Il "Matador,, degli Spapoli

Il "Matador,, degli Spapoli Storie e leggende mediterranee Il "Matador,, degli Spapoli r a o . o i o . . a i a o . . A i e, i e a e n o n a il o i il li rn co, e i. n le e a e si se, a ra r o, a eva o oaa, ma, iiai te otoda a te re Non dovevo meravigliarmene. A più riprese, non m'avevano avvertito che, nel Rif e in tutto il nord marocchino, Abd el K'rim è « tabù » t E « tabù » non significa il divieto categorico di toccare o semplicemente nominare persone od oggetti determinati f Una lunga esperienza, tuttavia, avendomi permesso di constatare come la loro rigida qualità di credenti non vieti ai mussulmani di ricevere dal miscredente cristiano più o meno lauti compensi in cambio di gratuite, informazioni su uomini e cose, io speravo di trovare non una, ma dieci eccezioni. Naturalmente, come sempre in paese islamico, prima di vedere soddisfatta la mia curiosità, io ero disposto a... « mangiare » la immancabile tazza di caffè alla turca, e perdere una buona mezz'ora in gentilezze ed ossequiosità arabo-mussulmane. Ma, all'obbligatorio e conclusivo « Baraka Allah ufik », io invano domandavo: — Vuoi tu recarmi felicità e gioia dandomi, se ne hai, informazioni sull'eccellentissimo Mulhay Mohamed ibn Abd-el-K'rim el Khettabif D'incanto, il mio interlocutore si metteva a sgranare il rosariomormorando incomprensibili pre-ghiere. Quando un mussulmano non vuol rispondere, fa sempre così. Una volta, ad Alhucemas un indigeno, sospirando, pose alla mia domanda questo commento: — Se ti senti segnato da Dio, non t'esaltare! