La caccia all'uomo di Mario Bassi

La caccia all'uomo Ote cbammjGdELdfa di ima QjuwycL ^wJtnata La caccia all'uomo (DAL NOSTRO IXVIATO SPECIALE} ADDIS ABEBA. ... Zalalaca: Casello al km. 432. Martedì, 7 luglio... Ore dieci e trenta... ... Torno sul mio fronte nord. Ore dodici e trenta. Circa mezz'ava fa, un aeroplano, venendo da oriente e diretto verso occidente, è trasvolato alto sulla linea ferroviaria, e qua sul casello e sul nostro treno deviato. Abbiamo cercato di richiamare l'attenzione degli aeronauti, agitando qualche futa d'indigeni, bianca, le mantelline, l'impermeabile. Ma di lassù non hanno visto; o almeno non hanno dato segno d'averci visti, d'aver notato il nostro treno fermo, la nostra difesa intorno al casello. L'apparecchio è proseguito nel volo, senza abbassarsi ne deviare, a una quota che si calcolava sopra mille metri. Si trattava probabilmente del — postale — da Oìggica, o Dire Daua, ad Addis Abeba: quello su cui avrei dovuto viaggiare anch'io, se fossi riuscito a trovar posto. E sarei trasvolalo ignaro e leggero su questo Zalalaca, su questo casello al km. J/82, invece che... Già: invece che di trovarmi in mezzo al pasticcio, alle prese brutte con l'Abissino fellone. Nella cucina coi polli / quali Abissini, dopo aver tentato l'attacco contro il fronte sud del quadrato della nostra difesa, come annotavo due ore fa, ripetendo la tattica dell'avanzata alla spicciolata, con uomini isolati e rade pattuglie, a lenti sbalzi, sparacchiando, la tattica già sperimentata precedentemente contro l'angolo sud-est e il fronte est della nostra difesa; e avendo ottennio identico successo, cioè il pieno insuccesso, con parecchie perdite loro e nessuna nostra; si sono nuovamente andati raccogliendo su quel dosso verso oriente e verso greco, a ostro della linea ferroviaria, re seicento o settecento metri di qua. Hanno ancora suonato i corni, sostando qualche dieci minuti. Poi si so?io avviati, discendendo da questa parte, verso settrione. Hanno attraversato la linea ferroviaria, là, in direzione degli Addàs; e girando tra le ondulazioni del terreno, tra i villaggi e le vegetazioni, da quel lato, e mantenendosi a una distanza da noi sempre superiore al mezzo chilometro almeno, si sono inoltrati davanti a questo nostro fronte nord, cioè sul rovescio del casello. E hanno accennato a ripetere il tentativo d'attacco, e alla solita maniera. Sono testardi, quella gente, o meglio dire testoni. Così daranno un po' da fare anche a me, a mia volta, su questo mio fronte.Ho trasferito il mio posto di co mando, dalla trinceretta cetitrale, tra la cucina e ripostiglio e la latrina, la trinceretta dove passai, accovacciato, vegliando, la notte; mi sono trasferito nell'interno della cucina'. Di qua, per la finestra verso oriente e la feritoia verso settentrione, alla luce meridiana, abbraccio con la vista e domino più largo spazio di terreno, e posso osservare le mosse del nemico, anche a notevole distanza. Nella cucina, bugigattolo angusto e sudicio, d'una tipica sudiceria etiopica, tra i materiali e i rottami che l'ingombrano, tra quelle quattro galline e il gallo, che vi hanno il pollajo, e starnazzano e strillano disturbati e spaventati, e che ci riempiono dei loro pidocchi pollini, per cui m'andrò nervosamente grattando; tra il pattume accumulato e le ceneri rimosse, e calcinaccio e pietrisco; qui ritrovo un pajo dei quattro «omini, che vi avevo stabilito a guardia, verserà: — gli altri due sono stati spostati su altro fronte. E ci sono il colonnello Lérici, il tenente-colonnello Cammarata, il capitano Cozzolino — che è stato sostituito adesso, sul fronte sud, dal tenente Papisca, — e un Geniere, l'ordinanza, credo, di Cozzolino. Viene poi, durante lo svolgersi dell'attacco nemico, anche il Seniore Costa; il quale, tra la confusione della disparata roba e dei rifiuti, scopre uno sciabolone abissino, una specie di scimitarra; e se ne arma pomposamente. Ciascun colpo il bersaglio Gli Abissini dunque, testoni, ripetono anche su questo fronte la loro tattica, già due volte fallita sugli altri fronti; e che naturalmente gli fallirà anche qui. Li lasciamo sparare a loro posta, e avvicinare, quei gruppetti d'uomini sparsi, che spiccano coi loro abiti bianchi tra il verde della campagna e sul bruno del terreno dissodato, s'appiattano negli anfratti vengono avanti correndo da