La caduta degli scandali e delle responabilità

La caduta degli scandali e delle responabilità L'EVOLUZIONE POLITICA FRANCESE La caduta degli scandali e delle responabilità Parigi, 1 notte. Il problema della riforma costituzionale che decise della vita del ministero Doumergue, è vivo tuttora, non ostante le cautele poste da Plandin nell'affrontare le suscettibilità parlamentari: si può dire anzi che esso è 10 sbocco logico di una situazione che B'è venuta aggravando e complicando attraverso i noti scandali. La tragedia di Ghamonix E' da ricordare come l'anno 1934 si sia aperto sotto l'impressione di orrore di una catastrofe ferroviaria senza precedenti a Lagny, catastrofe che aveva fatto più di duecento vittime. La Nazione era In lutto e lo stesso Parlamento era rimasto colpito nelle persone di parecchi dei suoi membri. Senza dubbio l'evocazione di questa tragedia avrebbe dominato la ripresa dei lavori parlamentari quando su quella striscia di sangue si rovesciò un torrente di fango: l'affare dei falsi Buoni di Bajona; l'affare Stavisky. Le Camere dovettero riunirsi il 9 gennaio; due giorni prima un deputato, l'onorevole Garat, sindaco di Bajona, era stato arrestato come complice nella truffa che. a quel momento si valutava a 200 milioni. Il giorno prima il Gabinetto Chautemps aveva tenuto al Ministero dell'Interno una importante riunione: uno dei suoi membri, Dalimier, Ministro del Lavoro, era stato rimproverato per avere firmato delle lettere che avevano favorito il gruppo Stavisky. Dalimier dovette dimettersi, ma la notizia delle sue dimissioni passò quasi inosservata per un evento sensazionale di cui il Consiglio dei Ministri aveva avuto notizia durante le deliberazioni: Stavisky in fuga dal Natale, era stato ritrovato in una villa di Chamonix ferito mortalmente con una rivoltellata. La catastrofe di Lagny fu dimenticata: tutto il dibattito alla ripresa dei lavori parlamentari ebbe per oggetto la truffa e le complicità politiche e giudiziarie che si sospettavano. « Banale fatto — dichiarò Chautemps — sfruttamento da parte di avversari impudenti; questi avversari saranno ricondotti alla ragione »; e, fra l'approvazione delle sinistre, si preparò un progetto di legge sulla stampa, mentre l'inchiesta parlamentare proposta dall'opposizione veniva respinta con la maggioranza di 379 voti contro 196, Il cartello sembrava credere che l'affare fosse ormai regolato e che la minoranza non avesse che da inchinarsi. Ma non era trascorsa una settimana, che Filippo Henriot faceva una interpellanza aggiungendo nuovi particolari a quelli già forniti dal suo collega Ybarnegaray. Fu messo in causa il Guardasigilli Raynaldy che tenne però testa agli attacchi. Era il 18 gennaio, 11 27 Raynaldy, davanti alle prove prodotte, fu costretto a dimettersi, e la sua caduta provocò il crollo dell'intero Gabinetto Chautemps che non poteva evidentemente, senza correre i più gravi pericoli, affrontare un dibattito li beramente. La sparatoria del 6 febbraio Daladier fu chiamato al Governo accolto con favore generale avendo promesso di compiere l'epurazione necessaria con tutti i concorsi onesti senza considerazioni di partito. Tutti sanno a che cosa approdò questa speranza, la meschina combinazione ministeriale che egli mise in piedi e le stupefacenti decisioni prese. Tutte le sanzioni per lo scandalo ricadevano su due persone che non vi entravano per nulla: Emilio Fa bre cacciato dalla Comoedie Frangaise e l'Ambasciatore Paul Claudel richiamato da Bruxelles; inoltre il Prefetto Chiappe veniva mandato al Marocco e Pressard veniva nominato consigliere alla Corte di Cassazione. Tre ministri si dimisero: quello delle Finanze Pietri, quello alla Guerra Fabry e il Sottosegretario per l'insegnamento tecnico Doussain, piuttosto che associarsi a questa parodia di giustizia amministrativa. La collera pubblica scoppiò tanto più forte in quanto che la disillusione era stata più profonda. Il 6 febbraio, giorno della presentazione del Ministero alle Camere, mentre Daladier rifiutava di rispondere alle interpellanze, decine di migliaia di parigini nauseati si riunivano in Piazza della Concordia al grido di « Abbasso i ladri! ». Cinquantamila Combattenti sfilarono recando cartelli le cui scritte erano eloquenti: « Vogliamo che la Francia viva nell'onore e nell'onestà». La dimostrazione non era stata vietata. La polizia, diretta da un Prefetto debuttante poiché Chiappe era stato esonerato dalle sue funzioni, lasciò la folla ammassarsi fra i Campi Elisi e le Tuileries. Alle 19,30 dei deputati si precipitarono nell'emiciclo affermando che si sparava contro i dimostranti e ordinando al Governo di por fine al massacro. Il resto è noto: il servizio d'ordine sparò due volte uccidendo ventldue persone e ferendone un migliaio. E' pure noto 11 messaggio del Ministro dell'Interno Frot alla polizia e l'appello ai carri d'assalto, nonché il tentativo di proclamazione dello stato d'assedio e l'esasperazione della capitale, la minaccia di eventi spaventosi per la giornata del 7, infine le dimissioni del