Dove non si parla al "rumì,, di Riccardo Forte

Dove non si parla al "rumì,, VIAGGIO IN A.L.GE Dove non si parla al "rumì,, nmamusumanansonabile:neppure i rarissimi europw convertiti disiami smo hanno potuto penetrarla GHARDAYA, gennaio. C'è qualche cosa di più difficile che far parlare un arabo, ed è far parlare un berbero. Per avere qualche notizia sui costumi m'zabiti, ho dovuto interrogare i miei ospiti europei di Ghardaya. La guida, un uomo alto, bello, di un morbido color d'oliva, che ha venticinque anni, dalla prestanza e dalla maturità pensosa dei lineamenti ne dimostra quaranta senza scapito della giovinezza — razza magnifica, ben diversa da quei/li ossuti e giallognoli arabo-berberi che fan vtta cittadina e miserabile ad Al- psdvseins'ddvqd gerì — non me n'ha voluto dir nullaSilenzi reticenti, e frasi insignificanti eludiate con perfida abilità! La strana Isabella In fondo, vi chiedete se vi sia, al di fuori della lingua e dei dialetti locali, un mezzo di comunicare con l'indigeno dell'Algeria. Le pubblicazioni ufficiali assicurano pomposamente che tutti gli indigeni parlano e capiscono il francese; nulla è più lontano dal vero, se per conoscenza di una lingua si intente appena qualche cosuccia di più che l'intendere alla meglio parole come hotel, pourboire ed excurslon. Un automobilista che giunga in un'oasi perduta del Sahara può trovare un letto e degli alimenti con l'aiuto di un indigeno, che del resto gli offrirà sempre la propria ospitalità gratuita, di cui egli approfitterà con tanto maggior riconoscenza se ha portato seco un buon insetticida; ma chi s'illudesse di sondare con contatti diretti le profonditàle contraddizioni, gli improvvisi e insospettabili impulsi dell'anima musulmana sarebbe trascinato agli errori più crassi, nè lo salverebbe il conoscere a menadito la lingua di Maometto. L'arabo è, per una buona metà depopoli indigeni dell'Affrica del nord — i Berberi — m«o lingua straniera, un idioma colto ed elegante, che s'impara a scuola, spesse volte grazie ai Francesi e agl'Italiani, voglio dire nelle scuole aperte dagli europei e a volte perfino da maestri europei. Ma per avere appena una lontana illusione di poter discorrere con una certa sincerità con l'indigeno, occorrerebbe, oltre che conoscerne le vane lingue, essere, come è accaduto a pochissimi bianchiun maomettano. Nè sempre la conversione preserva l'europeo dalla dlffl-denza e dall'ermetismo che fanno di ogni anima islamica una inaccessibileMecca per un rumi. Il pittore Dinct hafirmato ritratti graziosi, un po' facile manierati, di quegli Arabi di cui ave-va adottato la fede; ma non so che egliabbia potuto illuminare il Governofrancese delle disposizioni di sei milioni di suoi correligionari algerini, etutto ciò che ha lasciato ai viaggiatori posteriori, avidissimi di conoscere latestimonianza di uno dei rari europei dell'Occidente islamizzati, è stata unavivida descrizione del pellegrinaggio atta Mecca, unica descrizione, perchèben lo si sa solo i maomettani possono varcar le soglie della città santa. E Isabella Eberhardt, l'inquieta e sensibile viaggiatrice slava, che morì a ventisette anni, musulmana, in un umile negozio di pizzicheria da leaperto in pieno deserto, a El Ued, nel soffocante Souf tutto dune di sabbiadopo avere scritto cingile libri e cooperato valorosamente alla penetrazione francese nel Marocco del sud, opera in buona parte sua, aveva %ìotuto così poco tener salde al suo cuore le antenne inafferrabili dell'anima araba e dell'anima berbera, che, per quanto fosse, oltre che musulmana, addirittura una marabutto, e fervidamente convinta che « non v'è altro Dio che Dio » e che « Mohamed è il suo profeta », non si liberò la poveretta, da un attentato che le cagionò gravissime ferite e avrebbe potuto anticipare per lei la morte violenta che il destino le assegnava, e che ricevette, per una singolare ironia della sorte, da una frana e e i a e à — i e - a. i i , o i i e e e n i n i r n à, ù a i d , i r i e , , prodotta da un acquazzone, in quel deserto dove non piove inai. Ncppur io dunque mi farò l'illusione di aver sollevato soltanto un lembo del velo che copre l'insondabile anima musulmana. Un luogo interdetto : la casa Il bizzarro e gentile spirito che ho evocato più su, e il cui ricordo sei/ue insistentemente ogni viaggiatore che s'avventuri in terra di Barbarla con desiderio di conoscere, quasi una scia di selvaggio profumo, aveva almeno un vantaggio inestimabile per chi esplora questi paesi: la Eberhardt era una donna. La grande nomade aveva accesso in