Del Chitarella

Del Chitarella Del Chitarella Ecco un testo del quale tutti parlavano, e che soltanto pochi, pochissimi conoscevano. E nulla v'era di più ameno che udire, ad una tavola da giuoco, due giuocatori che per avvalorare gli argomenti della disputa, si citavano e rinfacciavano le norme dettate dal Chiarella, senza mai averle avute sottocchio, e riferite sol per sentito dire. Di tali rapsodi eran piene le sale dei circoli e dei caffè, le case borghesi e le osterie, ovunque quattro persone, e qualche osservatore, si riunissero a contendere a traverso un mazzo di carte italiane. Nemmeno le gesta omeriche trovavan tanti e così accesi assertori lirici quanti ne avevano le regole del tresette e dello scopone codificale dal Chitarella. E quando qualcuno sentenziava in nome di questo legislatore, gli altri non sapevano che cosa rispondere per mancanza di una conoscenza documentata. In buon punto dunque — quest'anno si parla tanto di giuochi italiani, e in particolare dello scopone, per il Torneo nazionale bandito dal Casino di San Remo — giunge la pubblicazione impresa dall'editore Nicola Moneta di Milano. « Rcvote de jocare e pavare lo Mediatore e Tressette dello sio Chitarella Per la primma vota revotate a leìigua nosta da n'originale antico, e reportanno lo tiesto latino sotto ad ogne paggetto Co na jonta de lo juoco d'o Scopone de la Primcra, l'Aseno, Mercante, Zecchinette c Briscola Rialc. Nn'urdcmo passi na spicca de parole de stc juoche Napolctane-Taliane. Lo tutto m pasticciato da Giriaii Zuculzu (Jolibra) ». La « lengua nosta » come si vede, non è che un basso napoletano. Il libro si compone di ottanta pagine, ed è preceduto da una prefazione, naturalmente in « lengua nosta » che comincia così : « Da che Tuonimene s'aunetteno nzieme e formajeno commonella, accomenzajeno ad ammentare diverse juoche... » e va avanti parlando degli antichi giuochi greci e romani, e tirando in ballo persino Omero, che vien definito il « patranguangaro de tutte li po-. viete Gnece ». Dopo dieci pagine di prefazione, nella quale si fa la storia delle carte e dei giuochi con esse combinati, e degli editti e leggi promulgali per reprimerli, e arricchita da molte note sapienti, comincia il testo delle regole, tutte divise in articoli. E ogni giuoco è compreso in un titolo : Titulus primus - De Regulis mediatori.-* ; Titulus secundus - De regulis ludendi ac solvendi in tresseptem : e via di seguito. E anche questa edizione del Moneta reca in ogni pagina, sotto la traduzione in « lengua nosta » il corrispondente testo latino. Per lo scopone poi, che è il re dell'annata, e il vero beniamino dei giuocatori, v'è anche in ogni pagina una versione italiana, per coloro che non sapessero di latino o che non vogliano straziarsi il cervello per interpretare le parole e i modi de la « lengua nosta ». Il bello di questo libro consiste soprattutto nella sua umanità. Si vede che è scritto da uno che oltre alle regole teneva in pregio anche la condotta del giuocatore; e spesso affiorano massime morali e sociali inerenti al modo di condursi nel corso della partita, o comunque nei rapporti del giuoco. 11 dodicesimo articolo della parte seconda, col quale si conchiude il Titolo primo, che è quello, come s'è detto, che tratta del mediatore, dice : « Primma de le bintiquatt'ore, da c'aic jocato, o pava o torna a ghiocare. Penti a ccà nce sta la revola, lo riesto è de la sciorta ». ( Prima che scadano le ventiquattr'ore, da che hai giuocato, o paga o torna a giuocare. Fin qui la regola, il resto è affidato alla sorte). Avvertimento di grande saggezza, quest'ultimo, che umanizza il giuoco, e ti fa pensare che le sole regole non bastano, ma bisogna anche che i casi ti sian propizi, ai quali, diciamo noi, si deve aggiungere quell'estro azzardoso del giuocatore che serve a voltare in suo favore il corso della partita. « Scopo sic dicitur quia magna scopa ». Con queste parole —'O Scopone è chiammato accossì pecche è na scopa ngrannuta, dice il traduttore — con queste parole si iniziano le regole dello scopone ; le quali son molte, e contenute