Lo Stato Sabaudo e l'iniziativa del Risorgimento nella parola di Francesco Ercole

Lo Stato Sabaudo e l'iniziativa del Risorgimento nella parola di Francesco Ercole Lo Stato Sabaudo e l'iniziativa del Risorgimento nella parola di Francesco Ercole NEL SALONE DE « LA STAMPA » Ieri alle IT. per l'inaugurazione dell'attività dell'Anno XV nel Salone de La Stampa si è radunata al nostro giornale tutta la Torino intellettuale, richiamata dall'annuncio della conferenza che in tale occasione avrebbe tenuto S. E. Francesco Ercole. Il salone aveva un aspetto imponente. In assenza del nostro direttore Alfredo Signoretti che si trova fuori Torino per ragioni di servizio, ricevevano le autorità il direttore ammini- strativo, il redattore capo, il capo\cronaca ed un folto gruppo di re- dattori. Erano presenti il marchese di \ San Marzano in rappresentanzaj di S. E. il Prefetto, il gr. uff. aw. Quaglia Preside della Provincia. ' il vice-Podestà conte De la Foresti de Divonne in rappresentanza del Pcdestà, il presidente dell'Istituto Fascista di Coltura per il Segre- [ tarlo Federale, S. E. Farinelli Accademico d'Italia, i senatori ', Cian, Rebaudengo. Anselmi. ili Questore gr. uff. Murino, il Provveditore agli studi comm. Remondini, il Rettore dell'Università gr. uff. prof. Silvio Pivano e i professori Fano, Segrè. Madaro. Vicra, Sacco, Eertone, Colombo, Azario, Pastore. Crova. Bendinelli, Falco, Lenzi, Piccioni, Cappel¬ letti, Abba, ed altri. Nelle prime"file di poltrone si notavano pure ring. Giovanni De Vecchi, il comm. Caccia per la Magistratura, il generale Cantù, il generale Fasolis, il grande mutilato col. Di Majo, l'ing. Bertoldo, il cav. Maltese, il dott. Robecchi-Brivio, l'ingegnere Bernardelll. Ha inviato fra gli altri la sua adesione S. E. il Comandante di Corpo d'Armata gen. Grossi Accolto da calorosi e ripetuti applausi S. E. Ercole è stato se- guito con vivissima attenzione mentre illustrava con raro sfoggio ;di coltura ed elevatezza e prefon- dita di pensiero il tema: « Lo Stato Sabaudo e l'iniziativa del Risorgi- mento ». |Ecco uno fra i più notevoli passi jdell'originale e colto studio del prof. Ercole: .All'aprirsi del quarto decennio del secolo XIX. la situazione era',dunque da parte dell'Europa beni diversa nei riguardi del risorgimento italiano da quella che il Congresso di Vienna aveva creduto di porre in esso. Era tallita la j speranza di Mettermeli di congiungere in una specie di fronte unico tutte le Potenze d'Europa contro i popoli italiani, c il pio- \blema italiano era ormai ridotto a\una. specie di duello tra l'Impero austriaco e l'Italia. Dico il Popolo italiano nel suo complesso, non al- cimi partiti, 0 sette, governi opc- ranti nella penisola, perche sta di jatto che nei primi decenni del se- colo XIX gli italiani consapevoli'erano tutti unanimi nel ritenere la presenza dell'Austria in Italia insopportabile, e. nel desiderare e' volere come tante volte gli individui dicono di volere anche, ciò che non possono conseguire, che tuttele regioni e. le provincia italiane appartenessero all'uno o all'altro degli Stati italiani. Unanimità di desideri e di voleri, però, puramente platonica, perchè priva di qualsiasi mezzo di manifestazione o di espressione, in cui non fosse implicito uno di quei rischi che la grande maggioranza degli indivi-dui, in tutti i popoli e in tutti i paesi, non è mai disposta ad affrontare, neppure per conseguire ciò che essa dice o pensa di desiderare o volere. C'erano, si, le sette, congiure, attentati: c'era sopratutto la Gio¬ vane Itaiia. e ilfaj*mi. AttraversoMazzini il Popolo italiano proda- , , ut- mauri la sua volontà iteli Europa e i Martiri, creali dalla sua parola, la. testimoniavano col sangue. Ma i martiri sono coloro che testimoniano la volontà di un popolo: non sono, e non possono essere coloro che la realizzano; a realizzare