Praga e la Russia di Italo Zingarelli

Praga e la Russia LA CREPA NELLA PICCOLA INTESA Praga e la Russia Un'intesa militare che va diventando penetrazione politica bolscevica -- Primi allarmi anche nell'interno della Cecoslovacchia -- L'atteggiamento di Bucarest e di Belgrado In questi Riorni — come « T,a Stampa» ha. pubblicato — ni ^ manifestato in sono n 11 ii Piccola Intesa un sintomo ni frattura: la Kumrnia infatti scontenta delle influenze bolsceviche nella politica (Iella Cecoslovacchia tende a evincolarsi dal pericolo di essere travolta in un conflitto a causa appunto di tale politica. Belgrado la pensa allo stesso modo e pare siirnincntivo il viauKio improvviso compiuto l'altro giorno nella capitale jugoslava da Tatarescu. Il complesso di questa interessantissima situazione e gli sviluppi attraverso i quali vi si è giunti sono chiaramente illustrati in questa, corrispondenza del nostro Zinga rolli. VIENNA, ottobre. La diplomazia czecoslovacca è all'opera per non fare esagerare la portata dei legami stretti con Mosca e per smorzare, o soffocare addirittura, le voci di piani elaborati in comune dagli Stati maggiori dei due paesi, con particolare riguardo all'impiego delle forze aeree. Strano, intanto, che da parte russa non si senta un uguale bisogno e si faccia, anzi, il contrario: invece di smentire, Mosca indirettamente conferma. • Perciò quando Praga, in un comunicato ufficiale, definisce invenzioni le notizie in merito a basi aeree delle quali l'esercito sovietico disporrebbe su territorio czecoslovacco (e bì richiama ad un discorso pronunciato a Norimberga dal ministro per la Propaganda tedesco dottor Gòbbels), la rettifica dovrebe andare pure all'indirizzo di giornali sovietici, uno dei quali, il Na Strase — titolo che significa « Di sentinella j> — ha riprodotto una carta geografica con la dicitura: « Le nostri basi aeree nella Czecoslovacchia ». Sulla carta figurano gli aerodromi di Munkacs, Uzhorod, Cassovia e Presburgo — nella Slovacchia — quindi OlmUtz, Bruna, Iglau, Pardubltz, Relfenberg, Praga, Budweis, Pilsen, Karlsbad, Eger. Testimonianze Abbiamo incominciato col citare il giornale sovietico, giacché per sottrarsi al rischio di smentite è opportuno addurre testimonianze degne di fede. Tali consideriamo in primo luogo quelle fornite dagli alleati della Czecoslovacchia, cioè a dire dalla Russia e dagli Stati della Piccola Intesa, e quelle, non meno preziose, di organi o personaggi della stessa coalizione governativa che costituisce la base del gabinetto presieduto dal dottor Hodza. Le testimonianze russe non sono solamente le scritte: dei fatti, delle visite, delle espressioni rivelano più di quanto non dicano un trattato depositato a Ginevra e lasciano temere l'esistenza, se non di patti segreti, di intese che possono rivestire l'identico valore. Che negli ultimi mesi numerosissime missioni militari russe abbiano visitato in lungo ed in largo la Czecoslovacchia, cercando di studiarne nei dettagli l'organizzazione e la preparazione bellica, ed abbiano quindi pronunciato giudizi che la stampa della Repubblica s'è affrettata, con comprensibile orgoglio, a riprodurre, è innegabile. Ad esempio, all'indomani delle grandi manovre nella Boemia orientale, alle quali erano state invitate soltanto missioni dei paesi alleati (l'esclusione si era estesa perfino all'addetto militare americano, rappresentante di una Potenza che alla Czecoslovacchia non è in grado di arrecare disturbo), il capo della missione russa, generale Mereckoff, s'è dichiarato soddisfattissimo di quanto aveva visto, esprimendo la massima fiducia nell'avvenire della Czecoslovacchia e nella sua pacifica evoluzione. Tempo prima, ricevendo gli aviatori sovietici, il ministro della