La firma e le dichiarazioni del Duce e di Lavai

La firma e le dichiarazioni del Duce e di Lavai La firma e le dichiarazioni del Duce e di Lavai Roma, 7 notte. La firma degli accordi tra l'Italia e la Francia, come risulta dal comunicato ufficiale, è avvenuta poco dopo le ore 20, nella sala di lavoro del Duce, a Palazzo Venezia. La notizia dell'imminente avvenimento era stata appresa con certezza nel primo pomeriggio; verso le 18, numerosi giornalisti italiani e francesi e folti jg-Hj,% ffiSfVe^. 25? lS £ contaVano tra giornalisti e foto!grafl 0]tre duecento persone; nume|rosj rappresentanti della stampa i francese erano in marsina, reduci dal 'ricevimento in Vaticano. Intanto a Palazzo Venezia, nella csala delle adunanze, si è svolta la vprima seduta della Corporazione del-1ula zootecnica e della pesca. I gior-1 hnalisti francesi, desiderosi di cono-j scere il funzionamento di questa jzcreazione fascista, furono ammessi!anella sala, dove il Duce stesso, che saccompagnava il signor Lavai, assi-;lsosi al banco della presidenza, illu-1 lstrò appunto il funzionamento della i Corporazione. La Sua esposizione, pronunciata iri lingua seauna aai g1oinallsu,ftentamente francesi. I negoziatori dell'accordo si erano frattanto raccolti a Palazzo Venezia, per la cerimonia della firma. Erano presenti il Sottosegretario agli Esteri on. Suvich, l'Ambasciatore di Francia a Roma conte De Chambrun, il Segretario generale al Quai d'Orsay signor Léger, il Capo di Gabinetto agli Esteri Ambasciatore barone Aloisi, il Regio Ambasciatore d'Italia a Parigi conte Pignatti Morano di Custoza, il direttore generale per i Trattati senatore Sandicchi, il direttore generale degli affari economici Ministro Ciancarelli, il capo del cerimoniale Ministro Senni, il j direttore generale degli affari politici Ministro Buti, il direttore generale degli Italiani all'estero Ministro Parini, il vice-direttore politico pei l'Africa al Quai d'Orsay conte di St. |«Quintin, il consigliere dell'Ambasciata di Francia conte De Dampierre, il capo di Gabinetto del signor Lavai signor Rochat, il vice-capo di Gabinetto agli Esteri comm. Jacomoni, il consigliere di Legazione comm. Quaroni, il regio console generale comm. Quarnaschelli, il signor Chargueraud giurista al Quai d'Orsay, il signor Guérin primo segretario dall'Ambasciata di Francia e il direttore generale coloniale comm. Cernili. Tutti questi personaggi furono ammessi nella sala di lavoro del Duce, dove era già il signor Lavai. Cinquanta fotografi si schierarono davanti al Capo del Governo italiano e al Ministro degli Esteri francese, che furono fotografati mentre firmavano i documenti. Appena compiuto l'atto della firma, i giornalisti francesi e italiani sono stati ricevuti dal Duce e dal signor Lavai. La grandiosa sala, dove non vi sono altri mobili olire al tàvolo del Dt'ce — sul quale erpnc Aocumenti firmati, racchiusi in una cp cartella di cuoio —, aveva questa volta un grande leggìo sul quale era un atlante aperto sull'Africa, che ha off erto uno dei temi dei negoziati, Ansiosi di ascoltare le dichiarazioni del Duce, i giornalisti, dopo aver salutato romanamente, si disposero intorno al grande tavolo di lavoro di Mussolini, in profondo silenzio. . « . La parola del Duce Il Duce, rivolgendosi ai colleghifrancesit parlando nella loro linguacon pronuncia perfetta, e con tono profondo e deciso, ha detto: « Sono lieto di fare alcune dichia razioni ai rappresentanti della stampa francese, che sono venuti, in file serrate, a Roma, per seguire da vietilo l'avvenimento importante che vi si è svolto in questi ultimi, giorni. Desidero anche ringraziarvi per quello che voi avete fatto, nell'intento di creare anticipatamente una atmosfera favorevole al rtawicinamento franco-italiano che oggi si è pienamente realizzato, e per quel che farete nell'avvenire a questo proposito, allo scopo di rendere ancora più fecondi gli accordi che abbiamo testé firmato, il signor Lavai ed io. « C'erano fra noi, due categorie di questioni: la prima era quella delle questioni propriamente franco-italiane, la seconda concerneva le questioni d'ordine generale, cine europeo, e, perciò stesso, mondiale. «Noi ci siamo detti: da De Jouvenel che ha l'incontestabile merito di essere stato il coraggioso iniziatore dì questa politica, fino a De Chambrun che l'ha continuata con molta costanza e finezza, occorreva cercare la soluzione dei due gruppi di problemi, e ciò per ragioni di chiara evidenza. Non ci sarebbe ! 