uno all'altro degli alberi che sorgono per i campi, per le distese prative, e nascondendosi ratti dietro il nuo vo tronco raggiunto. Li aspet tiamo alle corte distanze, quando ogni nostro colpo andrà sicuro al bersaglio. Chi non aspetta, è il vice-briga diere Cocca, dei Carabinieri. Esaù rito l'attacco nemico sul fronte sud, e manifestandosi questo sul fronte nord, egli ha fatto dietro front, e s'affaccia da quest'altro portello del suo vagone, protetto anche questo, per circa la metà in feriore del vano, da un parapetto di sacchi di cemento, accatastati sul bordo del pavimento del vagone, e da sovrapposte traversine di ferro: il portello sul cui limitare fu colpito a morte, jersera, in piedi, il tenente colonnello Mercanti; e da cui si può battere col fuoco, diagonalmente e normalmente, quasi intero il settore occidentale, di qua dal treno deviato, e poi una porzioncina di questo settore settentrionale, lateralmente al muro del casello e a questa costruzione della cucina e ripostiglio. Il Cocca spara quindi dietro le nostre spalle; e insieme con noi rinnoverà le vendette del povero Mercanti e degli altri nostri compagni uccisi. Le punte degli Abissini si muovono oltre trecento metri incontro a noi. Ed ecco una moschettata; e quell'uomo che sbalzava da un tronco all'altro, laggiù, è arrestato a mezzo la sua corsa, fa un giro su sè stesso, rotola per terra: proprio come un merlo colpito al volo. Il generale Broglia, dietro di noi, affacciandosi dalla porta posteriore del casello, ci grida che abbiamo la smania di sparare, troppo presto, che sciupiamo i colpi. E mi chiama a noma, in tono secco di rimprovero. — No: è il vice-brigadiere Cocca — rispondo: — E come al solito, ha beccato giusto. Il vice-brigadiere spòrge col capo dal suo riparo, e col moschetto spianato, appoggiato al parapetto dei sacchi: senza elmetto nè berretto, il capo scoperto, coronato da una fitta capigliatura crespa, color di sole, oro,e rame. E sorride dagli occhi luminosi, e con la bocca che, tra le labbra socchiuse, mostra la chiostra dei denti candidi e forti: denti che sembrano dì giovine lupo, i lupi che re' verni rigidi scendon dai monti della sua Lucania. Sorride, soddisfatto di sè e dell'ammirazione che suscita tra noi, con gite' suoi tiri spettacolosi. — Vice-brijradiere, ne lasci qualcuno anche per noi. C'industriamo anche noi, dalla feritoia e dalla finestra della cucina, a mano a mano che i gruppetti «emici s'accostano. Il capitano Cozzolino, un pugliese di Monopoli, asciutto e bruno come un beduino, con grandi occhi che tondeggiano dall'orbite e suggestivamente espressivi, si mostra anche lui un tiratore emerito. Ha un fucile novantuno, lui, che ha preso a un dei Fanti; e dalla feritoia verso settentrione, segue con la mira il suo uomo, per una serie degli sbalzi di quello, ne studia la manovra e i modi, se l'attende a un punto prestabilito. — Quello, vede, quello — mi indica, — adesso, che spunta da quel cespuglio, a destra, un poco dietro dall'albero grosso, primo di guest'albero cespo d'erbe grasse... Ha visto? Quello adesso corre a nascondersi dietro l'albero grosso... Vede, vede? Adesso, quando ricompare, per correre a nascondersi dietro il cespo dell'erbe grasse... • L'astuzia del finto morto L'uomo non raggiunge il cespo dell'erbe grasse: è ruzzolato a mezza via. E lo contempliamo là disteso, immobile. Ma anch'io non sono nemmeno uno schiappino. E qualche bel colpo, l'assesto anch'io; che mi vale le congratulazioni dei compagni. Ma uno, di quei figli di... una brava donna, me l'ha fatta. Se ne veniva avanti carpon carponi, da un tronco all'altro, da un cespuglio all'altro; e io l'ho atteso al varco; e pan: l'ho steso là, stecchito — mi pareva. E mi voltavo a Cozzolino, con quell'aria di sufficenza, di chi sta per dire, — Bazzecole: di ben altro saremmo noi capaev; — e Cozzolino, — Guardi, guardi. E non fa a tempo a imbracciare il fucile; e io non fo a tempo a rivoltarmi e guardare; e il mio morto è balzato su, come proiettato da una molla, è schizzato via, è scomparso. Me l'ha fatta, così, mi ha fatto Pietro. Non mi resta che obbiettare, a mo' di consolazione: — Però la pallottola, se la dev'esser sentita rasa alle orecchie, se s'è buttato così bene re terra, per evitare la seconda. E da allora, re titoZo precauzionale, ho sparato sempre un secondo colpo su chi vedevo