OMBRA NOTTURNA E OMBRE DELLA PAURA

OMBRA NOTTURNA E OMBRE DELLA PAURA Zalalaca ossia il casello al Km. 432 OMBRA NOTTURNA E OMBRE DELLA PAURA (dal nostro inviato speciale) ADDIS ABEBA' ottobre Prima di andare a'prendere ilposto che il Generale Broglia miaveva assegnato, sul fronte nord del quadrato della nostra difesuntomo al casello, andare anzi adassumere il comando di quel fron- c nord, come mi era stalo ordi-nato, volli, iirima, tentare di ri- cupcrare il mio bagaglio, ch'era rimasto nel vagone, un dei vago-ni fuori dalla nostra difesa, pre-cfsomenfe il quarto, a cominciaredalld locomotiva deviata, la loco-^ ff nostro treno. Bisogna-va Varciò uscire duna cinquanti"f( di metri dalla nostra linea,verso occidente, verso Addis A-bcbà: dalla parte opposta cioè «auella donde avevo ria eftettuato7rd«c *ó*tfeT«cHn » L C % , i ' f a guardia del fronte ovest, che non mi scambiassero per un ossa che eventualmente pattuglia, e quella col Tenente- colonello Martinàl, quando aveva-mo incontrato il Centurione Dra-goni e suoi iwmitii, fenati in no- stro soccorso dagli Addàs. Bujo silenzio solitudine Avvertii della mia uscita quel- .. more> e , proteg gesserò col fuoco, mi Cosa va a fare? — mi chic- se il Colonnello Martinàt. — Vorrei prendere il mio baga-«Uo' e l'impermeabile, se stanotte dovesse piovere. ~~ stia attento. Noi sorve- sorve-gliamo. Scivolai via, lungo il treno, perl fossetto da lato della massic- oiata. La campagna intorno era silenziosa e tranquilla. Cantavano grilli; e da lontano echeggiava un gracidar di rane. Ma nel bujo della notte, dopo il combattimeno ch'era infuriato, e con la coscienza del nemico appostato in giro, jììù o meno vicino, che ci assediava e ci spiava; ogni aspeto dei luoghi, l'ondulazione dei campi e dei prati, gli alberi, con a loro fronda fosca, un'asperità del terreno o un cespo d'erba, c ogni stormir di frasca, o il volo d'un uccello notturno o il ronzio d'un insetto, e quello stesso vasto silenzio, che grilli e rane scandiva- no monotoni, tutto spirava un senso misterioso e pauroso, d'insidia e di minaccia, tutto si trasfigurava sgomcntevole e angoscioso. Chiotto chiotto, carponi, rag- giunsi il mio vagone; e mi arram-picai su, sul terrazzino posterio-re; e spinsi cauto la porta del compartimento, ch'era socchiusa.Asserire che, entrando, in quello-scurità, non provassi più d'un bri-vido d'autentica paura, sarebbefalsare spudoratamente la verità. Avevo proprio un po' la paura ciecfl del bambino allo scuro; e strinaevo i denti, febbrilmente, e strinaevo nelle mam ,l moschetto, con '« baionetta inastata. Mi pareva chc> se ci f°ssc stato Qualcuno, airebbe percepito distintamente il tao toc tao, che mi faceva il cuorc; che anche mi pareva che mi battesse in gola. Be': chi in vita sua non ha mai conosciuto pauIra, quella strozzata, del sudore freddo, mi scagli la prima pietra. Io, di paure passate, ne ricordo di quelle tante... Ma questa resta Uva le notevoli. E se l'esaminavo Uion era mica, in fondo, paura di trovarmi improvvisamente a fac cja a faccia con un abissino, non era timore del ... ì , l Iti Zi ! » / !rfl doverlo affrontar nemico, spavento là al chiuso, e e dovermene ; liberare. Un uomo ne vai sempre \un auro; e quand'ho un'arma in punn0i }a m\a presunzione mi convince di valerne „imeno altri dieci, se non altri cento. Ma nonera .questo: in realtà si trattava d'una paura, direi, astratta, inconsistènte e irragionevole, davveroinfantil-e: una paura quasi dispettri, per quell'oscurità, quel silenzio, quella solitudine, e l'indeterminato ignoto incombente, che questi elementi componevano alla mia fantasia. Sicché un perico- lo concreto, evidente e tangibile, quasi quasi, suppongo, mi sarebbe riuscito di sollievo, contrappo- nendosi a queir incubo, tanto più iiettrfost assillante e ossessionante, quanto vacuo e informe; e sopraffacendo lo e sperdendolo, Vana ricerca d'una valigia MI misi a cercare affannosamente tra la roba, ch'era andata a catafascio pel vagone, tra i sedili, nel passaggio laterale, sul pavimento. Una confusione indistricabile, di valigie e colli diversi accatastati, di rottami e cuscini dei sedili, alla rinfusa, di valigie che s'erano aperte, o avevano rovesciato e sparso il contenuto, cadendo dalle reticelle dei bagagli, in