Rimoldi batte Bizzi, Introzzi e Romanatti suoi compagni in una fuga iniziata sui Piani d'Invrea

Rimoldi batte Bizzi, Introzzi e Romanatti suoi compagni in una fuga iniziata sui Piani d'Invrea Colpo a quattro nella Genova-Nizza Rimoldi batte Bizzi, Introzzi e Romanatti suoi compagni in una fuga iniziata sui Piani d'Invrea Nizza Marittima, 23 mattino. Questa Genova-Nizza rimana come splendente suggello di una opaca star/ione che già il Giro di Lombardia arerà risollevato all'improvviso sul suo' declinare. Splendente, dico, di sole e di sport, l'uno diffuso con prodigalità, tepore e luminosità primaverile jier cielo, per mure, per terra: l'altro vivificato dal principio al termine delia gara dall'impeto di una pattuglia di atleti buttatisi subito a capo fitto nella mischia e rimasti soli a dominare il campo sino all'attimo di risolvere fra loro la partita in volata. Gara, dunque, indubbiamente bella, ma — non sì è mai contenti, a questo mondo'. — rosi semplice e nuda nella sua linea, così smembrato nel suo sviluppo, da potersi individuare con pochi tratti c, nello stesso tempo, da non potersi precisare nei suoi particolari, parsi tanto in profondità da sfuggire all'occhio del più attento cronista. Il quale, quindi, ridurrà il suo compito a illustrare la linea maestra della corsa, trascurando per farsa, le derivazioni ch'essa ha lasciato nella sua scia. I 96 corridori che, su 767/ iscritti, avevano potuto mettersi in 'regola con la macchina c. col lasciapassare alla frontiera, si adunarono ieri mattina alla sede del Lavoro, .si recarono in corteo al monumento dei Caduti dove Camusso e Viotto deposero un omaggio floreale, presero il Lungo Mare sino a. Voltri e qui, alle Ì0.S0. la partenza, dal presidente della Federazione Ciclistica Italiana. Dirò subito d'un elemento che spadroneggiò in corsa, imprimcndòle il ritmo 'intoppante che con „a j. „//,, r,nr. ,,; vento *e,m> M" «««» MIA !"r; [ '/»'"■ La rimerà era battuta ieri da un vento di nord-est, tirato e rabbioso, che infioccava- di spuma candida il mare blu c spingeva alle\spalle e sul fianco destro i corridori. Vna sfuriata di V'ietto al primo balzo, un passaggio a livello chiù- so,'« sopraggiungere di un trenoiche, marciando nella, nostra dire-\zione, fermò poi'ancora altre voi-\ te la. carovana e tagliò la lunga fila d-ei concorrenti. Ma- il riallacciamento delle due «estoni avvenite poco dopo. La botta decisiva Un po' di scompiglio sulla breve rampa della Colletta, poi la botta, decisiva sulla più lunga e severa salita- dei Piani d'Invrca. Servadei e Molinar avevano già forato. Fu Fernando a dar fuoco alle polveri. Il ligure, impegnandosi a fondo, riuscì a vincere il premio di traguardo che era in palio in cima e a sbandare e spezzare la formazione alle sue spalle. Rimoldi e Scazzola- saltarono per primi su Ferrando, ma- poi. giù per la discesa, si unirono ad essi Bizzi, Introzzi e Romanatti, mentre Ferrando cedeva. Così prese corpo un quintetto dì avanguardia, che non si voltò in¬ dietro ne a vedere chi c'era, nè quanto c'era di vantaggio. Non più di duecento metri certo; ma. perchè cederli e mandarli in fumo? I nomi vi dicono che si trattava di cinque ragazzi con tanto di fegato e abituati ad arrischiare il lutto per il tutto. Per di più non avevan briglie sul collo e, come puledri sfrenati, si misero pancia a terra alla, carica. Rapporto grosso, testa sul manubrio, vento in poppa e via a J/» all'ora. In pochi minuti la corsa prese un suo volto e, si può dire, si scrollò di dosso il novanta per cento dei suoi attori. In un imbottigliamento di vetture prima di Savona, il gruppetto di testa fu amputato di Scazzala, che non riuscì a passare con gli altri e dovette unirsi ai primi inseguitori. . Il