cadere: la buona misura, insomma. La caccia all'uomo: nostra difesa e risorsa, con la scarsità del munizionamento, che tanto ci preoccupa. E il Vice-brigadiere Cocca ne ha spacciati, da solo, per questo solo settore, da dieci a dodici; e sette od otto, Cozzolino; e io, la mia mezza dozzina. Il dover nostro, l'abbiamo fatto. E abbastan za bene: che, dopo tentato e ritentato, atteso e ripreso, gli Abissini si sono convinti che anche da questa parte la peggio era per loro: che rischiavano, con quella loro tattica, a uno per uno, di far la fine del passerotto, tutti. I « cecchini » Ma testoni! Si sono ritirati, per girare ancora a largo raggio, dove noi non gli sparavamo più, girare verso occidente; e per tentare ancora su quel fronte ovest: l'unico, stamattina, che gli restasse di saggiare. La solita tattica, il solito modo d'avanzare, a pattugliette. E il Te nente-colonnello Martinàt, su quel fronte, gli ha dato ancora una volta il fatto loro, non meno sonoramente che noi, e decisivamente. Oramai avevano tastato, gli Abissini, re volta a volta, successivamente, i quattro fronti della no stra difesa, per l'intera rosa dei venti, compiendo intorno re noi un giro completo, per i trecentosessanta gradi dell'orizzonte. E eia scuna volta si son buscate solide botte. Finalmente, pare, ne hanno abbastanza. E li abbiamo veduti sparpagliarsi per la campagna, avviarsi ai villaggi circostanti, sperdersi tra le piantagioni e le zeribe, entrare nei tucùl. Non suonavano più i corni; nè le donne li accoglievano col saluto trillante delZ'helleltà. Era verso il mezzogiorno; e ci sorvolò l'aeroplano — come annotavo. Ma due Abissini si son dati anche loro, contro di noi, alla caccia all'uomo. Devono essere gli stessi che hanno assestato quelle pallottole, che già dicevo, lungo la facciata del casello, trasversalmente; e una che ha forato il serbatoio dell'acqua al tender della locomo Uva investitrice del nostro treno; o l'altra che ha lacerato l'impermeabile al Generale. Sono appostati forse dentro quel tucùl gua dal nostro fronte est, a brevissima distanza; probabilmente fra i tucùl e i pagliai e le due costruzioncine della lampisteria e del magazzino di deposito. E fanno anche loro il tiro mirato, all'uomo: fanno, come si diceva in Libia nella grande guerra il Cecchino. Hanno infilato più d'uf.a volta, coi loro colpi, il vano della finestra, qui, della cucina, che verrebbe a trovarsi pressoché dirimpetto a loro; e le pallottole, attraversando la cucina, rasente alle nostre teste, e schiacciandosi nel muro di contro, ci hanno schizzato addos so il calcinaccio e qualche scheg getta di pietra. Hanno infilato anche là, la feritoia, da quel lato, della latrina; che sì resta più ac costa a loro, ma offrendo un ber saglio minimo. E battono con insistenza sul rovescio di questo fronte nord, tra la latrina appunto, e questa cucina e ripostiglio, i il rovescio del casello: con insistenza e pericolosa precisione. Basta che uno s'affacci da questa porta della cucina, o da quella della latrina, o da quella posteriore [del casello; e peggio se s'inoltri per questi due o tre metri, di qua, quattro o cinque di là, che sepa rano gli edifici, questa sorta di cortiletto, questa breve area scoperta; e zach zach: due pallottole arrivano gemelle e rabbiose, sibi lana come frustate, o si ficcano schioccando nei muri. Per attraversare l'area, adesso, da una costruzione all'altra, da un riparo all'altro, bisogna buttarsi con un salto, a pesce; e scomparire prima d'esser preso di mira Il Generale, che si sposta continuamente sui quattro fronti, per osservare, impartire disposizioni sostenere e incitare gli uomini con la parola, con la sola sua presenza rianimatrice; e va da un capo all'altro della nostra difesa, presènte continuamente dovunque, che pare possieda la taumaturgia dell'ubiquità; e non prende precauzioni, e non si ripara, e cammina dritto allo scoperto, dritto e tranquillo, fumando la sigaretta il Generale, con la sua aquila lucente d'argento sulla fronte dell'elmetto, ci dà sussulti e momenti d'angoscia: perchè lo mirano ogni volta che passa; e non si capisce per che miracolo non l'abbiano colto. Non c'è dubbio: suso in Italia bella, qualche creatura di gentilezza prega per lui; e la preghiera giunge ben accetta nell'alto cielo.., Mario Bassi

Luoghi citati: Addis Abeba, Italia, Libia, Lucania