L'eroica avventura di Padre Borello decorato di medaglia d'oro dal Vicere di Alfio Russo

L'eroica avventura di Padre Borello decorato di medaglia d'oro dal Vicere L'eroica avventura di Padre Borello decorato di medaglia d'oro dal Vicere Come venne sopraffatto dai briganti l'audace manipolo di aviatori della missione Magliocco e come il valoroso missionario riusci a salvarsi e a preparare l'occupazione dello Uollega - Fiere parole del Maresciallo Graziani zv (DAL NOSTRO INVIATO) Addis Abeba, 5 notte. Occupata solidamente Lekempt'idalle nostre colonne, mentre le\punte estreme si spingono versoioccidente, inoltrandosi nelVVolle- ga onde raggiungere gli estremi \confini dell'Altissima con il Sudan]anglo-egiziano, dappertutto dove\li tricolore è stato innalzato ritor-\na automaticamente la pace c la[maqgiore tranquillità, si diffonde nclìe popolazioni che riprendono i\Iloro consueti lavori. Viene così assai più facile ricostruire quella che fu la eroica c leggendaria impresa della missione Magliocco, perita appunto nei dintorni di Lekempti. quando volle, con un atto di indomito coraggio, precedere tutti per portare laggiù, nell'estremo ovest, la bandiera della Patria. La motivazione All'unico superstite di questa missione, il torinese Padre Barello, missionario della Consolata, per il suo comportamento d'allora, per l'opera svolta allo scopo di favorire la penetrazione tra quelle genti che di europei lui solo co-, noscevano e che egli dominava coli il prestigio della persona e laforza dell'estremo sacrificio, il Vi- cere Graziani ha decretato la mas-sima ricompensa che possa essere data a soldato: la medaglia d'oro, con la seguente motivazione: « Preso temporaneamente rifugio presso una tribù amica, noncurante del pericolo imminente, iniziava e portava a termine, attraverso disagi eccezionali, con costante pericolo di vita, per iremesi consecutivi, una mirabile in-telligente opera di penetrazione politica, che contribuiva a darcijsenza colpo ferire il valido sicuro possesso dell'importante regione. Fulgido esempio di eccelse virtù militari e di sublime patriottismo ». Questa medaglia d'oro conferita a Padre Borello premia la sua attività strenua ed intelligente, frutto della quale sono le ormai realizzate possibilità di marcia della civiltà, all'ombra del. tricolore, in tutto il bellissimo e ricchissimo territorio. Sorretto da vivida fede nel Signore, subito dopo il massacro della missione Magliocco, anziché abbattersi terrorizzato, raccolse la propria forza di volontà e cominciò con il fare appello ad un vecchio suo amico, il fitaurari Mossa. Questo ottuagenario fitaurari è pieno di simpatia per l'Italia e ammirato per l'opera delle nostre Missioni della Consolata, che hanno seminato tanto bene in tutta la zona di Lekempti nel decennio in cui furono dirette appunto da Padre Borello. Questo vecchio capo volle anzi un giorno da Padre Borello persino un prontuario, che riassumesse le pene ed i sistemi di giustizia del nostro codice penale, onde sostituire qualcosa della, nostra civiltà aibarbari sistemi usati dalle legginegussite. Sfuggito all'eccidio, Padre Bo-.■elio riuscì a far leva sopra alcù-ni elementi con la suggestione de-rirata dal prestigio del nome del Duce, dalla fama della giusta inesorabilità della vittoria, dalle prò re di bontà date e dalle provvi-dense realizzate dalle missioniitaliane. Inoltre potè valersi dellastraordinario prestigio guadagna- to con l'eroico sacrificio della mis-sione Magliocco. li fitaurari Mossa non ebbedubbi: resistette ad ogni pressio-ne degli emissari dei ribelli, raccolse le popolazioni fedeli facendone guarnigione armata al ghebì ove padre Borello risiedeva. Per quattro volte elementi ribelli tentarono di sbandare le forze delfitaurari e di impadronirsi di Pa-dre Borello, trovando però, olttealla resistenza degli armati, l'o-stilila della popolazione ìnfiam-mata man mano dalla propagati- <la del sacerdote. ~, . , » LonqillSta di bontà Padre Borello potè cosi prose-giare nella sua azione squisita mente fascista, riaprì la scuola, raccolse i bambini, suggerì cure, assistette