La sostanza degli accordi! secondo la stampa francese

La sostanza degli accordi! secondo la stampa franceseLa sostanza degli accordi! secondo la stampa francese Parigi, 7 notte, i mSull'esito dei negoziati di Roma cl'Agenzia Havas diramava questa I rsera prima delle dichiarazioni di Mussolini e di Lavai, il seguente comunicato: Nella loro forma finale, gli strumenti diplomatici che saranno firmati a Roma comprendono: 1) il comunicato ufficiale sull'armonizzazione delle vedute dei due Governi tanto per le questioni africane come pei principali problemi di politica generale: 2) un processo verbale col quale l'Italia e la Francia si impegnano a consultarsi nel caso di una nuova minaccia contro l'indipendenza dell'Austria e raccomandano a tutti gli Stati vicini o successori di associarsi alla loro iniziativa e di firmare fra di loro un patto col quale le Potenze interessate si impegneranno a rispettare scambievolmente le loro frontiere e a non immischiarsi reciprocamente nei loro affari interni; 3) tre progetti di convenzioni Icoloniali, l'una "regolante lo statuto 1degli italiani in Tunisia, i cui priviI legi cesseranno dopo il 1965, gli altri (due fissanti le concessioni territoriali iaccordate dalla Francia all'Italia al Sud della Libia e in Somalia; 4) infine un protocollo col quale i governi francese e italiano, interpretando la dichiarazione delle cinque grandi Potenze sull'uguaglianza dei diritti in data 11 dicembre 1932 [sj dichiarano d'accordo per conside rare il riarmamento della Germania come illegale, finché un accordo speciale non sarà stato concluso a tale riguardo dal Reich con le grandi Potenze. « Mussolini e Lavai, del resto, si nropongono di fare stasera alla stam- ui liuuii,su,1u ut iait ci iuol l ti aita oiaiu- jpa dichiarazioni che preciseranno la e a è a e o . a a nhincoitmppriatfisadrrlSnIportata degli accordi di Roma il cui testo rimarrà provvisoriamente segreto. « La partenza da Roma di Lavai per Parigi resta fissata a martedì mattina ». La conclusione dell'accordo franco-italiano è salutata a Parigi con intensa soddisfazione. Il Temps scrive: « Non possiamo che rallegrarci della lieta fine dei negoziati e del fatto nuovo, nel vasto campo internazionale, idi una fiduciosa cooperazione della Francia e dell'Italia in uno stesso pensiero di conciliazione e di solidarietà europea. E" un grande successo pel Governo dei due Paesi e non vi è nessuna esagerazione a dire che la conclusione dell'accordo franco-italiano, iffcrmante completa identità delle vedute dei Gabinetti di Parigi e di Roma ner quello che concerne i problemi di politica generale che si presentano in Europa c regolante le questioni francoitaliane propriamente dette che si presentano nell'Africa del Nord, costituisce un evento di primaria importanza per lo sviluppo della situazione internazionale. « La promessa enunciata nei discorsi pronunziati sabato sera a Palazzo Venezia è stata mantenuta: la grande speranza che aveva fatto nascere la prospettiva di una intesa tra la Francia e l'Italia non è stata disillusa. Naturalmente, è solo quando si avranno sotto gli occhi i testi definitivi ufficiali dell'istrumento diplomatico che Mussolini e Lavai stabiliscono oggi, che si potrà discutere con piena conoscenza di causa le condizioni nelle quali il riavvicinamento si è fatto. I termini del documento saranno da esaminarsi davvicino per calcolarne con piena certezza gli effetti diretti e indiretti. Ma quello che fin d'ora sì può dire è il fatto che l'accordo esiste e che domina ormai non soltanto le relazioni franco italiane ma anche la politica delle due Potenze sul piano europeo, è di natura tnle da contribuire efficamente alla pa- gaaldstLdFgdtsecdAsècamSnIcUicazione del continente»* -\ Wladimir d'Ormesson, valendosi a l e i o o e a e a , a , è o , o o, a, a o e, o o rl e o ie a a i o o a - i~e' sul Figaro di un linguaggio meno protocollare, osserva