Guerra Machnik, li aveva invitati a considerarsi come in casa propria, e questa è frase che nella bocca di un ministro acquista un suono diverso dal consueto. Alle manovre czecoslovacche nella Boemia orientale hanno fatto seguito le manovre in Russia, e la stampa czecoslovacca non ha omesso di occuparsene, riportando gli apprezzamenti dell'esercito rosso fatti dai capi delle missioni straniere, con alla testa il capo della propria missione: il generale Luza ha definito eccellente la preparazione di tutte le unità, avendo tutte lo armi dato prova della massima agilità e capacità di manovra; vivissime le sue lodi per la fanteria e per i grandi gruppi di carri d'assalto, cosi imponenti, che per adoperarli s'è dovuto inventare una speciale tattica. I quadri sono ottimi, l'armamento tecnico modernissimo; la motorizzazione è talmente sviluppata, che l'esercito czecoslovacco non può arrischiare il confronto. « A simlglianza dell'esercito rosso, ha concluso il generale Luza, anche il nostro serve ad obiettivi di pace: ambedue gli eserciti hanno il compito di tutelare la pace dei popoli ». Ma chi crede di potere fare altre deduzioni, le faccia. I timori rumeni e jugoslavi Se il carattere dell'alleanza militare fra Czecoslovacchia e Russia non è pericoloso, perchè mai Bucarest e Belgrado premono su Praga allo scopo di ottenere che gli obblighi dell'alleanza previsti vengano attenuali? Perchè mai Titulescu, alla vigilia della defenestrazione, ha compiuto un disperato tentativo di salvataggio, negando di avere impegnato la Rumenla, nel confronti della Russia, anche sul campo militare, accordando diritti di transito ecc.? Il riavvicinamento fra Belgrado e Bucarest subito dopo il crollo di Titulescu non è anch'esso un indizio? Nè si potrebbe obiettare che Stojadinovlc fa nei riguardi della Russia sovietica una politica personale, giacché non diversamente si comportarono i suoi predecessori; e per formarsi una idea di quel che pensino i suoi collaboratori odierni, si può leggere con profitto una corrispondenza da PndtvcrStblandRbsscnvugvvPncrilmrusacbStnurpvpzsvnccneppsdumtvlnasnlecsPcs! i ' Praga apparsa ai 16 di settembre nello Slovenec, organo del ministro degl'Interni Korosec. L'informatore dello Slovenec sì preoccupa a vedere l'influenza del bolscevismo consolidarsi nella Repubblica sorella « proprio mentre gli altri Stati europei incominciano ad inuire il pericolo rappresentato dal bolscevismo per l'esistenza e per a cultura dell'Europa » ed invita a riflettere sulla « bolscevizzazione a freddo » alla quale, come ha detto un capo operaio czeco, la Repubblica è oggi sottoposta. La borghesia czeca, che si entusiasma per la letteratura e per i film sovietici, nonché per le ballerine che hanno invaso Praga, sembra non accorgersi che questa bolscevizzazione a freddo è il frutto di un'accurata e sistematica propaganda politica « diretta dal triumvirato giudaico-bolscevico moscovita che domina l'infelice Russia ». In caso di guerra L'agente generale di Mosca a Praga è il sig. Gottwald, che giorni addietro s'è recato in volo, col capo dei comunisti francesi Thorez, a Mosca, per ricevere nuove struzioni. Mosca non vuole che a Cecoslovacchia venga trasformata dall'oggi all'indomani in una repubblica sovietica, temendone una reazione che verrebbe a costarle molto cara, e perciò incita a minare gradatamente la democrazia czeca, mediante la citata bolscevizzazione a freddo. Aggiunge l'informatore dello Sìorenec, e noi gli crediamo, che tale forma di bolscevizzazione tiene da tempo in orgasmo molti uomini politici czechi e molti operai colti, però a costoro egli rimprovera il non avere finora trovato il coraggio di richiamare sul pericolosissimo fenomeno l'attenzione della pubblica