LA RIVISTA MILITARE sulla via dei Trionfi

LA RIVISTA MILITARE sulla via dei Trionfi LA RIVISTA MILITARE sulla via dei Trionfi Roma, 25 notte. Fin dal suo arrivo nella capitale dell'Italia imperiale fascista, ieri, a 8. A. S. il Reggente d'Ungheria fu offerto il destro di avere una impressione dell'Italia in armi. Lungo il tragitto del corteo imperiale, dalla stazione Termini alla Reggia, erano schierati diecimila- nomini che salutavano non il saluto delle armi il rappresentante più alto dell'amica Nazione. Ma non si trattava di un'anticipo,itone.• il quadro dell'Italia guerriera gli è stato offerto in tutta la sua compiutezza soltanto stamane su via dell'Impero con la rivista cui hanno preso parte oltre venticinquemila uomini, centinaia di cannoni, di quadrupedi, di carri armati, di autocarri. E' stata una parata grandiosa, imponente per numero di partecipanti, per potenza di armamenti, per sicurezza di mezzi impiegati, ma saprattutto per il virile e marziale comportamento delle truppe, per la magnifica fusione dell'insieme, per lo spirito che improntava di sè tutto l'eccezionale spettacolo. Non basta. Al Serenissimo ospite è stata, offerta l'occasione di constatare un'altra cosa non meno bella e non meno confortante: l'atmosfera di profonda simpatia, di affetto, di ammirazione di cui il popolo italiano circonda le Forze Armate; atmosfera che tutto avvolge e trasfigura e nella quale veramente Esercito e Popolo appaiono come sono, un tutto solo, una unica, entità nella quale circola uno stesso sangue e palpita uno stessa passione. Avvenimento inconfondibile Non era la prima volta stamane che l'anello delle strade imperiali accoglieva una grande parata d'armati. Da quando con atto che fu un vaticinio, il Duce volle aperta questa splendida arteria nel cuore augusto della romanità, è qui che si tengono ordinariamente le manifestazioni militari un tempo assurdamente confinate alla periferia. Afa ogni volta die le circostanze chiamano qui le Forze Armate a dar prova di sè ed il popolo accorre a vedere e applaudire, c'è qualche cosa di nuovo e di diverso da cui l'avvenimento trae un colore inconfondibile e che fa le dimostrazioni militari Cuna diversa dall'altra. Stamane non era una festa nazionale che si celebrava; non era un fatto solamente nostro che alimentava l'esultanza della folla; si onoravano ospiti stranieri, l'atmosfera era quella di un evento internazionale, si esaltava l'amicizia tra due popoli, amicizia consacrata da tante vicende e fatta salda e lucente per l'avvenire da tante prove. Nel fiero contegno dei soldati, nella maschia gioia che splendeva negli occhi della folla, si leggeva l'orgoglio di tutto un popolo che ha acquistato coscienza di una missione mondiale da compiere e solo per servirla affina gli strumenti della sua potenza. L'adunata delle truppe si è compiuta-di buon mattino. Il sole, salendo sulla limpida cupola del ciclo, ha illuminato lo spettacolo dei reparti in movimento. La giornata si preannunciava magnifica, con trasparenza, splendore e tepore quasi primaverili. Le colonne lasciavano le caserme, fanfare e bandiere in testa, la cadenza dei prtssi e le musiche davano la sveglia alla città, il popolo abbandonava le abitazioni e muoveva sulle orme dei soldati, verso il luogo della rivista, alacre e entusiasta. La città, aveva l'aspetto che le avevamo visto ieri: bandiere, drappi, gonfaloni, trofei di tricolori italiani e ungheresi, intrecciati e moltiplicati in migliaia di esemplari le immagini del Reggente e della suo eletta Consorte. Nulla era stato smobilitato nelle cose e nello spirito di quanto la regale imperiale ospitalità rii Roma aveva ieri creato per spontaneo moto degli aniini in onore delle Altezze Serenissime venute tra noi a rinsaldare un patto di amicizia. Immagine dell'Italia fascista Le truppe sono andate a schierarsi dall'estremo limite di via dell'Impero, presso il Colosseo, fino a tutta via dei Trionfi, via del Circo Massimo, via delle Piramidi. Qualche chilometro di strada tagliata nello scenario più augusto che mai il sole abbia visto tra il Campidoglio, i Fori, il