gli infermi, seppe dirimere questioni private con enorme tatto, facilitò i commerci verso Addis Abeba, incoraggiando la resistenza alle prepotenze dei pie-,lnQulTo"sacerdote italiano e fa-sedia ha servito la. causa dellaconquista valendosi dell'amor, umano e della bontà come drun'arma invincibile. Attraverso ilsolco d'amore da lui aperto sono passate le nostre truppe delle colonne celeri le quali dopo avere rafforzata l'occupazione hanno venato tutto il territorio di incursioni onde spezzare i nuclei briganteschi e ribelli. Secondo gli ordini del Comando, con assistenza pronta e specialmente sanitaria, i nostri ufficiali hanno confermato la fama della nostra bontà, della nostra giustizia e l'avanzata ha proseguito accolta dalle popolazioni come una vittoria di liberatori contro l'oppressore Questa eroica storia passavaieri mattina sulla bocca della Jol-la schierata per assistere a unafesta di carattere militare in elisione della celebrazione delta vittoria, alla cimile Padre Borello, di ritorno alla Capitale, ha assistito e alla quale hanno partecipato il Viceré e tutti i militaretiopici di Addis Abeba. Era pure presente il fitaurari Mossa, il quale aveva tenuto a farepubblica questa raccomandazionc al figlio: «Tu non sarai degno dsuccedermi nella dignità e nel comando delle nostre genti se non servirai la causa del nostro gran¬ de amico Padre Barello fino ail'ultima tua goccia di sangue». Mentre ora, cessate le pioggie, l'occupazione di Lekempti è un fatto compiuto, e mentre le 'colonnc che l'hanno effettuata marciano con ampio ritmo diffondendosi in tutto il territorio, viene xl>°ntaneo ricordare l'eroico sacrific<° di quella pattuglia di soldati italiani che primi vollero portare[«°*<° quel cielo i colori della 110stra bandiera. Tale rievocazione servita a far maggiormente ap- gruppi ribelli accampati con gratide rovina in quelle fertili terre, Quella missione doveva appunto riconoscere la regione, raggiungendo le popolazioni e i capi galla, dai quali erano venuti appelli ansiosissimi. a. prezzare i meriti dell'eroico padre Borello — oggi premiati con la Medaglia d'oro conferitagli per decreto Vicereale, — che da solo seppe, per tutto il periodo delle piaggie, mantenere U contatto con le autorità di Addis Abeba, tenendo continuamente al corrente le autorità italiane sulla situazione e dal canto suo, come si è detto, preparando il terreno alla penetrazione, mediante alta opera di cristiano, di italiano, di fascista. La via dell' Uollega fu aperta appunto dalla missione MaglioccoCaldcrini, diretta ad Abeltscmoi, dove gli italiani erano attesi come liberatori, in. vista delle violente Olocausto di eroi Partita dal campo di aviazione di Addis Abeba, la missione giun- se net primo pomeriggio del 27 iurnw'al campo di Baonays, pres so lekempti, dove ebbe lieta acco gUenga da partc dei deaaiac Afte Mariam e dalla popolazione. Di buona ora gli equipaggi andarono a dormire, sempre in prossimità degli apparecchi, lasciando delle sentinelle alle quali si aggiunsero alcuni volonterosi galla, che la mattina dopo furono trovati uccisi di sorpresa dai ribelli. L'attacco avvenne nelle primissime ore della mattinata. Padre Borello, appena sveglio, recitava le preghiere poco discasto dal campo, quando udì crepitare le mitragliatrici. I nostri contrattaccarono eroicamente, apreudo il fuoco con le mitragliatrici di bordo, asserragliati nelle carlinghe degli apparecchi. Ma ad un certo punto i serbatoi della benzina, ripetutamente colpiti dalle pallottole abissine presero fuoco, trasformando in un batterd'occhio i tre magnifici aeroplani in un immane falò. Quelli dei nostri valorosi che poterono fuggire alle fiamme, furono allora ■■sopraffatti dalla dilagante superiorità degli aggressori, che erano in numero di oltre trecento, armati di sci mitragliatrici e di duecento fucili nuovissimi di marca belga, — L'improvvisa esplosione delle bombe che erano a bordo, raggiunte dalle fiamme, seminò lo Ugomento e, la morte in mezzo agli aggressori, che decisero se- d»ta stante di abbandonare il Uaccheggio iniziato delle poche robe