TUTTA MILANO INTORNO AL DUCE

TUTTA MILANO INTORNO AL DUCE TUTTA MILANO INTORNO AL DUCE La città del Fascia primogenito accoglie il Fondatore dell'Impero con manifestazioni trionfali e con una imponente rassegna di nuove opere Dalla Stazione al Castello (DAL, NOSTRO INVIATO) Milano, 30 notte. 7orremtiio, tracciando la cronaca frettolosa dell'indimenticabile giornata odierna, mentre il tempo urge, i mezzi sono poveri e l'avvenimento è così alto e denso di particolari aspetti, giungere nuovi a questo compito. Vorremmo, per tante altre minori vicende, non avere usato e abusato delle consuete misere parole, che oggi suonano al vostro orecchio senza profumo di grandezza nè echi di verità; e affacciarci per la. prima volta a quei pochi aggettivi che soli possono dire la magnificenza delle manifestazioni di oggi, senso cadere nella retorica, senza tuffarci nei luoghi comuni che tanto spesso hanno costellato la prosa delle nostre cronache. Poter dire, infine, della, prima giornata milanese di Mussolini come si conviene; tradurre adeguatamente nella rievocazione l'inenarrabile trasporto di foiia che ha seguito il Duce sulle varie tappe, il fervore che ha condotto il popolo, tutto il popolo ambrosiano in splendente unanimità di fede sulla via che il Capo seguiva; poter rievocare in poche colonne di spazio le vicende che oggi hanno di sé materiato la vita di una città e che, oltre le mura di questa generosa Milano, sono giunte in chiara eco in tutte le contrade d'Italia, ovunque ritrovando lo stesso palpito, un'uguale fede, un comune spirito d'amore e di solidarietà. Il solco nella folla Oggi più che ieri, oggi più che sempre, abbiamo visto attorno al Capo divampare il cuore della folla. E, se le radiose giornate di Bologna resteranno imperiture nel nostro ricordo a significare e rammemorare l'appassionata dedizione della gente emiliana e romagnola verso il Duce, se le ore lontane e vicine del passato, ognuna con una sua fisionomia, segneranno nella storia nuova d'Italia le tappe dell'ascesa patria verso la gloria dell'Impero, e in tutte la persona di Mussolini giganteggia, dominatrice e protagonista d'uomini e d'eventi, questa prima giornata trascorsa dal Duce tra le mura della, città da cui prese il passo la Rivoluzione, noi vorremmo chiamarla quella del più vasto af fetta, della più significativa devo zione, la giornata più sua, perchè vissuta tra i camerati fedeli della dura- vigilia, per le vie e per le piazze dei primi assalti, tra il popolo che più lo ama, forse perchè ebbe il privilegio dell'iniziazione e raccolse il primo appello della riscossa. La- manifestazione di stamane, dalla stazione al Castello Sforzesco, è stata di un'imponenza senso pari. Chilometri di percorso in un solco tracciato da un verniero gigante nella carne viva della moltitudine. Una. moltitudine di quattrocentomila, di mezzo milione di persone. Una visione sterminata di folla, di cui l'occhio non discerneva il principio nè la fine, che al passaggio del Capo, e già prima nell'attesa, e poi nella gioia dell'incantio, ebbe tale impeto di alletto da farci rimanere sbalorditi. Attendevamo da Milano grandi cose: così vaste, cosi gagliarde, così imponenti la nostra mente non poteva invaginate. Mussolini è trascorso come in un trionfo tra la gente milanese, e ha sentito il cuore vibrare come non mai. ha avuto, crediamo, la sensazione precisa di possedere questo popolo come si possiede una cosa nostra, come Cesare i legionari, come Napoleone i granatieri della guardia. Ripetiamo, ogni parola è inadeguata alla realtà, ogni aggettivo impallidisce, ogni frase cade nel comune. Pìrima ancora dell'alba... Diamo il passo alla cronaca, alle sensazioni che si affollano alla nostra mente subentrino i fatti che meglio di noi parleranno. L'alba ha trovato Milano in piedi. Le sue vie gremite, le sue piazze riboccanti, il suo volto tricolore irraggiato da un chiaro sole, in un cielo senza nubi. E ovunque, nell'aria tersa, straripanti da mille bocche sonore issate sui muri delle alte case, sui cornicioni dei campanili, sulle cuspidi delle torri, torrenti di canzoni dilaganti sulla moltitudine senza fine. Percorrendo a ritroso