controllo a questa città diede la seguente situazione: Bizzi, Ri- moldi, Romanatti c Intranet, perli quali il cronometro dava- «noimedia di quasi /fS all'ora; a 1' Generati, Crippa e Scazzala; a S'5" Fa-valli e Grosso; a- 2'30" tutti gli altri. Più niente da fare Si era, però, in quel periodo ir, 'cui un attacco si risolve in bene o rono più ì fuggitivi, in tacito ac-ì in male, e in cui la vince chi più. la dura. E questa, volta la dura-\cordo di ulularsi per tenere, anzi, aumentare il vantaggio. Di fronte alla loro prodiga energia e alta]loro ferma volontà oltre che alle;* ' , doti che tutti avevano di svelti. pe-dalatori, la difesa e la* resistenza degli inseguitori andarono Ceden- do a «feto d'occhio, sino a cemen- tare rapidamente l'impressione che peri ritardatari ormai non c'era più nulla da fare. Sulla salita dì Berge.ggi, infilili cioù in pochi chilometri, i su ci-''tati dislaccili aumentarono rispet- ■livamente a l'4C>", g'55", S'15". \Poco dopo, Favalli e Grosso furo-ino incorporati dal grosso, il quale venne anche avvicinandosi a Ge-Inerati, Crippa e Scazzola, pur iti- dietreggìundo sempre in rapportai ai primi quattro. Che questi non potessero più essere, disturbati sene ebbe assoluta certezza- in cima alla salita di Capo Berla, dove giunsero, con Rimoldi in testa, ben sette minuti prima dei tre, che avevano a $5" Balli, a sua volta in anticipo sulla- fila, ch'egli aveva laccata e sconvolta sulla salita,di 22 . vipere che Balli riuscì, poi a preti La corsa si poteva dire quasi finita. Poco può interessare, credo dere Generati, Scazzala e Crippa o conoscere ì particolari della tardi-va e convulsa riscossa? degli inse-'/"Mori, che portò alla formazione'"'-! 'm gruppo secondo arrivato, chechhe 1(1 magra soddisfattone di ri-^"rre fl,,e ^ a'sfncnn- NllMa .., faHn clll]a T,.,h.. ittuu !>Mii<t tuiuie Ciò fu anche dovuto al folto che.ormai i quattro al comando siconsideravano padroni indist-urba-li e indisturbabili del campo enon incrociarono i ferri fra loro nésulla salita- della Mortola, prima deila frontiera, nè sulla Turbie, dove tutti ci aspettavamo ancora le più belle cose della giornata.Tanto che Romanatti, dopo averforato a Ventimiglia, riuscì a ri- prendere il suo posto coi primi al momento in cui questi attaccava, no la Turbie. Romanatti risentì subito lo sforzo dell'inseguimento e fu leggermente staccato, ma gli altri tre, con Introzzi quasi seni pre di punta, s'arrampicarono senza affanno su per i gradini del Colle, dove, un po' delusi, riman da-mmo al traguardo di Nizza, la decisione della corsa. Poco mancò, invece, che Bì. ce la desse prima. Nella seconda parte della discesa, infatti, dopo che Romanatti ebbe ripreso, il\ brunetto caro a Ghelfi giocò di te. merarietà e già aveva preso 150-< *quando unaandandolo a gambe all'aria. Per fortuna non si] metri di vantaggio, qn ^svolta lo tradì,_ mandi ,rce niente di male e potè risalire | ,-„ ,naoc;,,j,to jn tempo per unirsi agli altri tre. i ì Sul bel viale degli Stati Uniti ; i primi giunsero a Nizza in enti. .e due con facilità. Romanatti noti potè essere che buon ultimo. Pochi ma buoni cipo sul previsto e disputarono la volata. Ai 300 metri partì Introzzi, ai 150 Bizzi lo attaccò, agli 80 saltò fuori Rimoldi, e li battè tutti Come vedete, sono pochi i nomi che figurano in questa cronaca, per la semplice ragione che, finché maturò la fuga, cioè nella prima metà della corsa si potè dare solo qualche rara e rapida occhiata al grosso che non reagiva con sufficiente energia e. non vale la pena citare quelli che nel momento si dimostravano i più attivi, e, quando la fuga apparve irresistibile, cioè nella seconda metà, si attendeva la lotta risolutiva fra chi scappava e più non interessava