La statua più antica del mondo italico ed il monumento al Console P. C. Maximus Paullinus

La statua più antica del mondo italico ed il monumento al Console P. C. Maximus Paullinus NUOVI TESORI NEL MUSEO DELLE TERME La statua più antica del mondo italico ed il monumento al Console P. C. Maximus Paullinus e l a i ae o e e ee] a o o i- di cil n n uo iaincn aza nlgbcaiROMA, dicembre. | liAbbiamo già dato notizia, oltre un pmese fa, della straordinaria scoperta1 avvenuta in una necropoli abruzzese: una statua di guerriero italico, rimontante alla fine del VI secolo avanti Cristo, e quindi la più antica che fino ad oggi si sia scavata nel nostro suolo. In quel primo articolo davamo le caratteristiche di questo pezzo unico che è andato ad arricchire il già vastissimo patrimonio del Regio Museo delle Terme Diocleziano; la statua è di circa due metri di altezza, in travertino tenero o calcare del Gran Sasso, rappresenta un guerriero rivestito delle proprie armi, della corazza costituita essenzialmente da un disco bronzeo che difende il cuore, e reca in testa un grande elmo crestato che per le sue dimensioni ci era sembrato in un primo momento di potere interpretare come uno scudo. Siamo oggi in grado di dare ulteori particolari sul ritrovamento e di resentare la fotografia della preziosa cultura che speriamo tra non molto ossa essere esposta al pubblico. La scoperta è avvenuta a Capestrano ed è avvenuta casualmente ad opera di un contadino che disfacendo una vigna ha sentito sotto la sua zappa il duro della pietra. Rimossa dal solco, la statua rimase per qualche giorno abbandonata nel campo, finché sparsasi la notizia del ritrovamento, il Soprintendente Giuseppe Moretti si recava a Capestrano ed iniziava senz'altro l'esplorazione della zona. La fatica dello scavatore veniva coronata dal più lusinghiero successo; infatti a poca distanza dal luogo ove la statua incompleta era venuta in luce, venivano ritrovati gli altri pezzi mancanti, si che la pri mitiva scultura ha potuto essere ri composta totalmente. E' risultata cosi integra non soltanto l'opera dell'ignoto artista vissuto nei primordi della formazione del popolo italico nella sua fase guerriera e di espansione, ma anche l'iscrizione arcaica graffita su di uno dei due sostegn che partendo dall'altezza delle spalle assicuravano la stabilità della scultu ra. Quando tale iscrizione sarà decifrata si potrà forse intendere se que sta statua sia il ritratto di un guer riero determinato, effettivamente vissuto in quella lontanissima età, o se come si può inclinare a credere — non sia una specie di simbolo o di divinità guerriera che ben si adatterebbe al j ! carattere del popolo italico in quel periodo. Conforta in questa supposizione il fatto che la statua non aveva una tomba che le appartenesse, ma si doveva forse levare dominatrice sulla distesa della necropoli abruzzese, quasi vegliando il sonno del morti guerrieri e mostrando la glorificazione di chi per la patria aveva dato la vita. E' certo che la scoperta di questa statua, oltre che un impressionante documento dell'arte italica di quel periodo e quindi dei contatti che i popoli del versante orientale dell'Appennino ebbero con i greci — e di questo accennerò più oltre — rappresenta un documento non meno importante per la storia politica d'Italia. E' intorno a questo periodo che si compiono le prime incursioni da parte dei popoli dell'Italia I centrale verso le regioni dell'Italia me ridionale e precisamente verso le colonie greche in quel tempo già fiorenti e ricchissime; ed è forse proprio in questo periodo che il popolo del Sannio, ramo italico per eccellenza, lascia quella politica di isolamento e quell'atteggiamento puramente difensivo a cui accenna il Mommsen nel libro primo della sua storia di Roma, per lanciarsi nell'avventura della conquista forse proprio facendo lega con gli antichi nemici umbri ed etruschi, e costituendo cosi un primo nucleo che volentieri denomineremmo italiano e non italico, lega che riuscì duratura e fruttifera solo più tardi, sotto la volontà dominatrice di Roma. Questo per la parte storico-politica. Per la parte artistica si debbono riconoscere nella statua di Capestrano gli elementi o gli schemi delle primitive opere greche, principalmente nel senso architettonico da cui è animata la scultura e nella tecnica usata per mettere insieme e far rimanere in piedi