dell'accampamento italiano. Padre Borelo, che come si e detto, si trovava nel momento dell'assalto a dir le sue preghie¬ te in un luogo tranquillo, poco discosto del resto dagli altri, rimme tagliato fuori della lotta, trovandosi alle spalle degli ansalitori. Asssitette impotente alla tragedia. Quindi, con la morte¬ ne! cuore, nell'intento di salvare la sua persona, divenuta- pregia¬ sa, si studiò di allontanarsi da quel luogo Conoscendo i luoghi a perfezione gli fu facile di recarsi presso il figlio del fitaurari Mossa, clic egli stesso aveva avuto per discepolo e che gli era affezionaltissimo. Il giovane capo abissino gli diede ricetto, nascondendolo in un tucul. Poco dopo sopraggiun scio gli sciftà, che misero a soqquadro il villaggio. Il tucul ove [era padre Borello sfuggì alla raz- zict, protetto da una superstiziosa leggenda di castigo mortale a chi ' Prf'e Borello ripetutamente asIndiarono il ghebì, dal quale ogni ™lta f"'0"» "caccia* dai fedeli ne avesse varcata la soglia, inventata lì per li dal capo abissino. Il giorno dopo il protettore di padre Borello condusse il sacerdote nel r/hebi paterno, dove il vecchio Mossa si dichiarò lietissimo di riceverlo e di nasconderlo. Nei giorni seguenti i predoni, avuto seniore del nuovo nascondiglio di r"onuni di Mo.sa. Quindi i brigati-'h s> dwdero Pace e " dispersero |ldPltdpvuleftgsgsaltrove. Da ciuci ghebì padre Bo-rello potè incominciate la sua perti di propaganda che. come ab-biamo visto, apri la via alle trup- pe italiane. Subito dopo l'eccidio. Padre Bo- rello riuscì per mezzo dei capi in- digeni suoi fedeli amici, ad avere f1 disposizione un certo numero di messaggerì che riuscirono a man- I pericoli che si presentavano \neliattraversare la regione anco- 'ra infestata dagli sciftà erano in-lfiniti. Se i messaggeri fossero sta-\t.i scoperti dai predoni sarebberotenere beba. il contatto con Addix A- II frutto di un sacrificio dei stati uccisi. Fingendo ferite alle gambe o alle braccia, gli indigeninascondevano i messaggi di pa- dre Bo,,llo sotto fasce di garzatinte di tongue di bue; altri, fin-lendosi pazzi, se interrogati ri-scampando cesi alle persecuzioni spandevano con parole sconnesse.ibelli incontrati sul commi- no; altri ancora, camuffati da pa-steri, nascondevano le lettere eli-tro il lungo e caratteristico basto-ne di bambù. Camminatori velo elisimi, i messaggeri impiega ;iu- va- benevolmente cìterni e Vannutel no cinque giorni per coprire la distanza di circa quattrocento chilometri. Col sacrificio di Magliocco e dei suoi compagni tutta la regione spiritualmente fu nostra. Capo della regione Uollega e amico di padre Barello, e il Degiac Fate Mariam, figlio del Degiac Gugsà, quello stesso che accolse ^ero va li, scampati all'eccìdio della spedizione Bòttego. Nel consegnare la- medaglia a Padre Borello, il Vicere, Maresciallo Graziani ha pronunciato le seguenti parole: « Ufficiali, sottufficiali, soldati delle truppe dello Scioa! Ade ito ala vostra ammirazione e alla riconoscenza della Patria il tenente cappellano della Consolata, Padre Mario Borello, il quale, scampato miracolosamente per divino volere all'eccidio di Lekemti, dove una gloriosa schiera di nostri volatori — recatisi colà per un'alfa e necessaria missione di pace — fu trucidata da un'orda di briganti, durante i tre mesi di pioggic che inibirono ai nostri aerei di far giungere fino a lui aiuti, ha saputo, solo e in mezzo a continui pericoli, sfidando giornalmente la morte, maturare una situazione politica, mercè la quale ci è stato possìbile occupare Lekemti, cioè l'Uollega, senza colpo ferire. « I Caduti del giugno, alla cui memoria fu conferita la Medaglia d'oro, vigilano come numi tutelari sulle vie dell'Occidente, là dove con diuturno progresso le nostre truppe vanno' raggiungendo gli estremi confini dell'Impero. Altre colonne ancora partono, avviate ovunque irresistibilmente a rendere piena e completa la nostra dominazione ed a piantare in ogni lembo etiopico i segni indistruttibili della nostra volontà e del nostro diritto ». Il Vicere ha baciato quindi Padre Borello ed ha