La sicurezza della Francia compromessa dal gioco comunista

La sicurezza della Francia compromessa dal gioco comunista La sicurezza della Francia compromessa dal gioco comunista Parigi, 26 notte. Contrariamente a quanto si è verificato a Londra, dove se si è rimasti piuttosto sorpresi dell'aspetto puramente ideologico che si è voluto dare al Patto germanonipponico, si è però constatato con un certo senso di sollievo che esso non aveva di mira l'U.R.S.S. e che per parte sua il Giappone teneva a insistere su questo punto, Parigi sembra invece pervasa da un santo zelo per l'U.R.S.S., tanto che l'informatore diplomatico del Petit Parisien non esita ad adoperare la grave parola di « ricatto». In difesa dei Soviet « L'idea di lotta contro il comunismo è comprensibile in se stessa, ma è assolutamente Inammissibile sotto l'aspetto in cui la rappresenta l'accordo germano-giapponese ■> scrive Luciano Bourgués, il quale sembra voler ignorare la azione continua, lenta, incessante che il Komintern svolge o cerca di svolgere negli affari interni degli altri Stati e di cui la Francia è ora un esempio clamoroso. « Questo tentativo di crociata ideologica — continua lo scrittore — pone infatti una questione di sovranità. E' privilegio sacro vita politica. Ogni Nazione all'interno delle sue frontiere è interamente libera di prendere in quel campo le disposizioni che meglio le aggrada, ma nessuna Nazione notrebbe accettare lezioni o consigli sii questo campo. Per quanto dispiacere si provi nel vedere il si: stema sovietico tendere a imporsi in casa nostr^ la nostra di£nita nazionale ci vieta strettamente di JM ogni Stato di "darsi Ti regime che ' gli conviene e di tollerare o n0;l'azione dei vari partiti che coni pongono l'insieme della sua cedere al ricatto in grande stile costituito dall'atto della Germania e dalla clamorosa dimostrazione diplomatica di Berlino » , che la firma del patto franco-mpPomco ha causato a Parigi senabrano avere principalmente la lo- ro °rifine nell'impressione che il Patto ln parola non sia cne una|La verità è" che 7e"taquietudiniifacciata destinata a nascondere !una intesa militare, una grande ìspartizione di zone economiche nel mondo e infine la creazione di unorSano permanente germano-nipPonlco che deciderà della collaborazione delle'due Nazioni in tutte le questioni che potranno presentarsi in avvenire, La creazione di questa commissione germano-nipponica che siederà in permanenza a Berlino e la cui missione è per il momento mal definita è ritenuta la clausola più importante dell'accordo e il fatto che essa comprenderebbe membri dell'Ambasciata giapponese a Ber- lino e militari delle due Nazioni preoccupa singolarmente queste sfere ufficiali, le quali si sono poi mostrate oltremodo meravigliate — a quanto assicura l'informatrl ce diplomatica delVOeuvrc. la nota Tabouis — per l'atteggiamento del Governo giapponese verso la Francia. Infatti l'Ambasciatore Kammerer aveva ricevuto incari co nei giorni scorsi di esporre ai dirigenti di Tokio che la Francia, non avendo nessuna intenzione di immischiarsi negli affari di Estremo Oriente, mo Oriente, tenev.i a ricordare che il testo del trattato franco-so- vietico non presentava alcuna am biguità a tale riguardo, che esso era valevole per l'Europa e che di conseguenza la Francia era in diritto di attendere che il Giappone avesse agito nello stesso modo per gu affari europei. Ma nessuna ri .sposta è stata data al passo cora piut0 dall'Ambasciatore francese e ien sera u Ministero degli Esteri giapponese ha semplicemente co mumeato il testo dell'accordo agli ambasciatori di Inghilterra e di America ma non a Kammerer e siccome questi ne chiedeva la ragione, gli venne risposto che laFrancia non aveva comunicato aTokio il trattato franco-sovietico trangugiare L'opinione di Sarraut pillola. L'organo radico-massoni e che il Governo giapponese agivaora nello stesso modo. Non è quindi da meravigliarsi se, sentendosi ricordare questaverità la Francia abbia dovutoin silenzio, l'amara co non tenendo conto della smen tita categorica dei circoli ufficia li giapponesi circa l'esistenza di un protocollo segreto all'accordo germano-nipponico insiste