Napoli vecchia e nuovae il suo popolo cordiale e pittoresco

Napoli vecchia e nuovae il suo popolo cordiale e pittoresco Napoli vecchia e nuovae il suo popolo cordiale e pittoresco N A POLI, ottobre. Nella ripresa autunnale, che è dolce come una primavera, alla- mico che è venuto quaggiù V»una conferenza, o che attenderla partenza d'un piroscafo e non hagran tempo, propongo, immancabilmente: — Andiamo a Santa Lucia? glie? Spaghetti, vongole, triCerto. — E mi sorpren¬ do, poi, di aver detto quel « cer- to » con un'ombra di sussiego, come se si trattasse di compiere un rito. L'amico sorride, felice. Gli rimane nel volto una espressione di gioia. Par che voglia prepararsi a ricevere la carezza d'un sole anora ardente, quel tale «sole » che innamorato della vecchia canzoe poneva in fronte alla sua bel. Santa Lucia, spaghetti, vongole, triglie. Innanzi al tavolo da lavoro, con l'animo vòlto a tutt'altro che al sentimento, mi dorm¬ naia fobia dei luoghi comuni. Pos- sibile che l'amore per questa cittàdeva ridursi all'osservanza di treo quattro riti, alla ristampa stereotipa di una serie di cartoline illustrate? Roba, poi, sopravvissuta. Se ne intuisce il mordente, non tanto nella realtà, ma in corte fotografie sbiadite, in certe vedute dipinte al cromo, e nelle tirate nostalgiche dei vecchi filosofi che ancora procedono col pensiero nel divenire e il sentimento nel passato. Che, in fondo all'animo dei napoletani cinquantenni e pennaioli, cercando bene, si ritrova sempre un demoniaccio sentimentale, che ha solo bisogno di un Francesco Paolo Tosti o d'un Mario Costa, per essere integrato... Eh, si: Sul mare luccica L'astro d'argento. Placida fi l'onda, Tranquillo è il vento... Quando spaghetti e vongoleerano di troppoSospiri di cinquantanni fa, quando Santa Lucia, cinta di quartieri nuovi, era ancóra borgo marinaro dalle oscure origini, daiparticolarl costumi, e v'era ancó-io. Allora, (come s'intenerisconogli uomini dell'Ottocento!) anchegli spaghetti e le vongole erano ddra qualche pescatorello che sape-va guizzare dalla prua d'una barca, e scivolare fino a trenta metri di profondità per strappare le grosse spugne e i rami di corni-troppo: bastava una merenda cozze e di duri biscotti ammollilnell'acqua ferruginosa o sulfurea delle sorgenti vulcaniche di Monte Echia. E gli eroi di questi conviti frugali, eran le coppie popolane di quel tempo che, a rivederle nelle illustrazioni, paiono lontane d'un secolo, non d'una generazione: Una « domatrice » dalle ruote flessibili, un nervoso cavallo salernitano, un giovanotto dapasso lento, dall'occhio nero, dalcolorito caldo, dai baffi rubacuoricon tutte le pieghe del vestito inordine e il brillante al dito, e igarofano schiavone all'occhiello, e una serietà un po' pigra espressada tutta la persona, composta inuna minacciosa mansuetudine..Con lui la popolana: Ah! quellevesti dai colori vivaci sulla perso na opulenta, e quell'incedere risoluto, e quel guardare ardito, Infondo alle cose, con certi occhj sfavillanti ; quella bocca rossaquei capelli neri radunati a mas'se, quell'atteggiamento caratteristico delle mani piantate sui Sanchi, gesto plastico e polemico, così diverso da quello delle donne dcampngna, che radunano le mani operose in grembro!... Unacanzone napoletana dell'ultimoOttocento. Andiamo ancora a Santa LuciaE buttiamola via, questa robaColore locale che ormai s'è fattogrigio di polvere. Ci son le operenuove, tutto il tempo nuovo che s'oppone agli episodi del secolo vecchio. Ma intanto: — Dove sva? — domanda l'amico. — A Santa Lucia! — si risponde con sussiego. Innanzi ai cibi tradizionali, l'amico è beato, s'è