie di bisonte attualmente estinta, giacenti sotto parecchi metri di sabbia depositata da cicloni di poi vere prodottisi in seguito al ritirarsi dei ghiacciai. Poco tempo dopo, punto dell'identico tipo furono scoperte da Edgar B. Howard del Museo dell'Università della Pennsylvania i.i una caZirxa del New Mexico assieme ai re- lgfitmtpadmdmtvaprecd n i a , . e e i . e e o . a a e n o i a , e o a e a a l sti abbruciacchiati di molti animali estinti tra cui le corna del bue muschiato. Dalla presenza del quale animale gli scienziati sono venuti alla conclusione che, nel tempo in cui « l'uomo di Folsom » viveva e dava la caccia al bue muschiato, il New Mexico doveva avere il clima e l'aspetto di una tundra sub-artica. Ma qui si presenta una grande difficoltà che impedisce di giungere a conclusioni affrettate. La parte orientale degli Stati Uniti era stata considerata finora come disabitata nell'epoca di cui parliamo. Ora, la « cultura di Folsom » era evidentemente una cultura di pianure, mentre l'Est restava ricoperto di foltissime foreste giungenti quasi alla fascia glaciale che s'era spinta fino all'attuale limite di New York. La scoperta delle « punte di Folsom » nel Virginia che fa parte dell'Est, presenta un problema di difficile soluzione, quasi un paradosso. Forse le contraddizioni saranno spiegate più tardi, giacché la scoperta della « cultura di Folsom » data solo da pochi anni. Essa durò sul continente americano per molte centinaia d'anni e si dovette adattare alle condizioni climatiche dell'Est. Le « punte di Folsom», intanto, non sono frecce. Vengono considerate piuttosto come punte di giavellotto, per quanto, il Bushnell, dopo aver esaminate quelle da lui ritrovate, esprime l'opinione che non /ossero addirittura armi, ma strumenti per scorticare gli animali e lavorarne le pelli. La quistione era a questo punto quando l'estate scorsa un'altra sco perta di grande importanza e significato venne a gettar luce sul problema dei primi abitatori del continente americano. Vicino Fertile, nel Minnesota, furono dissotterrati dei frammenti d'uno scheletro che si ritengono come appartenenti al primo « uomo di Folsom » che sia noto alla scienza. Fino a quel momento la « cultura di Folsom » era conosciuta solo per le speciali punte le quali, per la loro estesa distribuzione, indicavano come un antichissimo uomo americano avesse occupato vaste zone del continente. Ma resti umani non vi erano stati mai trovati. La scoperta fu fatta casualmente da un privato, certo William Jenscn, il quale aveva impiegato un carrettiere per trasportare della, ghiaia da servire per un sentiero in una sua proprietà. In un carico di ghiaia la sua attenzione fu attratta da uno strumento dì selce e frammenti di ossa umane. Ebbe l'intuito e l'accortezza di mettersi immediatamente in comunicazione col professor Jenks dell'Università del Minnesota, il quale recatosi sul posto, con l'aiuto di alcuni studenti, potette estrarre dalla fossa donde veniva cavata la ghiaia le ossa di un cranio che ha potuto esser ricostruito, varie altre ossa dello scheletro e sei punte di selce. Il professor Jenks venne alla conclusione che i ritrovati appartenevano alle culture Suma e Folsom, strettamente affini. « L'uomo di Folsom » era esistito, in America, migliaia di anni prima della venuta degl'indiani ed aveva dato la caccia al bue muschiato nelle immense steppe americane durante i secoli che segnarono la fine dell'ultima grande epoca glaciale. Sempre nuove scoperte Il professor Herdlicka, intanto, concentrava le sue ricerche in un'altra direzione e propriamente sulle ìsole Kodiak, in Alaska. Egli ritiene questa località come la prima tappa delle successive ondate immigratone provenienti dall'Asia per spargersi successivamente in America. Antecedentemente, il professor Herdlicka, s'era trovato davanti a quelli ch'egli chiama « itesi burials » o nidi di seppellimento, in cui un considerevole numero di scheletri di ogni età e sesso si trovavano gettati alla rinfusa senza nessuna delle solile offerte mortuarie. Non aveva saputo spiegarsene il significato. Ma l'estate scorsa penetrando in strati più profon di potè constatare fatti nuovi che gli fornirono la chiave del mistero. Molti di quei cranii erano spaccati e gli sche letri presentavano segni evidenti di combattimento. Tutto questo indicava che in quel posto aveva avuto luogo un massacro e che le vittime non erano state seppellite ordinatamente, ma in fretta e alla rinfusa. Il professor Hcrd- licka ricostruì la scena avvenuta migliaia d'anni avanti: il popolo che s'era fissato in quella parte dell'isola era stato improvvisamente sopraffatto da nemici sopraggiunti dal continente asiatico restandone sterminato. Questo popolo sconosciuto aveva raggiunto un alto livello di cultura superiore a quello dei successori, come lo dimostrano t manufatti trovati sul posto. Esso aveva delle leggere affinità con gli esquimesi, ma non può considerarsi come appartenente allo stesso tronco. Dopo di esso vennero i Koniags, che sono identici agl'indigeni delle Aleutine di oggi. Il problema delle origini della razza americana viene attaccato da tutte le parti e d'ora in avanti le scoperte in questo campo si faranno sempre più sorprendenti e frequenti. Americo Ruggiero Le « punte di Folsom * rivelatrici di una cultura pre-indiana nel Nord America