Ripercussioni di Alfredo Signoretti

Ripercussioni Ripercussioni Roma, 9 notte. Le conseguenze di un avvenimento politico dell'importanza degli Accordi firmati a Roma tra il Duce e Lavai si distenderanno senza dubbio lungo delle settimane e dei mesi ; è previsto un lavorìo lungo e delicato fra le Cancellerie: ma intanto sarà opportuno notare alcune reazioni e ripercussioni che, per la loro immediatezza, possono mettere a fuoco delle tendenze e degli stati d'animo. Innanzitutto bisogna far giustizia sommaria di una voce molto diffusa su pretesi prestiti da concedersi dalla Francia all'Italia; è il solito ritornello che sfida impavido le smentite più secche e che approfitta di ogni occasione favorevole o sfavorevole per ritornare in circolazione. Il punto di vista del Governo italiano su tale terreno è preciso: i prestiti esteri, a parte le ragioni squisitamente politiche d'indipendenza assoluta, costituiscono un gravame per l'economia nazionale; le attività sicure, redditizie, sono certe di trovare il più ampio finanziamento interno senza dover istituire una partita passiva con l'estero, formata dagli interessi e dalle quote di ammortamento. Naturalmente non è da escludersi, anzi dobbiamo fondatamente sperare, che la migliorata atmosfera politica fra i due Paesi renda possibile degli accordi per aumentare il volume degli scambi; sono queste le intese veramente benefiche che possono portare ad un reale accrescimento di ricchezza. Un timido accenno per lo meno a non peggiorare l'attuale situazione è nel relice esito delle conversazioni svoltesi a Roma; ma bisogna fare molto di più perchè le due Nazioni rimedino alla funesta anemia di 'raffici che si è andata sviluppane* negli ultimi anni. Era questo un chiarimento necessario per togliere consistenza ad una campagna che sostanzialmente mira a diminuire il prestigio della nostra politica e che, se può essere concepibile in circoli stranieri ostinatamente nemici dell'Italia e del Fascismo, non dovrebbe trovare alcun credito presso ambienti borsistici e speculatori nostrani. All'orizzonte più particolarmente politico si osservano, oltreché dei sintomi sfuggenti e irresponsabili, anche delle precisazioni ufficiali; in Francia la eco è stata generalmente favorevole; il Gabinetto è solidale con il suo Ministro degli Esteri e le sorprese proprie del giuoco parlamentaristico appaiono inammissibili; in Inghilterra l'impressione è stata ottima, come era da prevedersi, e la riluttanza a sottoscrivere nuovi obblighi, anche se essa è sempre più un anacronismo nel rovesciamento di posizioni politiche geografiche e strategiche, non deve suscitare alcuna delusione: Londra sarà sempre con chi offra la garanzia di assicurare il più stabile equilibrio nel continente. Non solo, ma il Foreign Office sembra che voglia approfittare del momento propizio per spingere a fondo la realizzazione dell'obbiettivo già delineatosi precedentemente, riaprire le discussioni sugli armamenti e ricondurre in tal modo la Germania nel cerchio normale di una politica di conciliazione e di collaborazione. Il richiamo nei colloqui fra il Duce e Lavai, alla questione degli armamenti era stato interpretato, per un'errata indiscrezione, in un senso unilaterale e antagonistico che esso assolutamente non aveva; al contrario, siamo dinanzi ad un tentativo energico e ragionato per far uscire tale problema ispido e velenoso dall'angolo morto in cui è rimasto, e per il ritiro della Germania dalla Conferenza e dalla Società delle Nazioni e per l'atteggiamento negativo della Francia esposto nel memorandum del 17 aprile dell'anno scorso. Ciò è stato compreso perfettamente in Inghilterra; ma quel che ci ha colpito più favorevolmente è il fatto che l'abbiano capito i giornali tedeschi, pur così guardinghi e sospettosi fuori posto. La liquidazione delle controversie italo-francesi; la prossima decisione plebiscitaria per la Saar ; l'auspicato Patto di Non Ingerenza che sanzionerà la necessità dell' indipendenza austriaca, sono tutti degli atti convergenti verso quella solidarietà europea che ha nel Patto a Quattro la sua chiave di vòlta: ebbene la pietra di paragone che nei mesi vicini saggerà la volontà collettiva dell'Europa per un assetto pacifico, sarà fornita proprio dalle discussioni sugli armamenti. Probabilmente se la Germania non si ostinerà in una condotta negativa o diffidente verso la Repubblica Au-,-ri«ica, i tempi saranno maturi per una soluzione non davvero idilliaca ma pratica, ma tale da riconoscere il diritto di ognuno alla propria difesa e alla propria sicurezza. Gli stessi giornali francesi più sciovinisti ci autorizzano a pensare yd una simile maturazione; i Débats, nelle loro tesi estremiste, non arrivano a congetturare alcuna specie di sanzioni, consigliano solo a non accettare limitazioni negli armamenti futuri del loro Paese : portata su questo terreno, una formula di compromesso, che non può essere tecnica ed aritmetica ma che sarà squisitamente politica, potrà essere trovata. Forse, anzi, è già insita nel memorandum italiano del gennaio 1934. Non c'è politica estera più coerente di quella fascista, malgrado le frequenti accuse di evoluzionismo; sono gli altri che evolvono. Ricordate il famoso circolo vizioso delle riparazioni e dei debiti di guerra? La soluzione concreta adottata fu infine quella indicata e proposta dal Duce dieci anni prima; l'identica evoluzione, e non da parte nostra, si sta ripetendo sul problema degli armamenti e sul problema dell'indipendenza austriaca. Il male dell'Europa è consistito nella faticosa lentezza con cui troppo spesso i Governi responsabili di questo o quel Paese si sono resi consapevoli della bontà, o meglio della necessità, delle direttive mussoliniane. Per quindici anni la Francia cadde frequentemente nell'errore e vide combinazioni e calcoli ai suoi danni là dove era audace previggenza dei bisogni europei; che la Germania non ripeta l'errore scorgendo da per tutto manovre insidiose di accerchiamento. Persino gli Stati della Piccola Intesa rivedono i loro preconcetti e si rendono conto che la rigida nostra tutela dell' indipendenza austriaca non è ambizione di dominio, ma desiderio e ferma volontà di pace, di equilibrio, di giustizia. Alfredo Signoretti IL RITORNO DI LAVAL A PARIGI (Per filo alla stazione telefotografica de LA STAMPA).

Persone citate: Duce