fattociarliero, vuole che gli si parli dNapoli, che lo si aiuti a pronunziare dei difficili proverbi dialettali e a far con disinvoltura undi quei gesti eloquenti della mano che valgono, per efficacia, un lungo discorso. E il bello è che io, napoletano moderno, mi accaloro e mi esalto. E le fobie? e le ubbie ? Ma diamoci pace! se il coloredi questa vecchia città ha cosi faCile vittoria sul nostro sontimcnto la causa non è nella nostra denn o?7a ma nello c-.i.. f,....... \- .bolczza, ma nella sua forza. Non è più quella d'un tempo. Santa Lucia, col suo porticciuolo di barche e la chiesuola di Santa Mariade la Catena a specchio del maree la via litoranea sparsa di pienuÒ4Xda^u\alt^,°rmainuova, linda, asfaltata, illuminata a giorno, ampliata nel mare^aPalrcuZat^mente di letterato perchè le cose in una chiara e-inmatT rll „i tobre nSo^tadileggenda e c" riso venèa de aleggenda e ci nsovvenga dellamitica Megande, nudo e vastobanco di tufo su cui, forse, si drizzò una fattoria di astuti e capeiluti fenici!. E il mare, per trentao quaranta secoli, ròse con morssistematici l'isolotto meravigliosoche ammaliava gli sperduti navigaton doni. Di fronte, sulla costa ripida, gli ultimi discendentdei negroidi Cimmerii. abitavanonelle caverne onde sgorgava l'acqua solforosa. Sul colle drizzavale sue mura arcaiche l'incerta Falepoli. Vecchi fantasmi! Possibile chrinascano anche oggi, mentre uncamenere sorridente ci spiega dome sia difficile comporre un pertetto piatto di vermicelli con levongole, in cui lo schietto saporedel mare si sposi senza alterarscon l'acre sugo dei pomodori? Icameriere è un vecchio amico be rt'J | lnevolo e un po' protettore. La sua| familiarità, scettica e persuasiva SS^S^SoTffi £ h^^^^t9Ji !'£°JL Isr1 pPassa un marinaio, presso i ta- £vo 1 allineati non lungi dalla ban- ?china, ove sono attraccate golet- £te, motoscafi, cotri, un barcaiolo Pre autorevoli di « Napo- Ii noblllsslma »• quinquagenario dal volto color rn- ine vecchio. — Hai visto come saluta? — fa l'amico stupefatto — non è l'invito ad un possibile cliente: sembra il marito della mia balia! — E' la prima volta che lo vedi, quel barcaiolo. Ti ha appena visto, e già ti conosce. jNon sono stati di troppo, osci, fe-lnicii e greci, per formare questo |carattere, per dotare questa gente d'una cosi disinvolta e istintiva capacità di intuire l'animo altrui, e di vincere la vita con un sorriso, con una smorfia, con un ge- sto' U" te™p°' * dlscePoIi di **■ I nMle,e ,f EPJ"et° "Pievano de" lcenni dl speculazione per giunge- re al superamento spirituale delle avversità. Perchè, dunque, dovrebbero mutare, questi vecchi e buoni napoletani? Ecco il dono del giovane ostricaro E allora non è un luogo comune questo periodico ritorno ai posti ove ancóra regna in ispirito il vecchio popolo, il popolo che ha sempre ragione. Si seguono le opere d'oggi con entusiasmo e con fede che si rinnova ad ogni generazione, e il bisogno di accrescimento spirituale d'una gente sa- na è cosi forte, che si vorrebbe reagire al passato, rinnegarlo tut- to insieme, senza distinguere; ma quando questo passato ha la sua Iforzae la sua generosità e^-o ri-;sorge, dal fondo delle nostro iste3 hc anime, proprio quando crede vamo di averlo del tutto soffocato. Santa Lucia, la vecchia Napoli, è tutta li, dietro quella cortina di palazzi maestasi, sotto quella litoranea un po' ligure. I miti e gli antichi fantasmi vivono, ancor oggi: La mole del castello svevo, |0°e re Federico celava il suo tc-'ove la dolce Beatrice, figliuola del Imlsero Manfredi, stette- prigióne ldi Carlo il Nasuto fino al suo ìlio- \rire; ove visse fino al