Il fastoso spettacolo di galo al Teatro Reale dell'Opera

Il fastoso spettacolo di galo al Teatro Reale dell'Opera Il fastoso spettacolo di galo al Teatro Reale dell'Opera Roma, 27 notte. Staserò alle B1,S0 ha avuto luogo al Teatro Reale dell'Opera la grande manifestazione di gala, in onore del Reggente Horthy. Spettacolo indimenticabile e indescrivibile. Sullo sfondo degli ori e dei velluti, la sala era tutt'intorno illegiadrita da festoni di rose bianche e rosse. Alle 21 il colpo d'occhio era superbo. Gl'invitati erano ai loro posti e attendevano l'arrivo degli Augusti personaggi. Che grandioso convegno di bellezze! La severa e stilizzata eleganza delle grandi dame romane, dai nomi sonori e rievocatori, si affiancava, con leggiadra grazia alle festose e fastose tolette delle signore del mondo internazionale; candore di sparati, luccichio di decorazioni, brillare di uniformi, sfolgorio di gioielli, un'orgia di colori, tinte e sottotinte variamente avvicinate; spettacolo fiabesco, spettacolo magico da ac eVmdm«hllpsctntfcis , cendere la fantasia di un VernetA Far nomxt Quando abbiamo det-\to che c'erano tutti i personaggi \ di Corte, Ministri e Sottosegretari di Btato, le alte cariche, tutto il mcndo diplomatico, l'aristocrazia del cerno e dell'intelletto; quando abbiamo detto che persine il loggione era gremito di personalità e di signore In abito da sera, si avrà un'idea di quello che è stato questo convegno d'arte e di signorilità. Una grande dimostrazione Pochi minuti prima delle 21,30 i Sovrani, gli augusti Ospiti e la Principessa Maria escono dal Quirinale, e lungamente acclamati durante il percorso dalla folla che attendeva di vederli passare, hanno raggiunto il Teatro Reale. Ricevuti allo Scalone d'onore dalDu. ce e dal Governatore di Roma, i Sovrani sono stati accompagnati al palco Reale. Al loro apparire il pubblico in piedi applaude calorosamente, mentre l'orchestra in tona l'Inno magiaro, solenne come una preghiera, e quindi Marcia Reale e « Giovinezza ». La fervida dimostrazione sì ripete alla fine dì ogni inno; poi mentre tutti siedono, il maestro Serafin s'Inchina ai Sovrani e dà il segnale dell'attacco. Otello: una folla di ricordi. Tra poco sono cinquantanni. Risale infatti al 17 aprile del 1887 la prima rappresentazione romana del capolavoro verdiano. Era giunto dalla « Scala » dove l'opera aveva avuto un battesimo trionfale il 5 febbraio dello stesso anno, il così detto « treno-Otello », con tutte le masse corali e orchestrali, lo scenario e i macchinisti. Serata indimenticabile che i cronisti hanno notato con commosso entusiasmo. Nel palco accanto a quello Reale, nel quale brillava in tutta la sita grazia l'affascinante bellezza di Margherita di Savoia, era Francesco Crispi. Il parlamentarismo dava già spettacolo, e Giuseppe Verdi, anima ardente d'italiano, uomo della terra che nella ! terra aveva profondamente rodi|ca/e le linfe più, pure della sua , vita spirituale, Giuseppe Verdi che jdi politica intendeva quanto ba1 canirp che cos'è l'onore e i?/" per^copue che cose tonare e l'orgoglio di appartenere a una {razza che ha donato al mondo in | ogni tempo la luce del suo genio ; immortale, l'uomo che alla morte ;di Cavour aveva esclamato con ; , dl p H noj; scri. ..„,.„ .,7, ; A ,.,.;„„!,„„„. jwva all'amico Arrivabene: | sono gli uomvu d'ingegno e di | buon senso che hanno fatto carn minare il mondo. Tutto va bene, ; bianco rosso verde, giallo nero, ma m Uom0i un Uomo », « Esultate ! » , «Credo e crederò sempre che•"•>'•' -*•'»"••"""•• ' M Tre mesi dopo la prima del- \l'« Otellop, Crispi saliva al potè ! re. Coincidenza. Ma la stona è | piena di queste coincidenze Insjrie Vgabili. E~se noi ricordiamo questaI _ < |p„tfi„a di cronaca, lo facciamo pcrHè slato nostro come oggi, che nes trionfa e d'Italia \grido di Otello. |slt»° 1"'' di ¥' espressione super- ',f' c compiuta della nostra terra 1 e dei nostro genio, ha diritto di'cittadinanza in questa Italia fa- ìscista risorta e fatta grande dal- \VUomo auspicato. Uno osò c cad- o f"'0»'-'" \°»"viaj Un° r«°hia - 1 '''!0" fa e fonda il nuovo Impero , ,,.„„,.„ , f/. Roma Bmtàte. à a „,„,,. , « kr <« «^t» n capolavoro r- \d""">, ma non si può ascoltare Vo- pera senza sentire nell'anima tuia J commozione e una gioia, infinite. : Sì è detto che Otello è opera di t detraffM, di preziosi dettagli, ma e l noti è un'opera in cui il persona;/-- \gio centrale, il protagonista riesca -ja imporsi musicalmente come Rii goletto. E che perciò ? Questo a ; Otello verdiano non è l'Otello di - I Sakcspeare: è un moro che ha suo ; Vito l'influsso della civiltà media terranea — indimenft'cabtJe dticfe to del finale primo! — è un uo-1 mo che lotta con l'istinto, ancora ; „„ „ j„i7„ „..„ - un primitiva soprafatto dalla sua - natura; ma quanto dolore in V'e-o, sto disgraziato che ha perduto ''., dono della ragione, quanta piitù e quanta bellezza. Tutto questo. Verdi, ha saputo esprimere come meglio non era possibile — ricordate l'invocazione del moro: a Dìo mi potevi scagliar... » e l'altra: « Niun mi tema »; e tutta l'opera ha i segni inconfondibili della bellezza latina che domina e vince l'istinto barbarico. Anche come opera d'arte dunque Otello ha una significazione simbolica e reale che è del nostro tempo, che è di tutti i tempi, l'espressione di una natura mediterranea che non si tradisce mai, di una coscienza che fiammeggia e non si spegnerà mai. Immenso padre Verdi, come ti conosciamo ancora poco! Che copia di tesori nel cuore e nel cervello di questo grande contadino italiano! Superfluo dire che l'opera, interpretata dal tenore Francesco Merli, dalla Tassinari, dall'Alfani, dal Franai e dall'Autori, sotto la guida robusta e preziosa del maestro Serafin è stata se- Kta con reUgiosa attenzìo„e dal. Vcletto pubblico che ha entusia. atramente applaudito alla fine di ogni atto. Negli intervalli il teatro era un grande salotto di bellezze sorridenti. Il Duce si è trattenuto nel palco Reale con i Sovrani, col Reggente e col Presidente del Consiglio ungherese. Dopo il primo atto, alle 22,20, i Serenissimi Ospiti e i Sovrani di Italia abbandonano la sala, salutati ancora una volta dagli Inni delle due Nazioni e da una nuova fervidissima persistente ovazione. S. Savarino

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