LA MACCHINA CHE NON HA VINTO L'UOMO di Corrado Alvaro

LA MACCHINA CHE NON HA VINTO L'UOMO LA MACCHINA CHE NON HA VINTO L'UOMO Il ciclo si compie a MILANO, novembre. Da- officina a officina, il lavoro difficile e lo sforzo che confina con la morte è un tema frequente. Il fonditore che si butta nella trincea del forno Martin a sorveglixire la colata del metallo, ha riscontro in quasi ogni altra officina. E niente nell'officina- dà- l'idea di sacro quanto le scritte che ammoniscono sui pericoli del lavoro. Per quanto la meccanica moderna fornisca strumenti d'una certa docilità, ogni lavorazione ha- il suo lato incalcolabile di pericolo. Una lavorazione industriale richiede nel suo saggiare, provare, riprovare, nel suo primo esperimento e nel suo compimento, un numero di vittime quante ne richiede l'afférmazione d'un pensiero e d'nn'idea. Nel lavoro, come in ogni manifestazione umana migliore, dalla guerra all'indagine d'un pensiero nuovo, d'un nuovo sistema, l'uomo non è spinto solamente dall'impulso della conquista o del guadagno. V'è un onore del lavoro. In ogni lavoro l'onore consiste nella- qualità. La qualità è l'onore dello scienziato, dell'artista, dell'operaio, del soldato. Alla prova della qualità si saggia la nobiltà d'una funzione umana. E una funzione è nobile quando, al termine estremo della sua esplicazione, porta in pò la probabilità d'un incontro con la morte. Si può morire per un'idea, come pel procedimento d'una lavorazione, per un segreto strappato alla- scienza e alla, natura. Una conquista della nostra civiltà e di aver riconosciuto all'operaio la nobiltà della sua funzione. Il caso Stakànov Oggi, tra popoli industriali, C nobile quella nazione che produce e vende buoni prodotti, fatti leciti\camente bene, rispondenti come \qualità al loro prezzo. Poiché tiltito questo suppone un'abnegazione di tecnici, una buona discendenza ! di artieri e di operai, una, disciplina del lavoro, e insomma un sacrificio delle migliori qualità a questa causa. La moralità e l'idealismo del mondo d'oggi sono tutte qui. La Russia sovietica, per ese-mI pio, ha posto il suo prestigio ncl| la fabbricazione dei prodotti industriali. L'entità del suo sforzo e l'utilità dei sacrifici che essa impone ai suoi cittadini si misurano appunto alle qualità dei suoi prodotti. La peggiore propaganda interna alle riforme sovietiche è opera precisamente dei prodotti scadenti dell'industria sovietica. Ed è indescrivibile il gesto con cui un cittadino sovietico respinge un eattivo prodotto brontolando: «Roba che fabbricano adesso». L'Italia è un vecchio paese di artigiani. Se ne formata una discendenza; e chi vuol misurarne la qualità- basta che guardi un operaio qualunque nell'atto di (/indicare un lavoro. Egli vi porta un giudizio che implica tutto l'individuo, che diventa inorale oltre clic tecnico. L'operaio sovietico è dominato per ora dal concetto dilla quantità. Considera, il lavoro meccanico come qualcosa di non umano, ma di soprannaturale e prodigioso. Così è venuto fuori il fenomeno Stakànov. Stakànov è un minatore che nel Bacino del Don riesce a cai-are carbone in misura tre volte maggiore d'ogni altro. Presero nome da lui i suoi emuli, gli stakanovistì, che applicarono il medesimo sistema a lavori che richiedono una tecnica più esigente. Da questa scuola la produzione sovietica vide salire le cifre di produzione; ma la qualità del lavoro risultò pessima. Il fenomeno divenne un episodio di brutale eottimismo, mentre il cottimo richie- dcsSrlnnAtesdmccalipdsLscq de un'abilità rara di mestiere, j mconquistata attraverso una lunga, tscuola. La letteratura attorno a uStakànov, considerato un novatore, cessò d'incanto, e cosi fu abolito il sistema. Estetica e civiltà Per quanto il lavoro sìa meccanizzato, l'occhio, l'orecchio, la mano dell'operaio sono insostituibili. Anzi, per questo l'operaio diviene tutt'uno con la macchina, poiché egli le dona un'intelligenza, se ne serve come d'una forza da domare di continuo. Per questa- strada macchimi e operaio diventano ami zrcnllosaci. La- satira dell'industrialismo con la sua produzione a serie è un; atteggiamento ormai troppo faci-'le. L'industrialismo ha conquistato\il mondo, lo ha colonizzato fin nei più remoti confini, lo ha ridotto ai una unità morale. Che nel centro ddell'Asia o dell'Africa una donnn\ si vesta d'una stoffa che arriva dai Legnano o da Biella, e che l'indù-[strialismo moderno coi suoi bassi' costi e con la lotta di prezzo e di' qualità le permetta di cambiarsi) più spesso che venti o tren fan ni fa, è un fatto che dà valore a tilt-] to il lavoro moderno. ìOra, vi sono diversi atteggia-1 j menti nell'umanità d'oggi di fron , te al fenomeno-industriale. Uno è\ un invasamento piuttosto estetizzante, piuttosto letterario ed esteriore. Un altro è anche più sciocco: è di coloro che vedono l'umanità sommersa tra prodotti uguali senza più nulla che ne distingua le categorie e le fortune. Quando, ora è qualche anno, la Fiat lanciò sul mercato un tipo di automobile a poco prezzo, molti pei quali l'auto è un lusso e un segno di privilegio, si risentirono come d'un attentato alla loro dignità. Qui