Elogio dell'impiegato di Filippo Burzio

Elogio dell'impiegato Elogio dell'impiegato E' stato, per cinquantanni almeno, la testa di turco contro cui tirava a palle infuocate la più bolsa retorica dei letterati a cavallo del secolo ; ma oggi che, preannunciata de sensibilissimi auguri (quale ad esempio Werner Sombart) comincia, visibile agli occhi di tutti, la decadenza del grande capitalismo, e l'istinto piratesco e « vichingio » dei famosi imprenditori e speculatori sembra, stanco, cedere il campo in tutto il mondo a quell'altro capitalismo che, per l'appunto, Sombart chiamava « burocratico », cioè più o meno corporativo e statalizzato — crediamo giunto il momento di tessere l'elogio del primo, almeno, dei due tipi umani che, nella società borghese, sono sempre stati a quello avversi : l'impiegato e il rentier. Il che noi faremo tanto più volentieri inquantochè il tipo impiegatizio appare notevolmente affine e favorevole, nella sua attività tranquilla e moderata, a quel ritorno verso forme aggiornate di vita contemplativa, che riteniamo indispensabile al riequilibrio della sconvolta e frenetica civiltà occidentale. La storia, si sa, è un pendolo e, nel momento attuale, l'oscillazione giusta va da questa parte. L'impiegato, dunque : e come, quando trattammo del mercante, ci piacque fissare l'attenzione su quella "Sua quintessenza che è il droghiere, così ora, fra i due estremi dello statale e dell'impiegato di azienda privata, amiamo gettare il nostro occhio benevolo su quel prototipo o modello della classe impiegatizia che è il funzionario municipale. Come dice il dottor Carrel : « L'individu (fardo mieux sa personnalité quand il fall partie d'un groupc oh il est connu-, d'un villagc, d'une petite ville » : ora, fra i piccoli grup- Ei, fra gli enti locali, chi può attere il Comune, questa prima e cordialissima fra le aggregazioni umane, incarnazione e simbolo di un genius loci paterno e benevolente, in cui la vita affettivo-collettiva dei singoli profonda le sue radici immediate, si abbevera come alla sua fonte prima, trova le sue più felici ispirazioni? e, nel Comune, chi meglio situato del funzionario per partecipare in pieno a questa vita ; chi più vicino al deus absconditus (che, come Genova nell'Arca, un tempo il Carroccio, c ancora oggi il gonfalone o la torre campanaria piacevolmente rappresentano) ; chi più legittima sua emanazione? Lo statale può venire sbalestrato da uri capo all'altro della penisola, e c'è degli agitati cui ciò piace; ma, sotto diversi climi, in mutevoli ambienti, la sua personalità è maggiormente insidiata e minacciata di dissolversi ; il municipale, lui, è un privilegiato della sorte, un culmine di perfezione, di cui gli altri suoi congeneri non sono che rozzi presagi, abbozzi ed approssimazioni. Le circostanze e ì caratteri su cui si fonda il privilegio dell'impiegato sono facilmente individuabili. L'impiegato ha la sussistenza assicurata, onde una certa tranquillità d'animo, posatezza e sufficienza di tono che, in questo mondo sempre più votato alla precarietà, fan di lui come un'oasi, una sorta d'immagine della stabilità divina — nella quale sarebbe superato solo dal proprietario e dal rentier, se l'antico motto di San Paolo : chi non lavora non mangia, non risuonasse sempre più inquietante (se pur variamente modulato) per tutt'i canti del mondo occidentale. L'impiegato lavora, e dunque è a posto. Aggiungi che il grado di questa sicurezza impiegatizia è modesto, il pane garantitogli frugale, sicché, di necessità e d'istinto, si volge egli ai piaceri e svaghi economici : ora, che di più economico delle cose interiori, che l'essere « beato nei pensier contemplativi », se appena appena riuscirà a noi (suoi apologeti e mèntori) a dargliene il gusto? Che questo noi chiediamo all'impiegato: che "sia lui e non altri, che acquisti coscienza della dignità e privilegio della sua condizione, e guarisca dal « complesso d'inferiorità» piccolo borghese che lo fa troppo spesso guardare con invidia cocente e inane agl'insipidi piaceri dei ricchi, avviandolo pei mari perigliosi del «parere e non essere » ; o, peggio, del «passo più lungo della gamga ». S'immedesimi egli invece sempre più del suo stato, e del le risorse che offre: prima fra tutte quell'orario ben delimita to, che gli lascia ore libere, ( in quelle ore la mente sgombra di cure, disponibile ad ogni umana gioia. Non è come l'industriale, il banchiere, il commerciante, perennemente assillati — a tavola, per strada, a teatro — dai calcoli dell'interesse, dall'ossessione di stravincere, strafare, straguadagnare : se, nelle nuove forme sociali che un po' dovunque ora si accennano, sotto le più varie etichette politiche, tutto diventerà un