che l'interessante nell'accordo di Roma è il fatto che ambedue i Paesi, pur restando fermi sul principio dell'indipendenza austriaca, non abbiano escluso nessuno da una intesa che si augurano larga, pratica e stabile. « Questo atteggiamento — continua il giornale — è il più giusto che si potesse adottare e indica chiaramente quello che si deve attendere dalla cooperazionc franco-italiana, come pure i limiti nei quali essa e destinata a svolgersi ». Ricordando h previsioni da lui fatte alcuni giorni addietro, il d'Ormesson nota, infatti, che, a suo giudizio, l'accordo italiano non ha nulla di miracolistico, ma tiene il giusto conto dell'interesse comune come degli interessi particolari dei due contraenti. •.< La Francia e l'Italia — dice — sono due grandi Potenze. Questa semplice constatazione di fatto comporta due ordini di cose: 1) che non si può chiedere nè alla Francia nè all'Italia di subordinarsi l'una all'altra: che ognuna delle due Nazioni possiede certi interessi o certe posizioni che le sono proprie e quindi e. ofa prima condizione di una buona inte sa è che riconoscano entrambe questo stato di cose e lo rispettino; 2) che proprio perchè la Francia e l'Italia sono due grandi Potenze esse sopportano pure responsabilità proporzionate all'Importanza della missione che esse assolvono. Ora durante troppi anni il problema franco-italiano ha pesato sull'Europa. Esso ha irritato molti negoziati e li ha rosi sovrattutto negativi. Fu questo, per la collettività europea, un elemento detestabile di inquietudine e, di conseguenza, di paralisi. Questo periodo è ormai chiuso. La Francia e l'Italia sono decise a non ricadere in questi errori ed a coniugare l loro sforzi, in vista di un miglioramento duraturo della situazione internazionale. « Chi, ad eccezione di coloro che pescano in acque torbide, non saluterebbe con gioia queste decisioni? ». Anche l'Information insiste sul fatto che Francia e Italia non rinunziano ad alcuna delle loro tendenze particolari nè ad alcuno degli interessi o dei sentimenti che le spingono verso questa o quella alleanza od amicizia. « Le due Potenze — scrive l'organo finanziario — non abbandonano affatto le loro legittime ambizioni di grandi Paesi. Essendosi spiegate, si accordano per tentare di far prevalere i consigli di ragione e di prudenza che esse hanno l'alta preoccupazione di poter dare ai loro associati e ai loro amici. Non cercano di esercitare un arbitrato nè, a più forte ragione, di imporlo. Esse non cercano che di chiarire l'atmosfera. I discorsi scambiati sabato da Mussolini e Lavai sono a tale riguardo significativi. Diversi di tono, l'uno più preciso e l'altro più generale, essi sono eguali per quello che conceril fatto: i Governi francese e ita¬ liano si augurano di intraprendere una opera comune, capace di scartare i pericoli che minacciano la p-ce. In tal modo è naturale che 11 risultato delle conversazioni di Roma sia anzitutto un risultato morale ». Com'era da prevedere, l'opposizione da parte di quelle sfere che non hanno mai tralasciato di avversare il viaggio di Lavai non è cessata neppure dopo la conclusione degli accordi. In alcuni ambienti si tiene ad osservare che i brindisi pronunziati anchetto dell'ambascia- ieri sera al banchetto tore di Francia differivano notevolmente di tono e che mentre Lavai pronunziò per ben quattro volte la parola « pace » Mussolini tenne a riaffermare i principii della politica italiana e a non rinunciare in nulla al revisionismo, in specie per quanto riguarda l'Ungheria. Comunque fino a questo momento, tali voci" di-1 scordanti si perdono nel coro delle i altre e non riescono a turbare la soddisfazione del successo diplomatico romano. Molto commentato è in queste sfere il lungo colloquio svoltosi a Palazzo Venezia fra Mussolini e Lavai, Suvich e l'ambasciatore di Germania von Hassel, C. P. 'o

Persone citate: C. P., Mussolini, Suvich