il cammino che il Capo seguirà sulla sua via trionfale, dal Castello Sforzesco alla stazione, questo spettacolo inimitabile ci strappa impeti di ammirazione. Un'immensa fontana, eretta per l'occasione sul piazzale dell'antico Castello, proietta nell'azzurro dei getti d'acqua che attingono il sommo delle case vicine. Via Dante si è mutata in un'ondeggiante galleria, dominata nell'alto dal susseguirsi di cnor- lavI r/tlNlndmipprtbrssgumsggpslpg| IN PIA mi gagliardetti neri tesi tra le\ipareti dei palazzi. Tagliati sulla \avecchia foggia squadristica, Vasta tinfissa nei mitri e il vertice deli striangolo lanciato sui frontali op- uposti, ognuno reca un nome sacro ualla storia della nuova Italia: da,flAdigrut a Adua, da Aksum a Ma-\ calle, da Gemelle Dorici ad Abbi,pAddi, tutte le tappe gloriose dell'impresa africana sono qui ricordate con stile arditesco: lo stile inconfondibile che è la fisionomia del Fascismo milanese nato veramente dalle fiamme nere e rimasto negli anni immutabilmente milizia d'assalto. Il gran momento è vicino In piazza Cordusto due altissime bianche stilizzate colonne ricordano a grandi lettere nere la vana infamia del 18 novembre e la memorabile offerta dell'oro; e ad esse faranno riscontro sull'imbocco di via Mercanti altre due colonne: l'inizio della guerra e la splendida vittoria del 5 maggio. Piazza del Duomo è una marea di popolo contenuta fra le gremite tribune e i tenui cordoni della truppa. Di fronte al tempio due antenne, alte come le case, sorreggono le care parole « Viva il Duce Fondatore dell'Impero ». Ogni lettera è tracciata su un grande festone pendalo; il nome del Capo domina nel mezzo, enorme. Per corso Vittorio, corso Venezia, piazzale Oberdan, ogni circolazione è interdetta. E sono appena le sette. Ma a che ora questa folla si è andata ammassando f Forse l'alba non era ancora sorta; forse le fanfare che sentimmo rapide nella notte accompagnavano le formazioni al luogo di attesa. Certo è che due ore prima dell'arrivo di Mussolini la città fedelissima già era schierala al gran completo sull'itinerario prestabilito. Il quale ci è apparso tutto un tricolore, tutto una sfolgorante bandiera. Un gigantesco saluto al Duce spicca sul muro della casa di fronte al Palazzo Reale, incorniciato da Fasci littori delimitanti i muri divisori di due grandi' fabbricati; e questa scritta si ripete lungo i cinque chilometri del percorso, come una consegna Ira-l smessa da bocca a bocca. Voi, qua c lei, le frasi più significative, pronunziate dal Duce a Cor rido,!nia, a Bologna e a Roma, mentici dsceaadfii Mi ZZA DEL DUOMO NELLA GLORIA DEL. SOLE NEL TURBINE DELLE ACCLAMAZIONI DELL'IMMENS \il Gruppo Filzl ha voluto donare \all'immensa sinfonia unei sua v.o ta delicata: un manifesto porge il i saluto a Mussolini con la bocca di una donna del popolo che regge un bimbo proleso nel lancio di un ,flore. \ Sul piazzale Ducei d'Aosta otto,piloni quadrangolari sormontatida aquile romane recano le eon-suete parole; sull'ingresso di via Vettor Pisani è un arco trionfalecostellato di miriadi di lampadine, e poi, fino alla stazione, il vastoraduno è dominato dalle vittoriaalate issate al vertice di snelleaudaci colonne. Ma sulle aiuoledel piazzale un Fascio littorio di fiori rossi ci tratterrà un istantcin ammirazione, E qui, dagli altoparlanti, sentiremo l'appello lanciato dal Federale: « Tra un quarto d'ora il Duce d'Italia entrerà iti Milano dal piazzale di Loreto. Preparatevi a tito, on. Achille Starace, accani pagliato dal retiti, quindi agli Interni on il Sottosegretario all'Educazione nazionale on. Renato Ricci, il Sottosegretario all'Aeronautica ge- ncrale Valle, il Ministro di Stato sen. De Capitani, il Podestà av- sFederale Rino Pa-'- Fil Sottosegretario', „Buffarmi Guidi,upqvocato Pesenti, Vito Mussolini direttore del Popolo d'Italia, scuritoci, deputati, le alte cariche della magistratura e del Governo salutare il fondatore dell'Imperar).