Il nome e la casa dei Torlonia

Il nome e la casa dei Torlonia regalità' romana. Il nome e la casa dei Torlonia Roma, 11 notte. A Sant'Elena, parlando col generale Bertrand che stava per tornare in Europa, Napoleone volle dargli questo incarico: « Dite ai miei nipoti che oramai, caduta la dinastia che avevo fondato, non potrebbero più contrarre matri- moni con famiglie regnanti. E' dunquenecessario — per non derogare — che essi si sposino fra loro. Una sola ecce- i o a ì è n i a e e a è l a o e a e à a a a e smndtpcpgdnlcgpdlsslszione consento: quella di unirsi a qualche principe romano. Costoro per avere avuto un pontefice nella loro famiglia e per essere nella possibilità di averne un altro In avvenire, si possono considerare come appartenenti a stirpe di sovrani ». Ed egli stesso aveva dato l'esempio, maritando la sorella prediletta Paolina, con don Camillo Borghese principe di Sulmona. Del resto è un po' lo stesso sentimento che faceva dire a un miliardario americano « due sole aristocrazie essere veramente serie: i principi romani e i lords inglesi ». In fondo, anche le altezze mediatizzate degli staterelli germanici non potevano | aspirare a quella gloria. Don Alfonso XIII, re di Spagna — la regalità di diritto divino non cessa per il cambiare delle contingenze politiche — ha seguito dunque il suggerimento napoleonico e a pochi giorni di distanza ha approvato il fidanzamento di sua figlia « S. A. R. la serenissima signora Infanta donna Beatrice di Borbone » con don Alessandro Torlonia, principe di Civitella Cesi dei duchi di Poli, e quello di suo figlio don Jaime, per rinunzia del fratello, erede della Corona di Spagna, con la signorina de Dampierre nipote dì donna Giuseppina Ruspoli, principessa di Poggio Suasa. Vecchia grande aristocrazia Due matrimoni regali in questa vecchia aristocrazia romana che — senza attendere l'ammonimento del grande Napoleone — aveva già unito le sue sorti con quelle di molte famiglie regali. Con la Casa di Savoia — prima di tutto — due principesse della quale erano entrate nella famiglia dei Colonna e dei Doria; con quella dei principi Massimo che imparentati anch'essi con la stirpe Sabauda, avevano più recentemente impalmato una figlia della duchessa di Berry, e una figlia di don Carlos, il rei) ncto pretendente al trono di Spagna come l'ultimo rappresentante del ramo primogenito dei Borboni. E prima di loro, alla fine del secolo XVIII, tre principesse della casa reale di Sassonia si erano unite in matrimonio con tre signori romani: gli Altieri, i Massimo ed i Patrizi, mentre un principe del Drago sposava una figlia di Maria Cristina di Spagna, quella pallida « dona Milagros » che sembra ancora rivivere la sua vita d'oltre tomba nel bel ritratto che di lei ci ha lasciato Massimo Fortuny. Come si vede i precedenti non mancano, senza contare che don Alessandro Torlonia è nipote di Sua Altezza Eminentissima il principe Ludovico Chigi, che per es sere Gran Maestro dell'Ordine di Mal ta, ha precedenza di sovrano nei con- sessi regali Fortuna singolare, quella dei Torlonia, che in meno di un secolo erano riusciti a conquistare un posto di dominatori, in quella grande società cosmopolita che subito dopo la caduta del Bonaparte aveva scelto Roma come luogo di riunione. E quale magnifico ritrovo di sovrani e di principi quel loro palazzo bramantesco di Borgo Nuovo o quella quasi regale dimora di Piazza Venezia dove tutto un mondo era passato nel luccichio dei diamanti e delle gemme che ricoprivano le spalle delle più illustri signore d'Europa. Perchè il grande Giovanni Torlonia, fondatore I della dinastia — non saprei come chia- maria diversamente — si può invero considerare come l'ultimo di quei ma- gnifici signori romani che riallaccian- ! dosi alle tradizioni del Rinascimento, ; ayeva saputo creare tutta una fioritura | d'arte. Proprietario del bel palazzo \ quattrocentesco di Borgo egli capi ; che nuovi tempi avevano bisogno di ! nuovi edifici i quali esprimessero lo spi- i rito del suo secolo. Ed ecco a riedificare l'edificio di Piazza Venezia creando con!esso e in esso come un'antologia del^l'arte neoclassica. Ad esso misero mano i più eletti artisti del suo tempo. I .. | [Una CJlOna IE quale folla sovrana, si era accal-. cata in quelle splendide sale. Li la re- gina Ortensia poteva nascostamente e j a favore della marchesa, intrecciare in- j trighi piacevoli con la sua amica . non : riconosciuta » la divina Giulietta Ré-, camier. Lì il re Gerolamo di Westfalia, I j s'incontrava con il suo collega » di \ | Baviera, quel re Ludovico poeta ed ar- i j tista, che sarebbe stato poi cosi mise-|i ramente travolto dalla rivoluzione del ! '48 e dalle sadiche tirannie di Lola Montès. Sotto i coppieri scintillanti di i cristalli di Murano, lo Stendhal si tro- ! vava a fianco di Alessandro Dumas | padre, e Alfonso di Lamartine offriva galantemente il braccio alla duchessa idi Dcvonshire, quella che il volgo già! cominciava a chiamare « la regina dei Romani ». Irrequieto come sempre, Luciano Bonaparte — il principe di Camino — brontolava da un lato con sua sorella Paolina, che scesa dalla sua villa — allora quasi campestre — di Porta Pia, ritrovava in quelle sale quel suo scultore Canova innanzi al quale a