I prossimi viaggi di Lavai nelle voci e nelle previsioni giornalistiche

I prossimi viaggi di Lavai nelle voci e nelle previsioni giornalisticheI prossimi viaggi di Lavai nelle voci e nelle previsioni giornalistiche Parg.1noe. Da un paio di giorni le indiscrezioni di una parte della stampa parigina intorno alla nuova piega pre- GlcPsa dai negoziati franco-italiani, cioè nall'inattesa decisione della Francia sdi trasformare il patto sulla garan- rzia dell'indipendenza austriaca in un impegno generale di mutua assistenza del mantenimento dello statu quo nell'Europa centrale nel Mediterraneo avevano permesso di intuire la difficoltà di esaurire la ttFdndiscussione fra le due Cancellerie ! dnello spazio di poche ore. Gettare |dsia pure solo le prime basi di un ac-i1cordo accettabile da qmbo le narti ccoiao accettatine aa amilo ìe pam|ssu una materia cosi eccezionalmen-1 ste complessa quale quella posta sul.Stappeto all'ultima ora dalla Francia I ssarebbe stata fatica titanica e aleatoria, il cui risultato rischiava di costituire una delusione per tutti. D'altro canto il fatto che Lavai tiene a recarsi a Londra prima della riunione ginevrina riduce, come - è noto, il tempo utile per un suo viaggio a Roma a pochissimi giorni, quattro o cinque al massimo. Conformemente alle ultime pre «sioni di questi ambienti diplomatici, pare dunque che il supplemento di conversazioni preparatorie richiesto dai nuovi problemi da esaminare finirà coll essere riportato per comodo dei negoziatori alla seconda metà di gennaio, cioè dopo il plebiscito della Sarre. La decisione non è ancora formalmente intervenuta, ma la stampa ufficiosa francese sembra volere sin da ora preparare il pubblico ad accettarla presentandola come una conseguenza legittima del vivo desiderio di ambo le parti che l'accordo italo-francese nasca sotto i migliori auspici e rifletta con eguale sincerità la comune volontà di mantenerlo anziché ridursi ad essere un pezzo di carta qualsiasi come tanti altri accordi che lo hanno preceduto. Prospettando l'insieme della situazione di stasera il Temps scrive: lcsslcnlssspdnpsOIigpMms«Noi non abbiamo tralasciato di ri-jrpetere che nell'animo del Governo del- bla Repubblica U viaggio a Roma del „Ministro degli Esteri non può essere in- , vtrapreso utilmente se non quando 1 ac- cordo si sia interamente preparato per I <via diplomatica, poiché sarebbe un già- ,-cve errore politico concludere un'intesa n,rimanendo nell'equivoco e rinunziando la mettere in chiaro tutti i punti sui rquali l'azione della Francia e quella del- : l'Italia si sono nel passato urtate. Era l'idea del defunto Barthou ed è anche I quella di Lavai. L'accordo franco-italiano non avrà portata pratica se non nella misura in cui costituirà una base solida per una collaborazione permanente delle due potenze in tutti i campi, per una politica concertata nella piena reciproca fiducia. Che i due Governi siano animati dal più sincero spirito di conciliazione non è possibile dubitarne. Ma essi hanno l'uno e l'altro la responsabilità di interessi importanti che non possono sacrificare e di amicizie alle quali intendono rimanere fedeli. Ed è per conciliare questi interessi e queste amicizie che si sta attualmente lavorando a Parigi e a Roma. Se la sistemazione completa dell'accordo deve richiedere un certo prolungamento dei negoziati non bisognerebbe affatto vedervi un regresso su quello che si considerava già come acquisito nè credere soprattutto che con ciò il principio stesso dell'accordo rischi A> essere rimasto in questione. Ma l'abbiamo indicato a varie riprese, si era sempre considerato che i negoziati franco-italiani potevano approdare nor malmente nelle prime settimane di gen naio, ma in questi ultimi tempi si sono volute precipitare le cose perchè si ri teneva opportuno, per varie ragioni approdare prima della riunione del Consiglio della Lega e prima del plebiscito della Sarre. Ciò non costituisce una necessità politica assoluta, ma sembrava desiderabile per il concatenamento logico degli altri negoziati attualmente presi insieme. Da una parte il viaggio di Flandin e di Lavai a Londra deve avere luogo prima del plebiscito della Sarre e della sessione del Consiglio di Ginevra, poiché si concepisce perfettamente l'interesse per i gabinetti di Londra e di Parigi di concertarsi preventivamente in via delle eventualità che potrebbero prodursi all'indomani del 13 gennaio. D'altra parte, nulla di strano che sembrasse utile realizzare l'accordo franco-italiano prima del viaggio di Flandin e di Lavai a Londra, affinchè potesse esserne tenuto conto durante 1 colloqui franco-britannici. Se la conclu sione dei negoziati a Roma non può essere raggiunta oggi o domani, ciò vorrà dire che non avremo potuto ottenerla nel limite strettissimo che ci, eravamo imposto, ma ciò non significa affatto che questo ritardo eventuale abbia per conseguenza di pregiudicare in qualche modo il fondo delle cose ». I commenti degli altri organi ispirati riflettono, con parole poco di¬ | ! | idi mettere in tacere il timore che il I lavorio diplomatico in corso a rto-jma possa restare sospeso o venire i rimandato alle calende greche, pre- occupazione che basterebbe a spie-lgare anche il semplice desiderio del Governo francese di non dare nè all'interno nè all'estero l'impressione che la Francia, o quanto meno la Piccola Intesa, possano essere rite- nule menomamente responsabili dei sopraggiunti indugi. Nulla di inte ressante vi è dunque da spigolare in tali commenti. Faremo eccezione sol. tanto per poche righe dell'Action Francaise, dove il Bainville, domanda brutalmente ai propri connazionali : Esiste oggi in Europa, all'infuori dell'Italia, un solo paese che sia in grad° di preservare altrimenti che a pa1-?1? l'indipendenza dell'Austria? Unoc ciol° deUa questione 6 tutto qui. Quest.anno è mancato un pelo che l'« An sch]uss „ non si facessef Non si è fatta S0]0 perchè l'Italia ha concentrato le sue truppe In Alto Adige. Soltanto l'Italia ha saputo compiere l'atto de cisivo! ». E, mettendo senza riguardo il dito su una delle piaghe die momento, lo scrittore aggiunge: « Non vedo nessuna ragione perchè la Francia non domandi ai suoi alleati cecoslovacchi e all'allora ministro Benes se sono sempre convinti che dal loro punto di vista l'« Anschluss » non sarebbe la peggiore delle soluzioni possibili, che equivale a dire: Perisca l'Austria e cada in mano alla Germania, piuttosto che dovere il mantenimento della sua indipendenza all'Italia! ». Un dispaccio da Cannes ai giornali segnala che sir John Simon è partito per Montecarlo. Secondo la stessa notizia il Capo del Foreign Office tornerebbe probabilmente in Inghilterra passando per la Riviera italiana. La voce, tuttavia, è soggetta a cauzione. C. P,

Persone citate: Bainville, Benes, John Simon