Il cagnolino pechinese

Il cagnolino pechinese ISTANTANEE Il cagnolino pechinese Da una corrispondenza da Roma de «La Stampa» è emei*?o un bellissimo episodio di amor paterno. Freso dalla dilaniarne epidemia delle figurine di Bioletto, il figlio del commerciante romano Venanzio Zavattoni, era riuscito a quasi completare un nlhum. A forza dì abili contratti, di ricerche assidue e di inditrestioni di caramelle e cioccolatini, aveva trovato il famoso «feroce Saladino», il famigerato «conte di Montecrislo» e la bella e Sulamita y. Gli mancava soltanto il «cagnolino pechinese». Una mattina che il padre, per affari, partiva per la nostra città, il ragazzo colse l'occasione per lasciargli scivolare nella valigia un biglietto che diceva: «Voglio il cagnolino pechinese». Il commerciante, rimase assai stupito quando, giunto a Torino, trovò il biglietto. Non riusciva a spiegarsi come mai, il figliolo, prima di nllora, non gli avesse ma-i manifestato il desiderio di possedere un cagnolino pechinese. «Probabilmente — egli pensò — il ragazzo temeva di vedermi montare sulle furie per una simile richiesta. Poverino! Tanto amore per le bestie, merita proprio un premio». E senza pensarci su due volte lo Zavattoni si recò in via Sacchi, dal dottor Barbetti, dove acquistò per novecento lire, un bellissimo cagnolino pechinese. Quattro giorni dopo, con il cagnolino sotto al braccio, fece ritorno a casa impaziente di godere la felicità del flelio quando avrebbe visto la graziosa bestiola dagli occhi uerissimi e mobilissimi. Purtroppo però l'attendeva una amara delusione. — Ma papà — gli disse il figlio deluso — io volevo una figurina... A parte le complicazioni che sono sorte da questo incidente, io mi domando cosa sarebbe accaduto se, invece del «catinolino pechinese» il ragazzo avesse chiesto al padre la « bella Salamita ». Gim.

Persone citate: Barbetti, Bioletto, Saladino

Luoghi citati: Roma, Torino