Il Pirata al Teatro Reale dell'Opera

Il Pirata al Teatro Reale dell'Opera L/ inizio dell'anno belliniano Il Pirata al Teatro Reale dell'Opera (DAL nostro inviato) ;1IRoma. 1 notte-. sL'anno belliniano c'è iniziato stasera flcon due opere ai più ienoto, con // pi- tàratti a Roma P con Beatrice di Trucia va Catania Fra aualche «riorno altre ncittàSn^njTcàpuWSl i Mon- %Salutili, l'opera semiseria, che fu com posta pel teatrino del San Sebastiano p{dr, sarà fortuna pel teatro nostro. La'girrenza avrà positivamente giovato Q! conoscenza d'un sì grande artista, cma- «io- d1827-193» rinnntrirr Hi q„.[,■ V u,• ,°i =„d£" fi di viaggio. sStasera, fra /' pirati, e Beat) ir Tcndri. era da preferire I mana, e non per comodità Nello scegliere la Bellini, che. fra la sembra una pausa dell'ispirazione, del la progressività. Catania s'è penultima opera di bSorma e 1 puritani. Hnoli icnirn Tifino rlr»l- azione, del- rae dimostra- |ta maternamente tenerissima e indui- mgente. Roma ha ricordato invece 1 ope- cra .Che prima rivelò Bellini all'Italia, al smondo e forse anche a sè stesso. Nel-, m1 ascoltarla oggi può sorprendere che cai suoi tempi abbia destato tanti entu- nsiasmi. D'ogni cosa, della stesura e del ml'ascoltarla oggi può sorprendere che c' """ -"•*- '' favore, ci si dà ragiono considerando sl'antitesi fortissima delle musicalità di cBellinj nel confronto con i suoi coeta- : ènei, infine il punto di vista del pubbli-1 pco sul melodramma e sull'esecuzione vocale. Per tutto ciò. e come introduzione alla conoscenza dello sviluppo artistico di Bellini, è utile e Interessante lnli appaiono nel Pirata. Non certo per l'impotenza dell'invenzione, probabilmente per pigrizia, ma rtnotare le giovanili capacità di lui. qua- l'dsquasi autorizzato dalle abitudini dei, maggiori, forse anche spinto dall'ur- cgenza del lavoro, Bellini trasferì nella lasinfonia del Pirata alcuni frammenti, I ganche brevissimi, di quella dell'Ade/.son ce Salvini. Un intarsio paziente più che Lbrillante, un prestito assai modesto. In logni modo la sinfonia risulta ben con-! btesta, vivace, e si potrebbe aggiungere voriginale, seppure alcuni elementi mi- j mnori risentano del recente studio dei • mquartetti di Haydn, di Mozart. La me-|hlodia, di gusto italiano, domina l'ar-j rmonia. Di elaborazione contrappunti- astica non v'è traccia. L'introduzione è drammaticamente varia e compatta. L'uragano, che ne è l'immagine eccitatrice, vien rappresentato con elementi descrittivi e psicologici. Irruente ne è il moto. Un tuonar lontano, lo schianto, lo sgomento. Sollecitamente interviene il coro, con ansiosi accenti, solidale con l'orchestra, con grida di terrore, con pause paurose. Forze e mezzi elementari, ma schietti e interiori. Austeramente, quasi ieraticamente (il Mose rossiniano non era dimenticato) si leva nel silenzio della folla la voce del Solitario. Scompaiono poi gli elementi descrittivi e soltanto emergono i sentimenti di orrore e di pietà. La preghiera reca uno dei più affettuosi motivi dell'Adelson. Dalla commozione all'azione. I pescatori mettono in mare i battelli per il soccorso dei naufraghi. La scena si popola, sulla riva, sugli scogli, sul mare. Nell'orchestra il moto incalza. Fino ad ora umanità e dramma hanno determinato l'arte. Il « più stretto assai », come la fine dell'Introduzione, risentono invece di un'artificiosa agitazione. " Nel furor delle tempeste „ La sincera vita drammatica ricomincia con rincontro di Gualtiero con Itulbo, si fa più intensa, prorompe nella cavatina « Nel furor delle tempeste ». Questa magnifica e famosa pagina, de» tutto immune dall'enfasi, tre me d'un purissimo romanticismo ita lianò. La sua composizione è perfetta nella modulazione degli affetti. Consta di due momenti, lo scatto impetuoso * Nel furor », l'evocazione dell'amore « Come un angelo », cui fa eco, con una particolare accentuazione della dolcezza, la nostalgica