Salite e discese per diecimila gradini

Salite e discese per diecimila gradini GIRO PER LE CINQUE TERRE Salite e discese per diecimila gradini PORTOFINO, settembre;. 1 u„Da Rìomaqqiorc a Manarola ci\csi va per la «via dell'amore», ni thsulll'architrave d'un cancello. Via dell'amore non so se sia anche, per così dire, in pratica; in drammatica lo è di certo, essendo essa una sosta di (/alante gazzettino delle faccende amorose di giovanotti e delle ragazze dei due paesi. Difatti, su una pagina di roccia, su un pezzo di balaustra, ovunque un ccmnome non è ufficiale, del comune, è « vox Dei », del popolo. E ce l'han-[tno scritto ripetute volte, all'inizio} <llungo il percorso, alla fine, in ne-fri caratteri cubitali, sulle rocce o c ... -_. /pcpccoquadratino di pietra liscia consen-j rtta che vi si scriva su, vi'capiterai nptpVcon Litigi»; e sono le affermazio-'tni più innocenti. E non so perchè,\mma a qualcuno si dovrà riferire,\0sul parapetto d'un muro di Rio- in'drgbsa«lvdtdhidi leggere le frasi seguenti: «Er nesto amoreggia con Pierina »; « Carla sJ è fidanzata con Antonio »; « Franceschina fa la civetta maggiore, appena s'è fuori del paese, ci stia scritto: Buffoneee. Come si vede, l'agorà di questi paesi funziona bene, e non tratta solo gl' intimi sentimenti e i segreti della gente, ma anche il genere oratorio. Le tombe sulla roccia Via dell'amore corre quasi sempre a picco sul mare, spesso è ricavata dalla roccia che in qualche punto la copre come una visiera. Soltanto in un punto è un po' più\tl o o e e e . n e , o l n a larga, fa quasi spiazzo; e poiché tanto spazio poteva parer vuoto, ci hanno piantata una tavola di pietra rotonda, e nel mezzo disegnata una scacchiera. Chi potrà andare a giocare a dama o a scacchi in quel luogo? Franceschina e Luigi? Conviene fermarsi ogni tanto per via dell'amore: procedere e sostare. E non solo per guardare il mare che al largo il libeccio arricciola in rotolanti matasse bianche, per farne poi schiumanti materassi lanosi contro gli scogli. Qualche agave alza lo stocco decorativo contro il cielo, affacciata su quel rombante abisso di spume, e direi- ch'esso è l'unico alto fusto di cotesto paesaggio di roccia; raro alto fusto, se è vero che l'agave, come l'aloe, fiorisce ogni cent'anni. Tre fusti d'agave, sommamente decorativi, sebbene ormai privi d'ogni fiore, sorgevano appunto sul ciglio roccioso del colle ove s'alza l'antico castello di Riomaggiore, ora camposanto. E dalla via dell'amore, meglio che da vicino, si potevano distinguere a una a una le tombe accatastate e murate sugli spalti; grandi dadi rettangolari, ognuno con un morto dentro. Facevano un certo effetto. Noi pensiamo i morti sottoterra, ricoperti di umida e buona terra, e portiamo nell'istinto l'antica e affettuosa esortazione latina; vederli lassù, su quell'alta muraglia grigia e nuda, e corrosa dai venti e dal salso, dico che l'effetto era di una semplice ma anche solenne poesia. Non si può non guardarle a lungo quelle tombe senza terra, fasciate di pietra e calce; e non riflettere ancora una volta all'idea di ricchezza che questa gente deve annettere al possesso di un po' di terra, essa che ne è così poco provvista, e la va a raccogliere pei dirupi con le ceste. I suoi morti ne possono fare a meno, perchè la terra è per i vivi: jjer piantarvi una vite, un cavolo, un pomodoro, una cipolla. E proprio vicino al camposanto di Riomaggiore avevo visto un orticello non più grande della palma d'una mano; era gelosamente circondato da un alto muro, e chiuso da un cancelletto di ferro. E i pochi solchi ove crescevano alcuni cespi d'insalata, e ciuffi di maggiorana, spigonardo, e altre erbe aromatiche, erano curati con tanta amorosa attenzione come non mi era mai capitato di vedere in nessun luogo. Elogio del vino Anche il camposanto di Manarola sorge in cima a una scogliera a strapiombo sul mare; e anche qui le tombe s'accatastano sulla muraglia benché un po'- di terra alcune ce l'abbiano, forse le privilegiate, nell'interno del recinto. E poiché il vento aveva spazzato il cielo senza misericordia, un sole furioso mitragliava ora quelle tom be, traeva bagliori dalla calce, co ronava di luce ogni spigolo, e persino le lance di Jerro del cancello. Il pittoresco di Manarola è meno assiepato, il colore vi fa meno pepiniera. Già le stradette sono ctVtaqcrpscccqtidta un po' più agevoli, almeno in qual- |^„t„ , ' ,„ «„„„.