La Grande e la Piccola Kabylia

La Grande e la Piccola Kabylia VIAGGIO J2V A Im G E JR IA La Grande e la Piccola Kabylia Una regione d'irriducibili - Le disfatte di Icheriden - Blocco di costumi - Discendenza romana? ■ Costantina l'intransigente - Il quartiere blu - Una « circolare segreta » e ri i (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) COSTANTI NA, novembre. Per andare a Costantina si attraversa tutta la Kabylìa, divisa in Grande e Piccola. La Grande Kabylìa è compresa tra il mare c i corsi di due importatiti «ned»: l'Ysser e il Soummam. La piccola Kabylìa dilaga dall'Ued Summam fin nei pressi di Costantina. La Kabylìa è una delle regioni più aspre, più tormentate e, nello stesso tempo, più pittoresche dell'Algeria. I suoi villaggi, dai tetti di pietra, dalle case quasi sovrapposte, fanno di lontano l'effetto di mazzi di carte sparpagliate sopra tappeti verdi. Tal'altru sembrane fortilizi d'oca, disposte sulle scalinate delle montagne. Rcgionr profondamente mussulmana, giacché l'elemento indigeno-arabo e bèrbero soverchia e quasi schiaccia gli elementi bianchi o d'altro colore. Estremamente povera, ma abitata da tribù attive, lavoratrici (vere eccezioni nella massa indigena) ma anche terribilmente fiere della propria indipendenza, la Kabylìa costituisce sempre l'osso duro, ed è temuta sempre anche dagli stessi conquistatori. Essa fu l'ultima a cedere alle truppe francesi, durante la conquista dell'Algeria. Ci volle il brillante ingegno militare d'un Mac Mahon — che sconfisse i Kabyli il 24 giugno '857 a Icheriden — perchè essi si rassegnassero ad ammettere non dico il diritto, ma la presenza d'un dominatore. Dal 1832, anno iniziale della spedizione francese in Algeria, al 1857 erano passati quiììdici anni. Come si rassegnarono Ma i Kabyli non avevano ceduto che apparentemente. Essi attendevano il momento della riscossaE nel 1871,, poco dopo Sedan, la Kabylìa si sollevava. Nel borgo intitolato', secondo la terminologia cara alla seconda epoca napoleonica, Palestro, i coloni francesi sono massacrati, E massacri e saccheggi avvengono in molte altre zone. Fort National è assediato da turbe inferocite e sta, dopo due mesi di lotta, per capitolare. Ma sopràggiunge la colonna Lallemant che, prendendo a rovescio gli assedianti, letteralmente lstermina nella stessa località dIcheriden, ove la Kabylìa in guerra aveva subito la prima disfattaI Kabyli — conte tutti gli indigen— sono superstiziosi: essi comprendono, questa volta, che non spuò andare contro il destino e si rassegnano, facendo promesse definitive. Da allora, infatti, insurrezioni propriamente dette non ce ne sono più state: neppure durante la grande guerra. Nello stesso 1916 i Kabyli rimangono insensibili alle suggestioni della Senussia, che pur tanti guai procurò agli Alleati nel Nord-Africa. Moltuomini della Kabylìa, anzi, inquadrati nelle truppe indigene francesi, combattono valorosamente sui fronti d'Europa e, sui più lontani, della Siria e della Mcsopotamia. Tuttavia un esperto di cose coloniali non s'ingannerebbe dicendo che i Kabyli non hanno mai ceduto. Essi sono rimasti, fondamentalmente, gli stessi; cioè pur cedendo alla Francia vincitrice U diritto di sfruttarli, non hanno mai rinunciato al blocco dei loro usi e dei loro costumi, difendendo selvaggiamente quella che è la loro unità etnica e spirituale. Il Kàbylo, più alto' del normale indigeno, e anche più muscoloso, è tradizionalmente noto per la sua sobrietà ed anche (caso strano, in queste latitudini!) per la sua laboriosità. Egli ha pure il senso del risparmio, così raro a trovarsi fra Arabi e Bèrberi, tanto che certe tribù sono perfino riuscite a riscattare le terre su cui vivono, pur sotto l'artiglio degli usurai ebrei che tante ipoteche sono riusciti a porre su altre terre d'indigeni algerini. Strano è anche il sentimento atavico che anima i Kabyli, i quali spesso, nelle loro discussioni presso il « hroadji » (caffettiere arabo) rivendicano la discendenza roìnana. Non è esagerato affermare, d'altronde, che tutto il sistema morale e famigliare è rimasto, in Kabylìa, press'a poco come ai tempi di Sallustio... Come stupirsi che, in un'epoca piena di lieviti e di inquietudini come questa e specialmente in questa zona nordafricana, la nuova propaganda fatta da un Mussulmanesimo intransigente e con programmi di rivendicazione, abbia trovato i suoi adepti più convinti, più risoluti e più serratamente organici? Il quartier generale Chi ha traversato la Kabylìa comprende quindi, di colpo, Costantina che ne è, se non il centro geografico, il centro spirituale di attrazione. Arrivando dal dirupato e-ocrato paesaggio kabylo si comprende anche la Costantinu geofisica, questu specie di enorme nido d'aquile, aggrappato a enormi dirupi, solitario come una