questa volontà, testimoniala dalla Giovane Italia e dai suoi Martiri, non c'erano che due mezzi: o la rivoluzione, o che tutti o qualcuno degli Stati italiani assu- messe su di se il compito di realizzarla. Ora la prova da un lato dell'isolamento in cui, di fronte ni Popolo italiano, la situazione internazionale, che si era venuta creando in Europa dal 1S20 in poi, aveva finito col lasciare l'Austria, e dall'altro della efficacia della predir azione di Mazzini e della Giovane Italia, si può scorgete in ciò: che a un certo momento, il cui inizio può farsi coincidere con l'elezione, di Pio IX, tutti gli Siati italiani si siano sentiti costretti da un irresistibile moto di opinione pubblica, a aderire alla causa del¬ 7ei indipendenza italiana e .a dichiarare di assumerne in gualche modo Ut rappresentanza, e che l'Austria sia stata costretta a permettere che ciò avvenisse senza intervenire ad impedirlo. Senonchè il Popolo italiano visse, dal giugno del \$fi, in una singolare illusione, credendo di aver [già difatto realizzato il proprio risorgimento per la conversione di tutti gli Stati italiani alla causa dell'indipendenza. Quella- canver sioitc jioh ero, t»t gnosi tutti que oli Stati, sincera, e anche se fosse stata sincera, sarebbe stata imiti le, sino a che non fosse accampa iguata dalla volontà di inziare la realizzazione detta indipendenza italiana preparandosi mediante la guerra a espellere dalla Penisola l'Austria. n risorgimento nazionale con fin «oro, insomma, ad essere una nspi?'02io»ie o un desiderio, non ero una realtà degli Italiani sino ldsèsPplli che uno Stato italiano non assumesse su di sé la responsabilità di rischiare la propria sorte nella guerra all'Austria, per realizzarlo. E tutti gli Italiani sentirono, a qualunque Stato appartenessero allora, che non c'era in Italia che "»" Stato che una tale iniziativa fosse in grado di prendere: lo Stato che l'aveva già presa in passato: lo Stato Sabaudo. Il quale riprendeva cosi, con Carlo Alberto, movendo guerra. all'Austria, la funzione che Vittorio Amedeo II gli aveva affidato, di Stato iniziatore del Risorgimento italiano. Da quel momento tutti gli Stati italiani potranno cooperare al Risorgimento, solo a patto di met sicz3olvi ì| tersi alle dipendenze dello Stato sabaudo, cioè di farsi assorbire da esso. Tentare di resistergli equi; varra per gii stati italiani a estra ntarsi dal Risorgimento nazionale. e quindi estraniarsi dall'Italia. Lo eneamente, perciò, gli Stati italia| ni o si suicideranno di fronte alla j coscienza dei sudditi ritirando nel maggio del 'I/fi le proprir truppa dall'esercito di Carlo Alberto a guerra già dichiarata ed aperta. 0 saranno soppressi dai sudditi .mediante le dichiarazioni di anne.s- ', i j sione al Piemonte. Nella solitudine in cui gli Stati italiani lascieranna il Re di Sardegna di fronte all'Austria sarà, in altri termini, in atto la morte del Federalismo e in germe la soluzione unitaria del Risorgimento. Sicché, da quel momento, il Risorgimento cesserà di |I ! jj i[ j ! \prese„tare un problema di rappor\to éegli Stati italiani e l'Europa, pe,.c/,é da quel momento l'Europa „0„ conoscerà il Risorgimento del pnpolo italiano che attraverso la politica di un solo Stato italiano, \n alato sabaudo, Varcando, il 26 marzo del ' ìj Ticino per affrontare l'Impero degli Absburgo sui campi di bat taglia, Carlo Alberto faceva assu .te' ' mere di fronte all'Europa, allo Stato sabaudo, l'impegno di realizazrc, esso da solo, la volontà di risorgere del Popolo italiano, cioè di tornare ad essere uno dei Popoli protagonisti della civiltà umana. A poco men che un secolo da quel giorno, l'impegno apparirà interamente assolto, quando il Regno di Sardegna, trasformatosi, attraverso due guerre, in Regno is.\ :\d'Italm, avrà conquistato, con n'^'" ire tre guerre, al Popolo italiano l'Impero. l