frase « Di virtude consiglier sospesa quasi nel ricordo lontano. Il ritorno dell'imagine femminile significa che in Gualtiero la gagliardia dell'animo ribelle è pari al fervore dell'amore. Pagina eccellente, per le commoventi melodie, per la sobria forma, per la coerenza stilistica, per la graduazione dei sentimenti. Pezzi collcttivi, quali il coro dei pe-, scatori e quello dei pirati, non valgono quanto le espressioni individuali. A dirla franca, son deboli, sovente brutti. Quello dei pirati è d'una rozzezza, anche d'una puerilità, che per il difetto del contenuto non raggiunge l'efficacia resultante da certi cori del giovane Verdi, dove la rudezza e la sommarietà vibrano accaldate e travolgenti. La cavatina di Imogene « Lo sognai ferito» è bellissima, sia nella melodiosa, toccante semplicità nell'espressione,della rievocazione sempre più viva e iattuale, sia nel commento corale « Ella geme ». Come Bellini sapesse abbando-1nare le forme usuali e attingere d'un tratto le forti espressioni drammati- ;che e provato nel trapasso dalle ca- scatellc sulle parole - mi s'affaccia \irato e bieco» al vigoroso recitativo -< Io, mi grida, lo trassi a morto ,. Bel-1lo è anche il contrasto dell'ampia e do-1lente parte soprana con l'ansioso e in- !terrotto commento corale e orchestra-'le «Vane larve,, L Allegro moderato reca due belle cantilene, puramente be Umane. < Sventurata * e - Sarai «n,ch'io respiro. Ecco dunque una sue-.■cessione di belle pagine, di accento e di torme diverse, e tutte fuse al me- mqnsdtèdesimo calore psicologico. Anche la sesta scena ò dominata dall'impeto drammatico. Vivaci e palpitanti, i recitativi di Imogene. Bellissimi, per gagliardi a e per sentimento, quelli di Gualtiero. Fila non lo ha ri- , conosciuto. La mestizia e la forza di lui misteriosamente la commuovono, rammentandole i tratti dell'antico a- , mante. Costretto alla vita errante e malvagia, egli canta in ogni sua parola la perduta pace e l'amore tradi- " to. La solenne formula del recitativo spontiniano. per ricordare quella che fu la più possente e drammatica del primo Ottocento, si plasma d'umano cordoglio nell'affettuosità, nell'accuratezza proprie di Bellini. Nel dialogo con Imogene la personalità di Gualtiero resulta rafforzata, approfondita con gli scatti superbamente drammatici, li mondo per me non ha tesoro » e • Io son deserto in terra/. Il recitativo si trasmuta poi in canto con trapasso purissimo, e il canto riflette il fluire dei sentimenti. Non arie, brevi melodie. Cosi per Imogene, cosi per Gualtiero. La ri velazionc di lui e quella dell'apparte-\nenza di lei a un altro uomo sono i gei - ■■mi di precipitose pulsazioni, dì un af- fanno indomabile, di sfoghi sdegnosi e-ancora amorosi, di ricordi soavi e ora.jnella tristezza, i-maii. orrendi. Conflit-1to d'anime, vincolate dalla stessa penn,.che culmina allorché Gualtiero scorgi:I I figlio di lei e do! suo rivale e si sca-l mslia sull'innocente. Il grido della ma-.llre- E mio nf?''o >, è tale che la pie-; Fà 'ì'.sa'"ma nra- vendetta crolla da- '■ svantl ali irreparabile. Perche non s era- cn0 seParatii prima di rivelarsi, prima! l%^St3'TSS^^^JSS^ ' fcprime », in cui riecheggia, insieme con flAdelson l'Italiana in Alacri, non reca'tdavvero nè svolgimento di pathos ne vftni. Iieiftrii rtaerMfl Ani w-i e, r-r-i n«to gene, quella di Itulbo s'unisce spesso al»Quella di Gualtiero: associazioni logi- ,tche. essendo l'una la confidente della dàriia, l'altro il compagno del protago-;'rista. Ernesto emerge talvolta con fqualche frase distinta II Solitario ha ! tun semplice compito na basso. Il coroi cfhe ha una triplice funzione, armoni- Pst.ca_ COntrappuntistica. ritmica, irro-1 ?bustiace i gradi dell'armonia, risponde tH1 so]i riernpip gii spazi! con battiti n . . _ . i . 