Kaers, recordman in pista, campione sii strada

Kaers, recordman in pista, campione sii strada INTERVISTA COL GIGANTE DI VOSSELAER, " ASSO „ DAI TITOLI MONDIALI Kaers, recordman in pista, campione sii strada Figlie di un papà dì 120 chili -110 vittorie in un anno - Come i consigli paterni gli fruttarono la maglia iridata - «A Lipsia non ho danneggiato Guerra, avversario che stimo più di tutti» VOSSELAER, gennaio. Vosselaor è come tutti gli innumerevoli paesi della piana e verde Cam pine; situato a qualche centinaio dimetri dalla frontiera olandese, in uno degli angoli più pittoreschi delle Fiandre, non sarebbe stato certo molto conosciuto nemmeno da noi belgi se di colpo Kaers, l'eroe del paese, non fosse assurto alla notorietà. Nemmeno qui l'anno scorso si sperava tanto. Ci è stato facile, dunque, sbrogliarci tra le viuzze per giungere fino alla casetta del campione del mondo, o, per meglio dire, a quella dei suoi parenti. Sulla nitida facciata color rosso mattone spiccano le seguenti parole: Kaers, commerciante di bestiame. Corridore a 12 anni Infatti la famiglia di Kaers si è dedicata, si può dire di padre in figlio, al commercio del bestiame, professione lautamente rimunerativa. Kaers è, dunque, cresciuto nell'opulenza. Fin da bambino suo padre affermava: ne farò di lui un campione dì ciclismo. Ben lungi era papà Kaers, un colosso che pesa non meno di 120 chili, di pensare cheil suo bambino, che scorrazzava già in bicicletta a quattro anni, sarebbe divenuto davvero campione del mondo dei routiers ed un « asso » della pista a meno di venti. Lo sperò un giorno quando suo figlio riuscì a vincere, ancora ragazzetto, il grande trofeo della Società ciclistica locale, trofeo che lui stesso non era riuscito, malgrado che nella sua giovinezza si fosse distinto tra i corridori locali, a strappare ad onta dei suoi due campionati intersociali. Il trofeo veniva attribuito solo al corridore che lo vinceva tre volte consecutive. Da quando fu fondato, cioè una ventina di anni fa, solo Kaers figlio è riuscito a realizzare tale prodezza, vendicando, così, l'amor proprio del padre, che per un banale incidente di macchina nel 1912 se lo vide sfuggire. Karel Kaers non aveva allora che quattordici anni e correva già da due, vincendo tutte le prove alle quali si presentava. Si parlava senz'altro di unvero fenomeno e la rivalità col suo amico Danneels, lo stesso che fu selezionato per lApsia, riempiva le gazzette locali. L'atletico ragazzo, uh vero colosso per la sua età, era, infatti, imbattibile in volata. E' che Kaers, fin da ragazzo, allenandosi sulle belle strade piane della stia Campine, aveva potuto affinare i suoi grandi mezzi di velocità, sfuggendo sovente sotto il naso dei doganieri che lo inseguivano ad ogni passaggio della frontiera. Il ragazzo, come vi abbiamo dettoconsigliato e spronato dal padre, non aveva allora che una sola preoccupa zione: divenire un routier. Vi riuscì solo nel 1932, quando, cioè, si dedicò completamente alla strada, riportando innumerevoli vittorie: 110 in tutto, di cui 59 come jnniore, tra le quali biso gna annoverare quella nella famosa «Stella degli Juniori», una prova in tre tappe, tutte terminate con la vittoria regolare in volata del nostro fu turo campione. Speranze e delusioni La popolarità di Kaers aveva intanto superato le frontiere della sua regione: la Campine, e la rivalità con Danneels, l'a asso » di Gand, si eraquindi, acuita. Il campione del mondoche era riuscito già a battere l'avversario, non aveva esitato ad affrontarlo sul suo terreno, ove questa volta fu regolarmente battuto. I due avversari parteciparono allora ai campionati della categoria, che furono vinti da un illustre inconosciuto. Immaginatevi igrande dispiacere del diciassettenne Kaers, che, quando la sera rientrò nell'ospitale casetta famigliare, fu accolto... con due sonori scapaccioni dal pa dre che non gli perdonava, dopo la sua seconda foratura, di non aver continuata la corsa. Come vedete, la carriera iniziale di Kaers è stata piena di promesse e non