IL GIGANTESCO POTERE delle organizzazioni industriali di Amerigo Ruggiero

IL GIGANTESCO POTERE delle organizzazioni industriali II Governo invisibile IL GIGANTESCO POTERE delle organizzazioni industriali NEW YORK, settembre. Le Inchieste, le ricerche, le pubblicazioni che studiano a fondo l'origine, l'essenza e il comportamento delle grandi fortune degli Stati Uniti siano esse individuali che corporative si vanno moltipllcando e costituiscono un indice dell'attuale tendenza psicologica collettiva del pubblico americano. Nella storia dei « Robber Barons » (I briganti Baroni) di Matthew Josephson pubblicata poco più di un anno addietro, si racconta il sorgere e il consolidarsi della potenza economica dei Gould, dei Rockefeller, dei Carnegle, degli Astor, dei Morgan e degli altri dominatori della ricchezza americana dalla metà al chiudersi del secolo scorso. E' una storia pittoresca, drammatica, priva di moralità e di scrupoli come quella della pirateria. In una più recente di Howden Smith, apparsa a puntate su di un giornale di New York, su « Gli uomini che dominano l'America » si narra l'origine delle grandi fortune individuali più recenti, quelle dei Mellon, dei Ford, dei Du Ponts, dei Flrestones, del Weyerhausers, ma soprattutto quella delle grandi corpora zlonl che si vanno man mano sostituendo alle prime. Ad opere di tal genere occorre aggiungere le numerose inchieste. eseguite fre quentemente per conto del governo federale, del governi statali o degli stessi grandi giornali sull'azione esplicata dalle più importanti corporazioni finanziarie in questa o quell'altra circostanza di interesse nazionale. In più di un caso esse hanno influito sulle determinazioni politiche del governo rivelandosi come 11 vero potere nascosto che domina gli Stati Uniti. Il club dei miliardari sulivrisicdccFvpscdavvdpz«innEC£Ngl'«dc5pOz«lczclltcrllRionmL'attitudine del pubblico americano nell'apprendere questi fatti è assai diverso da quello che sarebbe stato una o due generazioni addietro. II lettore della fine del secolo scorso, imbevuto della filosofia del « self-made-man >, del successo personale, del trionfo dell'Iniziativa e teorie slmili avrebbe seguito lo sviluppo delle grandi fortune da un punto di vista personale. Vi avrebbe ricercato il segreto del come da lustrascarpe diventar milionario. Ma il lettore d'oggigiorno è persuaso ch'egli non diventerà mai un Aldrich, un Ford, un Du Pont o un Firestone. Piuttosto egli si domanda quello che le grandi fortune significano e se esse lavorano per il bene o per la rovina del paese. Perchè le storie dei grandi successi finanziari non sono che le storie di come eliminare la concorrenza, le storie della maniera usata nel trasformare un'impresa privata in una riserva In cui sia proibito metter piede a qualsiasi altro concorrente. In altri termini la storia di come creare un monopo Ho con l'aiuto e la cointeressenza di persone rivestite di cariche pubbliche. Le ricerche'dimostrano che le grandi corporazioni possono divi dersi in tre classi. Vi sono le cor porazioni dirette da un sol uomo o dalla sola famiglia che le possiede come la « Ford Motor Company », la « Firestone » e, in un I minor grado, la «Du Pont». Vi|sono poi delle corporazioni cosi vaste, il possesso delle cui azioni è cosi esteso che i singoli indivi dui non ne possiedono che una minima porzione. La direzione di esse, perciò, è nelle mani d'iMterposfe persone che non ne hanno 11 possesso diretto. Sono esempi di tale tipo le Compagnie telefoniche e telegrafiche («American Telephone and Telegraph a>) le grandi Compagnie ferroviarie, quelle dei servizi pubblici e delle assicurazioni. Vi sono infino le corporazioni connesse con le case bancarie oppure organizzate e promosse dalle grandi banche e dominate dagli esecutivi di esse in funzione di amministratori. Appartengono a detta categoria ila « United States Steel » e le Compagnie di Morgan, alcune compagnie ferroviarie