in quarantaquattro articoli. Vengono dapprima quelle che indicano la meccanica del giuoco, e seguono poi le altre che ne suggeriscono, l'arte. E sovente s incontra l'avvertimento che lo scopone classico, o scientifico che dir si voglia, è un giuoco di grande rigore. « Sed memento quia scientificus scopo jocus admodum rigidus est ». Infine, all'articolo ventotto, è enunciata la regola fondamentale dello scopone : — Fundamentum Scoponis haec regula est — Il cartaro e il suo compagno cercano di mantenere pari le carte dello stesso numero, gli avversari di spaiarle. Il pariglio e lo spariglio. Quando, avvicinandovi ad un tavolo di scopone, vedete i giocatori accigliati e chiusi in una e sudotàstchtonclehderi rednoa soAil LIdlafocelainteqsulastlacozsascmzfegnnsVlatàzssnbdlamcvpUelane\c\qitd! dpcqliqI p| ldepadtosEuu«aslodgvtmqcndnmrrPgirtsdrvt a i , , e e i a e i e e e i e !tormentosa meditazione, siate'certi che nella loro mente si di- batte l'angoscioso problema del pari e dispari. E se, sul ' e agitarsi, e dibattersi tra due suggerimenti eontradittori, e dopo lunga e penosa perplessità giocate la sua carta con lo stesso disperato abbandono ili chi si butta dalla finestra. Tutto il dramma dello scopone è nel pariglio e spariglio , unire,clella mano, un giocatore cassa- hto da qualche dubbio sulla le- delta della sua memoria, lo ve- ri rat prendersi la fronte, e gira- re intorno gli occhi, e sospirare,|Abbiamo detto dell'umanità |di questo scrittore. Tanto urna- no é il Chitarella, che non esitaia dare qualche consiglio atto aj solleticare l'amore per la frode. |All'articolo trentotto dice: « Se(il giocatore ritiene utile pigliare ! e'anche con pericolo di scopa, peri- che rimane in giuoco soltanto el un'ultima carta come quella che e e o li è e,egli lascia in tavola, senza sape- a- re ,„ mano di chi rimanga, (il e- clic si dice giocare contro la e- quarta) si mostri un po' pensie- a- roso prima di giocare perchè ilie,|compagno capisca — ostende te aliquantulum cogitantem, ut so-jcius tuus intelligai —-, Da qui j ai segni, alle strizzatine ci oc- chio, ai colpi di tosse, ai calcet-iti sotto la tavola è breve il pas-(so. E più breve ancora è quello che conduce a quei giuochi di!destrezza per cui si diviene ba- [à | ri. Ma il baro, in fondo, non è'a- che un uomo che umanizza !a ai sorte. | aj Dopo un breve accenno al fa- e. | moso « quarantotto » nome che (quarantotto : e(lo slesso autore confessa di noni e sapere di dove venga, si arriva. o i [E cosi, tra avvertimenti e con-|con 1 articolo quarantadue, al-.1 ammonimento che investe ogni ifondamento dello scopone: «Chi, non ha memoria e non è capa- ■ ce di continua attenzione lasci a lo Scopone e vada a giocare a - noce — et cat jocatum ad nu-1 ices — e jsigli d'ogni, genere, si arriva in j fondo, dove si trova una con-] clusionc ispirala ad antica sag- igezza. «Bada di non farti al- {(iettare dal piacere d'una buona o presa immediata, a rischio di'!pagarne poi il fio, perche la fi- [losofia dello Scopone consiste è'nel guardare lontano e conside-, a rare, di là dal guadagno imme-L | dialo, le conseguenze future. - Come negli affari, così nello e (Scopone — TJt : ni in scopone, . Ecco un in negotus sic bro che diventerà co- i nitri, cosi gli scoponisti e i tres[scttisti terranno un esemplare |,lj questo codice antico e sapiente sul tavolo da giuoco, ausilio Ip.presto una rarità bibliografica iTutti i giuocatori, e son centi,naia di migliaia vorranno aver „e una copia: e come l'avvoca to si tiene a portata di mano per |a consultazione il libro dei 1 dici ]potente e indiscusso in ogni con tjngcnza. E mai come questa {voi t r . in occasione del primo Torneo N'azionale di Scopone 'fhc avrà luogo a San Remo tra qualche giorno, si vedranno tanti "iuocatori ' cosi tortemeli.\l, te mitriti d'i veri dottrina F <a\vLamia <l.l riiitarr.Ha e-irì' ,-Ìt'i lJ [a "on atletica ccmoMen» ' Autentica per quanto si ri feri chl sce al lÌDr0j s'intenclc. Luigi Chiarelli dmdid

Persone citate: Chiarella, Luigi Chiarelli, Mercante, Nicola Moneta

Luoghi citati: Milano, San Remo