COME RAS IMMIRU' fu preso nella morsa di Alfio Russo

COME RAS IMMIRU' fu preso nella morsa COME RAS IMMIRU' fu preso nella morsa La marcia avvolgente delle tre colonne italiane - Quindici ore di battaglia - La fuga nella notte - La resa (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) Aggarò, 21 mattino. Quando leggerete questo telegramma la bandiera italiana sarà stata innalzata sugli estremi confini etiopici dal generale Tessitore e dai colonnelli Malta e Princivallc, comandanti delle tre colonne, alle quali dobbiamo la sconfitta e la cattura di Ras Immirù. In questo momento i battaglioni avanzano a marcie rapidissime, alati dalla splendida vittoria contro l'ultimo e più tenace capo ribelle, e fedelissimi alla consegna del Maresciallo Graziani, che alla fine di quest'anno vuole consegnare perfettamente conquistato l'Impero agli italiani. La manovra decisiva L'azione che ha portato alla sconfitta e alla cattura di Ras Immirù è stata appunto concepita dal Vicere Graziani, ed è stata eseguita con grande arte dai comandanti di colonna. Come sapete, la colonna Princivalle aveva per obbiettivo l'occupazione della regione di Gimma, che aveva compiuto rapidamente, e si apprestava a raggiungere Maggi, verso il confine sudanese. Avute notizie della presenza di Ras Immiric appunto nella regione di Gimma, il Maresciallo Graziani ordinava alle colonne la manovra decisiva. La colonna Princivalle, allora, con i suoi battaglioni, il diciottesimo e quarantacinquesimo eritreo, con una Banda irregolare comandata dal maggiore Rolle e con la Banda dei gregari di Abba Giofer, antico Sultano del Gimma, riprendeva la marcia partendo il 9 dicembre da Giren verso Aggarò, con sei giornate di viveri e quattro giornate di fuoco. Ad Aggarò accampava la notte del 9, e all'alba del 10 proseguiva la marcia in un terrenp difficile. La regione era deserta, e la popolazione assai rada, essendo stata scacciata dai tucul dalle, bande di Ras Immirù e iti jìarte uccisa. La mattina dell'undici gli esploratori avvertivano la presenza degli armati di Ras Immirù in ritirata verso occidente; allora il colonnello Princivalle lanciava i Battaglioni all'inseguimento, cercando di venire a contatto, per dare battaglia. Secondo il piano concepito dal Maresciallo Graziani, il generale Tessitore spingeva celermente i suoi battaglioni in convergenza sul fianco destro della colonna Princivalle, mentre, in obbedienza allo stesso piano, il colonnello Malta puntava a marcie forzate verso il ponte del fiume Goggeb, in modo da chiudere la ritirata al ras fuggiasco. Il piano tanto genialmente concepito e tanto brillantemente eseguito, doveva realizzarsi con la perfetta vittoria. Il terreno percorso dalla colonna Princivalle diventava sempre più difficile, essendo coperto da una fitta boscaglia; ma, infine, la mattina del dodici i battaglioni entravano in «no pianura e verso le dieci scorgevano le avanguardie di ras Immirù sulle colline e presso il guado del fiume Dsciò. La stessa mattina il generale Tessitore aveva preso, presso il guado, contatto con la colonna Princivalle. Accertata la presenza del nemico, il colonnello Princivalle ordinò la manovra. Mentre la prima colonna del diciottesimo battaglione, comandata dal collega giornalista capitano Remo Paluzzi, che doveva rimanere ferito, teneva l'avanguardia, le altre tre compagnie del battaglione, comandate dal primo capitano Pepe, si disponevano in linea di combattimento, e il quarantacinquesimo, comandato dal maggiore Castellani, manovrava per avvolgere l'ala destra del nemico, che si era rivelato bene armato di fucili moderni e mitragliatrici. Le bande del maggiore Rolle e di Abba Giofer si spingevano ancora avanti sui fianchi, per minacciare la ritirata. Le prime fucilate Alle dodici la prima compagnia del diciottesimo apriva il fuoco, al quale le bande di ras Immirù rispondevano energicamente, avvantaggiate dalle posizioni migliori. Infatti i nostri erano al fondo della valle, e in parte impantanati negli acquitrini, mentre i nemici occupavano le colline. Le bande di ras Immirù, delle quali facevano parte gli allievi della scuola militare di. Oletta, resistevano fermissime per alcune ore al fuoco degli italiani, e anzi tentavano una manovra aggirante, che venivo: immediatamente sventata dal quarantacinquesimo battajlione che, contromanovrando brillantemente, riuscitici a avvolgere l'ala destra nemica, gettando con un fuoco bene aggiustato lo scompiglio tra i nemici. Infine il crollo doveva avvenire. Ras Immirù ordinava il concentramento di tutte le sue forze sulla cima delle colline, per tentare -di sfuggire alla morsa. Intanto era scesa la sera, ma il combattimento continuava intenso sul fianco delle colline. Il terreno era coperto dai morti nemici, dei quali dopo se ne contavano oltre trecento. Alle ventitré i corni chiamavano ancora disperatamente l'adunata, mentre le mitragliatrici crepitavano senza interruzione. Alle tre le bande di ras Immirù si rovesciavano con grandi urla dalla collina, verso occidente, in fuga precipitosa, abbandonando le armi e i viveri. Siccome era notte, l'inseguimento non poteva avvenire; del resto sarebbe stato inutile, perchè il comando della colonna sapeva che il generale Tessitore e il colonnello Malta erano all'agguato e che ras Immirù non avrebbe potuto sfuggire alla cattura. La resa La batteria someggiata della colonna Princivalle inseguiva, però', con tiri bene aggiustati, le orde in fuga, seminando un'altra strage. Come era stato previsto, le avanguardie di ras Immirù venivano a contatto col battaglione del colonnello Malta appunto presso il fiume Goggeb. Il combattimento durava brevi minuti, e poco dopo i (temici si arrendevano. Erano le dieci del quindici dicembre. Alcuni momenti dopo ras Immirù decideva di rinunziare al combattimento, e di arrendersi con ottocento uomini. Il villaggio dove è avvenuto l'ultimo atto di ribellione etiopica si chiama Borga. Tra morti e prigionieri, delle bande di ras Immirù, che avevano gettate alcune regioni nel disordine e nella miseria, non rimaneva ormai nessun uomo. Una parte notevole ha avuta l'aviazione. Quattro aeroplani, partiti dal campo di Giren, su uno dei quali avevo preso posto io stesso, ri recavano sul luogo di combattimento, mitragliando il nemico da bassa quota. Alfio Russo

Luoghi citati: Malta