Palatino. l'Aventino, era la testimonianza di un passato che non rivive più •rio nel culto dell'archeologia, ma si è fatto un insegnamento operante, sostanza viva nell'azione quotidiana di tutto un popolo. La folla andava invece ad ammassarsi prevalentemente su via dell'Impero, dove il numero delle tribune era, maggiore che in altre circostanze (in una abbiamo notato ras Scjnm e ras Ghctacciù con la figliuola), o andava ad addensarsi più indietro nelle platee smozzicate e tra i tronchi intercolunni del Foro o in alto sui candidi ripiani dell'Altare della Patria. Era in gran parte folla indifferenziata, famiglie di professionisti, impiegati, operai, ma in prima linea e nelle tribune si allineavano intorno ai Gagliardetti e ai labori le associazioni d'armi, i combattenti, i mutilati, le Medaglie d'oro, le rappresentanze delle organizzazioni del Partito, i Sindacati: un mondo di borghesi ma composto e ordinato quanto il mondo dei soldati e che pareva riflettere nei suoi simmetrici schieramenti l'immagine stessa dell'Italia fascista, dove accanto alle Milizie armate esistono, con una stessa disciplina, con una stessa ansia di senire, con una stessa struttura fortemente gerarchica, le temprate Milizie della vita civile. Batterie di occhi e di canocchiali concentravano il fuoco della loro attenzione nella sona centrale di via dell'Impero dove, accanto alla tribuna del Corpo diplomatico e a quella per la colonia ungherese di Roma e per le comitive magiare venute per la circostanza, ne era stata eretta un'altra più capace e più sontuosa, drappeggiata di ampi panneggi di velluto cremisi raccolti al sommo in una cupola sormontata dalla corona Reale Imperiale. La tribuna degli ungheresi era già colma di gente felice e entusiasta che agitava bandiere italiane e magiare e riempiva l'aria di esplosivi « Eljen » e quella dei diplomatici era già tutto uno scintillio di oro, di argento, di pennacchi, di spalline, di spade, di spadini, vero campionario internazionale di uniformi diplomatiche e militari (spiccava tra di esse l'abito talare del Nunzio apostolico Monsignor Borgoncini Duca), quando è incominciata l'affluenza alla tribuna della Corte e delle autorità dello Stato: cavalieri dell'Annunziata, Ministri e Sottosegretari, e poi, salutato da grandi acclamazioni, il Duce che vestiva la divisa di Comandante della Milizia. L'arrivo del Reggente e del Re E' trascorso ancora qualche minuto. Il gruppo, sotto gli ampi drappeggi, si era già venuto infittendo, ed ecco la musica dei Carabinieri Reali lanciare nell'aria le prime battute della fanfara Reale seguita da quella della Marcia Reale e di Giovinezza. L'immensa folla è scattata in un impetuoso applauso: ricevuti dal Duce, dal Presidente del Parlamento, dai Ministri e dai Sottosegretari, sono giunti in via dell'Impero S. Maestà la Regina Imperatrice che vestiva una toeletta di velluto nero, S. A, S. la consorte del Reggente, che indossava un abito di velluto azzurro con una volpe argentata e la Principessa Maria di Savoia. Subito dopo sono saliti sul palco, nelle loro pittoresche uniformi, il Presidente del Consiglio ungherese Daranyi, il Ministro degli Affari Esteri De Kanya, con gli altri membri del Governo magiaro che si sono intrattenuti a conversare cordialmente con Mussolini, al cui fianco era il Ministro degli Esteri conte Galeazzo Ciano in lotiforme di ufficiale dell'Aeronautica. Erano appena cessati gli applausi con cui la folla aveva salutato il giungere della Sovrana, della consorte serenissima del Reggente e di Mussolini, che nuovamente la fanfara Reale ha echeggiato annunciando l'arrivo del Reggente di Ungheria c di S. Maestà il Re Imperatore, a cavallo, dal Foro dell'Impero fascista, seguiti da uno smagliante Stato Maggiore. Agli applausi della folla, il Reggente, che vestiva la grande uniforme di Ammiraglio, e il Re Imperatore, hanno risposto con il saluto militare, avanzando verso il Colosseo seguiti dallo Stato Maggiore, fra cui erano, oltre al comandante del Corpo d'Armata, i Marescialli d'Italia Pietro Badoglio e Emilio De Bono, i tre Sottosegretari alle Forze Armate, gli