Gli accordi italo-francesi Mussolini e Laval

Gli accordi italo-francesi Mussolini e Laval \Janno cruciale comincia sotto i segni propizi di un'intesa feconda Gli accordi italo-francesi Mussolini e Laval Creazione contìnua Roma, 7 notte. L'accordò tra l'Italia c la Francia è un fatto compiuto; questa sera alle otto, a Palazzo Venezia, è avvenuta la firma dei documenti. Fin dal primo contatto tra il Duce e Lavai ci era avuta l'impressione di fiducia, che poi ha dominato nei due giorni successivi di lunghi colloqui tra i due Uomini di Stato, di faticosi lavori degli uffici e ciò malgrado le difficoltà inerenti a trattative complesse e delicate. La preparazione delle due Cancellerie era stata seria, accuratissima; ma quando il signor Lavai ha preso il treno per Roma le intese non erano definite nei loro particolari; naturalmente esistevano delle divergenze, delle lacune che, come in ogni negoziato, dovevano trovare la loro soluzione al momento conclusivo. Le trattative non subirono alcuna fase di arresto; sempre fu schietta la convinzione che all'accordo finale si sarebbe arrivati, ma bisognava chiarire, precisare fino allo scrupolo perchè nei Protocolli da firmare non restassero dei punti che domani potessero prestarsi agli equivoci. Dal comunicato, dalle dichiarazioni alla stampa che abbiamo avuto l'onore di ascoltare dalla viva voce del Capo del Governo e del signor Lavai, dalle linee degli accordi specifici, balzano evidenti due punti fermi intimamente collegati: Italia e Francia regolano le questioni controverse in Africa (italiani in Tunisia, confini libici, diritti e influenza nel Mar Rosso) ; Italia e Francia, pienamente concordi nella difesa dell'indipendenza austriaca, propongono ai Paesi interessati un piano comune che costituirà un fondamento sicuro per una collaborazione feconda fra i popoli di Europa. Avremo modo di esaminare in maniera ampia e completa le intese africane; noi non abbiamo mai dato ad esse una importanza tale, da condizionare comunque la libertà di iniziativa della politica italiana su tutti gli altri fronti ; ma era indubbio che la loro permanenza innervosiva, inaspriva gli animi, anche quando venivano accuratamente escluse. Como dimenticare la grettezza di una politica che rinnovava di tre mesi in tre mesi le convenzioni del 1896 per i nostri immigrati nel Protettorato Tunisino, o che rinviava sempre la soddisfazione di una modestissima applicazione dell'art. 13 del Trattato di Londra? Oggi sappiamo che per qualche decennio la Francia si impegna a non imporre la sua legislazione naturalizzatrice sui figli dei nostri coloni; oggi sappiamo che vengono riconosciuti i diritti di possesso su vasti territori all'interno della Tripolitania; non solo, ma la particolare posizione dell'Italia nell'Africa orientale, fra il Mar Rosso e l'Oceano Indiano, trova una concorde valutazione in atti precisi e concreti del Governo di Parigi. In simili ordini di problemi, non è il caso di compiere operazioni e calcoli aritmetici; conversazioni diplomatiche non possono mutare la car- ta di un continente. Il risultato fondamentale è che, a sedici anni dall'armistizio, bisognava sgombrare il terreno da tale viluppo fastidioso di contrasti, in modo che la politica francese e la politica italiana riacquistassero, nei loro reciproci rapporti, la maggiore elasticità nell'affrontare gli obblighi inerenti alle loro funzioni di grandi Potenze. • La prova del fuoco di questa solidarietà si è avuta principalmente nella necessità comune di tutelare, contro qualsiasi minaccia, la sovranità della Repubblica Austriaca; ma non si poteva e non si doveva restare nel vago, poiché la stessa crisi del luglio scorso aveva mostrato che, pur nella comunanza delle vedute fi-! nali e nella simpatia per la rapida \ azione italiana, serpeggiavano riser-lve, preoccupazioni, diffidenze accese da altre parti. Bisognava precisare; oggi è ormai acquisito che Roma e Parigi hanno una linea di condotta che le unisce e le impegna contro ogni velleità di diminuire l'indipendenza dell'Austria; è questo un altro risultato basilare che certamente agirà quale polo di attrazione e di chiarificazione in tutto il Bacino Danubiano. Secondo il nostro metodo, che non è di coercizione ma di persuasione, gli Stati interessati liberamente decideranno il loro atteggiamento; ma, restando ferma la solidarietà italofrancese, chi vorrà essere assente da un atto di leale riconoscimento del diritto dell'Austria all'indipendenza, si condannerà. Noi ci auguriamo chenessuna adesione manchi e che quel- la travagliata, nevralgica zona dellavita europea del dopo-guerra diven-ti un settore in cui maturi la nuova mentalità necessaria alla pace e alla ricostruzione d'Europa. Le parole del Duce e del signor Lavai non chiudono alcun orizzonte; tutt'altro, aprono delle nuove possibilità di collaborazione in tutti i campi, a cominciare da quelli di maggiore urgenza. E' forse senza significato che il Ministro francese abbia parlato di parità morale in Roma, dove il senso deWaequitas è norma costante di pensiero e di azione ? L'accordo è fatto ; bisogna che duri; e il sistema per durare non è nei Protocolli: è nell'anima, nella volontà degli uomini. La collaborazione fra l'Italia e la Francia non può non essere una creazione quotidiana di intenzioni e di opere; Mussolini e é nell'indole dei due Uo mini, che deve servire di guida costante per l'avvenire. Alfredo Signorettì ! Lavai hanno fornito un esempio di \ tenacia, di buon senso, di sano rea lHsmo come ° IL DUCE E IL MINISTRO FRANCESE FIRMANO GLI ACCORDI (.Fotografia trasmessa per filo alla stazione telefotografi c.y de la stampa) Il comunicato ufficiale ROMA, 7 notte. Il Capo del Governo ed il Ministro degli Esteri di Francia, signor Lavai, hanno concluso il negoziato franco* italiano, firmando degli accordi relativi agli interessi dei due Paesi in Africa, e degli atti che registrano la comunanza di vedute dei loro Governi su questioni di ordine europeo. Essi hanno constatato l'accordo dei due Governi sulla necessità di un'intesa plurilaterale sulle questioni dell'Europa centrale. Hanno convenuto che la concezione da essi adottata sarà sottoposta, il più rapidamente possibile, all'esame dei Paesi interessati. Hanno convenuto, inoltre, che attendendo la conclusione di tale intesa, esamineranno insieme, nello spirito dell'intesa stessa, tutte le misure che la situazione potrebbe richiedere. (Stofani).

Persone citate: Duce, Janno, Laval, Mussolini