LA SPAGNA E L'EUROPA di Filippo Burzio

LA SPAGNA E L'EUROPA LA SPAGNA E L'EUROPA Mentre la Spagna s'impone tragicamente all'attenzione dell'Europa, credo poter rivendicare un diritto di priorità ad occuparmene. Mi sarà forse, in-: fatti, concesso di ricordare con' qualche compiacenza la parte dominante avuta da me in quel Faesc ; e, reciprocamente, da quel Paese nella grande avveri-1 tura magica che riempì la mia vita fra i dieci e i vent'anni, l quando, sdoppiandosi — non dico affatto la mia personalità,1 ma la mia vicenda esteriore — io fui contemporaneamente sco- > laro c poi studente nelle scuole del Regno e ministro onnipo-j tenie, rifacitore della carta di I Europa: io fui infatti per mio1 divertimento in quell'epoca don' Dieso di Raheita, marchese di Villaverde, primo ministro di Alfonso XIII e di suo figlio Fi-' lippo VI ; statista geniale che, ' dopo un decennio di febbrile ri-! costruzione interna, con due grandi guerre — la prima di re- ' staurazione monarchica in Francia, la seconda di restaurazione cattolica ih Germania — cambiò la faccia, non solo politica ma morale, d'Europa. La mia adolescenza era allora reazionaria e cattolica, per gentile pietà della tradizione, per amore di eroismo e di avventura, per insofferenza della piatititele^positivista e democratica imperante: sicché è naturale che tutto quanto accadde in Europa dopo la guerra non mi abbia molto stupito, ivi compresi gli attuali eventi spagnuoli. Mi giunge pertanto doppiamente gradita l'occasione di ri-! pensare alla Spagna, offertami1 dal recentissimo libro in cui Lo- j renzo Giusso (*) ha raccolto e tradotto una scelta delle pagine più significative di Ortèga y Gasset, premettendovi un saggio di ampio respiro. Riservando a un prossimo articolo una succinta analisi del pensiero di1 Ortèga, mi limito oggi a disegnare alcune linee di quella «interpretazione» della Spagna dovuta all'insigne scrittore, e che, possiamo ben definire, senza' tema di esagerare, come « pai-1 pitante di attualità ». *** . Due sono i saggi di questo volume che si riferiscono specificamente alla Spagna : e possiamo dire che 1 uno tratteggia una interpretazione « geografica », l'altro una interpretazione « storica » di quel Paese. Il primo è ispirato all'autore da un viaggio da Madrid a Parigi, via Burgos-Bordeaux. « Quando si viaggia da Madrid a Hendaye per la via di Burgos, il viaggiatore osserva, con annoiata sorpresa, che fino ai Miranda de Ebro, per 350 Km. di strada, non vi è un solo luogò confortevole. Miglio dietro miglio, il paesaggio persiste nel suo atteggiamento ai doloroso drammatismo, senza un istante di tregua 0 di stanchezza. Lai terra nuda lascia vedere la contrazione esasperata dei suoi mu-j scoli... Da Madrid a Miranda de Ebro, tutto è drammatico, niente è pacifico. Viceversa, dai Hendaye a Parigi, tutto è pacifico, niente è drammatico. La ; douce Fi-ance è anzitutto la Francia ben coltivata. Verdura in abbondanza, pianura blanda, in cima a una voluttuosa ondulazione. Non c'è palmo di terra che non sorrida soddisfatto». Vecchia e nuova Castiglia, paese tetro di don Chisciotte e di Filippo II. « Non esiste in Eu-1 ropa — nota il geografo spagnuolo Dantin — regione che offra così enormi estensioni afide e subdesertiche ». Terra da pastori e asceti, terra da solitari : come un simile paese potrebbe nutrire altro che una razza cupa e pessimista?, Ortèga non crede però alla fatalità geografica così determiniEticamente intesa; non per nul-; la è un uomo del Novecento, un uomo che non crede più al positivismo di Taine, e a quella sua idea del milieu come inesorabile plasmatore di uomini. « L'ambiente non è la causa dei nostri atti, ma solo un eccitante; i nostri atti non sono effetto dell'ambiente, ma una li-, bera risposta, una reazione auto-; noma ». Sicché « l'aridità del clima non giustifica la storia di Spagna... L'aridità del territorio agisce sull'uomo, anzitutto producendogli sete e torpore. Se l'uomo e forte, saprà reagire, popolando il deserto di fontane e imponendosi una rigorosa disciplina sportiva a dispetto dell'ignavia muscolare... La geografia non si trascina dietro la storia, ma soltanto la incita. L'arida terra che ci circonda1 non è una fatalità sopra di noi.ì ma un problema posto davanti1 a noi » ; problema che il popolo spaglinolo ha risolto nel modo a tutti noto perchè tale era il suo genio profondo. « La Castiglia è così terribilmente arida perchè arido è l'uomo casigliano. La nostra razza ha accettato la secchezza dell'ambiente perchè la sentiva affine alle steppe della sua anima ». La gleba castigliana non fu trasformata, 1 nè disertata, ma accettata tal quale, perchè traduceva il tc-ì dium vitae, quel d'sdegno della vita che è un radicale atteggiamento del genio spagnuolo in ogni sua manifestazione. « Il casigliano avverte una segreta vaidpgnpszigtmScvdsmettEcfbczlprdsautfgpmctgznt(*) Jose' Orteoa t Gasset: La Spagna e l'Europa - Traduzione el introduzione di Lorenzo Gìusbo -| 2Ucciardi, Napoli, 1936. { RbglSOppqslnelsqztglcReevcpezssmMqadlrsreaQdnIvzlqnnssdctlcnal«cipmvpvsdtlpcggcèmftLmbqrtecpzdqclgaacnmst e : n' e l a 1 l 1 > j I 1 ' ' ' ! ' ! 