un'opera di si grandiose dimensioni. Inoltre n-] di;| ngi] o;] ati _ co|quest'opera*arc^ratTere delìe~~scuUurè^r- greche, ed i ritrovamenti non infre- e!quenti di opere orifrinali greche arcaiJs- che nclla rcgione ci fanno intendere ue, j come i rapporti commerciali di questio- \ popoli con Ia Grecia attraverso la viadel dell'Adriatico dovessero essere più svi-ici hippati di quello che comunemente Sidi I, la ben decisa policromia della statua è |Un altro elemento che ci fa riallacciare ai i creda. *:!! Con i due ultimi, ritrovamenti checi-; sono andati ad arricchire il Museo delledi Capestrano e laazza di Lanuvio venuta in il {Terme: la statua a e\ bronzea cora pe- in er- flcativi documenti dell'avanzata italicara-! contro la colonizzazione greca delllta" ma', i luce nello scorso gennaio e rimontanteal quarto secolo avanti Cristo, ci tro-viamo forse di fronte ai due più signi- ne di un popolo guerriero che secondo la tradizione combattè contro le falangi di Aristodemo di Cuma, la corazza bronzea l'armatura d'uno dei guerrieri che a circa trecento anni di distanza affrontarono le schiere di Alessandro il Molosso sotto le mura di Poseidonia. lia meridionale. La statua di pietra si potrebbe ritenere forse come esaltazio-" Sono questi stessi popoli, che in varie occasioni si son trovati d'accordo nei soli periodi in cui si trattava di far buona preda nelle regioni più ricche e più civili, e che passato il momento della guerra si trovavano di nuovo nemici o per lo meno non buoni vicini, sono questi stessi popoli che allorché la minaccia dell'invasione punica in Italia si farà sentire con la marcia di Annibale, si troveranno definitivamente uniti sotto il simbolo dei fasci romani. .V. * # Il fascio delle verghe è divenuto più tardi un simbolo di unione, ma veramente avrebbe meritato d'esserlo fino da allora; fino da quando Roma impose la sua volontà sopra questi popoli che abbisognavano di una guida per essere definitivamente unificati. Ma chi sa che fin da allora non si sentisse il valore simbolico di questa fusione delle verghe a sorreggere la scure, arma antichissima dei popoli italici e di cut è già armato il guerriero di Capestrano. Ad ogni modo il fascio divenne ben presto simbolo di dignità, di potere gerarchico; ed è sotto questo aspetto I che lo ritroviamo in uno dei più signi- Beativi monumenti funerari dell'antichità romana; quello al Console P. Cluvius Maximus Paullinus, scoperto di recente sulla Via Prenestina nei pressi di Monte Porzio Catone. Il monumento è stato recuperato nel suoi principali elementi ed è stato magistralmente ricomposto in una delle sale delle Terme Diocleziane e, opportunamente adattata per accogliere il capolavoro. E d'un capolavoro architettonico bisogna veramente parlare, in quanto che il monumento non soltanto presenta la singolarità d'avere dodici fasci allineati a comporre come un motivo di colonne — quasi precorrendo l'ordine littorio, dal Piacentini impiegato nell'arco di Bolzano — ma ci appare come una delle più belle opere d'architettura romana e che per di più si presenta con caratteri di pu- | rezza e di semplicità insoliti per il pe ^uando cloè isono ormai J romana dando luogo a quegli esempi di e cui è ricca la villa tiburtina, che quei i sto semplicissimo monumento, di una a P'urczza addirittura augustea, viene in-1 nalzato Per celebrare la memoria di un i 'Console e 9uasi Per glorificare le in- riodo in cui il monumento fu edificato. Dall'iscrizione sappiamo infatti che il Console cui è dedicata la grandiosa opera, fu inviato dal Senato ad accoliere l'Imperatore Adriano reduce dal¬ 1,Afrlca; è quindi proprio nel culmine e delia rifol'ma architettonica adrianea, arli clementi orientali si imposti nell'architettura e segne della sua dignità. ci sarebbe da augurarsi che un si- e1 mlle monumento, importante non sola|tanto come simbolo, ma anche per il n Posto cì}e occupa nella storia dell'arte a itonaco " e i imPeriale. venisse ricomposto in mate- i riaIe piu noDile e più duraturo di quel-1ì°_che non Possa essere il semplice in- Renato Pacini La statua del guerriero Italico scoperta a Capestrano. DUE TRASVOLATO RI DI CONTINENTI a Los ngeles per tentare nuove e più audaci imprese: Amelia Earhart e Paul Mantz dinanzi ri l'apparecchio dell'Intrepida a po(<o'ire aviatrice.

Persone citate: Amelia Earhart, Giuseppe Moretti, Mommsen, Paul Mantz, Renato Pacini