po' parastatale, e ogni uomo più o meno un funzionario, sicché non sarà più tanto facile correre all'arrembaggio dei milioni — ebbene, noi avremo in ciò, fra molti pericoli, un sicuro vantaggio : la cosa economica non costituirà più la frenetica pcbgdncmvctqaamvtnstcdlplsllncsvcmgccetlgpredpcdzpvtpptmslemtispcpntsgg preoccupazione dell'uomo ma, come dev'essere, un'attività subordinata e sussidiaria, da sbrigare col dovuto distacco. Condizione media, sale della terra : non per nulla Goethe diceva ch'essa è il_ più favorevole clima del genio. E della felicità, anche, vien voglia di aggiungere, per poco che si osservi l'impiegato, finite le ore di ufficio, uscir tranquillo, accendere il suo sigaro al cantone, sostar col naso in aria là dove si fanno sventramenti e restauri, che tutte le novità cittadine lo hanno osservatore e giudice autorevole e benigno: anche sul tranvai sale sicuro, senza pagare il biglietto, riverito dal personale. Magico errare di uno dei genii cittadini al tramonto, nell'ora galeotta, fra il lusco e il brusco, prima che il cerchio familiare lo accolga, la luce amica sul desco, la piacevole idea del teatro la sera; il figlio che ripassa la lezione e, sul libro di lettura, o nei fatti di storia, vagheggia, com'è d'obbligo, una vita diversa da quella del genitore, avventurosa ; e pure di quella pa ce che lo circonda — oscuramente ora, con tenerezza un giorno — avvertirà tutto l'incanto. Presente che lo avvolge come un tepore, ciclo modesto e lieto: scuola, casa, le avventure della via, le vacanze in villa; che, non dimentichiamolo, giunto presso ai cinquanta l'impiegato si trasforma, coi suoi risparmi compra una villotta ; ed un gran momento, questo, della sua vita : diventando prò prietario, la sua parabola si compie. E come gode quel sudato acquisto, come lo apprezza più dell'esercente, che senza pena, frodando, in pochi anni vi giunge! Oh, una campagnot ta senza pretese : pure — Cam po, prato, vigna, bosco — c'è un po' di tutto, quanto basta a nutrire un paio di vacche e la fa ZImiriia dei contadini, lì nel ru-4 stico accanto. La domenica all'alba l'impiegato esce col figlio e la figlia e va per funghi : sul mezzogiorno arrivano accaldati, col loro carico prezioso nei fazzoletti, all'Osteria dei boschi in cima al colle, donde la città si scopre; e quella vista anticipa il domani, il ritorno all'ufficio: che noia. Ma è quando il padre è assente, nei lunghi giorni feriali, che il figlio più si sente padrone del campo^ e ama sognare : errar qua e là nel suo dominio, col pastorello condur le vacche al pascolo la sera; nel fienile seguire il gatto, o le galline che in segreto vanno a farci le ova ; ore ed ore assorto, e giammai stanco. E' il bel settembre, se pel figliolo le vacanze sono ancor lunghe, il padre trova la città deserta, cosi cordiale nell'aria chiara, nel tepore cortese, nel rumore dei traffici discreto, che non hanno ancora ripreso appieno. Pare (a quelli che già han fatto ritorno) che ci si viva un po' per burla, con tanta gente ancor fuori ; e così tutto è più leggero. E' il settembre d'oro, la bella gente villeggia ancora: e dalla cima dei colli, dal piano, stringe la città di un amoroso assedio, la guata ; a intervalli vi discende. Le belle donne giungono di villa per far commissioni, e s'indugiano un poco a passeggiare, lente, pei viali su cui cadono le foglie ; poi risalgono, a sera, sulle ricche automobili, che il tramonto d'autunno già fiammeggia. Da Palasse- Madama al Valentino ardono l'Alpi tra le nubi accese... Nel ritorno, mentre a poco a poco tutto quel fuoco lentamente si spegne, piacevole è riandare la giornata: città deserta e non più afosa, dolce pretesto delle commissioni, stagione favorevole ai convegni. L'impiegato le ha viste uscire dalle garconnicrcs, con la bella sicurezza sportiva delle donne d'oggi, e quel profumo di peccato ha ridestato qualcosa in lui, che da gran tempo era sopito. Anche lui, certo, ha avuto un cuore: le nostalgie, le ribellioni, ecco, ricorda, quando al suo tavolo ventenne, nei disperati pomeriggi estivi — le belle donne al mare ai monti — appassionate missive a ignote, e qualche verso, e certi canti : per la mia giovinessa che v'ho data... quando tu giacerai dimenticala... Ora in lui' tutto è silenzio, ma ripensa suo figlio : quel ragazzo, adolescente concentrato, lo intriga; quello, certo, non fa per burla. L'interesse paterno trova per intuirlo un acume insospettato, e perfino, nella memoria, un detto che gli par quasi un presagio : è dalla condisione^ media che più spesso sorgono i geni... Quello, 'vedrai, farà le tue vendette. Filippo Burzio

Persone citate: Carrel, Goethe, Sombart, Werner Sombart

Luoghi citati: Arca, Genova, San Paolo