quel luogo sacro che è rigorosamente interdetto, non solo alla curiosità, ina alla semplice vista dell'uomo europeo: la casa. Nessun europeo penetra nella casa di un musulmano, per la buona ragione che l'europeo che viaggia, è in generale un uomo. E l'uomo, anche se arabo o musulmano, l'uomo a qualunque razza e religione appartenga, non entra in una casa se prima non ne sono state allontanate e segregate in una recondita stanza tutte le donne. Qui, nello M'zab, dove vige il regime patriarcale, e dove i fratelli vivono insieme coi genitori in un'unica casa fino alla vecchiaia, e fino a impossibilità assoluta, con le rispettive famiglie e i rispettivi figli, l'uomo non varca la soglia del proprio domicilio se prima un onesto preannunzio del suo ritorno non ha fatto occultare tutte le donne salvo la sua (nel paesi arabi la tendenza alla monogamia è sempre più diffusa). Io pure mi sono divertito nel vedere la mia guida battere alla porta di casa sua tre colpetti un buon minuto prima d'entrarvi. Ma non diversamente avviene nel resto dell'Algeria. Isabella potè entrare nell'intimità araba, e perciò il suo aiuto fu tanto prezioso all'esercito francese, di cui però non fu ella, come hanno voluto far credere i suoi apologisti postumi, ascrivendolo ad onore, nè una spia nè un discreto emissario. Era anzi profondamente sospetta ai Francesi, che la perseguitarono con accanimento, molestati dall'irrequietezza d'una fanciulla che viaggiava continuamente in territori malsicuri e non sottomessi, e che in luoghi dove un tcnentlno era dittatore mostrava agl'indigeni un altro volto europeo, volto d'anima indipendente e ribelle — e femminile per gin nta. Potete forse credere a una donna; ma non credete mai ad un uomo allorché vi assicura di esser giunto a sorprendere i segreti dell'inaccessibile Islam. -' i e, a i i - ] i] o! e\ ri ai i a] o , o e ì n i l a, o e a o » n o e a a Noi siamo i nemici Perchè questa nostra invincibile difficoltà a metterci in contatto con l'anima indigena? Prima di tutto, l'ab Marno detto, per l'impossibilità di av vicinare le donne, se si eccettuano quelle di una certa tribù le cui figlie hanno rispetto alle loro consorelle europee il solo merito di appartenere ad un'unica schiatta, incaricata dicono, da Maometto di quella speciale missioneE non conoscere la donna significa non conoscere la casa, In sua vita, i suoriti, i suoi misteri. Ma poi sopra tuttol'Arabo e il Berbero continuano a considerare la gente bianca come il popolo infedele, Ieratica genia per eccellenza, oltrepassando le esigenze e i comandamenti dello stesso Maometto, che raccomandava di avere per i cristiani e per gli ebrei tolleranza e indulgenza, per essere anch'essi credenti, per avere anch'essi l'animo volto ad un'altra vtta; e così i rigori della repressione dopo la vittoria sull'infedele dovevano essere riservati, secondo II fondatore dell'islamismo, agli atei, ai pagani, sopra tutto ai politeisti e agli Idolatri, grandi e l'eri, se non niiiri nemici della religione coranica. Ma dopo tredici secoli dall'Egira, lo spirito islamico s'è andato denaturando, la religione che non aveva e non doveva aver clero ammette i privilegi della corporazione del marabutti, che formano oggi innumerevoli piccole dinastie, disseminate in tutto l'Islam; e allo stesso moda, l'antica transigenza e tolleranza dei musulmani, che fu specchio e vergogna degli spagnoli, quando a lor volta ebbero strappato all'Islam le terre della penisola iberica, e soppressero moschee e sradicarono famiglie e genti cacciandole In Affrica e distrussero tempi e palazzi, s'è andata perdendo e convertendo in astiosa e chiusa diffidenza, anche perchè se è facile al vincitore d'esser generoso, quando la generosità e nella sua naturanon lo è al vinto di perdonare e di dimenticare. Chissà forse che quest'eterna reticenza, questo insondabile ermetismoquesto apparente sonno che sottrae l'anima islamica a ogni nostro sforzo dinterpretazione, non costituiscano insieme al disprezzo di ogni bene che costi fatica e che imponga durezza e crudezza, insieme all'amore profondo d'una intimità gelosa e chiusa, intessuta d'inerzia e d'una inane e totale confidenza in Dio, uno fra i caratteressenziali di questo popolo? Ma ecco che avviene anche a me di peccare dpresunzione; e debbo pregare i lettordi non darmi retta. Riccardo Forte p Un magnifico tipo di Mozabita erì non me n'ha vlt di nll Ricche signore di Ghardaya, avvolte nel velo azzurro

Persone citate: Berberi, Eberhardt, Isabella Eberhardt, Mecca

Luoghi citati: Algeria, El Ued, Marocco