PERCHE' IL GOVERNO FRANCESE non riconoscerà il governo di Franco di Concetto Pettinato

PERCHE' IL GOVERNO FRANCESE non riconoscerà il governo di Franco PERCHE' IL GOVERNO FRANCESE non riconoscerà il governo di Franco . L'interesse della Nazione subordinato alle ideologie di partito 1' Parigi 7 notte ; La notizia della fuga del Go- 1 verno di Largo Caballero a Va lenza e quella dell'entrata dei na fonali in Madrid sono giunte a Pangi mentre la stampa social comunista proclamava indefessa i mcnte <:hc 1 madrileni si preparavano ad aggirare vittoriosamente la colonna Varela e che la gioventù socialista partiva in massa per il. fronte cantando baldanzosa con una leggera variante l'inno della rivoluzione dell'89: « All'armi socialisti! formate i battaglioni! t-. Non sappiamo che cosa il Populairc, L'Humanité e 1' Oeuvre stamperanno domani, ma non è escluso che anche la evacuazione della capitale assuma sulle loro colonne l'aspetto di un trionfo dei rossi. « Baiserai-je papa ? » La guerra civile spagnuola ha offerto agli organi ministeriali francesi un'occasione davvero insperata di ripetere l'operazione compiuta col successo che tutti sanno al tempo della guerra di Etiopia, mettendo per sistema il nero al posto del bianco e il bianco al posto del nero. Le bugie dette e scritte sulle vicende spagnole ci sembrano persino più meritorie giacché questa volta manca alle agenzie la scusa della lontananza che nel caso delle gesta di ras Cassa e di ras Mulughietà ren- ! deva gli errori di informazioni per- ' donabili e la buona fede di tanto in tanto ammissibile. La Terza Internazionale dovrebbe ricompensare almeno con qualche Stella rossa di prima classe l'eroismo di molti direttori di giornali parigini! Ma questa è ormai storia passata. L'argomento del giorno non è più la difesa o la presa di Madrid: ! rarg0mento del giorno è il rico- a noscimento o meno del Governo nazionale, che il generale Fran- co non mancherà di insediare al [più presto nella capitale redenta. | Già da vari giorni le sfere uffi- ciose francesi, dove sino dal prin-|cipio della settimana la fiducia |nella vittoria dei rossi, non era, Ia quanto ci assicurano meno gra-jnttica che nelle sale di redazione |del Pnpulaire rimuginano sul da farsi. Londra, naturalmente, è già stata consultata. « Baiserai-je papa ? » chiedeva quel bravo figliuolo di famiglia al proprio genitore. Il Temps espone i propri scrupoli e quelli del gabinetto Blum in un articolo che è un capolavoro di stile. < Una situazione assolutamente nuova — dice — sta per delinearsi e questa situazione ci turba per le ripercussioni che è capace di determinare sul terreno internazionale. Domani potrebbero esserci in Spagna due governi: un governo di fatto stabilito nella capitale la cui autorità si impone sino da ora ai due terzi del territorio nazionale e un altro governo, il quale, a dispetto delle sue successive trasformazioni, continuerebbe a rappresentare regolarmente la volontà nazionale, affermatasi nelle elezioni del febbraio scorso e che sia a Valenza sia a Barcellona non sarebbe più in realtà se non una parte relativamente piccola del paese. Qualunque possa essere la sottigliezza delle formule giuridiche e diplomatiche — osserva melanconicamente l'organo ufficioso — sarà questa una situazione di fatto piuttosto delicata per il buon sviluppo delle relazioni internazionali e per la pratica sincera di quella politica di non intervento che deve essere mantenuta con fermezza se non si vuole che la crisi spagnola degeneri in crisi europea ». La tesi delle « democrazie » Come il lettore ha già capito da sè il « Temps » non vuole scoprire del tutto le proprie batterie. Il suo commento pretende esporre la situazione in modo rigorosamente obbiettivo. Un esame più at Unto dello scritto consente non di meno a chicchessia di intuire da quale lato penda la bilancia. Il Governo di Franco è un governo di fatto; non solo, ma un governo il quale « impone » la propria au tr.rità. Ciò significa che sino a prova contraria nessuno in seno alle grandi democrazie ha il diritto di credere che la Spagna martoriata saluti il valoroso generale come il suo liberatore e lo accolga a braccia aperte. Franco è un militare il quale si è aperta la stra da sino a Madrid a colpi di cannone; la Francia non può