toc chiamo il significato profondo del l'industrialismo. Il quale e il pri mo fattore dell'assetto collettivo dell'umanità moderna. Alle sue ; origini fu la prima spinta alla ere -'scita umana. Quandi il telaio a o\mano cedette il posto al telaio i meccanico, il problema di fasciare cpclppazdlbtfplrRSdtrsdc i un bambino e di vestirlo poi adulto divenne d'una prodigiosa facilità. \ L'apparizione della macchina fu di i ,<„ vitale ottimismo. La terra in [breve raddoppiò e- triplicò la sua ' popolazione. In breve la carta neo' l)rafica del globo mostrò un ad) densamente di nascite là dove l'in dustria metteva alla portata di ] tutti i mezzi per soccorrere più fa ìcilmente l'uomo, mentre gli angoli 1 della terra non toccati dalla mac- china rimanevano quasi deserti. La macchina si prese il compito di conquistarli. Coincide con questo la lotta coloniale. Ed ecco un'altra conseguenza, I paesi civili sono rivoluzionati pro- chtagesetoetadfondamente dalla macchina. j orfclassi vi si uniformano. Poichè | vrl'industrm sceglie luoghi appartati gcdalle grandi città, le campagne,' passano di colpo da una civiltà , dUagricola e pastorale a una 'civiltà\remeccanica. In pochi anni, abbiamo\0veduto, di recente, la zona di Cro-\ertone in Calabria cambiare aspet- colo. natura, abitudini; rome dovei-[/stte accadere prima nella pinnaU>(lombarda e in tanti borghi della lstToscana r. chi Piemonte. L indù-1 striammo Ita creato una civiltà. e sua al punto che, da fenomeno col-\tre\ch[caartigiano. I suoi prodotti erano destinati a un numero ristretto di] ■Ara\ g, ò e o e a o e o . i n a i i - persone privilegiate. L'artigtano 8tonella sua bottcguecia, dal Cinque- 8{cento al Settecento, aveva J'm-, pressione di partecipare in qual-,' che modo alla vita delle classi per le quali lavorava; era anch egli un\ceprivilegiato, era quasi sempre un | Mticmsnprivilegiato, era quasi sempre artista, e tanto basta. L'introduzione del lavoro a serie, ma. non del tutto meccanizzalo, in cui l'uomo agiva come una forza bruta, per esempio al tempo dei telai a mano passati dall'industria familiare alla fabbrica, non furerà più dell'uomo che uno schiavo (iella produzione. A questo tempo si rifa oggi tutta la propaganda in RusMa; io ho portato di lassil una Storia dell'Industrialismo per uso delle scuole sovietiche, in cui si attribuiscono all'Europa e all'America molti delitti sulla scorta della storia di quel metodo di lavoro. Certo fu quello un tempo oscuro, difficile, travagliato, e la fatica cui erano sottoposti i- bambini vi segna una pagina crudele. Ma poi. proprio l'Europa e l'America portano la produzione industriale a un'evoluzione di mezzi da creare una civiltà nuova. So oggi la Russia si può inebriare del feno ilsattgcSsNvsncpd! s' smeno dell'industrializzazione è tproprio per quella storia operaia • di sacrifici e di dure conquiste. E L se oggi si può parlare d'ma vitjovti tini rttnCTivi £> lìtttiìì operaia- libera dai rancori e dagli odi che dava la schiavitù a una macchina imperfetta, ne è causa l'assetto industriale moderno cui la Russia non ha aggiunto una so/o . parola poiché s'è servita di esso e sdella sua esperienza appena ein- ^. ' rr dquunienne. g_ 'Come un soldato in trincea ci zLa macchina ha dato all'uomo sdi lavoro il sentimento d'essere «dservizio d'ioin causa umana. Fino \ no quando la legislazione più avanzata in materia di lavoro, come quella italiana, finisce a considerare la macchina come un bene collettivo più che privato, allo stesso modo della terra che non e lerito lasciare incolta. Il ciclo rivoluzionario della macchina è sul punto di cempiersi. Perciò l'uomo davanti alla sua macchina è come il soldato nella trincea. Perciò l'uomo che affronta il forno Martin è un eroe; perciò l'operaio italiano che in pochi anni ha acquistato nel mondo un primato di energia, d'occhio, di diligenza, è tutt'uno col buon soldato. Ieri vedevo un forno di Glover che nell'industria chimica serve da crogiuolo alle piriti di ferro durante la loro trasformazione in acido solforico. Questo forno ha bisogno d'essere ripulito ogni due o tre anni. Dentro il pozzo di piombo alto otto metri, un perici-laso acido si sviluppa a HO gradi di calore. Gli operai vi entrano con guanti e maschere; ne escono denudati dall'aggressione degli acidi. Questo lavoro diviene a un eerto punto una gara fra operai: chi ha più forza e più animo affronta il pericolo. Come in un'operazione di guerra, il dovere ù nulla se non soccorre l'iniziativa personale. E, come in un'operazione di guerra, balzano inattesi i caratteri delle più diverse nature. Nessun comandante può pretendere che un suo soldato sia un eroe, come nessun capo officina può chiedere ai suoi operai il sacrificio. Eppure, questo accade. Qui non si tratta più di dovere; o questo sarebbe poro di fronte a un altro sentimento, che è l'onoro del lavoro. Corrado Alvaro pulelaadèdl'Ll'msmImhEVdvml'ptiilvpn La macchina ha raggiunto l'uomo nel centro dell'Asia. IL PRIMO FORNO ELETTRICO per la produzione dell'acciaio. Opera dell' italiano Ernesto Stassano. CENTINAIA E MIGLIAIA DI FUSI IN UNA FILANDA MODERNA.

Persone citate: Glover, Primo Forno