rinascimun- ! to la colorita leggenda del Mag:;M ! Virgilio e dell'uovo chiuso in linai : bottiglia, palladio del maniero. Il muovo e il rilucente ha ancóra i'a-;soro di marchi d'oro e d'argento; | nima antica, nel sorriso dei pescatori e dei barcaioli, dei giovani e delle fanciulle che vengono a beversi il sole. Difetti? Oh, si, ne hanno! Ma sventurati i popoli che ne son privi! Mentre si bevono gli ultimi bicchieri dell'ambrato Capri, e si svolge lo sguardo, ora al pennacchio mutevole del Vesuvio, ora ai merli rifatti della Mole Angioina, ci cade sotto gli occhi l'ostricaro della trattoria: un ra j gazzo modellato sul bronzi di Ge | mito, seduto sui talloni, circondri- to di secchi e di ceste. Ha una sportellina nella sinistra, e con la destra compie dei gesti pondera ;ti e intelligenti. Si direbbe, a ve jderlo così assorto, che sia intento ;ad una bisogna molto spirituali. Infatti, prepara un « dono » di sfrutti di mare»; prende da un secchio le nere e aculeate « angi- ]ne», dalla polpa rossa e carnosa, e le dispone a mo' di cornice; le 1 ostriche dal mimetico aspetto di ] scoglio fanno da sfondo; i « cau i nolìcchi a bruni, le cozze nere, le j vongole grige, i « taratufoli » chia;ri compongono un disegno bizzarjro, di cui è par'e integrante il ;verde dell'alga: i bruni, i neri, i | rossi, i verdi sono avvicinati e messi in relazione, dalla mano rapida ed esperta, con una maestria ed una ricerca dell'effetto che ha molto poco dell'istintivo. Il ragazzo ha terminato: s'alza, allunga il braccio, inclina un po' la sua ope Ira e la rimira, piegando il capo, : "acchiudendo gli occhi. Schiocca n - '1 lingua. E' soddisfatto. « Basta la salute e l'amore nella vita! » Ed è sempre la città degli in- o I namorati? — demanda l'amico, | mentre attraversiamo il ponte di o n e e Mogaride, ove se ne stanno in at teggiamento da fidanzati in atte sa i venditori di coralli e di tar tatuerà. — Una volta, quindici an ni fa, — mi narra, — passavo con una giovane donna per una viuzza. Non saprei rintracciarla, Era la prima volta che venivo in .questa città. Forse, una di quel- Ile straducce che s'inerpicano da - j Mcrgellina sulla collina di Posil-- lipo, e passano attraverso piccoli -1 vigneti pensili e prendono ombra :.. e— - ,1 „ _ e n a da un fico o da un pino; o forse uno di quei cardini della città ippodamea, ove pare che gli edifici si siano rinnovati sul posto per venti, ; cinque secoli, rispettosi della sim- metria ellenica. Passavamo, dun-!qUe- Per qUe^ straduccia' *- eravamo tristi da morirne: s'era alla vigilia d'un distacco, forse ^!ua^to^,non £avvXo « -'colo animato e nittoresco Mi ri- 1 animato e puioiesco. .\u n ir? dun tratto innanzi ad una a S P 5 V sbarrava la via e | domandava sdegnata alla mia o I compagna cerne aveva i dj far piangere -1 , nsiio di mamma: \ man?sse a quell'api... i da dil.si. Bisognò spiegarle che. non si trattava d'un litigio, ma - deiia sorte spietata! Oh, la so.--!t<>! rl volto fiorato della popola- na Si rischiarò- Basta la salute eo ]l'amore nella vita' Il resto non - conta' E concluse- Quando duea vogliono, cinquecento non posso- -, no|. Eravamo al punto di con- ìflu'e'nza dell'Occidente con l'O- mia : cuore » li e in quel modo untrama :>. Come si ri- ìell'anostrofe non è Z^^ìld ,.wpunto j fluenza dell'Occidente con l'Oe riente, n j Questa, infatti, è la vecchia clt- tà regale, amico mio, sempre li-.Suale a se stessa e sempre nuova, e Idrlio tenga lontano il giorno in re cui non saremo più capaci di queiIste mandolinate! l' - Alberto Consìglio

Persone citate: Francesco Paolo, Mario Costa, Napo, Placida, Roba

Luoghi citati: Napoli, Poli