considerarlo, dunque, se non come un aggressore. O si è societari o non lo si è, e tutti sappiamo che a Parigi si è societari fino alla punta delle unghie. Dall'altro lato chc cosa vede l'organo ufficioso francese? Vede un governo il quale non è più per verità identico a quello che rappresentò a suo tempo la maggioranza uscita dalle elezioni, visto e considerato che sotto l'urto degli avvenimenti ha subito metamorfosi continue ma costituisce pur sempre l'ultima incarnazione del Vautrin partorito dalle urne nel febbraio scorso e ;come tale è legale, cioè sacro e inviolabile quand'anche non go' vernasse più che una sola città, un isolo villaggio di Spagna. Quale la conclusione? La conclusione iTemps si astiene dal formularlama il lettore la legge chiara fra le righe. Finché il governo di Franco non tragga la propria autorità che dalla forza, finché, come suggerisce meno diplomaticamente ma più sinceramente l'Oeuvre, esso non abbia proceduto a una nuova consultazione popolare e non abbia riaperto le Cortes magarrichiamando in lizza Lerroux, Azafia, Indalecio Prieto e gli altri 'eroi della repubblica demomassonica, la Francia non potrà fare altro che inchinarsi davanti al pro fugo ma «costituzionale» governo di Largo Caballero. L'arrivo di Franco a Madrid non avrà insomma agli occhi del gabinetto di Parigi importanza maggiore dell'arrivo di Badoglio a Addis Abeba. Anche la penisola iberica possiederà d'ora innanzi un governo di Gore e nel prossimo gennaio essa potrà mandare tranquillamente i propri rappresentanti a sedere sui banchi di Ginevra a fianco di quelli dell'ex Leone di Giuda. iM . • i i ii. il materiale bellico alla prova Si dirà che noi esageriamo per far del colore, ma gli eventi cam-;minano e fin da questa sera le :sfere francesi fanno in realtà cor- jrere la voce che Delbos non rico-noscerà il nuovo governo di Ma- drid e che Eden farà altrettanto, Dimentica delle ragioni superiori che le consiglierebbero di mettersi al più presto in rapporto col nuovo governo onde evitare complicazioni in Marocco e pericolose tensioni sui Pirenei allo stesso modo che nel caso dell'Italia dimenticò ragioni non meno superiori, la Francia sacrifica i propri interessi nazionali all'ideologia ginevrina e all'ideologia di partito. Ammirevole fedeltà ai principi! Il Journal des Débats, che nelle prime ore della serata aveva già avuto sentore di quanto si preparava, protesta contro un atteg- fonrenictda^frr^Ttfo'c^i^repubblica francese, quella di oggi, non è uscita nemmeno essa da una consultazione elettorale e checiò non impedì alle Potenze di ri- conoscere il governo della difesa nazionale molto prima che un as-che il governo ne sia rimasto scosso. Il sanzionismo continua, semblea parlamentare venisse istituita. Ma sono proteste che la stampa di opposizione lascia presagire già da vari giorni, senza dunque, e su scala sempre più larga. Intanto, mentre YHumanitè, ritenendo il momento propizio, raddoppia di foga nella sua campagna interventista, informazioni di varia fonte rivelano come, in questi ambienti, le sconfitte deirossi spagnoli siano interpretate quale una prova non troppo inco raggiante circa l'efficienza del materiale e del personale tecnico fornito loro dalla Russia e anche in certa misura dalla Francia. Bailby nel Jour constata che se tutto l'esercito sovietico, vale quanto valgono gli ufficiali, i soldati e le armi messe alla prova sul fronte spagnolo la Francia ha poco da stare allegra. Dal canto suo Pierre Dominique nella République nota che la guerra civile spagnola non manca di analogie con le guerre balcaniche che precedettero la conflagrazione del 1914. Anche allora, come oggi, dietro i belligeranti erano alle prese le Potenze europee con i rispettivi armamenti e con le tecniche rispettive: ma il guaio è che questa volta « il materiale tedesco e italiano è in ma no dei vincitori e quello russo efrancese in mano dei vinti »...Wladimiro d'Ormesson. sul Fùjaro■ j . ,2 .,conclude con amarezza che dato ilmodo in cui vanno le cose non cenessuna ragione perchè il Negusnon seguiti a mandare rappreseli-tanti a Ginevra e perchè l'Amba-sciata di Francia a Roma non re-sti indefinitamente priva di tito lare. Concetto Pettinato.

Persone citate: Badoglio, Blum, Cortes, Delbos, Indalecio Prieto, Pierre Dominique, Varela, Vautrin