Willa Cather di Amerigo Ruggiero

Willa Cather Scrittori americani Willa Cather NEW YORK, gennaio. Gli anni che seguirono alla guerra mondiale videro la ribellione degli scrittori americani contro il filisteismo, contro il « cant » politico e sociale, contro il tradizionalismo e la morale vittoriana. Abbiamo parlato su queste colonne degli aspetti di tale rivolta, e di alcuni autori che possono considerarsene i maggiori protagonisti. Dreiscr batte in breccia le basi economiche della società americana, l'istituzione del privilegio, l'ipocrisia dei costumi. Sherwood Anderson e i suoi seguaci lanciano il manifesto del sesso per la liberazione della società americana dal vittorianismo. Mencken, Lee Mastcrs ed altri mettono in ridicolo la rispettabilità e la mediocrità soddisfatta. Sinclair Lewis prende di mira Babbitt, il businessman, l'idolo di un paese nuovo che adora il successo materiale. I più giovani come Dos Passos ed Hemingway si fanno interpreti del vuoto morale, del senso di futilità e frustrazione, del vagolare senza scafo, senza direzione e senza mèta di tanta parte della gioventù americana dopo il cataclisma che sconvolse il mondo. Si fecero anche iniziatori di una nuova maniera di scrivere a monosillabi, senza superfluità, senza ornamenti, senza ridondanze e lenocinli di stile. Si esprimono in maniera rozza e primitiva, con parole crude, ripetizioni e insistenze, a volte, esasperanti. Altri, come il Faulkner e il William March, portano alla luce il marcio e la degenerazione in cui si disfanno le classi medie: una putredine che gli americani amavano credere limitata ai cantucci più remoti del Vecchio Mondo dove s'indugia la barbarie medioevale. Non tutti, però, gli scrittori americani del dopoguerra hanno preso parte alla ribellione. Il Brandi Cabell trovò scampo in un inconsistente mondo favoloso di sua invenzione e nello snobismo stilistico. Altri come Joseph Hergersheimer e Willa Cather si rifugiarono nel passato: in un passato non tanto remoto, nel passato di ieri di cui tanti aspetti persistono ancora nella vita americana. Willa Cather è della stessa generazione dei Drciser, degli Anderson e dei Lewis. Ella ricevette la consacrazione ufficiale della sua opera nel 1922 quando le fu assegnato il premio Pulitzer per il suo romanzo : « One of ours ». Non è una circostanza priva di significato che proprio in quegli anni la generazione più anziana degli scrittori americani viventi acquistò la sua completa ascendenza e ottenne il suo pieno riconoscimento. Ma gl'ideali, le tendenze e gli atteggiamenti di questo gruppo non erano quelli di Willa Cather. La ribellione della grande decade la interessò solo mediocremente. Nei suoi tredici o quattordici volumi c'è appena una traccia del l'insurrezione contro i valori morali, artistici, psicologici dominanti fino a tale epoca. La sua però non è, come nel caso di Branch Cabell, una fuga deliberata promossa dal disdegno della triste realtà contemporanea e dalla volgarità della scena in cui si svolge la vita moderna. Per intender bene le ragioni del suo distacco da quanto le si svolge attorno, distacco che s'è andato accentuando nelle ultime opere, occorre tener presente che la base della sua personalità emotiva e psicologica ha radici nelle praterie del Nebraska. Le vede nella loro grazia e tranquillità idilliaca, piena di venerazione per gli antenati, per quanto è avvenuto prima, con lift senso del passato non tragico, ma nostalgico e commovente. Ella aborre dalla confusione e dalla violenza nel suo idealismo saturo di pietà per la sofferenza e il dolore che si contiene in ogni cosa mortale. Con tale temperamento la Cather era la meno adatta a ritrarre le lotte brutali e feroci dell'epoca americana contemporanea con le sue catastrofi gigantesche e i suoi disastri in massa. Ha provato a cimentarsi con soggetti di vita moderna in parecchi dei suoi libri come: «One of ours» (Uno di noi), « The Professor house » (La casa del Professore) e « My mortai Enemy » (Il mio nemico mortale). Libri, naturalmente destinati all'insuccesso. Affrontò deliberatamente un tema di realtà bruciante e di vita fervida proprio nel volume che ottenne il premio Pulitzer : « One of ours ». Ma la lettura riesce attualmente insopportabile. La scrittrice cedette a una moda letteraria e si provò a ricantare il solito tema della frustrazione della gioventù americana presentando uno di quei giovani che dopo anni di vita ottusa e monotona in patria muore in Francia durante la guerra. Si tratta dell'abusato soggetto della rivolta contro la vita soffocante del villaggio a cui la autrice ha conferito l'autorità del suo nome. Ma non riesce a sollevarsi sui mille altri autori mediocri che si sono lasciati attrarre da simili argomenti. Lo stesso Comitato del premio Pulitzer dovette riconoscere la inabilità della Cather a vedere i suoi tempi realisticamente, giacché tra i motivi per la concessione del premio c'era che il libro « riproduceva la sana atmosfera dei costumi e degli uomini d'America ». Dopo d'allora la Cather^ forse realizzando inconsciamente ciò che il suo temperamento artistico non era il più adatto a interpretare in maniera convincente sulla vita contemporanea, . non ci si provò più. Non riprese in seguito argomenti del genere e «The Professor house », per esempio, è solo per la data in cui si fa svolgere l'azione, ma