opinione. Forse per effetto di questo rimprovero, ai 18 di settembre è uscito nel Venkov, di Praga, organo principale del partito agrario, facente capo al dottor Hodza, un articolo nel quale si attacca la politica estera che il presidente della Repubblica, Benes, continua a fare per il tramite di Krofta, successogli a Palazzo Czernin. Il Venkov definisce questa politica troppo unilaterale: a Presburgo, all'ultima conferenza della Piccola Intesa, s'è visto che se la Cecoslovacchia dovesse essere aggredita, le sue alleate Jugoslavia e Rumenia non sarebbero affatto tenute a darle automaticamente soccorso, tale certezza esistendo solo nel confronti della Francia e del la Russia sovietica; ma la Fran eia non può muoversi, ostacolata com'è da un insormontabile sistema difensivo, mentre la Russia sovietica può dare aiuto o attraverso la Rumenia o per la via del l'aria, il che non basta. In caso di guerra, la Cecoslovacchia lini rebbe col subire la sorte del Belgio, « con la differenza che questa volta la vittoria finale delle Potenze alleate della Cecoslovacchia non potrebbe essere prevista con chiarezza ». E l'impressione suscitata dall'articolo del Venkov durava ancora, quando il segretario generale del partito agrario, deputato Zilka, che rappresenta il partito stesso in seno alla commissione parlamentare per gli Esteri, è saltato fuori a dire che la pubblica opinione si ribella all'idea di vedere il paese trasformato in una porta di sortita del bolscevismo. Di fronte a un dilemma Eccezion fatta della Francia, anch'essa legatasi a Mosca cedendo alla paura cagionatale dalia Germania hitleriana, le alleate della Cecoslovacchia disapprovano, dunque, la politica russofìla, cosi come all'interno del paese il partito maggiore, l'agrario, non esita ormai a definire la russofilia un pericolo nazionale. In altri tempi, U povero vecchio Kramarz, patriota le cui benemerenze sono state troppo presto dimenticate, era il solo a sostenere a Praga l'ingrata parte della Cas Sandra, e l'appello da lui lancia to al popolo czeco per metterlo In guardia contro i pericoli di cui era gravida l'alleanza con Mosca è documento che non cade nell'oblio: quella democrazia nel cui nome il fariseismo bolscevico afferma di lottare contro il Fascismo, sostiene Kramarz, è in verità affogata nel sangue del popolo russo, e grazie all'aiuto della Cecoslovacchia ed alla sciocca politica delle sanzioni il fariseismo ha potuto fare il suo ingresso a Ginevra. Ma la grande maggioranza del popolo czeco vede nella rotta russa il più grande pericolo per la sua vita culturale, economica e sociale: nella Cecoslovacchia il bolscevismo vuole adottare la tattica del cavallo di Troia e contro di essa Kramarz esorta il popolo a difendersi con tutte le sue forze. Tirato in ballo dalla filippica di Kramarz, Bencs ha dichiarato, in un discorso tenuto a Gablonz, che la Cecoslovacchia, malgrado l'alleanza conclusa con la Russia sovietica, non è uno strumento della politica comunista. Sta però di fatto che l'alleanza militare ha determinato un prodigioso sviluppo dei contatti culturali e che i "iaggi nei due paesi amici di t ì d'ogni genere — dalle cora quelle di scrittori, giornalisti, „.dristi, ingegneri ecc. — si succedono e si moltiplicano. I capi della Cecoslovacchia si trovano forse di fronte ad un dilemma: forse anch'essi, pur tenendo all'aiuto militare, hanno segreto timore delle ripercussioni politiche interne. Non altrimenti è spiegabile — ad esempio — il divieto d'iscrizione alla * Lega degli amici dell'Unione sovietica » emanato per i membri del partito nazionalsocialista czeco, che è poi quello dello stesso dottor Benes. Italo Zingarelli.

Persone citate: Benes, Bruna, Gottwald, Machnik, Thorez, Zilka