sull'e- sistenza di questo protocollo cheriguarderebbe la spartizione fra Berlino e Tokio di zone d'influen- za nelle Indie neerlandesi. L'ex-presidente del consiglio Sarraut in una conferenza tenuta al circolo interalleato ha tradotto le preoccupazioni dei circoli francesi dicendo di scorgere nell'accordo l'intenzione dell'Asia di immischiarsi d'ora innanzi negli affari d'Europa. Analizzando le ragioni de! riavvicinamento fra i due paesi, l'ex-presidente del consiglio ha espresso l'idea che la ragione essenziale non è la lotta contro il comunismo, dato che qualche anno dopo la guerra, il Giappone aveva condotto una politica di riawicinamento con l'U.R.S.S.; altre ragioni sono e più profonde. La stessa ostilità dei due Stati contro la S. d. N., lo stesso dinamismo a base di espansione demografica e di razzismo. Passando all'esame delle conseguenze di questo accordo, Sarraut mostra il pericolo che fa correre alla pace una intesa dietro la quale si trova un comune desiderio dì espansione; sforzandosi poi di trovare una soluzione atta a evitare un conflitto, Sarraut ha aggiunto che essa deve essere trovata nell'intesa delle democrazie, unite su di un programma positivo. L'Europa ha infatti' la sua responsabilità nel ™^?naeSJle!.!=iaPPone- sovrapop°lato- r}tlene che convenga sforzarsi di trovare un riaggiu stamento, risolvendo i problemi economici e del mercati; unico rimedio, questo, alle difficoltà del Giappone. Il Temps occupandosi della convenzione firmata a Berlino vi trova molte cose che a suo giudizio le conferiscono un aspetto abbastanza strano. Ma si compiace del rifiuto della Gran Bretagna di entrare nel gioco germano-nipponico e di quello Eenerale una tale intes visla generale una une intesa ai attribuito all'Italia di prendere forma,mente posizione contro la Russia sovietica, fatti che provano abbastanza come tanto Londra che Roma si rendano conto dei rischi che comporta dal punto di cpaldndt Plomatica' « Non bisogna dissimularsi — conclude il Temps — che questi riSchi sono grandi poiché non si | i possono più avere illusioni sul fatto che le posizioni sono ormai prese in vista della estensione eventuale all'Europa, anzi al mondo intero di questa guerra di due mistiche di cui si può constatare il carattere spaventoso sul terreno finora limitato alla repubblica spagnola ». Pericoli concreti Parole giustissime che nel momento attuale non hanno però molta probabilità di essere seguite e ne troviamo la conferma in un articolo sui rapporti franco italiani che Jacques Bardoux pubblica appunto nel Temps di stasera. Il Bardoux ricorda che una recente inchiesta sulle organizzazioni rivoluzionarie nelle Alpi marittime ha segnalato l'esistenza di due gruppi di italiani antifascisti analoghi a quello dei tedeschi anti hitleriani che fu nel maggio del 1936 trasferito da Basilea a Strasburgo. Questi fuorusciti, come quelli tedeschi nel basso e nel l'alto Reno, e nei Pirenei orientali e nell'Aude quelli spagnoli, sono gli animatori delle cellule comuniste. Raggruppati e riforniti di armi, essi hanno particolarmente nelle Alpi marittime un piano e procedono ad esperimenti di mobilitazione. Il fatto se sembra ignorato dal governo e dalla nostra giustizia, non lo è a Roma. * Il 10 novembre scorso, aggiunge il Bardoux, un ambasciatore d'Italia attraversava Parigi per far ritorno al suo posto. Durante un colloquio che mi ha fedelmente riferito, egli segnalò senza ambagi i rischi eventuali: « Se i comunisti tentano un colpo di forza nelle regioni di frontiera . noi saremo costretti a intervenire | per ristabilire l'ordine. D'altra ! parte Hitler agirebbe egualmente nel caso in cui eventi identici si < pi odueessero nei dipartimenti dei ! i'est . Queste citazioni, conclude il 'Bardoux, stabiliscono a quale prezzo la Francia paghi la tolle-ranza di cui dà prova nei riguar- di del complotto comunista e la I protezione che accorda alla Terza I Internazionale il gabinetto di [ Fronte popolare esecutore indi- retto del piano preparato a Mo- j sca nell'agosto del 1935: la Fran- eia paga anzi tutto con la sua di- 1 gnita, poi con la sua sicurezza ».

Persone citate: Hitler, Jacques Bardoux, Kammerer, Luciano Bourgués, Petit