L'educazione di un Reuccio

L'educazione di un Reuccio L'educazione di un Reuccio Pietro II di Jugoslavia e la severità inglese -- Maestri d'equitazione e maestri di storia — A undici anni nemmeno un Re può comandare le ore del sonno e della sveglia VIENNA, gennaio. Re Pietro II di Jugoslavia riprenderà tra breve la via di Londra, per andare a completare nel collegio SanUroyd l'educazione inglese che suo padre intendeva dargli. Appena avviata, quell'educazione ha corso rischio di venire bruscamente interrotta: all'indomani dell'attentato di Marsiglia, il piccolo Pietro, diventato a undici anni Re dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni, dovè lasciare il collegio e ritornare nella capitale del proprio Regno, accompagnato dalla nonna Regina Ma¬ ria di Rumenia, per presentarsi al proprio Governo e al proprio popolo. Un Monarca di undici anni commuove. Anche la Rumenia ha avuto per un certo tempo un Re altrettanto giovane, Michele; però, lungi dal commuovere, egli destava un sentimento misto di allegria e simpatia, tutti sapendo che il ragazzo sedeva sul trono a titolo affatto provvisorio e prima o poi avrebbe ceduto il posto al padre Carol. Il padre di Pietro II è invece morto. Il reuccio jugoslavo potrà completare i suoi studi in Inghilterra, permettendogli le leggi del paese di rimanere all'estero per metà dell'anno; per sei mesi studierà dunque nel Sandroyd College, per altri sei a Belgrado, e saranno sempre troppi, dato che la sua presenza nella capitale si ridurrà ad una finzione. Ai timone del Reame sta il Consiglio della Reggenza, e più continuamente il principe Paolo, il quale, del resto, dev'essere stato lui a consigliare al cugino Alessandro di fare istruire l'erede della Corona in Inghilterra. Se la Russia zarista non fosse scomparsa, Pietro II, in omaggio alla tradizione, sarebbe andato a studiare a Pietroburgo, anche lui arruolandosi, a simiglianza del padre Alessandro e dello zio principe Giorgio, nel famoso corpo dei cadetti; ma la Russia zari sta, amica e protettrice dei serbi, non c'è più e la nuova, Alessandro è morto detestandola. Il defunto Sovrano, uscito dal corpo dei cadetti, e trasferitosi a Ginevra col padre Pietro e col fratello Giorgio, aveva studiato nella Ecole Privat e quindi nella Ecole Brechbuhl; poi tanto lui quanto Giorgio s'erano iscritti al ginnasio pubblico col cognome di famiglia, Kara. Alessandro Kara, futuro Re di Jugoslavia, fu buon allievo e buon compagno; Giorgio — il fratello che doveva più tardi rinunciare in favore do! secondogenito ai diritti di successione ereditaria, si acquistò fama meno lusinghiera. Alessandro aveva ripensato spesso al periodo trascorso sulle rive del lago Lemano e poco tempo prima di morire gli aveva fatto piacere ricevere una lista, compilata apposta per lui da un avvocato, degli antichi compagni di classe del ginnasio di Ginevra. Spentasi tragicamente, nel 1i)03, la dinastia degli Obrenovic e richiamati sul trono i Karageorgevic, Alessandro aveva terminato i suoi stuelli a Belgrado, sotto la guida di professori serbi: assolto il programma delle scuole medie, s'era dedicato al diritto amministrativo. Egli ha lasciato all'erede un Regno molto più grande della piccola Serbia trovata nel 1903 al ritorno dell'esilio, compiti politici certo non inferiori a quelli che 31 anni addietro si delineavano all'orizzonte e un patrimonio personale vistosissimo: fra terreni, danaro contante e titoli, qualche cosa come 350 milioni di lire. Senza dubbio Alessandro era uno degli uomini più ricchi di tutta l'Euro pa centrale e forse del continente; sua lista civile ammontava a sessantaquattro milioni di dinari all'anno, e di questi una parte gli veniva corrisposta in franchi francesi. A curatore del patrimonio il defunto ha designato per testamento, il principe Paolo. Pietro II Karageorgevic è nato ai 6 di settembre del 1923, dal matrimonio di Alessandro con la principessa