LA SPEDIZIONE DEL NANO GOBBO e la voce d'un treno in arrivo di Mario Bassi

LA SPEDIZIONE DEL NANO GOBBO e la voce d'un treno in arrivo Episodi di un9 avventura LA SPEDIZIONE DEL NANO GOBBO e la voce d'un treno in arrivo .(DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) ADDIS ABEBA'. ottobre. Continuo a ricopiare le semplici note, dal mio taccuino. Sempre sotto quella data: Zalalaca: Casello al Km. 432. - Martedì, 7 luglio. - Ore nove. ...Il Generale Broglia è accorso a quell'angolo della nostra difesa del casello, del fronte est col fronte sud, verso dove gli Abissini accennavano ad attaccare. Gli Abissini spingevano dunque avanti uomini isolati e pattuglie, sparacchiando. Ma il grosso non era disceso che a mezzo del pendio con cui la lenta collina veniva a morire nella campagna pianeggiante, verso il nostro casello; e si manteneva cioè a oltre mezzo chilometro da noi, in posizione di attesa. Quando lo punte nemiche, procedendo caute, e quanto possibile coperte, di cespuglio in cespuglio, d'albero in albero, e poi, qualcuna, nel fossetto lungo la massicciata della ferrovia; aliando comparvero i primi uomini, a meno di duecento metri; nostri tiratori scelti aprirono il fuoco. Poche fucilate e moschettale. E quei primi assalitori furono, a uno a uno, messi a terra. Gli altri, che li seguivano, s'arrestarono di botto, riparandosi, nascondendosi. Un tempo di sospensione. Poco dopo, qualche individuo di quelle tentacolanti pattuglie riprende ad avanzare. Da parte de' nostri tiratori, da quell'angolo est — sud del casello —, un'altra scarica, anzi una successione rapida di colpi ben mirati. E ben. assestati: che stendono là altri morti e feriti. Vediamo feriti clic annaspano, si strascinano; qualche altro, se lo caricano i compagni, e lo portati via. • Le pattuglie ora vanno ritirandosi, ripiegando sul grosso, abbastanza velocemente. Vengono inseguite a fucilate; finché la voce del Generale non comanda, replicatamele e imperiosamente, il « cessate il fuoco ». Nuovo tempo d'arresto. Il nemico si tiene sulla sua. collina; e solo di tratto in tratto spara qualche fucilata, di là-, contro il nostro casello. - Zaudì Ore nove e trenta. Il Generale ha chiesto a quel Greco del personale della ferrovia, che viaggiava col nostro treno, il signor Demetrio Velissariu, Capodistretto,' so possa disporre di qualche uomo di fiducia, tra il personale indigeno, che si assuma di portare un messaggio a uno de' nostri presldii più vicini, con la notizia della nostra situazione e la sollecitazione di soccorsi. E' tornato in scena quel negro deforme quella specie di nano, tarchiato e gibbuto e rattratto, con il suo testone spropositato, con la sua faccia scimmiesca, con le sue gambette torte, con la sua casacca dal bavero'rosso e gli alamari d'oro, e il suo berrettiello rosso gallonato d'oro: un agente della ferrovia, non so con che qualifica, che ave vo già notato sul nostro treno, e al primo attacco contro il treno, pri ma degli Addàs. Lui si offre di portare il messaggio agli Addàs, insieme con quattro manovali in digeni, del personale ferroviario. Pare che abbiano conoscenze tra questi che ci assediano e ci attaccano, anzi amicizie e parentele e omertà; e fidano che li lasceranno passare sani e salvi. Il Generale ha redatto un biglietto. E lo cemsegna a quel mostriciattolo in divisa operettistica: che si chiama Zaudì, come mi dice il signor Velissariu. Quello si apparta, in un cantuccio presso la latrina; si sbottona la casacca con gli alamari d'oro, si sbottona e si cala i pantaloni... Ho capito: dac che la latrina è occupata militarmente, trasformata in ridottino per le necessità della difesa... Ma no, non è quello che avevo logica mente immaginato, all'atto. Zaudì deve nascondere il biglietto; e ripiegato a più