3t.ato un accord° sostanziale, vale a dire durevole, se lo sii fosse realizzato [sulle questioni generali, lasciando ir- i, a\stro compito, con la volontà detenni resolute le questioni franco-italiane, che si trascinavano dalla fine della guerra. « Sarebbe stato, d'altra parte, insufficiente risolvere queste ultime crco questioni, se, nelle questioni d'ordì-ìne generale, il disaccordo fosse con-\tinuato. Si sarebbe fatto un medio- ere lavoro. Noi ci siamo messi al no-1 nata di giungere ad un accordo covi-, pleto sia sulle questioni d'ordine ge-\nerale sia sulle questioni franco-ita-\ è e liane. Vi siamo giunti. Ciò ha domandato un lavoro preparatorio lungo e delicato, ma assolutamente necessario, che si è svolto dapprima per via diplomatica normale e che in seguito è stato perfezionato nel corso delle conversazioni di Roma — anche esse lunghe ed importanti — fra Lavai e me, tra il signor Léger ed il signor De Saint Quintin ed i capi dei nostri Uffici, per giungere a soluzioni definitive e consacrarle in Protocolli debitamente firmati. « Il lavoro è stato dunque concreto e pratico, ed ha dato ì risultati desiderati e voluti. Naturalmente l'accordo significa, come del resto ogni accordo, una transazione reciprocamente soddisfacente tra esigenze opposte, perchè la diplomazia dimostra la propria utilità e la propria sagacità nella ricerca e nella realizzazione, non nella frattura degli equilibra necessari per l'amicizia e la collaborazione dei popoli. « E passo al terreno che si chiama generale o europeo. Anche qui noi siamo pervenuti a degli accordi firmati, nei quali abbiamo fissato un atteggiamento comune franco-italiano in eventualità possibili. Ciò è importantissimo. Io non credo necessario abbandonarmi alla retorica — che è mólto lontana dal mio temperamento — per sottolineare la portata eccezionale di questo accordo, che stabilisce una linea d'azione comune tra due Nazioni come le nostre. Basta riflettere un istante. Come ha detto il signor Lavai, gli accordi franco-italiani d'ordine generale non hanno alcuna punta diretta contro nessuno, ma sono fatti nella e con la speranza che servano non a restringere ma ad allargare l'orizzonte della vita europea, a farci uscire dalla situazione penosa in cui i popoli sono piombati da troppo lungo tempo. Il resto della dichiarazione finale è ugualmente chiaro. Ci occorre ora allontanare il pericolo che deriva sempre da un ottimismo esagerato. Non bisogna credere cha tutto è fatto e ohe nulla resta a fare. No. Anche l'amicizia deve essere continuamente coltivata per sincronizzarla con lo sviluppo naturale dei popoli e dei loro interessi. L'amicizia non deve rimanere mummificata nei protocolli diplomatici, ma deve essere vivente nella vita, e ciò è più facile tra i nostri due Paesi che sono segnati dall'impronta di una gloriosa civiltà comune e dalle grandi prove recenti. « Prima di finire, desidero rendere omaggio all'intelligenza chiara, allo spirito aperto e pratico ed al buon metodo di negoziatore del signor Lavai. Si discute volentieri con lui. Io oso credere che noi abbiamo anche personalmente simpatizzato, perchè c'è qualche cosa di comune nelle nostre giovinezze tormentate, perchè abbiamo al nostro attivo delle esperienze politiche similari ed una evoluzione che ci ha condotto ìdall'universalismo, necessariamente \un po' utopista, alle realtà nazionali indistruttibili e profonde, -1 « E' di qui che si deve sempre partire, ciò che non esclude la ricerca, -, sopratutto in tempi turbati come -\quelli che viviamo, di collaborazioni -\e di solidarietà più vaste. L'anno IL MINISTRO FRANCESE PASSA IN RASSEGNA LA SEZIONE MUTILATI DELL'URBE (Fotografia trasmessa per filo alla stazione telefotogkafica di LA STAMPA) LAVAL ALLA CASA MADRE DEI MUTILATI CON L'ON. DELCROIX TOTOURAHA TRASMESSA PER FILO ALLA STAZIONE TELEFOTOGRAFICA DE l-a stampa)