Gabinetto Daladier. Non v'era un minuto da perdere per ristabilire l'ordine pubblico e non vi fu da esitare sul nome di colui che solo poteva per l'autorità di cui godeva riconciliare i partiti. La tregua di Doumergue Chiamato dalla Francia intera Doumergue accorse da Tournef euille a Parigi ove giunse accolto da ovazioni deliranti. Gli elementi di estrema sinistra reagirono debolmente. Il 9 febbraio i comunisti si attaccarono con la polizia fra la stazione del Nord e la Piazza della Concordia, e il 12 vi fu uno sciopero generale al quale parteciparono sovratutto dei funzionari. Al Parlamento il Gabinetto di tregua venne approvato con 402 voti contro 125. La repressione degli scandali sembrava infine annunziarsi. Una Commissione di inchiesta era stata costituita. Il deputato Bonnaure venne arrestato, poi Romagnino, la signora Arietta Stavisky, l'aw. Guibaud-Ribaud. Pressard veniva messo in disponibilità e il Sostituto generale Hurlaux era revocato. Ma il 20 febbraio una nuova tragedia si aggiunse a tanti drammi: il Consigliere Prince, che doveva essere interrogato dal Primo Presidente su quello che sapeva dell'affare Stavisky, veniva trovato assassinato lungo la linea ferroviaria della Combes-aux-Fées presso Digioae. Il Ministro dell'Inter¬ nselirCpBHsvmbtoptacfrvlal'adinSvtestmmmstmgeaGcsdzngsumliptcfsgdvpnnqvpAtammSGlnsndmirimlaPoFcnddpOgdeIcicrisllblfi no Sarraut pronunziò la parola mafia ». L'istruttoria dell'affare Stavisky mise in causa numerose personalità politiche. Il partito radicale socialista si riunì espressamente l'il maggio a Clermont-Ferrand per compiere un'opera di epurazione. Esso escluse Garat, Bonnaure, René Renoult, Andrea Hesse, Dalimier, Proust mentre il Consiglio dell'Ordine degli avvocati radiava degli elementi e sospendeva per sei mesi Frot di cui. l'inchiesta del 6 febbraio aveva rivelato un intervento molto discutibile in favore del banchiere polacco Danowski. Poiché una Commissione parlamentare d'inchiesta era stata nominata anche per gli eventi del 6 febbraio. Nel frattempo il Governo, dopo aver fatto votare in meno di quindici giorni il biancio del 1934, otteneva dalla Camera l'adesione a realizzare delle economie a mezzo dì decreti legge, diminuendo di 4 miliardi il deficit. VI erano state in passato vive resistenze da parte dei Sindacati dei funzionari; ma questa volta tutto si era svolto tranquillamente. Al Parlamento l'opposizione di estrema sinistra fu debole. « Deliberiamo, spiegava filosoficamente uno dei suoi membri, sotto la minaccia dello scioglimento della Camera e degli ammutinamenti nelle strade ». L'opinione pubblica, alla quale Doumergue aveva dato l'abitudine di spiegarsi in conversazioni radiodiffuse per esporre le sue intenzioni ed i suol atti, approvava visibilmente la politica del Governo. Le elezioni politiche parziali che avevano avuto luogo in quel mesi si tradussero in un vantaggio per 1 moderati che dai rinnovamenti delle elezioni cantonali di ottobre guadagnarono una quarantina di seggi nei Consigli generali ed un centinaio nel Consigli mandamentali. L'ultima crisi Nel bel mezzo dell'estate scoppiò una tempesta. Andrea Tardleu, chiamato a deporre il 18 luglio davanti alla Commissione d'Inchiesta, disse con impressionante chiarezza quello che pensava delle responsabilità impegnate nell'affare Stavisky. « La tregua è rotta », dichiarò malcontento Chautemps. A quel momento fu questione di uno scisma nel Ministero. Doumergue, tornato per qualche giorno da Tournefeuille, impose la sua decisione: la necessaria ricerca della verità non doveva essere un pretesto per una rottura. Di dimissioni nel Ministero non ve ne furono che all'autunno: al 13 ottobre quella di Chéron, al quale l'opinione pubblica rimproverava severamente di aver favorito la repressione degli scandali, e quella di Alberto Sarraut conseguenza dell'attentato di Marsiglia, che costò la vita a Re Alessandro e a Barthou. Ma un'altra crisi era prossima. Doumergue aveva annunziato al Parlamento e al Paese di voler riformare lo Stato e di assicurare la stabilità del Governo rendendo veramente possibile lo scioglimento di Camere ingovernabili. I senatori radicali-socialisti insorsero; il congresso del partito, riunito a Nantes il 25 ottobre pose condizioni che resero l'intesa difficile; i ministri radicali tentarono di indurre il Presidente del Consiglio a modificare i suoi progetti. Doumergue rifiutò e i ministri radicali si ritirarono. Doumergue abbandonò allora il potere e l'il novembre udì ancora una volta la acclamazione entusiastica di Parigi. Poi discretamente sì ritirò. In poche ore fu formato un nuovo Ministero Flandin, Ministero che esso pure si diceva di tregua nazionale e di cui sì conoscono i primi atti: il risanamento dei mercati granari e viticoli, il voto di 800 milioni per completare l'equipaggiamento della difesa nazionale. Ora sarà questione della riforma della giustizia, che è uno degli aspetti più delicati della riforma costituzionale.

Luoghi citati: Bruxelles, Clermont-ferrand, Francia, Marocco, Marsiglia, Parigi