doppi, ridotto a un rotolino minuscolo, lo insinua in un risvolto interno della cucitura dei pantaloni alla cavallerizza, lateralmente al ginocchio. Ben pensata: astuto lo storjìio. Ma se quei di là lo pescassero, non vorrei trovarmi io in que' suoi calzoni. Ai cinque volontari, e a Zaudì in particolare, è stato naturalmente promesso un vistoso bakscisc: una specie di primo premio della Lotteria di Merano, per questi poveri diavoli. Essi escono dalla cinta delia-nostra difesa. E corrono a quel magazzino di deposito, che, con l'annesso locale della lampisteria, resta distaccato di venti o venticinque metri dal ca sello, verso Gli Addàs. Scompaiono, per qualche minuto. Poi li vediamo che tirano fuori dal magazzino un carrello ferro viario, di quelli che servono al trasporto degli opera) addetti alla manutenzione della linea, e al trasporto degli attrezzi e del materiale minuto. Lo tirano e spingono fino all'accosta linea ferroviaria10 alzano sulla massicciata, lo incastrano sulle rotàje. Ancora una spinta vigorosa; e il carrello si mette in movimento, in direzione degli Addàs; e continua l'andarepoiché da quella banda la linea discende, con discreta pendenza11 carrello acquista di velocità; eloro ci saltano sopra, portando zappe, picconi, attrezzi di lavoroA galeotto, galeotto e mezzoLi seguiamo, loro e il carrello che li trasporta, con occhi intenticol cuore sospeso. Vediamo gruppetti di Abissini che si staccano dal grosso, che scendono correndo la collina, verso la linea ferroviaria, davanti al carrello. Ma non sparano. Hanno fermato il carrel•v, «o circondano. Nostri cuor sempre più sospesi. Che diàmine succede/ Non pare succeda niente di grave. Parlamentano, così pare, almeno un dicci minuti, gli Abissini e i nostri del carrello. Ma non si direbbe che nemmeno la discussione sia molto agitata. E si direbbe anzi che se l'intendano abbastanza, tra di loro. Se l'intendono, se la sono intesa di sicuro. Il carrello si muove nuovamente, coi nostri cinque indigeni issati sopra; e riprende più veloce la sua discesa in direzione degli Addàs. Evidentemente, i nostri emissari hanno giuocato, gikocano il doppio gioco. Bon qua del posto, o dei contorni; hanno qua le loro famiglie, loro relazioni e solidarietà. Avran dichiaralo a quei di là, ai ribelli: — Siamo daccordis sima con voi: adesso sparate pure, assaltate il casello, massacrate gli Italiani. Noi siamo dei vostri, come sapete; ma non possiamo com prometterci troppo, per via del l'impiego. Siamo scappati dagli Italiani; adesso lasciateci far finta di controllare la linea. — Ma gari hanno aggiunto, chissà, che andavano a sbullonare qualche altra campata di rotaje, per interrompere la linea, anche da quella parte. E sono passati: questo è l'importante. Ora speriamo che, per amor del premio promesso, tengano anche del gioco nostro: questo è l'importante. Una voce ... Ore dieci e trenta. — Anonima e incontrollabile, ma cògnita istantaneamente a ciascuno, e per tutti assodata, sicura, si è propalata la notizia che un treno di soccorso sta venendo alla nostra volta da Addis Abcbà. — Ma come si sa ? Hanno visto il fumo, lassù, verso Addis Abcbà, tra le alture e i boschi. Hanno sentito anzi il rumore. Hanno sentito anzi replicatornente il fischio della locomotiva... Gli uomini non cessano di spiare dalla parte di Addis Ahebà. Vanno a vedere anche, da quella parte, il Generale Broglia, il Colonnello Lérici, il Tenente-colonnello Cammarata. Vado un'ch'bt. Un pcnnacchicito di fumo, sì — è, o non è? — dal fianco di quell'altura, forse dicci, dodici chilometri di qua. O ò un bioccolo di nebbia, che sfiori le cime del bosco?... Gli Abissini si sotto mossi. Sono discesi dalla loro collina, in direzione di ostro, sfilano in quella direzione, girando a largo raggio, sempre