Incubi di un giorno di paga

Incubi di un giorno di paga IL MONSONE DELL'ORO E DELLA FAME Incubi di un giorno di paga (Dal nostro Inviato speciale) BOMBAY, dicembre. Giornata di paga in,un grande cotonificio. A Bombay, a differenza di Calcutta, dove le paghe sono settimanali, e dì Ahmedabad, dove sono quindicinali, gli operai vengono pagati mensilmente: oggi è il venti del mese e fa caldo anche per Bombay. Cinquemila e passa famiglie attendono da venti giorni la paga del mese scorso e venti giorni sono molti, spsdzsson troppi, quando in casa non c'c-altra risorsa e ci sono quattro o ci»-Jque figli che non lavorano ancoraigio, mangiano. Sono abituati a man-Ugiar poco — sempre ■— ma dopo la' prima settimana di attesa quel poco va riducendosi sempre più finché, dopo il quindicesimo giorno, non resta loro altro da fare che correre lungo la Homby Road a tendere la mano a qualche sahib bianco che . scende di macchina o a qualche Mws\ Krihìh torturi ri fin-, n 11 ti nììo ^.otvtwa woi i Sahib ferma davanti alle vetrine dei negozi di antichità e rarità locali importate fresche fresche dal Giappone. A tendere la mano nel quartiere di Fort c'è da prendere qualche colpo di frustino dai servi che seguono i sahib bianchi o qualche calcio dai poliziotti di colore ma, talvolta, c'è da prendere qualche moneta specialmente se i piccoli affamati riescono ad avvicinarsi alla porta di qualche grandalbergo e se, battendo la mano aperta sulla pancia vuota, riescono a sorprendere il buon cuore di qualche turista che osa spingersi per la strada a piedi e senza servitore. Multe, debiti, scarti In questo caso fortunato la famiglia può resistere un altro giorno... Come Dio vuole il giorno di paga è venuto. Ieri, he era stato dato l'an nuncio. S'amane Sonu si è recato al lavoro più preoccupato del solito n\durante tutta la giornata ha Conti-f\■'nuato a fare conti tentando di al lontanare da sè l'incubo delle multe, dei debiti, del mukadan. Invece di stare attento alle spole dei quattro telai affidati alle sue cure, continuava ad addizionare e sottrarre (ahilui! più sottrazioni che addizioni) mentalmente. A quanto avrebbero ammontato le multe? e quei dannati interessi, più la percentuale all'ingaggiatore]quanto facevano ? e quanto gli sareb he restato delle 26 rupie che costituivano la sua mesata per così dire lorda? Un'ora prima che la sirena di fabbrica desse il fischio di fine giornata, il cuore di Sonu ha cominciato a battere forte: via vìa che si avvicinava l'ora in cui avrebbe lasciato i telai per mettersi in coda in attesa della paga, la sua angustia aumentava. Multe, interessi, debiti, affitto, sei figli, padre, moglie... Poi, lasciata la macchina e occupato il suo posto nella « coda », ogni passo verso il tavolo della paga gli costava maggior fatica, un accelerato batticuore, una pena maggiore. E' venuto il suo turno e si e visto consegnare sedici rupie anziché ventisei e si è sentito sentenziare dal cassiere che dieci erano state trattenute come «multa » per altrettanto tessuto che, uscito dai suoi quattro telai, era stato respinto dal controllore della lavorazione. — Il vostro « mukadan » — ha aggiunto l'impiegato pagatore — vi consegnerà le pezze di scarto addebitatevi. La solita storia che ogni tessitore si aspetta in ogni giorno di paga. La multa è quello che fa tremare l'operaio delle tessiture indiane: è sempre pagato a cottimo. Un sistema che va benissimo quando i padroni vogliono tenere aperta una fabbrica per speculare comprando e vendendo cotone a termine, per papparsi percentuali su acquisti di macchinario, per fare affari con le azioni della propria società, per guadagnare insomma in ogni modo lecito e proibito. E la fabbrica è tenuta aperta all'unico fine di mascherare un'attività che ha a vedere con la produzione conte Maometto con la Bibbia. Senonchè a tenere aperta una filatura di cotone c'è rischio, a un certo momento, di vedere i magazzeni pieni di cotonate; ci sarebbe altera da fare quello che ogni indu- striale usa fare: vendere la propria produzione. Ma questa pratica è considerata da certi filibustieri dell'industria indiana come una volgarità tale da non meritare la loro attenzione. In tali condizioni potevano essi, trovare qualche cosa di più diabolicamente furbo che smerciare il prodotto restituendolo agli operai sotto il pretesto che la produzione è di scarto? E addebitare sul salario