aiutanti di Campo di Hórthy e del Sovrano d'Italia, il Segretario del Partito. l'Ispettore della pre e post militare, il Capo di Stato Maggiore generale dell'Esercito, il Capo di Stato Maggiore della Milizia, il Governatore di Roma, il Segretario Federale, numerosi generali c ufficiali superiori. Lentamente il Capo dello Stato ungherese e il Sovrano d'Italia sono passati lungo la linea delle tribune, continuamente acclamati e si sono allontanati quindi verso piazza, del Colosseo per iniziare la rivista delle truppe stesse. La superba sfilata Alle 11 S. A. S. il Reggente d'Ungheria c S. M. il Re Imperatore tornati presso via. dell'Impero sono secsi da cavallo e hanno preso posto nella tribuna reale fatti segno ad una nuova vibrante manifestazione. S'è compiuta la sfilata. Dal Colosseo al Foro dell'Impero i soldati hanno battuto in cadenza il lucido rettifilo, della più bella strada del mondo. I battaglioni si\sono succeduti ai battaglioni e 1 reggimenti ai reggimenti come le strofe ben tornite di una superba canzone di un ineguagliabile poema di forza e di potenza. Per un'ora dinanzi agli occhi della folla ammirata si sono avvicendati come su di uno schermo immagini diverse di uno stesso volto, il volto del popolo in armi. Da quando la prima centuria di Balilla è passata con ritmo di marcia inappuntabile, gruppo perfetto nella salda unità del suo procederò dinanzi alla tribuna Reale, fino al momento in cui lo squadrone di carabinieri a cavallo che chiudeva la sfilata ha sommerso la quieta atmosfera col turbinio del suo galoppo, migliaia di occhi hanno seguito con avida fissità, l'incal■zante, serrate fluire delle colonne. Le fanfare si alternavano lanciando dagli ottoni i ritmi marzia- li che segnavano il tempo della marcia. Avanzavano sulle ormeldei Balilla, 1 Giovani fascisti, i fu- cili a «spall'arm» e il fazzoletto\dai colori di Roma annodato at-\torno al collo; ufficiali e soldati]dell'aria raccolti intorno alla loro\decorata bandiera, mettevano sulibianco della strada la nota azzurra \ delle loro divise; la Marina, pre-sente anch'essa .a questo gran-1 dioso raduno, pareva dare all'am-ìmiraglio Horthy un preannuncio |di quello che vedrà domani a Na- ; pali; accademisti dell'opera Balil-la e allievi del Collegio militare fa-\cevano prova di un sincronismo domovimenti che dava l'idea di un,meccanismo; un battaglione di itruppe libiche, zaptiè, savori,I meharisti, pittoresco gruppo dagli\accesi colori, è passato di corsaìcqme nel vorticoso turbinio di una fantasia araba, levando in alto le ormi. Ed ecco i tre reggimenti [granatieri, i fanti dell'Sl, i solidi e gravi alpini, le guardie di Finanza, le leggere artiglierie divisionali, le pesanti batterie di Cor- po d'Armata, i battaglioni della Milizia e delle specialità: ferroviaria, stradale, forestale, postelegrafonica, portuale, e i bersaglieri, e i reparti anti aerei, o i reparti chimici chiusi negli impermeabili grembiuli e nelle maschere grottesche, e il genio pontieri con i grassi barconi, e i radio telegra- fisti, e gli aerostieri (un pallone frenato st è librato in volo proprio dinanzi alla tribuna reale), e i carri armati, e i pompieri, e i metropolitani, e i carabinieri a piedi e a cavallo, e i lancieri del Genova, e la Croce Rossa, e il carro piccionaia da cui sono stati lanciati nugoli di alati messaggieri: insomma tutte le armi, tutte le specialità, tutti i reparti di un esercito moderno, di un esercito dallo spirito saldo e dai mezzi nuovi e possenti, hanno avuto nella sfilata il loro posto appropriato come gli anelli di un'unica catena di acciai bruniti, di rombanti motori, di gioventù guizzante. Alle 12, al termine della sfilata, S. M. l'Imperatore, l'Ospite Serenissimo, l'Imperatrice e la signora Horthy hanno lasciato la tribuna Reale. La folla li ha salutati con una. calda manifestazion che si e rjnnovata quando il Du ce, salito in automobile, la lasciato via dell'Impero. Sotto il sole sfolgorante, sulle orme dei soldati, anche la folla si è avviata per i mille sbocchi avendo ancora dinanzi agli occhi le mille scene del bellissimo spettacolo. Enrico Matte!