tenendosi lontani da noi, tra i seicento e gli ottocento metri. Dal nostro fronte ovest, dove ero andato a vedere se vedevo il favoleggiato treno di soccorso, qualche suo indizio; compio il giro del casello, per tornare al mio fronte nord. Sul fronte ovest, a quell'angolo del casello, fronte ovest-fronte sud, che guardi lungo il fianco del nostro treno deviato, e verso la locomotiva, sbalzata fuori dalle rotaje e gin dalla massicciata, e affossata con le ruoto nei terreno molle, ho ti ovato il Tenente-colonnello Martinat. Questo è stato il suo posto di comando e di guardia, stanotte: questo parapetto precisamente, costruito di sacchi di cemento, presi dal nostro treno, e sollevato e blindato con traversine di ferro della ferrovia. , — Come va, Colonnello f E' fresco sorridente alacre, come sempre, il moschetto a tracolla, arricciandosi le due punte della barbetta bionda. E pieno di baldanzosa fiducia, come sempre. Ha passato la notte — benissimo. — Beato lui! Mi dice: — Oh, niente che una delle innumerevoli notti di noialtri Alpini al fronte, in guerra: tante, che iloti si ricordano nemmeno più. A certo punto, nella notte, una diecina di Abissini erano riusciti ad arrivare alla locomotiva deviata, non visti; e s'erano accovacciati tra le ruote del tender: poi cercavano di avanzare, strisciando sotto i vagoni. Ma ebbero fretta di sparare; e si rivelarono. E furono cacciati a fucilate. — Guardi là: da lato del tender; poi contro le ruote del primo vagone, e del secondo; e qua nel fossetto, sotto la massicciata. Conto quattro, forse cinque cadaveri: Abissini, coi loro vestiti bianchi, che si scorgono imbrattati, impastati di fango, di scorie nere di carbone, e di molto sangue. — Gli altri — mi spiega Martinat — se la sono svignata, approfittando dell'oscurità. Lo credo bene.. Le vedette di Martinat pare abbiano dato prima, poco fa, l'avviso del treno che starebbe venendo da Addis Abebà. Due Carabinieri e un Geniere accertano che l'hanno visto, locomotiva e vagoni, che giravano quel promontorio, venendo in qua, lontano lontano; poi è sùbito scomparso, tra le alture, e come fosse entrato in una galleria. Poi avrebbero visto ancora il fumo della locomotiva, più vicino. Altri hanno sentito i fischi. L'impermeabile del generale Poi sono girato sul fronte sud della nostra difesa, sulla facciata del casello, e dove la difesa stessa si giova degli ultimi due vagoni del nostro treno deviato, i due merci coperti, il penultimo, dei Carabinieri del Tenente Papisca, e l'ultimo, già della scorta; e insieme, la locomotiva investitrice, di coda all'ultimo vagone, e il relativo tender, sono stati trasformati in ridotto: dove ha tenuto il suo posto di comando, per questo fronte sud, il Capitano Cozzolino. del Genio. Lui e il suo piccolo corpo di guardia dimostrano a evidenza la qualità del luogo dove hanno vegliato: in aspetto <ii carbonai, anneriti di polvere e dettiti di carbone il volto le mani la — i e a o . l divisa, macchiati d'untume, fuligginosi come spazzacamini. Gli Abissini si sono dunque spostati da. questa parte: scesi dalla collinetta, si sono andati raccogliendo qua di faccia. E accennano a ripetere la tattica di prima: cioè spingendo avanti tentacoli di pattugliette rade, che avanzano sfruttando abilmente gli appigli e le difese e gli schermi naturali del terreno c della vegetazione. Come prima, hanno ripreso a sparacchiare. Mi riscuote, mentre saluto Cozzolino, accingendomi a tornare al mio posto, sul fronte rovescio del casello, tan, un colpo secco e sonoro, come d'una martellata sul metallo; e subitaneo sprizza dalla fiancata del tender uno zampillo d'acqua. — Hanno forato il serbatoio — esclama il Capitano Cozzolino: — Ma quest'acqua è preziosa: perchè di questa locomotiva potremmo eventualmente