il costo del materiale sciupato? E -restHuìre ta]e roha attraverso n J« mukadan » nel giorno di paga, in imodo cìle quest0 emerito personagUfo possa, seduta stante, prendere ' , e e su quel poco di paga lasciata all'operaio le sue percentuali e i suoi interessi maturati? Aguzzini al varco Sonu, prese e contate le sue sedici s\ ■ tf"è gmrdato attorno: il suo i 1 J . . . i i e a , l e i . a l n\*?f •* « pathan» stava discutendo -fammontare de'9h ™tercssi con un « mukadan» aveva collocato a dieci passi dal tavolino dove si faceva paga un « pathan » — la gigantesca razza del nord fornisce uomini forti, pelosi di mento e di cuore per questi incarichi — il quale, nascosto da una automobile, sorvegliava l'uscita degli operai. Il « pathan » aveva con sè due « assistenti » armati di lathi — i lunghi bastoni dal manico riempito di piombo — pronti a tagliar la strada a chi intendesse sgattaiolare. Sonu ha sbirciato gli aguzzini in attesa: c'era un po' di confusione intorno al tavolo ed egli ha tentato di sfuggire al « pathan » girando dietro l'automobile, dietro la garritta del portiere e guadagnare la strada. Annodate le sedici rupie nelle pieghe del dothi, Sonu ha iniziato la \manovra: gli era riuscito di rag- ■'giungere la parte anteriore dell'au , i o ) o , altro operaio. Sonu ha fatto un altro balzo, era ormai sulla porta, sulla strada. Aveva fatto cinquanta passi, quando ha sentito una mano afferrargli la camicia all'altezza delle spalle e tirarla e torcerla con tanta forza che i bottoni della camicia e i denti dell'uomo hanno cominciato a scricchiolare. — Ah! tenti di scappare! — ha e]detto il « pathan ».—Mi credi stu e o o pido e cieco? Paga, ladro, pagami subito se non vuoi che mi faccia pagare a suon di lathi. Con le mani tremanti per la paura per il dolore per la rabbia, Sonu ha sciolto il nodo del « dothi », ne ha tolte sei rupie e le ha consegnate a occhi bassi. — Non basta! Con gli interessi fa otto rupie. Paga mascalzone: hai dell'altro denaro con te. Sonu ha mormorato qualche parola di giustificazione: ha mostrato le dieci rupie che gli eran restate e ha sbattuto il dothi per provare che non v'era nascosto altro denaro. Poi ha spiegato che sulla paga dieci rupie gli eran state trattenute per lavorazione difettosa... andusse il « pathan » dall'ingaggiatore e si accertasse se questi non aveva da consegnargli tanto tessuto per dieci rupie... Il « pathan », controllata una lista e assicuratosi che l'affermazione di Sonu era vera, lo ha lasciato andare, avvertendolo che le due rupie di interessi sarebbero state segnate sul suo conto e che alla prossima paga avrebbe pagato anche quelle e anche per quelle. Appena liberatosi dalla stretta del « pathan », Sonu si è avvialo di corsa, gli occhi a terra il cuore pesante: avrebbe voluto fermarsi al negozio d'angolo e pagarsi subito da bere per celebrare la giornata di paga, ma gli mancava il coraggio di togliere una mezza rupia a quel poco che tra fabbrica e usurai gli avevano lasciato: dieci rupie e aveva da tirare avanti — moglie sei figli e padre vecchio.-— per un- mese. Si è affrettato verso casa; ma all'entrata del suo ciaul lo aspettava un altro colpo: il ciaudikar gli ha tagliato la strada e gli ha imposto di pagargli la pigione. Anche questa imposizione era accompagnata da argomenti minacciosi impersonati da due maomettani del nord — alti due metri l'imo e armati di bastone a testa di piombo. Un mese: diciotto lire Di nuovo il povero indiano ha sciolto le pieghe del dothi, ha contato nelle mani dell'agente del padron di casa sei rupie e due anno, poi è sgattaiolato nel suo tugurio. Ha ricontato quello che gli era restato: tre rupie e quattordici anna — diciotto lire — dopo un mese di lavoro e per vivere, durante il prossimo mese con padre vecchio sei figli e moglie. E' vero però che questa, il giorno dopo, presa la pezza di cotone rifiutata al collaudo ed addebitata dieci rupie al marito, è riuscita a venderla — dopo tentativi durati tutta la mattina — per una rupia e mezza. Leo Rea Le precedenti corrispondenze del nostro inviato speciale in India sono state pubblicate il 12, 14, 16, 23, 29 dicembre, 3 e 13 gennaio. Un « pathan » attende a) varco gli operai di un cotonificio in un giorno di paga j '| i i | La « c.->sa » di un operaio di Bombay

Persone citate: Homby, Leo Rea, Sahib

Luoghi citati: Ahmedabad, Bombay, Calcutta, Giappone, India