Le gaie giornate di Bellini a Torino

Le gaie giornate di Bellini a Torino Le gaie giornate di Bellini a Torino - l » - Erano appunto trascorse cinque settimane dal caloroso successo de « I Caputeti e i Montecchi » alla Fenice di Venezia, quando Vincenzo Bellini venne a Torino e vi si fermò una diecina di giorni. Una lettera ch'egli scrive «da Venezia al carissimo amico suo Alessandro Zamperi di cui avrebbe dovuto essere ospite qui, dice che il successo della nuova sua opera « fu, se non al di là, simile a quello del Pirata e della Straniera a Milano. Il bravo comm. Cossatl che domani partirà per la volta di cotesta città, dirà il fatto storico. Subito che questa « Gazzetta » ne parie' rà estesamente te la manderò, acciò mi farai il solito piacere di farlo inserire nel vostro foglio. Io, mio buon amico, sono al colmo del contento: questo furore è stato sino a me inaspettato... Sublime l'esecuzione: impossibile far meglio: la Grisi con la sua' bella ed estesa voce, che io ne ho colpito le corde più simpatiche, entusiasma anche come attrice. La Carradori nella parte di Giulietta è sublime per la sua figura ingenua e pel suo canto ed azione spontanea. Il tenore Bonfigli ha superato se stesso... ». L'amico Zamperi i e o ¬ a znfeile o n e ce- Come conclusione, Bellini prometteva all'amico Zamperi di venire a Torino e di trattenervisl almeno dieci giorni, visto che non poteva avere l'amico con sè a Venezia od a Milano. La lettera era del 16 marzo ed è noto che la prima rappresentazione dei « Capuleti e Montecchi > aveva avuto luogo l'il marzo 1830. L'amico torinese di Bellini era Ale» Sandro Zamperi, impiegato presso il Ministero degli Esteri in Torino: la loro cordialissima relazione datava già da parecchi anni, poiché una let tera del 3 dicembre 1829, scritta da Bellini con la data di Milano, rivela già una dimestichezza ed intimità no tevoll e rimpiange di non poter avere l'amico con sè a Milano per trascorrere insieme alcune ore ogni giorno, leggendo al pianoforte le opere dei più insigni maestri. Bellini era giovanissimo, polche non contava che 28 anni: lo Zamperi doveva essere molto più anziano, avendo già alcune figliuole che studiavano il piano; ed anzi egli stesso aveva per esse, in una sua precedente sosta a Torino, scelto un pianoforte, il migliore possibile « di legno giallo » mettendo per garanzia « nella cassa armonica » la propria firma. Però quando Bellini venne a Torino, ed era alla metà d'aprile, non andò ad abitare in casa dello Zamperi, ma si lasciò accaparrare dal comm. Cessati: egli si scusa di questo con una lettera allo Zamperi adducendo la ragione che il Cossati era suo conterraneo e perciò aveva dovuto accordargli la preferenza. In realtà Bellini non ac cettò l'ospitalità del suo amico prediletto a causa delle figliuole, preferendo restare libero e non dare sospetto o malo esempio a due giovani signorine, severamente educate. Poiché Bellini aveva già avuto in Torino alcune leggere ma piacevoli avventure galanti, quando vi si era recato per la prima volta nel 1829, a trattare per la rappresentazione delle sue due opere, la Straniero ed il Pirata: a proposito delle quali scrive allo Zamperi che pregherà l'impresa del teatro, che dapprima fu il D'Angennes e poi il Regio, di alternare le rappresenta- setofasoPcpleedploggnFpsgftevganmsal'qnrrdcaBrrpbrBtrnsectctTo n noeai o eann zioni di queste opere affinchè egli, Co-!me anche vederle. una signora Bilotti, possa Elogio dei sarti torinesi io o à o Con questa non meglio identificata signora Bilotti — la quale doveva essere una distinta persona se era in buone relazioni collo Zamperi — il Bellini aveva certo molta confidenza; poiché la incita « a fare lo sproposito di strapparsi una volta da cotesta dolce città » per recarsi un poco a Milano per lui. Cose che a quel tempi di diligenza, prima delia invenzione delle ferrovie, non si facevano agevolmente se non c'erano ragioni che stessero molto... a cuore! Non trattava certo in egual modo o | una « madama Grasson » con la quale era in rapporti d'amicizia, se per essa egli invia a mezzo dello Zamperi, i suoi « rispetti ». Quell'aprile 1830 deve essere stato |ben lieto in Torino per Bellini. In una serata all'Accademia era stato eseguio, da dilettanti, il duetto del Pirata anatizzando gli ascoltatori: e fra i oci dell'Accademia Filarmonica di Piazza S. Carlo, si era fatto non pochi amici; scrivendo infatti allo Zamperi lo incarica di salutare i suoi « coleghi accademici ». A Torino passò Bellini giorni felici ed apprese a coltivare quell'eleganza dell'abito e del portamento che fu sempre una prerogativa torinese; e da alora egli ordinò, per alcuni anni, ai migliori sarti torinesi, i suoi abiti ed oggetti di corredo personale. Molti sanno che Enrico Heine nelle sue « Notti Fiorentine » commenta beffardamente più volte l'eleganza di cui amava