priva di delusioni, poiché, dopo questace ne furono delle altre, malgrado che la fama del nostro eroe pochi mesi dopo superasse le piccole frontiere deBelgio. E' quello che ci ha raccontato il padre di Kaers, che ci ha accolti con amabilità, annunciandoci nello stesso tempo che il suo ragazzo — è così che lo chiama ancora —■ sarebbe giunto ben presto a Vosselaer, avendo ottenuto per quel giorno una delle tante licenze... premio per rimettersi del banale incidente automobilistico. Infatti, poche sere prima, Karel Kaers ritornando alla sua caserma — come sapete, icampione del mondo è attualmente soldato del genio ad Anversa — pilotando la sua automobile, per un guasto avolante, urtò tre alberi, finendo infine nel fossato della strada. Ma la sua buona stella non lo abbandonò nemmeno questa volta: egli si rialzò con solo qualche graffiatura. Il buon papà Kaers, con la caratteristica ospitalità della gente fiamminga, ci ha accolti, dicevamo, con espansività, pregandoci d'attendere il figlioMa l'attesa non è stata troppo lunga in compagnia della loquace famigliolacomposta, oltre che dai genitori dKaers, di una gentile signorina non inetto imponente di Kaers stesso... cento chili ed un buon metro e settanta d'altezza. Eravamo, dunque, in compagnia di colossi. — Non sarai mai un vero routier — gli dissi dopo questa disfatta — con finirò a raccontarci il padre. — Ma è campione del mondo — in terrompiamo noi. — Un poco anche per me — continua papà Kaers — ed ecco per quali ragioni. Dopo la sua disfatta nel campionato nazionale degli juniori egli fu deluso e cominciò, malgrado tutti i mierimproveri, ad allenarsi per il campionato della stessa categoria, ma su piata. Voleva di colpo divenire un pistard perchè, diceva lui, in pista il corridore non perde un tempo prezioso a riparare le forature (e di forature il nostro atletico campione in erba né sapeva qualche cosa) La stagione era quasi terminata e i o i quindi, lo lasciai fare, anche perchè conoscevo le sue grandi disposizioni per la velocità. Vinse, e cominciarono davvero, per lui e per me, i guai. Fino allora il ragazzo aveva seguito con attenzione i miei consigli, nm poi si montò la testa, specialmente quando s'accorse di colpo che su pista poteva rivaleg¬ giare con i migliori. Eravamo giunti alla fine del 1932. Mio figlio, che aveva sollevato entusiasmo ed interesse nei campionati degli « juniori » su pista, cotninciò a correre al velodromo di Snìmerbeck, sul quale in quell'annata sfilarono quasi settimanalmente gli «assi » della velocità, da Scherens a Michard, da Folk Hansen a Richter. Gli organizzatori l'opposero ai migliori campioni. Se la cavò, con grande mia disperazione, brillantemente. Pensavo che il mio ragazzo sarebbe stato perduto per la strada. Infatti, durante tutta quella invernata scorazzò di pista iti pista, affermandosi poi clamorosamente negli « Omnium » a Parigi. Fra la pista e la strada Intanto si era impegnata una polemica tra i due più importanti quotidiani sportivi: i valloni ritenevano che Kaers avrebbe dovuto del dutto dedicarsi alla pista come «sprinter»; i fiamminghi, pur sostenendo la stessa cosa, asserivano che gli « Omnium » si adattavano assai meglio ai mezzi del futuro campione del mondo. Mio figlio fu incerto sulla via da scegliere. Io lo consigliavo sempre per le corse su strada. La pista l'avrebbe, a mio avviso, dovuta soltanto praticare nell'inverno. A forza di gridare ebbi ragione. Karel ricominciò un po' tardivamente a correre su strada. Vinse ancora qualche corsa, ma non fu regolare, anche perchè da jnniore dovette d'autorità passare quasi di colpo professionista. Fatto sta che alla fine del '33 ricominciò a correre su pista, riportando successi su successi. Si seppe, alla fine dell'inverno scorso, che i campionati mondiali si sarebbero disputati a Lipsia, cioè su un circuito completamente piano. Voi giornalisti cominciaste a riparlare del « routier » Kaers, affermando che questa sarebbe stata la buona occasione per lui per diveni) e campione del mondo. Mio