|Il grido severo, ripercosso in mil-, le echi dai megafoni, scende cornei un brivido sulla folla. Tacciono un'istante come ammutolite le funfu-ìre, si spengono i gridi sulle li'b-'lira. Il gran momento è vicino. Ilì popolo milanese ne sente la gioia come una febbre; tra poco la sua]s passione non avrà più confine e (fonerà allo sguardo del Capo uno spettacolo sino ad oggi non veda to ancora. Tutte le più alte autorità del Regime attendono alla stazione, E' presente il Ministro per la Stampa e la Propaganda, on. Di no Alfieri, che è giunto da Roma alle 8,12 col luogoterìentc generale;' Russo, cupo di Stato Maggiore dcl-\la Milizia; ci sono il Prefetto, iZ| generale comandante il Corpo dhArmata e il gruppo degli olii ni-\ fidali dell'Esercito e della Milizia* Poi giunge il Segretario del Pur-\ La voce del Popolo Alle 9,30 uno squillo di tromba'. irrigidisce tutti sull'attenti. Lai bandii del presidio intona il con-,to della ' Rivoluzione, mentre il' treno irrompe sotto la volta nera,délla stazione. Il primo grido di' saluto giunge al Capo, che balza, rapido dalla vettura in divisa di caporale d'onore della Milizia. Gliì si fauno incontro le autorità, e ii Federale. Parenti subito gli pre-i „enta u„ foe/lio su cui è tracciatoui qu,,dro delle forze del Fascio primogenito, quelle politiche e quelle della Milizia, le organizzazioni sindacali, le formazioni giovanili. Il Duce dopo avere ra-pidamentc scorso il documento.rivolgendosi a Parenti sorride eapprova: quindi, passati in ras-segna gli schieramenti della Mi-lizia c dell'Esercito che presentano le armi, scende la scaletta che immette sulla via Ferrante Aporti. Sul piazzale Luigi di Savoia. Mussolini avrà il primo incontro con la folla; e il primo saluto di- rompente dal petto delle mille e mille persone avrà il fragore del tuono. Esso accompagnerà il Ca po come un'osannante tempesta durante tutte le ore della fervida ìgiornata, lo seguirà interminabile L'AFFETTUOSA MANIFESTAZIONE DELLE MAESTRANZE DELLA COMPAGNIA DI ELETTRICITÀ*. Vediamo irrompere in mezzo alla- via. sfuggita ai cordoni dei Giovani fascisti, una bimbetta di cinI r/ttc o sci anni, un capino biondo tutto arruffato dalla corsa e dall'affanno. Che vorrà la bambina? Nessuno ormai cerca di trattener-la, poiché è di fronte alla macchina di Mussolini, il quale le sorride e l'invita ad avvicinarsi. Vediamo luto manina protendere verso il Duce una busta, vediamo il Capo leggere attentamente e poi passare il foglio a! Federale Parenti con un cenno di assentimento. Che cosa avrà scritto la bambina ? Non sappiamo, ma certo sarei accontentata. La folla, che ha seguito quasi in silenzio la rapida scena e ha compreso il paterno gesto di Mussolini, prorompe in un'altissima acclamazione. Poi ancora, in una eguale immutata cornice di popolo, nello scenario stupendo del tricolore gettato sulle case a tutto sommergere, immenso ondeggiante velo policromo sui palazzi sontuosi, sugli alberi, sui campanili, per il largo San Ballila, verso corso Vittorio Emanuele. Dalle finestre, trascorrendo per la magnifica arteria del centro, è una continua pioggia di fiori. Nel tretta più angusto la folla è quasi addosso all'automobile del Duce, il quale prosegue sempre ritto in piedi, salutando e sorridendo a quelli che | gli sono più vicini. In fir.e, prima di giungere al Castello Sforzesco, l'apoteosi di piazza del Duomo. A FOLLA da piazza del Duomo alla periferia cittadina, esploderà dell seno delle masse operaie accalcate nelle strette vie dei rioni sotto i capannoni delle aziende industriali; non tacerà un momento, mai. che, qui sopito, laggiù risorge, e nasce più lontano. Nel clamore immane della folla, sulla grandiosa scena del piazzale Savoia tutte le bandiere sono protese nell'alto, sventagliate come da una improvvisa bufera. I soldati lanciano gli elmetti sulle lame delle baionette, le madri protendono tra le braccia tese i bimbi. Lo spettacolo è incomparabile. Il Duce si sofferma qualche istante ammirato, poi sale su una macchina- scoperta e con lui il Segretario del Partito, il Prefetto e il Federale. Di qui ha inizio la marcia tra la folla fino al Castello Sforzesco. Poche macchine al seguito del Duce; lentamente si percorre via Doria e via Loreto, dove ha inizio lo schieramento delle Forze fasciste con la settima, l'ottava e la ventiquattresima zona. Ma sul corso Buenos Ayres due torri quasi chiudono il