„*„ j„7i„ „„„,. oche parte; e le facciate delle case\G tutte o quasi ritinte da poco, non' han dato ancora al salmastro tli.esftcon meno carattere. Ma la bella\*.... , . , Lchiesetta con quel ricco rosone ro- cman.co e la vecchia torre, ™lla\ a meta strada dalla:„temP° Perchè le lavori a suo modo, <llteri te tintc> vi rabeschi striature f chiazze. Sicché il paese è quel che si dice più civettuolo, e dunque, />n*t n,, t\ f-rtvttt i ev o lìti ti In hnlln piazzetta su cima, compensano l'occhio della ri pulitura e del lavoro degli vmbian cp . . , gchini Poi il verde, non quella de-, carativo, ma quello naturale deglì\norticelli, dei fichi (ne cresce imo ; p rt. sow™° «eUa sbocco della, galle-lU na' « >a,*» campanello dallarme vper l'arrivo dei treni, agitandosi stutto prima che la macchina com-spaia) e quello trasparente delle eViti, come questa che girando at-|d'torno a ]ina casa s} ?" ad. aPnre\u\m. Pergolato su un balconcino, ag-\t\0™nge frescura a Manarola, e *a;iingentilisce. Una vite, Ma dipinta,]t'decora anche una casetta color ! arosa, e lascia vedere due grossi i lgrappoli pendenti sulla testa d'un\ebevitore ispirato quanto pensiero-jsso, che sta assaporando in piedi.i laccanto a un tino, un bicchiere di|d«rinforzato ». Dall'altra parte del-\ cla facciata, l'arguto produttore di vini di Manarola ha fatto effigiare due altri bevitori, accanto a un tavolino sul quale troneggia una damigiana. E se uno di essi, che ha bevuto, si sta ora sorvegliando in corpo l'effetto, e guarda pate- \tico davanti a sè, l'altro è stato n o o e a a n e e a e a . : , o a a i i a i a a i E l e . o o colto dal pittore mentre beve, con tutta l'intenzione di sbronzarsi. Vorrei invitare qualche amico pittore che fa ancora del « primitivo » a riflettere un po' sulle « figure » di quest'altro doganiere. Ma forse conviene meglio entrare nell'osteria là di fronte, dove ci stanno preparando un certo pranzetto. Vino delle Cinque Terre da pasteggiare se n'è bevuto, con l'amico Descalzo che m'accompagna e con una giornalista australiana che ama l'Italia, se n'è bevuto quanto non avrei creduto possibile; ma è stato merito del trattore di Manarola se, come dicono i vecchi bevitori, c'era la base: una base di pastasciutta e bistecche d'eccezione. Lo stesso gioviale trattore, per dimostrarci che non avremmo avuto capogiri, ha voluto poi coronare il pranzetto con quello speciale « rinforzato » che qui si chiama «schacchetras», con patois onomatopeico. E tutto è andato veramente per il meglio, e ci siamo avviati nel cuore del caldo verso il terzo paese delle Cinque Terre, Comiglia. Madame Bovary ? Ma Coniglia ci siam dovuti accontentare di guardarla da lungi, adagiata sulla dolce ansa d'un colle, col campanile in mezzo. cltmabmdsfdccnslapPerchè, col mare grosso, la stra- (tetta che vi conduce era stata a un certo plinto inghiottita dalle onde che lingueggiavano alte e sventaglianti contro la scogliera. E altre strade non c'erano, e noi non s'è alpinisti. Sicché ci siam dovuti affidare al treno elle ci ha portati a Vernazza. Ma poiché c'era tempo, abbiamo schiacciato un pisolino nei pressi della calanca di Manarola, cullati al rombo del mare. La calanca, sgombra di bacche messe tutte al sicuro, luccicava al sole come la pancia d'un mostruoso ippopotamo; i bianchi cavalli marini, criniere al vento, l'assaltavano d'ogni parte, senz'altro frutto che lucidarla sempre più. A Vernazza pioveva col sole, e la gente s'era tutta raccolta sotto il portico. Ma non era una pioggia che bagnasse, anzi ci refrigerava la pelle. Antico nido di corsari, anch'essa è costruita su una piega della roccia, col rio nel mezzo; solo che a Vernazza l'hanno interrato, e la strada che vi corre sopra si chiama via Roma e s'allieta di fruscianti platani. Ho salutalo così il primo albero incontrato nelle Cinque Terre mentre, a uno scroscio più forte, siamo andati a chiedergli riparo. Poi il sole è tornato a folgorare, e ci siamo anche qui mangiata, non senza qualche fatica, una buona schidionata di scalini. Stradette come cunicoli, altane poco più grandi d'un embrice, passaggi da fortilizio; finché siamo arrivati in cima dove s'affaccia il municipio. Ma a una finestra abbiamo viste affacciate soltanto due monache, e una con gli occhiali; e poco più giù, una giovine donna con le labbra tìnte, a una finestretta solitaria, bella e sola come lei, che ci ha seguito con occhi lucenti di curiosità. Forse era, poverina, la madame Bo vary di Vernazza. Tornando in fondo al paese, e fatto onore ancora una volta al dorato vino locale, non ci restava che vedere la chiesetta, a cui s'accede dall'abside perchè la facciata è sbarrata dal mare. E il mare va persino a rombare sotto le sue fondamenta, sicché risuona dentro le navate come in una conchiglia. Poi, sempre in treno, visita a Monterosso; ma l'ultimo paese delle Cinque Terre s'è ormai incivilito al modo comune, e ha persino una spiaggia regolare con regolari bagnanti. Quanti scalini s'erano fatti, dalle otto di mattina alle quattro del pomeriggio? Non azzardo una cifra iperbolica se dirò diecimila. La giovine australiana anzi ha sostenuto che fossero di più. E ora addio, care Cinque Terre; e cercate di modernizzarvi il meno possibile. G Titta Rosa

Persone citate: Franceschina, Titta Rosa

Luoghi citati: Italia, Monterosso, Portofino, Riomaggiore, Vernazza