figlio, lusingato da una probabile selezione per la grande prova mondiale, infine ascoltò i miei consigli e fin dall'inizio della stagione cominciò a correre nelle numerose prove locali in circuito, ove si distinse più di una volta, totalizzando una diecina di vittorie, tra le quali notevoli quelle di Anversa e di Ostenda. Corse anche i campionati del Belgio per prepararsi a quelli mondiali, poiché a quell'epoca la sua selezione era quasi certa. Si distinse, ma poi abbandonò negli ultimi giri per incidenti di macchina. Il resto lo conoscete; Karel andò a Lipsia e vinse il campionato del mondo davanti a Guerra. Quel giorno, malgrado il mio fermo carattere, dovetti ricredermi davanti all'evidenza: Kaers era campione del mondo dei... « routiers ». Nel frattempo giunge il soldato Kaers. Effusione, abbracci tra i parenti e reciproca stretta di mano, poiché siamo per lui delle vecchie conoscenze. Il campione del mondo non si fa pregare. Siede alla nostra tavola e diviene loquace quando gli parliamo di una intervista per La Stampa. Il fiammingo ha, infatti, una viva simpatia per gli italiani e specialmente per i torinesi che per primi (degli italiani) lo accia marono dopo i campionati del mondo, malgrado che la stampa transalpina non sia stata a «jneifoccasioiie larga di elogi a riguardo del campione. Ricordi di Lipsia Karol Kaers non è eccessivamente loquace e, per rimuoverlo dalla sua consueta apatia, bisogna toccardo nell'amor proprio. — Dopo i campionati del mondo — ci ha detto il fiammingo — mi avete criticato, affermando che non sono un campione completo. Mi avete rimproverato di aver corso per la prima volta una prova di 825 chilometri e di averla vinta, cingendo la muglia dai colori dell'iride. La miu vittoria non fu regolare!' So che in Italia si è parlato molto a riguardo del famoso incidente nella volata finale. Per mio conto, penso di non aver danneggiato Guerra, un avversario che stimo più di tutti, ma che mi sento capace di battere in volata nelle prove facili, come fu il campionato del mondo. Perchè attribuirmi tutte le colpe se la corsa in questa occasione fu monotona? Avevo tutte le ragioni, data la mia poca esperienza e la fiducia nel mio spunto finale di velocità, d'attendere pazientemente che ì fatti maturassero mantenendomi sempre nel gruppo di testa. Non feci che seguire i consigli dei miei dirigenti, e vinsi anche perchè ero partito con la convinzione di questa vittoria, die mi doveva servire anzi'Uto a dimostrare s i , u , . l e i o e , e i l e i o , : . o é . e o i i , a a — e a a ' a i e a e e ì e e a i e a mio padre, malgrado la sua opinione, che ero divenuto un vero campione. E qui il fiammingo osserva sornionamente il padre, che dischiude la bocca in una convulsa risata che si comunica a tutti i presenti che sono installati intorno alla tavola della stanza da pranzo, tra cui anche il sottoscritto. E, semine scherzando, il padre dice — Sei campione del mondo, ma non un « routier » completo. Karel Kaers sopporta male lo scherzo del padre, specialmente per la nostra presenza. Quindi risponde risentito: — Non sono un campione completo f Per la pista sei convinto, neh! Per la strada te lo dimostrerò tra qualche mese, se il mio colonnello, coinè mi ha promesso, mi permetterà di allenarmi la mattina. Progetti per l'annata E rivolgendosi a noi, il campione del mondo continua: — Ho, infatti, ferma intenzione di dedicarmi completamente alla strada nella prossima stagione. Intanto questo mese correrò pochissimo su pista per riposarmi completamente prima di cominciare l'allenamento. Il mese prossimo lo ìnizierò progressivamente, cosiccliè ai primi di marzo sarò pronto per iniziare l'attività di « routier ». Correrò prima da noi e più precisamente la Liegi-Bastognes ed il Giro delle Fiandre, per poi partecipare alla prima classica francese: la Parigi-Roubaix. Infine correrò, sempre per conto di una marca di cicli francese, la Francis Pelissier, la Parigi-Tours e il Circuito di Parigi. — Pensate, dunque, seriamente ai prossimi campionati del mondo ? — E