fidanzata gna. aveva osato di posare come Venere vittoriosa, scusandosi col dire a Lauretta d'Abrantès che si meravigliava ..,del suo coraggio: « Oh avee lui il n'y avait pas de danger! ». Il che spiega molte cose sulla vita amorosa — così scenicamente platonica — del grande artista di Possagno. E mentre la principessa Woll Rons Ry traversava le sale con quel suo aspetto un po' fantomatico, che piaceva tanto al suo mistico amico lo Zar di tutte le Russie, la contessa d'Agoult si trascinava dietro un grande musicista — che era il Liszt — e un grande scrittore — che era il Sainte Beuve — reduci gli uni e gli altri da quella passeggiata a Villa Adriana che doveva ispirare al critico francese una bella pagina di prosa e una meno bella di poesia. Ma voler far rivivere le glorie del Palazzo Torlonia, non basterebbe un volume, perchè la sua storia non è soltanto storia romana, ma universale; perchè la sua gloria non è soltanto gloria di mondanità, ma d'arte e d'ingegno. Forse in nessun altro paese e in nessun altro tempo, si potrebbe trovare un semplice privato che abbia riunito nella sua dimora un più gran numero di grandi signori e di grandi artisti, di sovrani e di belle dame. Il fenomeno — che è forse unico nella storia della mondanità cosmopolita — si può solo spiegare col fatto che Roma è rimasta sempre il più fulgido centro d'attrazione di tutti i popoli civili e che don Giovanni e dopo di lui suo figlio, don Alessandro Torlonia, furono veramente due uomini superiori, che al genio della finanza — il quale è comune a molti uomini — seppero unire il senso profondo dell'arte, che è riservato ad una piccola schiera di eletti. In pieno secolo decimonono, dopo le livellazioni egualitarie della Rivoluzione, dopo la travolgente meteora napoleonica, essi ritrovarono la tradizione italiana di quel grandi signori del Rinascimento che sapevano allineare gli affari con le gioie dello spirito e creavano regge di bellezza come Agostino Chigi o assicuravano un trono ai loro discendenti come i Medici di Toscana, pur alternando gli affari di banca o di stato, con i sottili ragionamenti di un filosofo o le luminose visioni di un poeta. I Torlonia ebbero tale gloria nel secolo scorso e furono gli ultimi: e in questo caso essere gli ultimi è anche una gloria. Essi chiusero la serie dei grandi signori italiani, magnifici artisti ed ospiti insuperabili e la razza dei Borboni, che di tutte le razze regnanti è quella che più di ogni altra e più graziosamente di ogni altra, seppe piegarsi dinnanzi all'ingegno umano, anche se questo era rappresentato da uomini di parte avversa, può degnamente entrare in quella casa che ha sempre tenuto ad onore l'ingegno umano ed ha messo i dotti e gli artisti sempre allo stesso livello dei principi e dei sovrani. Il palazzo e la sua storia Ma un'altra cosa singolare è questa: il Palazzo Torlonia a Via Condotti — dove S. A. R. la nuova principessa di Civitella Cesi avrà la sua dimora, era stato edificato in origine da uno spagnolo, e ai Nunez era appartenuto finché sui primi del secolo scorso, Luciano Bonaparte non lo aveva acquistato per sè e per la sua numerosa famiglia. Del passaggio del tor¬ bido fratello di Napoleone rimangono ancora molte tracce, la più importante delle quali è tutta una serie di mobili « impero » che recano negli ornati i simboli imperiali. E' nella grande sala dell'appartamento nobile che Luciano recitava — sopra un teatrino improvvisato — drammi e commedie francesi alle quali non mancava di partecipare l'Ambasciatore di Francia, che a dire dei suoi nemici comprometteva cosi irrimediabilmente la sua carriera di diplomatico. Ma allora Napoleone era ognipossente e i contrasti confratello che non aveva voluto riconoscere quella sua ognipotenza divennero di giorno I in giorno più aspri. Poi caduto l'im pero e dispersi i re che il Despota aveva creati, Luciano vendette il suo palazzo romano al fratello Gerolamo che vi si ! stabilì coi suoi figli il maggiore dei ; quali cospirando coi cugini alla vi | giha della spedizione di Romagna, si \ compromise terribilmente agli occhi ; della Polizia, fu arrestato dagli sbirri ! del Cardinal Bernetti e ci volle tutta i l'influenza dell'Ambasciatore di Russia — che non poteva permettere l'impri!gionamento di un nipote del suo si^Sn°re — se potè essere liberato. Ma dopo questo fatto Gerolamo Napoleone, I ex re di Westfalia non era più per- [sona grata. Roma diveniva per lui un Isoggiorno difficile sì che decise di sta- . bilirsi a Firenze. Fu in questa occa sione che vendette il suo palazzo a Don j Giovanni Torlonia — allora marchese j di Roma Vecchia — che alla sua morte : 1° lasciò al figlio Marino, quello che lui , riteneva l'artista della famiglia e nel I quale riponeva ogni speranza per veder \ continuato il suo mecenatismo. Nè la i speranza fu delusa, che dòn Marino fu |P°eta elegante, protettore d'artisti ! E' in questa bella casa, nobilitata dai più eletti ricordi d'arte del secolo scorso — l'ultimo ospite fu il grande pittore Whirtler — che entrerà sovra na di nome, di diritto e di fatto, la nuova e bella principessa romana: don ina Beatrice di Borbone Infanta di ! Spagna. Diego Angeli p_ , .., Don Alessandro Torlonia e la fidanzata Infanta Beatrice di Spagna.