Il testo degli accordi firmati a Roma tra Italia e Francia di Alfredo Signoretti

Il testo degli accordi firmati a Roma tra Italia e Francia Il testo degli accordi firmati a Roma tra Italia e Francia Territori per 114.000Km. quadrati attribuiti alla Libia -Rettifiche alla frontiera tra Eritrea e Somalia francese - Le convenzioni per gli italiani della Tunisia prorogate al 196S - Partecipazione dell9Italia alla ferrovia Gibuti-Addis Abeba - L'intesa intorno all'indipendenza dell'Austria ed agli armamenti Fuori da ogni equivoco gRoma, 8 notte. |II comunicato di questa sera offre j paiono in pieno la vastità e 1 importanza delle intese raggiunte, degli obiettivi comuni senza bisogno di abbandonarsi a ipotesi più- o meno fantastiche. Sarà opportuno quindi, nella ridda di commenti, di interpretazioni e di congetture che seguono l'avvenimento, non perdere mai di vista questo testo ufficiale che, nel¬ la sua dizione e nei suoi argomenti, non si presta a equivoci. I compensi coloniali, in base all'ormai famoso articolo 13 del Trattato di Londra, sono regolati in maniera definitiva attraverso delle cessioni territoriali, che ormai attendono solo l'opera delle Commissioni di delimitazione delle frontiere. Per tali cessioni in Libia sarà possibile una maggiore vigilanza sahariana in un più ampio raggio di penetrazione, mentre in Eritrea, attraverso una zona sia pure molto limitata, l'Italia si affaccerà sullo stretto di Babel-Mandeb verso l'aperto Oceano Indiano: fatto di notevole interesse per il migliore collegamento delle nostre due Colonie dell'Africa orientale. Su questo settore va tenuto presente l'annuncio della partecipazio ne dell'Italia all'esercizio della fer¬ rovia Gibuti-Addis Abeba; insieme con la riconosciuta opportunità di sviluppare le relazioni economiche dell'Italia e della Francia con le Colonie in Africa e con i paesi vicini, si apre un vasto orizzonte di collaborazione che metterà alla prova lo spirito e il valore degli accordi: eliminate le diffidenze e i risentimenti reciproci che finora avevano impedito la cooperazione auspicata solo in voti dottrinali, le due Potenze hanno in Africa un campo immenso per rendere efficienti le loro capacità di diversa natura ma integrantisi. L'accordo per gli italiani in Tunisia deve essere considerato sotto questo angolo di visuale collaborazionista; la nostra legittima sensibilità morale su tale problema di amore patrio, era rimasta ferita dai continui tenfativi francesi di snazionalizzazione; proiettando in un tempo lontano, più di una generazione, e con le necessarie cautele la soluzione, vogliamo augurarci che la solidarietà oltre che italo-francese, europea, sarà diventata allora fattore stabile di pace e di attività feconda. In Africa, quindi, non si è proceduto soltanto alla liquidazione di tristi e dolorosi ricordi, si è pensato anche al domani; le interferenze restano molteplici, le risorse potenziali sono infinite: il Continente dell'avvenire non può essere chiuso ad un popolo vigoroso, giovane, che ha meritato una proficua espansione pacifica adeguata ai suoi bisogni e al suo slancio. In Europa l'attesa della collaborazione italo-francese è immediata ; i due Governi chiamano a raccolta in un lavoro di ricostruzione indispensabile, gli Stati più travagliati da rivalità e da odii. Naturalmente il fronte è largo ; ma non poteva essere diversamente perchè, facendo perno sull'indipendenza dell'Austria, si offre un panorama di paesi e di problemi difficilmente limitabile. Ripe tiamo quanto abbiamo scritto nei giorni scorsi: alla base dell'opera di pacificazione è la perfetta concordanza dell'Italia e della Francia per salvaguardare, contro ogni minaccia ed ogni sorpresa, la libera sovranità della Repubblica austriaca; l'Italia non da ieri ha coerentemente affermato di non mirare ad alcuna posizione di privilegio su Vienna, ma sempre ha considerato la questione sotto un aspetto generale di difesa dell'equilibrio europeo ; quando, abbandonando ogni pregiudizio, sfruttato con evidente malafede, si riconosce una tale verità, l'intesa non può mancare. E' merito della Francia averne, per prima, preso atto lealmente; gli altri Stati seguiranno perchè chi si appartasse, dimostrerebbe di nutrire delle aspirazioni e delle velleità contro di cui è sempre più opportuno premunirsi. Il rispetto per l'indipendenza austriaca porta seco il rispetto fra i vari Stati contraenti; ciò non deve essere interpretato come una condanna del revisionismo là dove l'eliminazione di palesi ingiustizie non rischia affatto di turbare l'equilibrio; vige tuttora l'articolo 19 del Patto della Società delle Nazioni, che è e deve funzionare come una pacifica valvola di sicurezza per rimediare asituazioni insostenibili. Noi siamo certi che qualora si arriverà a stabilire un minimo di collaborazione, molti dissidi che sinora sono apparsi insormontabili, perderanno almeno della loro asprezza e forse maturemuo verso soluzioni soddisfacenti o per tutti. Con l'accordo di Non Ingerenza, che ci auguriamo non debba annoverare alcuna assenza, paralle|lamente dovrà svilupparsi la collabo- e j razione economica che ha avuto un i o i ¬ , i mente preoccupati della tremenda situazione dei traffici, si aspettano dei risultati pratici e l'aspettazione non va delusa. Immaginiamo che dal Mare del Nord e dal Baltico all'Adriatico penetri un nuovo respiro di scambi, oggi anemizzati all'estremo; ciò sarebbe l'inizio di un ritorno alla prosperità in tutta l'Europa, In questo sistema non v'è alcuna punta antitedesca, naturalmente se e in quanto la Germania accetta la realtà indiscutibile dell'indipendenza dell'Austria; ciò sia per la sostanza che per la forma: infatti è noto che già tre giorni prima della firma, il Governo di Berlino è stato informato sugli accordi attraverso le comunicazioni degli Ambasciatori d'Italia e di Francia, e che a Palazzo Venezia l'Ambasciatore Von Hassel partecipò ad una lunga, commentatissima conversazione col Duce e con Lavai. Nè il richiamo, negli accordi, alla questione degli armamenti deve essere giudicato come una presa di posizione contraria in senso assoluto e unilaterale alla Germania; fra qualche settimana, decisa la sorte del bacino della Sarre e ottenuta, secondo i voti e le probabilità, l'adesione all'accordo di Non Ingerenza, il problema degli armamenti sarà giunto al suo pe- ri°d° di maturazione. E la soluzione non potrà aversi che tenendo conto dei dati di fatto e del principio di parità morale, senza di cui non si può fondare una schietta collaborazione fra le grandi Potenze. Alfredo Signoretti

Persone citate: Babel, Duce, Von Hassel