come, perchè ho promesso al mio colonnello, che ha per me le più care attenzioni di fervente appassionato, non negandomi né licenze né permessi, di difendere e mantenere la maglia dai colori dell'iride al prossimo campionato del mondo che si svolgeranno a Francorchamps. Molti ritengono che non sarò mai un grande ar ramplcutore. Ho invece la certezza che, senza divenire un grande arrampicato re, riuscirò a difendermi sulle salite e ad essere sempre fra i primi sulle cime. E' questione di metodo. La scorsa stagione, per i campionati del Belgio, mi allenai molto sulla famosa « Cittadelle » di Namur. Ebbene, quando mi presentai ai campionati a Francorchamps mi difesi, malgrado fossi poco preparato, restando, anche sulle più dure salite, sempre nel gruppo di testa. Quest'anno conto, dunque, prepararmi per lo meno un mese prima sullo stesso circuito dei campionati del mondo. — Avete, dunque, buone speranze a riguardo? — E perchè no? Certamente non posso dire che sono oggi il più forte routier del mondo, specialmente per le più difficili corse europee. Ma sono, però, in grado di difendermi, ed a Francorchamps sarò pronto a difendere a denti stretti il mio titolo. Prima di congedarci da Kaers il fiammingo ha tenuto ad esprimerci il suo desiderio, non solo di poter ben presto riconcedere una rivincita a Guerra, il suo grande avversario di Lipsia, ma anche di correre in Italia una delle nostre più classiche corse, per dimostrare praticamente la considerazione che ha pc-r i nostri sportivi e per i nostri corridori, e particolarmente per il campione d'Italia. Abbiamo allora colto l'occasione per domandargli che cosa pensa di Guerra. Guerra è un fenomeno — Il vostro campione è un vero fenomeno — ci ha detto Kaers dopo aver riflettuto. — E' veramente formidabile su strada; una locomotiva che divora chilometri, a cui per tenergli dietro bisogna impegnarsi a fondo. Vero grande campione, perchè è anche fortissimo in volata. Naturalmente, vi parlo del corridore Guerra che ho visto a Lipsia e che ho incontrato nelle numerose corse in circuito tanto in Italia che all'estero. Campione completo su tutti i rapporti,- quindi difficile è batterlo. Se riuscirò l'anno prossimo a Francorchamps, ove certamente sarà presente, sarò campione del mondo! Ma col vostro campione non c'è da scherzare; non bisogna farsi troppe illusioni. Si può batterlo una volta. Ma si riuscirà la seconda, specialmente su un circuito che si adatta meglio ai suoi mezzi che ai miei? — E che cosa pensate del campione d'Italia quando corre in pista? — Vi devo confessare che sono stato uno dei più grandi ammiratori del mantovano quando lui stesso ancora non sapeva che sarebbe divenuto un « asso » anche «elle prove su pista. Ricordate la ~5 ore di Bruxelles che Guerra vinse con Dinaie dopo la sua bella affermazione nel suo primo Giro di Francia* Erano fantastici gli italiani in quell'anno, 1930. Ero presente a Bruxelles, ove trascorsi, ancora ragazzo, tutta una nottata. La prima nottata che passavo fuori casa. Ne ritornai entusiasta delle prove su pista e mi misi in testa di divenire anch'io un «asso». Non erano che dei sogni, che si sono poi avverati. Bisogna dirlo francamente: Guerra non è soltanto spettacolare su pista; è veramente forte. Che diavolo d'avversario negli inseguimenti! Per batterlo in questa sua specialità, ove, a mio parere, eccelle, bisogna contare su particolari condizioni. Per questo motivo è anche molto forte nelle i Americane » Non ci è restato che ringraziare e congedarci dall'ospitale famiglia Kaers. Il fiammingo, accompagnandoci sulla porta della sua casetta, ci ha detto: — Non dimenticate di dire che conto dimostrare l'anno prossimo d'aver meritato il titolo! E' questo che Kaers vuol dimostrare. Ci riuscirà? Il ragazzo è pieno di volontà: ecco, dunque, l'avversario da battere per i rappresentanti italiani che saranno a Francorchamps, neutri ospiti nel mese d'auosto. . .'.Wn Collignon. Istqspt

Persone citate: Collignon, Danneels, Folk Hansen, Francis Pelissier, Karel Kaers, Richter