Pagine squadriste

Pagine squadriste Pagine squadriste « Io credo » Dedicalo al camerata Galeazzo Ciano « squadrista, combattente, uomo di Stato presentato autorevolmente da Raffaello Riccardi, Vantilibro di Carlo Albanese è stato scritto, dice l'A., per « gli scalmanati della prima ora » (1). Una Ironia trasparente. Alla borghesia più o meno libresca appartenevano quelli che, nel quadriennio 1919-1922 ed anche qualche anno dopo, rimproveravano al Fascismo l'ardore, l'intransigenza, la volontà di fare piazza pulita, il delitto di affrontare cantando la morte, il delitto ben altrimenti grave di voler fare la Rivoluzione, j Coloro non lo capivano, ma in realtà rimproveravano ai fascisti [ di essere fascisti. Ligi al principio del giusto mezzo, ottimo per| quando fa bel tempo, si tenevano equidistanti dal Fascismo e dal Comunismo. Non furono, oh no, fra i nostri avversari i più fieri, j ma certamente i più ostinati. L'Albanese accetta per conto degli squadristi l'aggettivazione re-1 galata loro con innegabile grossolanità di giudizio critico dai borghesi benpensanti, e dice: Sissignore scalmanati. Ma perchè? Perchè crediamo. « Io credo », appunto, è 11 titolo del volume. Professione di fede, aperta assoluta intransigente. Si legge nel primo capitolo intitolato « Due parole in confidenza»: i. Credo nel Duce e nel Fascismo: ecco come si scolpi la sintesi più bella dell'Idea nel cuore dei vecchi fascisti; ecco come si scolpisce nel cuore dei bimbi della nuova Era cesarea». Continuità del- i l'idea, dunque, nella varietà dell'azione la quale s'adegua al tempi della Rivoluzione mantenendo intatto e incoercibile il principio originario, il fondamento etico, la fede intesa con religiosa certezza, ch'è poi la sostanza eternamente viva e vivificante della Rivoluzione stessa. Mosso da questa premessa — che trova una immediata rispondenza nell'animo delle vecchie Camicie nere — l'Albanese evoca e documenta con i nomi e le imprese dei nostri Caduti e delle nostre Squadre il periodo eroico, il periodo della passione solitaria e armata, quel già citato quadriennio, insomma, 19191922 al quale se è vero che noi et volgiamo senza nostalgia, perchè è proprio del fascista sentir piuttosto il richiamo del domani che non le voci del-, l'jeri, non meno vero è che riandiamo — ciascuno per proprio, conto, tra sè e sé — con un senso di orgoglio che sarebbe difficile ri-, tenere ingiustificato. Con i nomi dei prodi, con quello delle prime; fiamme di combattimento, ritor-; nano — nelle pagine deU'antilibroj — le canzoni squadriste, alcune notissime, altre non conosciute fuor dall'lrtfocata cerchia dove nacquero, tutte sonanti come fanfare, allegre e violente mitraglia- ; trici dell'epica rivoluzionaria, sorelle di quelle che — ugualmente create dal poetico genio anonimo della massa — cantammo, con l'animo di allora, al fuoco dei bivacchi africani. Inni legionari, dall'impetuoso ritmo garibaldino, che certamente furono cantati anche da coloro che l'A. ricorda fra i Caduti per l'Impero, come Iridio Mantovani e come Vico Menicucci. Documenti, si diceva, e quali! La riproduzione di due autografi, è, fra gli altri, specialmente] toccante: un saluto fiumano dell legionario Federico Guglielmo! Florio, caduto poi per mano sov- i versiva, ed un biglietto, buttato I giù tra un articolo ed una spedizione punitiva, di Fernando I Agnoletti al capo redattore della « Sassaiola Fiorentina >•. Ca-1 ro nobile virtuoso camerata Agnoletti, e autentico poeta, e autentico fascista, e nonostante gli anni giovane fino ai suoi ultimi giorni. E le parole del Duce. Qua e là il libro si fregia di alcune fra le innumerevoli massime e regole di I vita tratte dai discorsi e dagli scritti del Capo. Piacerebbe leggere in questo antilibro, che ha certamente un'alta intenzione morale (senza di che nulla di serio si fa in arte nè in politicai, quel fascistissimo precetto mussoliniano che dice: La massima lealtànei rapporti della vita, e quell'altro che vale più di un intero trattato di filosofia della storia: Tutto ritorna agli uomini. L'autore ha poi citato un passo di uno scritto dal Capo, dettato nelle ore j della necessaria lotta e proprio per I ciò straordinariamente avveniristico e pervaso da quell'unico, m-1 premo ideale che ha sempre e sol- tanto animato il Duce e le Sue squadre: la grandezza della Nazione italiana finalmente e totalmente unita in un fascio vero di energie e volontà tese alla mèta: <■ Aranti, fascisti! Tra poco saremo una cosa sola: Fascismo e Italia ». Oggi, e non da oggi, cosi è. Noialtri vecchi fascisti, ai quali si rivolge l'A.. non potevamo sognare un premio più grande. Carlo A. Avenati 'U Carlo Albanese: < l'tiionc editoriale d'Italia, In erodo Roma.

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