fare sfoggio Bellini; da alcune lettere del grande musicista si rileva che i suoi fornitori per gli abiti erano appunto i torinesi di Via Nuova (ora Via Roma) e di Contrada di Po, ai quali mandava da Milano le commissioni da eseguire. L'aprile del 1830 segnò per Bellini a Torino alcuni successi femminili. Conosciuto quale musicista, perchè la fama aveva rapidamente diffuso il gran successo delle sue opere, era invitato a gara presso le più note famiglie del'aristocrazia e dell'alta borghesia, le quali frequentavano il teatro e davano nei loro palazzi solenni e mondani ricevimenti. Appoggiato allo Zamperi, funzionario elevato del ministero degli esteri e poi della guerra, e dal comm. Cossati anch'egli appartenente al mondo ufficiale, era stato facile a Bellini avvicinare molte famiglie e parecchie belle signore che subito l'ebbero in vivissima simpatia. Ben è vero che in quel torno di tempo Bellini era quasi totalmente assorbito dalla passione per la Giuditta Turina, accesasi a Genova nel 1828. Lasciando pur da parte la signora Bllotti, che Bellini già aveva conosciuta nella sua breve permanenza a Torino nel 1829, nell'aprile del 1830, e nelle altre sue apparizioni a Torino, la strage di cuori si ripete con maggiore estensione ed i « flirt » da lui giuocatcon alcune belle signore sono stati notati, anche se non ebbero nè durata nconseguenze. Quali siano state le donne più corteggiate da Bellini in quella e nellsuccessive occasioni di sua venuta Torino, specialmente nel gennaio 183per la « Norma », non è detto con particolari; lo stesso Florimo, l'amico intimo che riceveva tutte le sue confessioni, quando deve parlare di donnsopprime i nomi, a meno che si trattdella Giuditta Turina la cui situazionera palese e nota a tutta l'Italia, o delle artiste che eseguivano le opere dBellini. L'ultima sosta Qualche confidenza sulle vicende galanti di Bellini a Torino si trovava nele lettere, che dovrebbero essere numerose tra il 1828 ed il 1835, dal grandmusicista scritte all'amico AlessandrZamperi; ma in gran parte esse andarono perdute e soltanto sedici ne yennero, tre anni or sono, in possesso del'Accademia d'Italia, donate da Federco Patetta che possiede una ricchissma autografoteca, il quale promise darricchirne, a suo tempo, il patrimoninazionale. Tali lettere sono però sinordel tutto inedite e soltanto se ne conosce, a spizzichi, il contenuto. Una letera del 7 febbraio 1831, per esempi!esPrime tutta la ammirata soddisfazione di Bellini pei sarti torinesi chgli avevano confezionato alcuni abidi squisita eleganza e di molto lussche durante la sua permanenza a Torino aveva loro ordinato. In altre egli raccomanda all'amico daiutare ed appoggiare qualche artist— come un certo violinista Ferrari ve nuto da Milano per dare concerti « far conoscere l'estensione della suabilità » — perchè trovi buone accoglienze presso gli amici ed il pubblicL'Ultima sosta che Bellini fece a Torino fu nel 1876, quando la sua spoglia mortale, esumata dal cimitero dPére Lachaise a Parigi, venne portatin Italia perchè avesse degna sepoltura e monumento nella nativa CataniEra la prima tappa del treno funbre in Italia, perchè al grande musicsta fossero rese solenni onoranze. n treno sostò alcune ore alla stazione di Porta Nuova, dove si recarona ricevere la salma le rappresentanz a i a i e e l i i ) i n o e i o al e a adelle autorità con a capo il Prefetto Bargorii appassionato di musica, alcuni catanesi, e musicisti, maestri, cantanti e la folla delle ammiratrici e degli ammiratori. Nel vagone parato a lutto che conteneva la cassa funebre, ricoperta d'una ricca coltre e di nastri che oggi si conservano nel museo belliniano di Catania — furono sparsi copiosamente i fiori e alcune corone vennero deposte sul feretro. Era il primo saluto e tributo d'omaggio che la patria rendeva al figlio immortale che tanto l'aveva onorata ed era morto, solo, abbandonato da tutti, lasciato da avidi sfruttatori, alla indifferente custodia di un giardiniere cui era affidata la villetta, ultimo suo rifugio, in mani mercenarie. Era il 16 settembre 1876 il giorno del passaggio attraverso Torino, quarantun anno dopo la sua morte, avvenuta il 23 settembre 1835 alle cinque pomeridiane. Forse, delle donne che avevano acclamato al Regio, al Carignano ed al D'Angennes tanti anni prima il Bellini ed avevano per lui spasimato e sognato, poche erano ancora vive; ma è bello pensare che qualcuna, vecchietta arzilla e non immemore del tutto, sia accorsa alla stazione a dare un commosso saluto al grande, a lanciare un fiore che l'accompagnasse nel lungo pellegrinaggio attraverso la penisola, e, furtivamente, anche un -bacio a colui che tanta sete ne aveva dimostrata in vita e che tanti ne aveva raccolti pur nella nostra ospitale Torino, da lui ammirata per la bellezza e la grazia delle sue donne gentili. R. L l l'lfb