passo. Di fronte ad esse bisognerà che il Duce si soffermi e legga l'appassionata parola: «Milano operosa e guerriera saluta con la voce più possente il fondatore dell'Impero ». La busta di una bimbetta Poi Mussolini riprende quasi a passo d'uomo il cammino. E' in piedi, l'eretta figura immobile, una mano poggiata sul fianco. Sovrasta di poco la moltitudine ma ci semb'ra e lo sentiamo incommensurabilmente alto, dominatole su tutti, in una potenza di espressione e di manifestazione indescrivibile. La moltitudine così lo vede e lo ama; e verso di Lui si protende in un trasporto pieno d'affetto. Veramente lo accoglie come un grande figlio a cui vuole immensamente bene, a cui è votata in una devozione senza limiti. Così Mussolini procede sin oltre il piazzule Argentina, dove il Gruppo Oberdan allinea la sua imponente formazione, a cui seguono via via i Gruppi rionali Gandolfo, Glassigli e Mameli. Ed eccoci sul piazzale Oberdan, che è un'altra marea umana ondeggiante come in tempesta. Sul corso Venezia un i gentile episodio trattiene un istallate la macchina del Capo. In piazza del Duomo Qui è il punto culminante della manifestazione. E invano cercheremmo di darne, più che la visione, che supera ogni possibilità descrittiva, l'anima, l'ardente animamilanese, che si è dischiusa come un fiore improvviso verso Mussolini, che si e buttata verso di itti in un impeto cosi travolgente che il nostro cuore non dimenticherà più. Già prima ancora che il Duce giungesse, quando gli squilli di tromba rincorrentisi lungo il cammino erano giunti all'orecchio della moltitudine, si era levato il primo clamore; poi, quando la macchina del Capo apparve oltre le ultime case di corso Vittorio e la fisionomia amata di Mussolini si presentò alla sterminata legione convenuta sulla immensa piazza, il grido, il solo grido che echeggicrà durante tutta la giornata, non ebbe più confini, sovrastò il suono delle cento fanfare, anche sommerse, un istante, il ritmico rombo dei cannoni, lontani, salutanti il solenne momento: «Viva il Duce! ». Di fronte a via Mercanti il Capo si ferma, guarda ed ammira l'arco degli stendardi neri, rievocanti l'impresa africana. L'effetto della decorazione è bellissimo; sulla via una zona d'ombra segnata, dai drappeggi, nell'alto lo sfolgorante sole autunnale, che ha accompagnato con un tepore primaverile la grande giornata milanese. Mussolini visibilmente si compiace di tale visione e ne dice, elogiando, al Federale Parenti. Sul monumento a. Garibaldi, troneggiante sullo sfondo di via Mercanti, è un grappolo rosso di garibaldini; e gli fanno corona le candide divise delle Piccole Italiane, schierate ai lati in graziosa formazione. Ma ovunque la folla permeine, si muta, si rinnova, e tuttavia ci appare non avere mai fine. « Vi riconosco tutti » Cosi fino al Castello Sforzesco, dove le aristocrazie della Guerra e della Rivoluzione, i decorati, i combattenti, gli squadristi, i feriti per la Causa attendono il Capo. In duplice schiera, con le loro medaglie e le insegne della grande impresa, sono i reduci d'Africa; al loro fianco le squadre nelle antiche formazioni, coi vecchi comandanti, il Gruppo de II Popolo d'Italia che ci. riporta, su tanto fervore d'uomini, viva e presente la memoria di Arnaldo. Poi innumeri le autorità, i generali, i consoli, i sansepolcristi, gli arditi, i legionari fiumani. Quando il Duce appare sugli ingressi del cortile della Rocchetta, ogni cordone è rotto e i fedeli della prima ora fanno cerchio intorno al Capo, dicendogli tutto il loro sconfinato ardente affetto. E' qui clic Mussolini si sofferma di fronte al lacero gagliardetto della « Randqccio », posa il suo sguardo sugli squadristi che gli fanno scorta e, un po' commosso anche Lui, dice: « Vi riconosco tutti ». Giulio Barella, sulle soglie dell'i Triennale, attorniato dai membri elei Direttorio, riceve quindi il Capo che compie una rapida visita all'esposizione; poi al Salone dell'auto in piazza Sei Febbraio. Qui è il senatore Agnelli col sen. Paricela e il gr. uff. Acutis a porgere al Duce il saluto dei costruttori e a guidare l'Ospite illustre per le varie sale della mostra. (*»aue in seconoa pagmaj