dipendenti dalle banche, e la immensa rete delle corporazioni bancarie. Esistono in tutto negli Stati Uniti 23 corporazioni gigantesche, ciascuna con un capitale superiore al miliardo di dollari per un totale complessivo che tocca la favolosa somma di 42 miliardi di dollari. Negli ambienti ufficiali e finanziari della nazione esse sono conosciute sotto il nome di « Billion Dollar Club ». Anche le azioni false Non si può dire, in tutta giustizia, ch'esse abbiano raggiunto le altissime vette con i soli sistemi briganteschi dell'ottocento. In molta parte hanno messo in opera genuina efficienza, istituito operazioni su vastissima scala ciò che ha contribuito ad eliminare la concorrenza ed affrettare la costituzione dei frusta. Ma che i sistemi briganteschi siano tuttora in uso e la legge non riesca a colpirli lo dimostra il caso che esponiamo. L'ultima corporazione che ha raggiunto la categoria del Club dei miliardari è la « Associated Gas and Electric Co. », di cui è proprietario quasi assoluto Edward Hupson. Un' inchiesta eseguita dalla « Commissione Federale del Commercio » ha accertato che Mr. Hupson con un investimento di appena 23.000 dollari riuscì ad impadronirsi del pieno controllo della « Associated Gas Co. ». Fu assodato ancora che Hupson si arricchì attraverso una . « bond fraud » ossia emissione di azioni false e fraudolenti a danno degl'Investitori. Un « Comitato d'Investigazione del Senato » dimostrò nel 1935 che 1 piccoli azionisti non vengono affatto avvantaggiati dai grossi profitti delle grandi « holding companies ». Tra il 1929 e il 1933 la percentuale dei dividendi per l redditi superiori ai cinquemila dollari ha oscillato tra il 58 e il 71 per cento. Siccome solo ftuattro milioni e mezzo di persone su di una popolazione di 127 miioni, ossia 4 persone su 127, gode, vano nel 1933 di un reddito superiore alla cifra citata, la Commissione d'inchiesta senatoriale ne concluse che un aumento nei dividendi delle grandi compagnie sinifica maggiori entrate per coloro che godono già redditi alti. Dalle cifre ottenute dalle Commissioni Federali e dai dati forniti dalle varie corporazioni si rileva che ai piccoli investitori è assegnata la sola funzione di tenere 11 sacco facendo affluire denaro nelle casse delle corporazioni con l'acquisto di azioni senza valore, mentre i dividendi dei dirigenti aumentano vertiginosamente. Qualche cifra darà un'idea della cuccagna per i pochi eletti delle grandi corporazioni. Nel 1934 G. B. Bon della « Bon Aluminum and Brasa Co » incassò in dividendi su 39.854 azioni, la somma di 119.566 dollari. Everseley Chllds della « Bon Ami Co » su 67.750 azioni ricavò £71.000 dollari; E. I. Du Pont de Nemours au 92.503 azioni guadagnò 286.759 dollari; J. D. Rockel'cllor Jr. su 2.142.422 azioni della « Standard Oil » ottenne in dividendi 2.268.027 dollari oltre a circa 3.000.000 di dollari ricavati da 5.114.370 azioni di un'altra com pagnia petrolifera, la « Vacum Oil»; S. H. Kress con 680.238 azioni dei suol negozi popolari di « Cinque e Dieci » riscosse 1 milione 283.948 dollari in dividendi. Essendo riuscite a limitare la competizione le grandi corporazioni hanno Ingaggiato battaglia contro il controllo governativo. I loro attacchi contro il - new deal », la loro ansietà perchè venga adottato il cosiddetto « piano Swope » che concederebbe loro la facoltà di regolarsi come meglio credono all'infuori della legge contro i trust.?, l'uso che hanno fatto dello « N. R. A. » di cui hanno accettato tutti i vantaggi senza assumersene gli obblighi, rivelano chiaramente le mire a cui tendono. Queste organizzazioni dominano effettivamente l'America. Il loro potere economico si fa sentire nella vita quotidiana del popolo americano: da esse dipende la sua sicurezza di vita, il costo del suo boccone di pane, il livello dell'esistenza e U progresso stesso di una grande nazione. Amerigo Ruggiero

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