conseguenza dei due urti successivi, prima il deviamento della locamo L,va di testa^ e n violento arrcsto. poi n cozzo dclla iocomotiva che era .sopraggiunta a investire il treno in coda. Cercavo la mia valigia. Mi premeva, dacché avevo dentro, tra l'altro, cinquemila lire, in dieci biglietti da cinquecento della Banca d'Italia; e mi sarebbe riuscito caro Hcuperarie. Scnnonc/id, in qttej momento, fors'anche più che le cinquemila lire — le quali diventano anch'esse una miserevole cosa, quand'è in gioco, nell'atto, nostra umavno pelle, — fors'anche più, in quel momento, ero desidc- c saltai dal vagone. roso di trovare un pajo di pacchetti di sigarette: pensavo al tormento della notte di veglia, che m'attendeva, e la tensione nervosa, avendo esaurita la provvista delle sigarette, in tasca. O dove diàmine era andata a cacciarsi la mia valigia?... Mi venne sottomano una macchina da scrivere: sì, era la mia. Vicino, sentii la busta di cnojo delle carte. E l'impermeabile... Ma la valigia? accidenti. Considerai, del resto, che ero già abbastanza carico, per adesso, di quei due colli e dell'indumento. Mi conveniva tornare più tardi, per la valigia, e portandomi una lampadina. Nella notte, fuori, rintuanarono quattro o cinque fucilate: Mauser, degli abissini. Poi, due colpi del nostro novantuno, dal casello. Mi buttai l'impermeabile sulle spalle 'afferrai dalla sinistra la macchina da scrivere e la busta- delle carte, strinsi mila destra il moschetto, corsi verso\il f?8!"0' casell°' "ridò " ' , ; Risposi: — Italia. E quella voce: — Avanti. S'stemazione difensiva Il fronte nord del quadrato della nostra difesa, che mi era atseguato, era quello posteriore al casello, come già descrivevo: che sarebbe potuto chiamarsi, nella ter minologia tecnica, il — fronte di gola; — e che comprendeva- agli angoli, e per capisaldi, quelle due minori costruzioni, dclla cucina e ripostiglio, verso occidente, e del la latrina, verso oriente. Tra queste due costruzioni si stendeva rettilinea quella graticciata di cinta di cui ho anche già parlato; e che, dalla cucina e ripostiglio, di qua e dalla latrina di là, ripiegava poi e si prolungava sui due lati del casello, disegnando visibilmente così, per tre lati, il quadrati) del la nostra difesa. Il quarto lato, dalla facciata del casello, era quello per cui correvano i binari della ferrovia; e dove, in corrispondenza appunto del casello, erano fermi, ora, la locomotiva investitrice e l'ultimo vagone del 7iostro treno: quel merci coperto dove già viaggiavano i quattro militari della scorta, con la mitragliatrice — questa oramai di nostalgica memoria. Il penultimo vagone del treno, quello dei Carabinieri, con i loro dieci indigeni detenuti politici, un merci anche questo, era stato spinto avanti, dall'urto dclla macchina investltrice, e superava, ora, in parte, e sporgeva dall'angolo occidentale della facciata del casello. La nostra difesa era stata sistemata e ordinata così: piccoli gruppi di tiratori, con trincerette e ripari di fortuna, ai due angoli dclla facciata del casello e sui lati. Sul lato, o fronte, occidentale, era |it Tenente-colonnello Martinàt; e .sul lato, o fronte, orientale, il Colturione Dragoni. Poi, la locometii va Investltrice, col suo tender, era |stata adattata, davanti al casello, come ridottino blindato — benché si fosse conUatato che la palletI tela del Mauser trapassasse non soltanto la lamiera di rivestimento , del corpo della locomotiva, ma la ìstessa lamiera dclla garitta, nulle spessa almeno un- otto milli' metri, e in qualche caso persino il (anticrolle delle fiancate del tender — c il Generale Broglia aveva affidato questo posto, di spc- ■ , , „ . - riate responsabilità, a! CapitanoCozzolino. del Genio. Similmenteera sfato blindato, con traversinedi ferro, delle rotaie, raccolte pres-7h-}rZTt\ c«n'cì{\dx <™«ito.eh erano sul ncstro treno, il pe-mi/timo vagone, dei Carabinieri,col Tenente Papisca. Io, al frontenord. Il Colonnello Lirici, il Te-Hrnte-roioiiHeHo Camminata, il Seniore Cesta, ispezionavano a volta a volta i quattro fronti; e si tenevano a disposizione del Gcrr.ale, c ,o otiti a t'^tei tritìi e dive i comi il bisca :o lo richiedeste. M->-''n B-"-<

Persone citate: Addis, Broglia, Mauser, Papisca

Luoghi citati: Italia