Maria di Rumenia, celebrato agli 8 di giugno del 1922. Ha ottenuto la prima carica giovanissimo, con la proclamazione a capo e presidente dei Sokol (falchi) di Jugoslavia. Ai 6 di settembre dell'anno lascorso, festeggiando l'undicesimo com pleanno avevi riunito i compagni della piuuiuu, avev» ^ r 1 scuola elementare belgradese tiequen- tata, per accomiatarsi da loro prima aipartire per Londra. Dicono che il &io-vanetto sia di una serietà precoce e che il suo volto abbia imparato ad esprimere gravità e dignità. Non dissimile dai suoi coetanei, egli ama tuttavia le macchine, l'elettricità, le cose meccaniche in genere: le lampade, le bobine ed i fili sono la sua passione. Re Pietro si vanta di avere personalmente costruito una radio a tre lampade e di avere regalato al padre, per l'ultimo compleanno, un impianto di campanelli elettrici nella villa di Dedinje, da lui personr'mente eseguito. Rivela interesse per la fisica e la geografia, e a nove anni s'è disegnato da solo una carta goegrafica della resilienza reale estiva i Bled, col relativo lago, adoperata poi durante le gite in canotto. Pietro II guida l'automobile già da un anno, e sa distinguere a prima vista una macchina di serie da una speciale. Tipo e forza di un motore, del resto, non costituiscono, per : giovani della nuova generazione, un mistero : giusto è quindi che ne sappiano parlare pure dei principi. Al Monarca di trediii milioni di sudditi oramai non sarà più lecito giuocare agl'indiani, coi fratelli e cogli amici, nel parco di De¬ inje, ma la passione del raccogliere rancobolli potrà continuare a coltiarla. Re Alessandro aveva deciso di fare tudiare Pietro in Inghilterra, anche or evitare che il ragazzo fosse guatato, in Patria, dagli onori eccessivi tributatigli come principe ereditario: l'educazione dell'erede doveva essere semplice e severa, ed avvenire in un ambiente ispirato a rigida disciplina. La Regina vedova Maria, rispettando la volontà del marito, ora che il figliuolo è diventato He continua a lasciarlo dormire in una semplicissima stanzetta di un'ala nella reggia belgradese, ed a farlo svegliato alle 6,30 del mattino. Levatosi, il rcuccio prende assieme ai fratelli Tomislav e Andrej, la prima colazione, composta di tè, minestra, pane arrostito e marmellata. Per un'ora monta quindi a" cavallo su SiiKie, un « poney », accompagnato da un ufficiale della Guardia. Alle 8 incomincia lo studio, che dura fino a mezzogiorno: gli istruttori sono dei professori del ginnasio e dell'Università. In linea di massima si segue il programma adottato per tutti gli scolari jugoslavi della stessa età, integrandolo con nozioni che a un Re, un giorno, potranno servire: cosi Pietro II deve approfondirsi nello studio della storia jugoslava e della sua famiglia, del diritto costituzionale e amministrativo e della scienza militare, che gli viene spiegata e commentata da un ufficiale dello Stato Maggiore. Le lingue formano oggetto di particolari cure e Pietro II già parla il serbo-croato, il russo, il tedesco, il francese e l'inglese. Alle quattro ore di studio mattutino, segue un'ora di riposo e di giuochi. Alle 13 Sua Maestà fa colazione colla madre e coi fratelli, in maniera frugale: il cuoco non prepara piatti di carne che raramente. Nel pomeriggio fa esercizi ginnastici — tre volte la settimana vengono por questo alla reggia allievi scelti di scuole belgradesi — o dello gite in automobile. Ma oltre all'automobilismo ed al canottaggio, anche nuoto, pesca e caccia costituiscono esereizii sportivi graditi al giovane Sovrano, che per abbattere pernici, fagiani e lepri si è fatto fabbricare un leggerissimo fucile Alle 19,30 Sua Maestà va a pranzo, alle 21 a letto. Sua Maestà ha undici anni, dicevamo, e a quest'età nemmeno i Re hanno il diritto di scegliere l'ora della sveglia e del riposo. Vice

Persone citate: Alessandro Kara, Karageorgevic, Monarca, Obrenovic, Re Alessandro, Re Pietro