1 , « . . . craartati .L'orchestra raddoppia le voci,! St, fondp ]p sostiene. La sobrietà deiltmezz\ r0mpleta il valore tecnico della icomposizione. Il'valore artistico ripo-, msa sull'armoniosa bellezza degli eie- j smenti. La composizione sommuove e .dcommuove. Il fremito dei ritmi sostie- i ane l'inquietudine. L'atmosfera ora fre-1 ame febbrilmente, ora involge e blandi-! m.... commuove. Il fremito dei ritmi sostie- i a " sce. L'equilibrio è miracoloso, come nel ! dconcertato dei Punirmi. Nel moto si- aè proprio di Gualtiero, virilmente teso| cper lo sdegno e l'amore, perentorio, vo-1 litivo. Il secondo è proprio di Imoge- ne, stanca per I angoscia e per 1 amo-1 ere, femminile e avvolgente. Pezzo d'ar t" e pezzo di teatro. Non risolutivo del l'azione, ma espansivo, sfogo dI an me dolenti, e come sfogo, quasi catarsico. gDella strette del finale, lunga com è. Asi farebbe volentieri a meno. I primi episodn del secondo atto re- cano molti segni di bellezza, alternati a cose mediocri o usuali. L'ultima pa- Igina, il vaneggiamento di Imogene. condusse Bellini a tentare effusioni Pa" ! Lotiche col mezzo degli strumenti, qua- |li espressioni musicali della mimica. Se J ben 8i confrontino le didascalie prescriventi gli atteggiamenti, ora più, ora meno dolenti di Imogene, e lo svolgimento delle frasi strumentali che pur ! hann0 SS diversi," la'relMionè I rcsulta, meno che nelle ultime misure. | ; r. „„„„„„»„ o1 io a ; assai labile II commento allamimica.è \,, i non meglio, ma coinè nessun altro con temporaneo. 1 con tali osservazioni si possono in tendere quali elementi d'arte abbiano ; avvjnto cent'anni or sono i pubblici d.jtalia e di fuori, perchè essi abbiano \ salutato in Bellini una fra le più gran di promesse dell'Ottocento. E si inten1 de a]tresi perchè alcune pagine appaia1 no 0„„j e appariranno, esaurite, e ! quali vìve e possenti '11 L.altra condizione integratrice d'una l'esecuzione vocale, merita '^.«Sa: qualche osservazione. Tutti ,an™ essa S fcJ f aj cantanti . ^not*c°"° d, Bellini. Non tutti sanno ^e non era facile trovare uno che so ™™e cn Rubinj , quale la parte mancato. Più importa di notare che queste due pagine sono le prime belliniane che rechino una tale ampiezza di strumentale cantabilità Si tratta non di una melopea, ma di periodi aggiunti e pur sentimentalmente coerenti, benché lo sforzo della continuazione sia talvolta palese. La stesura vocale è belliniana, incompiuta nel confronto con altre pagine venture. Per l'accompagnamento e per qualche tocco offrirà forse un germe a qualche pagina dell'Elisir d'amore. L'episodio vocale, che segue, dapprima recitativo, poi arioso, è invece felice. Qui il vaneggiamento è descritto, cantato, rappresentato con affettuosità commovente ed evidente. Anche la cantilena « Col sorriso d'innocenza », preceduta dal ritornello, è un tentativo di quell'espansione che splenderà nella Sonnambula, e che qui è gradevole, senza toccare profondità nè vertici. L'ultima aria è d'altro stile, ricorda fisionomicamente Spontini o Rossini. Il valore dell'opera TI Pirata rivela un musico eminentemente drammatico, felice più nelle espressioni delle persone che in quelle ambientali o delle collettività; uno psicologo, che non liricizza, nè largamente s'effonde, ma narra, descrive, fervido e conciso, che non sbozza, nè tratteggia soltanto le persone eminenti, ma entra nel loro cuore; un compositore che, sempre vigile all'azione interna del dramma, eccelle nei momenti culminanti, riunisce in singoli episodii complessi i successivi momenti e li salda in scene poderose; che, ammessa la distinzione del recitativo dalle forme chiuse, pone in quello una nuovissima, eccezionale cura, minuziosa e cordiale, e ne fa un elemento gagliardo ed eloquente, in queste si svincola, quando il libretto lo consente, dall'obbligatorietà strofica; un artista, che se raramente cede all'enfasi, sulle orme di qualche contemporanea consuetudine teatrale, più spesso dà il massimo sforzo della sua energia; che ha la volontà, il bisogno di