non per lo spirito e l'intonazione un romanzo del dopoguerra. Il gruppo di romanzi a cui è affi¬ ciddimerqPcarisologlancodndsptotecinQscpbasungepscpgvn«tapmqtzuonpqWmcWmcttddIpcdtnsCztspccadrqegmpdzsmsnssclzsaldnn e o a n r , o à e , n a a r e o e a i i a i . e a f e si a ni aa a el re rea oi i data la fama duratura della scrittrice riguarda l'epoca dei pionieri del West, non precisamente di quelli che si vedono al cinematografo e che costituiscono tutto un genere di letteratura popolare, ma dei pionieri di origine straniera, non anglo-sassone, cioè, e della generazione che immediatamente li seguì. Nessuno meglio di lei ha rappresentato le virtù degli immigranti boemi e svedesi il cui eroismo e la cui intraprendenza conquistarono un impero all'America. Pochi libri, nella letteratura americana sono così umani, così veri, così ricchi di qualità emotive come « The song of the Lark » (Il canto dell'allodola) e « My Antonia ». Solo leggendoli ci si rende conto perchè Willa Cather vada recedendo sempre più nel passato e si allontani dalla vita contemporanea. Ma la sua maniera di trattare il passato non getta alcuna luce sull'esistenza degli uomini d'oggi. E' un passato statico e retrospettivo, ricco d'immagini ma a contorni fissi. La sua evocazione dei tempi andati è bella, commovente e ci trasporta in un mondo di sogni. L'evocazione non si ricollega alla nostra maniera di concepire la vita. Questa sua viva qualità di reminiscenza costituisce il fascino principale dei suoi romanzi. Tutt'i suoi libri sono pieni di tale abbandonarsi alle memorie del tempo andato. I suoi personaggi, alla prima occasione, richiameranno fatti della* loro gioventù, avvenimenti di cui solo essi conservano il ricordo. Il passato per la Cather è qualche cosa di fascinoso e incomunicabile di cui solo pochi addetti possono gustare la gioia intensa che si prova nel riviverlo. In « My Antonia » il protagonista del racconto così si esprime : « Per Antonia e per me questa è stata la via del destino... Adesso comprendo che la stessa via ci doveva menare a incontrarci di nuovo. Ma quali che siano le cose non realizzate, noi possediamo in- comune il prezioso, incomunicabile passato ». E un altro personaggio in « Shadows on the Rock » dice : « Vedete, ci sono quelle antiche memorie, non si può procurarsene altre : uno ha solo quelle ». La Cather ha rappresentato il suo West in maniera così seducente che molti ne hanno ritenuta la pittura come esattamente realistica. Ora, il West della Cather non è precisamente vero. Non si può neanche chiamarlo falso: è un West presentato da un sol lato e attraverso il temperamento della scrittrice pieno di calda simpatia umana, ma alieno dalla realtà troppo cruda e offensiva. Il suo mondo, un po' ristretto, è composto di coltivatori della terra dal carattere stoico e buoni di cuore e di gente d'affari che son sempre gentiluomini. La conquista della terra nel West e il suo ricoprirsi di una sterminata rete di ferrovie per la Cather sono episodii romantici. Senza dubbio furono romantici, ma contennero molte altre cose che non sono romantiche. La brutalità, le prepotenze e le crudeltà che li accompagnarono sono taciute. I suoi caratteri appartengono a un agiato ambiente di classi medie anche quando, in uno dei suoi libri migliori, si racconta la storia d'una serva. In quello intitolato « O Pioneers ! » ad eccezione delle prime cinquanta pagine, non si tratta di pionieri affatto, ma della seconda generazione di prosperi agricoltori, già assai lontani dalle dure fatiche e dalle preoccupazioni che accompagnarono la conquista del suolo. I suoi romanzi non mancano di coraggio morale. Presentare simpaticamente gl'immigrati non appartenenti al ceppo anglo-sassone, con la loro bontà e il loro eroismo, richiede del coraggio, ma è un coraggio che procede in armonia con le convenzioni. Nel trattare le relazioni tra i sessi non ha battuto nessuna via nuova. Senza che si possa accusarla di vera pruderie, nei suoi lavori si riscontra una poderosa vena di reticenza puritana. Ma la Cather non è dominata nè dal puritanismo, nè dall'idealismo, ma da qualche cosa di più profondo : dal senso del passato ch'ella cerca incessantemente di ricatturare. E' soprattutto la sua infanzia e la sua fanciullezza ch'ella si prova a far rivivere con la passione delle cose da lei più amale. La scrittrice concepisce la passione dell'ambiente rievocato in maniera assai larga : il lavoro a cui uno si dedica, i bambini gli amici, la terra che si lavora e su cui si vive, gli oggetti d'uso familiare, le esperienze che si son vissute in quegli antichi anni, ma soprattutto le memorie. C'è un pericolo nella maniera con cui l'artista concepisce la rievocazionedel passato : staccati dai contatti con la vita presente, i suoi soggetti vengono a perdere di significato e d'interesse. Ella, senz'avvedersene, può trovarsi nel caso di ripetere sotto àl-tra forma le stesse storie e npresen:tare gli stessi caratteri. Già nei suoiultimi lavori si nota una diminuzio-ne di vitalità e d'inventiva. La Cather ama parlare di « un mondo della mente, ch'è per la maggior parte di noi il solo mondo ». Ma tale mondo può gradualmente diventare angusto, soffocante e buio se non lo si rinnova con correnti di aria t e fasci di luce viva. Amerigo Ruggiero tresca

Luoghi citati: America, Francia, Nebraska, New York