proseguito: « La nostra gioia nel conferirgli l'alta decorazione è tanto più fervida in quanto Padre Borello appartiene a quell'alacre schiera di missionari della Consolata che, ancora prima della nostra occupazione, recarono in tante plaghe etiopiche la primizia della religione cattolica e della civiltà italiana ». Un'altra medaglia d'oro « Ed eccovi un altro fulgido esempio impersonato da un modesto gregario, il caporale Pietro Gramigna, di Lugo di Romagna: ecco la motivazione della medaglia d'oro al Valor militare: «Sotto violento fuoco di nuclei ribelli che avevano attaccato nostre squadre al lavoro, anziché ripiegare coi compagni, accorreva verso l'automezzo a lui in consegna, per ricuperarlo. Ripetutamente colpito, con superbo sprezzo del pericolo, si appostava per rispondere al fuoco. Allontanatisi i nemici, sebbene nove volte ferito, invece di porsi in salvo, tornava al volante dell'autocarro. Spentosi il motore, perché le gambo ferite non gli consentivano la giusta manovra, in un supremo sforzo di volontà, scendeva a terra ed avviava a mano il motore conduccndo l'automezzo al posto militare più vicino. Giunto dissanguato ed in fin di vita, diceva ad un medico: «muoio contento di aver fatto il mio dovere, solo mi dispiace di non aver potuto riprendere il mio fucile ». All'ospedale continuava, malgrado le ferite gravi e dolorose, a mantenere contegno fiero e coraggioso ». Il Viceré ha poi continuato: « Il terzo decorato è il sultano dcll'Ogadcn, Nohancd Asci, il culaie, trovandosi in quel territorio prigioniero del negus perchè a noi favorevole, subiva insieme alla propria famiglia, tutte le più raffinate sevizie che una mente perfidamente crudele, quale quella dell'ex negus poteva immaginare. Liberato dalle nostre truppe, raccoglie oggi il riconoscimento del Governo italiano che gli conferisce la croce di cavaliere della Stel la d'Italia. Ancora una volta l'Italia nostra, così, non dimentica chi la servì con fedeltà ed onore * Ha avuto poi luogo l'atto di sottomissione del degiac Uoldc Manuel, il quale ha letto la relativa dichiarazione ed ha pronunciato il giuramento di fedeltà al Re Imperatore. Il Viceré ha accolto l'atto di sottomissione rivolgendo al degiac parole di compiacimento; quindi, rivolgendosi ai notabili, ha detto: c Voglio parlare anche ai notabili che non vedevo da alcuni giorni. Ripeto a loro quanto ho già detto: le nostre truppe marciano in ogni direzione dell'Ime mentre l'ex-negus vi ave-promesso di ritornare qui, Be ne sta in Europa tranquilla mente occupato solo dei suoi de nari e dei suoi piaceri». Ha con fermato' poi ai capi indigeni la morto del degiac Fiore Mariam c(i /,„ cottcluso ricordando alle yenti etiopiche che egli ha sempre predicato la pace mostrando com prensione e pazienza, ma che nul ja p0tra mai resistere alla nostraforza e che chi oserà resistere sarà inesorabilmente distrutto. Lekempti conta circa trentamila abitanti galla, di religione paI gana, con piccole colonie mussul- mane c copte. Moltissimi sono i\contadini, molli i cercatori d'oroÌOro ve ne è in abbondanza, nello '. Uollega. Grandi concessioni sono sul fiume Datius, fittine dal corso ,perenne, c nelle regioni di Yub dò e Ncggi, dove i paesani paga-vano appunto i tributi in oro c]platino; ferro e carbone esistojio\ncl sottosuolo, ma occorrerannoI greto ', pazienti studi per rivelarne il sc-millenario. L'opulenza dei paese è però costituita dalla terlra ricca di cotone, caffè e cereali } e suscettibile di colture organiz\zate in grande stile. Le correntiidei traffico sono finora avviate ai «et ijujyttu ounu yvi»t#f u hvi/iihc w ,\porto fluviale di Gambclà, per es- sere quindi disperse sui mercati sudanesi. Terra ricca e prosperosa, santificata, dal sangue italiano, è questa dello Uollega che garantisce lo sviluppo di grandi imprese agricole e industriali. Lo Uollega appartiene al novero dello migliori regioni dell'Impero, e forse ne è la più bella. Fra poco l'occupazione sarà perfetta. Gli ultimi residui di briganti saranno annientati: a. Lekempti vive già una comunità italiana in pace e gioia. Alfio Russo.