toccare i limiti delle sue possibilità, di rivelarsi qual è, caldo, appassionato, mai scettico, mai economico; che se non è robusto, neppure è gracile, e tocca la propria perfezione nell'equilibrio della intima forza con l'azione; un giovane scrittore, che s'è già affrancato dalle formule. In tutto, il lavoro d'un giovane operista romantico italiano, che per l'ardore, la schiettezza della composizione, lo studio delle passioni, non ha pari nell'Italia del tempo, e che canta di Gualtiero era stata scritta, e che, nel succedere al Rubini, il Reina, anch'esso ben noto, dovè ottenere da Bellini la trasposizione tonale di più pezzi, non toccando egli le altezze vocali fissate dal compositore. Non tutti sanno che il pubblico milanese seppe esattamente distinguere le varie capacità dei due tenori, anche in quella parte, assai importante nello stile di Bellini, che è il recitativo; importante perchè più drammatico e essenziale di quello, per esempio, rossiniano e novamente modulato con accenti e melodie. Il pubblico 1830 aveva dunque una esperienza dello stile belliniano e una concezione dei rapporti fra il cantante e la musica assai particolari. Anche di ciò occorre tener conto nel valutare le moderne esecuzioni e le accoglienze del pubblico d'oggidì. L'esecuzione vocale Guidata da Tullio Serafin — che in sette giorni ha presentato ai romani \VOrJeo (la cui popolare replica dome- ■■ nicale è stata ascoltala da un pubblico assai numeroso e anche più plaudente -di quello della prima sera, buon segno), j MiynuH, Otello di Verdi e // pirata 1 l'esecuzione è riuscita pregevole, Del.ia concertazione orchestrale, davvero I semplice, basterà dire che filò egregia- I mente, al pari di quella corale, faci- lissima. cui provvide il maestro Conca. Fra i solisti emerse, per la compren sione della parte, per l'adepuatezza dèi canto, per l'opportunità della mimica, la signora Iva Pacetti. come Imopene. fcJKS!:. se.PP»r? ?on semPre rir,ra (li itinecedf flette la pietà, l'amore, lo sdegno, il I terrore. Ottima anche nella scena del vaneggiamento, benché negligesse ... ... . Fi » csqcasvl»'"''1" , "li ' " , "™L"; ,tanf;'V■' 'fsi?i rtvVttr HhEE? a varrete '>«" P,™V't£,'^Sì 'a potenza di certi scatti, come noia frase «Nel furor delle tempeste », de t(:rrn,no talvolta una artificiosa con citazione. Pertanto non manco la - P°r,a. drammatica, anzi si mostre ?ai P1U. energica di quanto fosse tesa- Anche questa volta impacciato r nella mimica e poco attento alla espres- g cinnn c»-\<-./-.i ~ Ffl! S10ne specifica (ricordiamo, fra lai- rltr°. '1 recitativo di sortita, del tutto p inespressivo), il Gigli prodipo ampia- <, mente quella prazia di Dio che è la Kj sua bella voce vellutata e vibrante, sua- i.dente e possente, naturalmente pronta, i all'emozione attraverso il fraseggio r1 accaldato o delicato, e capace, certa- a! mente, di chi sa quante altre virtù e ai all'emozione attraverso il fraseggio, ! di chi sa quanti preziosissimi servigi | p all'arte. Il baritono Basiola. Ernesto. | chiara dizione, 1 A]lo spettacolo hanno collaborato il pittore Oppo per i bozzetti ed il Go1 vom- ppr la rcgia La sala de, teatro era assai affollata. Assistevano anche le Principesse Mafalda e Maria di Sa¬ ja_ ^ u ,u notevoli deii'oppra gono state^ calo?osamente applaudite. A„a fine di oiascun quadro (l'opera era in tre atti con gei Quadri) il mae- strf) Serafin ed t principali cantanti stati più volte chiamati alla ri- Ibalta e calorosamente applauditi E anche onesta serata di noverare ! fra QUeife c¥e rfro^mosse dalla moder |lra ^Uvità della ^?Mira onorano il J teatro italiano LU,tula' °nma-™ > ! Sapete come andarono a finire le celebrazioni belliniane, a Catania, ricorrendo ne! 1901 il centenario della na- I ^E^^^^S^fS^^ | ^^,°nl ^"„^ZT„ J™?.i * ; ìiambula. Furono invece eseguiti Fra \Dìavoìo e Bohème... A. Della Corte

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