1 j e e y a 1 e, a' 1 e e a . d n ai . o l o e ai -j a , ai a ; a a , a . i -1 e i e e ?, -; , l . a -, -; l i o e , e a . a1 .ì i1 o o l a e a , 1 l -ì a n a vergogna quando si sorprende a compiacersi di qualcosa; per il francese, invece, vivere vuol dire godersi la vita... Il nostro popolo ha misurato sempre il grado di virilità negl'individui, non tanto per ciò che son capaci di fare, quanto per ciò che son capaci di non fare, di rinunziare o di soffrire. Lo annoia il trionfo, perchè al trionfo segue l'orgia ». — Come il presentimento di ciò fu alla base della mia attrazione giovanile per la Spagna! Il Demiurgo odia anche lui la superficiale « gioia di vivere », e la facile insolenza del successo, benché il suo distacco sia lieto ed attivo: è a metà strada fra queste Spagna e Francia limiti, che Ortèga tratteggia. « Si tratta di due tipi vitali irreducibili l'uno all'altro. Ed è completamente falso ciò che Canovas diceva, essere i francesi degli spagnuoli più abbienti. Una Spagna più ricca, cotta o intelligente si differenzierebbe ancor più dal popolo limitrofo ». — Nè, d'altronde, per uno spagnuolo autentico, sarebbe possibile evadere, tentare di sradicarsi : non si può che sforzarsi di svilupparsi e di ascendere : « basta, attraverso una specie di esperimento mentale, immaginarci convcrtiti in francesi o inglesi perchè, malgrado la nostra stima per quei popoli, ci accorgiamo che automaticamente rinunceremmo a certe qualità splendide possedute in potenza dal modello spagnuolo... Allora ci balena innanzi, oltre la Spagna storica, un nucleo originario di potenze vitali che, sviluppate... ». a el -| { La geografia, che pur magni Reamente lo simboleggia, non basta dunque a « spiegare » il genio spagnuolo. Vediamo ora la storia. Nel suo saggio famoso — Spagna invertebrata — in cui Ortèga ha, se non erro, anticipato certe intuizioni, che furono poi anche di Keyserling, e sulle quali Lenin fondò le sue note speranze di bolscevizzazione della Spagna, il nostro autore denuncia, come uno dei caratteri essenziali della Spagna storica, la mancanza delle élitcs: «Vi sono popoli caratterizzati da una quasi mostruosa sovrabbondan za di personalità esemplari, die tro le quali stava una massa esigua, indocile e insufficiente. Ta le fu il caso della Grecia... Un caso inverso è presentato dalla Russia e dalla Spagna, ai due estremi della gran diagonale europea. Molto differenti sotto vari aspetti, Russia e Spagna coincidono nell'essere due po poli di masse, cioè nel patire una evidente e permanente mancanza di individui eminenti... que sto fenomeno spiega tutta la no stra storia, inclusivi i suoi mo menti di fugace pienezza ». — Ma come si spiega, a sua volta questo fenomeno? Qui Ortèga ammette che la Spagna possie da una struttura identica a quella d'Italia, Francia e Inghilter ra, nazioni formantisi quando soccombe l'Impero romano, risultanti dall'amalgama di tre elementi, due dei quali comuni a tutte, mentre il terzo varia Questi tre elementi sono : il fondo autoctono delle razze originarie (Liguri o che so io; Gal Io-Celti, Iberi) ; il fermento civilizzatore romano e l'immigrazione germanica. Di questi tre, l'elemento romano è comune, e quindi rappresenta un fattore neutro nella composizione delle nazioni europee. A prima vista sembra logico cercare nel diverso fondo autoctono il carattere differenziale, e dire che Francia e Spagna differiscono quan to la razza gallica differisce dal la iberica. Ortèga nega ciò re cisamente, e vede la differenza nel più recente, e per lui ben altrimenti decisivo, apporto del l'elemento germanico invasore. « Tra Francia e Spagna inter cede la stessa distanza che tra il franco e il visigoto. Se fosse possibile disporre i popoli germanici invasori in una scala di vitalità storica, il franco occuperebbe il gradino più alto, il visigoto uno assai basso. Il visigoto era il popolo più vecchio della Germania, aveva convissuto coll'Impero saturandosi della sua corruzione... ogni civiltà posticcia può riuscire mortale a chi se l'assimila ». — Conseguenza: lo stanco popolo visigoto non sa più introdurre efficacemente in Spagna quella che è la massima creazione del germanesimo in tutta Europa, la feudalità, vivaio di personalità potenti, esemplari ; di élitcs. L'elite spagnuola non si forma. Quando arrivano gli Arabi, i Visigoti, stremati, cedono; quando la marea mussulmana ripiega, « si formano automaticamente reami con monarca e plebe, senza sufficiente aristocrazia ». Checché si possa pensare dei particolari di questa interpretazione storica (che Ortèga estende al fenomeno della Reconquista sui Mori e a quello della colonizzazione spagnuola dell'America, in confronto all'inglese) — a me pare che egli abbia colto un punto essenziale, additando nella deficienza di clites un carattere che accomuna la Spagna alla Russia ; e che molte cose dell'attualità si possano meglio comprendere meditando su questo punto. Filippo Burzio LdvsgdvdfdvssaszcznotdldcanmmnmrtueslRaplzs~ostddc;lmeCdcgmdnRpvmtpsealrtggvapdssdpdddncntegpnlsrrdlnnCtnntpdvt

Persone citate: Alfonso Xiii, Giusso, Lenin, Lorenzo Gìusbo, Taine, Villaverde