gigantesca rocca, che ha sotto di sè uno strapiombo di oltre 200 metri. Guardando dal ponte di Sidi M'eìd gettato su un abisso, in fondo al quale scorre l'« ned », può venire il capogiro... Ma più che i giardini dell'Hamma, più che gli stonati edifici moderni che il sadismo babelistico degli architetti standardizzati ha seminato per tutta l'Algeria ed anche qui, è la «Medina», il quartiere indigeno che attrae e affascina. Tutto composto di case blu, esso spicca sullo scenario roccioso di Costantina, con tini quasi di maiolica rara. Ma noi non siamo qui, ora, per fare del colorismo. Questo quartiere blu rappresenta ciò che di più netto e intransigente vanta oggi il mussili- manesimo in Algeria. La «Medi-I»a » di Cosfaitfiiia non è solranfoj un quartiere, ma un quartier generale del movimento islamico. Non è /forse di Costantina, Ben Badis, il presidente dì quegli « Ulemas » die hanno ripreso in mano le redini del movimento di resurrezione dell'Islamismo in Algeria? Non è di Costantina, e non risiede in Costantina, il dott. Ben Djellul, ben noto come uno dei più ardenti e più irriducibili assertori delle rivendicazioni indigene? E non sono scoppiati a Costantina. il 3 agosto 1934, ' più sanguinosi disordini che gli annali politici algerini ricordino? Uno zuavo israelita passando quella seni davanti alla Moschea di Sidi Ladkar, aveva compiuto un atto ingiurioso contro alcuni Mussulmani che pregavano. Egli fu sgozzato, d'un baleno, come un montone. Tosto la folla araba, in furia, trascorse per la città, saccheggiando e incendiando. Bilancio: 27 vittime, numerosi negozi d'ebrei distrutti o incendiati, mentre le forze armate assistevano, paralizzate, a queste scene di fanatismo. Questo apocalittico episodio ha denunciato il conflitto, che nessuno sanerà mai, tra arabi ed ebrei, o, meglio ancora, fra due concezioni: quella tradizionale e (sembrerebbe un paradosso!) rivoluzionaria deirelemento arabo, e quella sovvertitrice ma, in sostanza, tradizionale degli Ebrei. Le distinzioni sembrano estremamente sottili, ma la sottigliezza di una crepa non ne denuncia meno la profondità. Comunque è certo che se a Costantina incidenti di questa gravità non sono avvenuti, essa è rimasta sempre la roccaforte del movimento islamico dell'Algeria. Un allarme / dirigenti politici hanno posto da tempo lo sguardo su Costantina, che ritengono il covo degli «Ulemas». In una circolare «segreta » d'un alto funzionario francese, il signor Michel, che io voglio pubblicare a mo' di conclusione, l'allarme non potrebbe essere dato in termini più chiari: t M'è stato segnalato — dice la circolare — da diverse parti, cheIla popolazione indigena è inquiejtata e turbata da una certa pro¬ paganda fatta, tra di essi, sia da emissari che prendono ispirazione dal movimento wahabita della Mecca, sia <3a pellegrini algerini che sarebbero stati acquisiti alle idee pan-islamiche; sia, infine, da gruppi, quale l'Associazione dei Sapienti mussulmani, fondata ad Algeri, in vista dell'apertura di scuole private arabe, ove sarebbero insegnati il Corano e la lmgua araba, e che è in istretto rapporto col « Destour » tunisino. « Questa propaganda ha generalmente lo scopo di diffondere negli ambienti mussulmani le teorie wahabite che, sotto il pretesto di ricondurre alla purezza dogmatica e di epurare la religione da costumi secolari sfruttati da confraternite religiose e da Marabutti locali, potrebbe invece perseguire uno scopo politico e cercar di indebolire l'autorità francese. •i La maggior parte dei capi dl confraternita e molte famiglie marabuttiche venerate dagli indigeni sono sinceramente fedeli alla nostra dominazione, e cercano l'appoggio della nostra Amministrazione, vedendosi minacciate da un gruppo che recluta, ogni giorno, con un'attiva ed abile propaganda, aderenti sopratutto fra la gioventù istruita nelle Scuole coraniche. « Questa situazione richiede la nostra più attiva vigilanza. Non è possibile tollerare una propaganda che, sotto la maschera della coltura islamica, o di riforme religiose, dissimula una orientazione perniciosa di cui i nostri amministrati indigeni sarebbero i primi a soffrire. «Io vi prego quindi di osservare, con la più grande attenzione, le riunioni e le conferenze organizzate dall'Associazione dei Sapienti Mussulmani presieduta da! signor Ben Badis e di cui U portavoce accreditato è lo sceicco Taieb el Okbi (l'arrestato come mandatario dell'assassinio del Grande Imam d'Algeri. N. dell'I.); nonché le Scuole coraniche donde si cerca di allontanare ì «taleb» (maestri) in funzione per sostituirli con partigiani wahabiti... ». Questa circolare Michel deve aver fatto sorridere, sotto i baffi, i/li indigeni di Costantina! Curio Mortati. UNA VEDUTA Dl COSTANTINA.

Persone citate: Badis, Mahon, Mortati, Palestro