usufruire, che è ancora sul binario, e mi pare in grado di funzionare. Salta giù dalla garitta della locomotiva; e con una scheggia di degno e stracci, s'industria di tamponare il foro nella lamiera. — Accidenti! che forza di penetrazione, queste pallottole del Mauser: trapassano come cartone una lamiera di ferro, di otto o dieci millimetri di spessore. Ma questa pallottola non viene da quei tiratori là davanti: viene diagonalmente, per un angolo verso lo nostre spalle, rasente a uno degli angoli del casello, a questo anzi di sud-est. Dirci che è stata sparata da uno di quei tucùl, verso quelle due costruzioni della lampisteria e del magazzino di deposito, distaccate dal nostro casello, verso Gli Addàs, di venti o veti ticinqne metri. Appena gli Abissini vanno prò nunciatdo il loro nuovo attacco su questo fronte sud, incontro agli ultimi vagoni del treno e la locomotiva investitrice e la facciata del casello, il Generale Broglia è accorso qui. Ripete le sue raccomandazioni: — fasciare avvicina' re le pattuglie nemiche; aspettare che gli uomini di punta siano a meno di duecento metri, a cento cinquanta, a cento metri; e poi tiro regolato, mirato, con massima economia di colpi: la caccia all'uomo. — Anche noi ripetiamo la nostra tattica, ch'è riuscita prima cosi bene, al primo attacco, stamane, degli Abissini. Questa volta, sì: due pallottole arrivan proprio diagonalmente, proprio da quella- parte del ma gazzino di deposito e della lampi isteria, di dietro. E ho sentito di là i colpi delle due fucilate, quasi contemporanei e distinti, vicinissimi. — Generale! Ho avuto l'impressione che il Generale Broglia fosse colpito. Lui capisce; sorride: — aia no — mi risponde: non si sgomenti, mi raccomando, per due schioppettate, e sbagliate. Vada invece al suo posto; e vigili, se tentassero attaccare anche da quella parte. Poi si china, sollevando la. falda dell'impermeabile: è sforacchiata quattro e cinque volte, iter il traverso delle pieghe ondeggianti. — Guardi — m'indica lui allegramente: — m'hanno soltanto bucato l'impermeabile, che evidentemente non è impermeabile alle pallottole. Ma tanto, non è che un vecchio arnese, che ha già fatto la campagna, e merita d'esser messo a riposo. Il tempo, del resto, s'/è rasserenato... Il Vice-brigaóVere Cocca Quest'uomo sorridente, dagli oc chi color fulvo, di gatto, la siga retta tra le labbra, la. voce pacata i modi misurati, elettamente signorili, è davvero di una serenità invulnerabile, di un'olimpica calma, sconcertanti. Ma poi s'arrab bia, e grida: perchè un Carabiniere, dal vagone dei Carabinieri, ha cominciato improvvisamente a sparare; mentre gli uomini di punta del nemico, qua di faccia non sono ancora arrivati nemmeno a trecento metij^r — Che cos'ho detto fin adesso? A che cosa spara quel Carabiniere/ Perchè butta via le cartuccet Come si chiama! Il Tenente Papisca si precipita a spiegare che quel Carabiniere, anzi Vice-brigadiere, è un tiratore sceltissimo, d'eccezione. E fa con statare al signor Generale: due colpì; e laggiù, due Abissini distesi al suolo. Vediamo i compagni loro, che cercati di caricarseli, per portarli indietro. E bum: un'altra moschettata. E vediamo un altro Abissino, di quei che si sono radunati, che s'affloscia e casca giù, come una pera cotta. Il Generale osserva; poi, affacciandosi al vagone dei Carabinieri, dallo sportello di qua: — Be' — dice al Vice-brigadiere: — tu spara pure a volontà. Ma garantisci che ciascun colpo è un Abissino a terra. Il Vice-brigadiere è quel Michele Cocca, da Grottole, in quel di Potenza: un giovanottone muscoloso c rubicondo, con chiari occhi azzurri; e ch'è appostato in ginocchio, dal portello di là del vagone, dietro un riparo di colmi sacchi... Mario Bassi

Luoghi citati: Grottole, Merano, Potenza