quella fra chi inseguiva senza spe. ranza. L'atletico corridore di Busto s'è lavorata di testa, di cuore e di muscoli la sua vittoria. Rimoldi non è un- « fuori classe », ma è il tipo di corridore che piac : che ci vuole per rialzare il tono delle nostre corse e del nostro sport. E' ammirevole in lui la perspicace presenza in gara, la prontezza di entrata in azione, la prodigalità nello sforzo. In altre parole, egli è un combattente vigile e deciso, coraggioso e intelligente. E queste doti di cuore e di cervello sono servite in lui da mezzi, che ogni giorno migliorano, validi per la salita, per il passo, per la velocità sin che noti sano, in proporzione al peso della cdsa, menomati da non eccessiva disponibilità di fondo. Fra i battuti Ci si attendeva da Bizzi l'attacco sulla Turbie. Ma, forse, la sua crAlaborazimie alla fuga era stala troppo generosa per lasciargli le riserve necessarie a mettere a frutto le doti di scalatore. Egli ha tentato, invece, in disce- sa, ma già vi ho detto come il colpo gli è fallito. Comunque, il simpatico tosetmino è stato sulla scena un comprimario brillante e un efficace costruttore della r.:' e:'a fuga, /.'.-.;! e R innaffi non sono sftìff d'i meno rt>i due compagni d'impresa: temperamenti e fisici dello stesso stampo, esuberanti, che non stanno a fare i conti a zcchi, e come e quanto spetta arri- i schiaro e lavorare; ragazzi non j baeati da senilismo, paura o cai-1 colo, e c7te c'è da augurarsi tro- j vino ancora, una bicicletta e uno stipendialo per rimanere in campo] come disturbatori della quiete] preferita dagli squadroni e dai loro capitani scansafatiche. Scazzala-, che, se non fosse stato appiedato due volte, avrebbe potuto finire coi primi, Generati e Crippa, Favalli e Grosso, tenaci inseguitori, Servadei e\ quelli del secondo gruppo, che furono i selezionati dalla caccia quando questa si fece serrata e incalzante, meritano anch'essi un cenno di rilievo. Al pari della media, cui ha molto contribuito il favore del vento, specie nella prima metà. Con questa gara, (che i colleghi del « Lavoro » e de « L'Eclaireur » hanno meticolosamente preparato, le folle sportive liguri immensamente- gradito, la. squisita ospitalità del comm. Mollic, presidente del Comitato organiz- 4 zatore, sottoposto al mio occhio di osservatore), si chiude l'annata ciclistica. Si ha la sensazione che, da Berna ad oggi, appunti e considerazioni, studi e discussioni, abbiano gettato nello spirito dei nostri corridori il seme di frutti die tutti speriamo veder maturare al sorgere della nuova stagione. Se così sarà, certe a- marezze si tramuteranno a primavera in pienissima, legittima gioia. L'ordine d'arrivo l.o RIMOLDI. che copre, i chllome- tri' 198 "in"ore "'s.9'56", 'alla medla'di bil. 38; 2. Bizzl; 3. Introzzi; 4. Eomanatti. collo steFso tempo; 5. Servadei, in S,13'17": 6. Vietto; 7. Masarati; 8. Balli; 9. Manibclli; 10. Barrai; 11. Camusso, tutti col tempo di Séivadei; 12 Mollo, in 5.14'; 13. Dei ("ancia, iti 5.17'35"; 14. Molinar Edoardo: 15. Cipriani ; 16. Guidi, tutti col tempo di Del rancia: 17. Bogora, in 6,19; 18. Ciancilo, in 5,22; 19.-Eufemi, in 5.23; 20. Albani; 21. Agnesinii; 22. Buttafuochi; 23. Valle, tilt . col tempo di Eufemi; 24. Ripamonti, in 5,24'; 25. Canavesi; 26. Simonini; 27. Scazzola: 28. Cofferata; 29. Uodino; 30 Bini Alvaro: 31. Magnani, 32. Allieitini; 33. Croesi ; 34. Zuccotti; 35. Moretti: 36. Lodi; 37. Berseli 3R. Ferrando: 39. Grasso; 40. Valetti ; 41. Generati. Introzzi, con a ruota Bizzl e Rimoldi, guarda il cartello che segna la fine della salita della Turbie. Romanatti, Bizzl, Introzzi e Rimoldi sulla rampa di Bergeggi. Rimoldi, Introzzi e Bizzi a metà delia Turbie; Romanatti è s*S'3?ati di c* •tri;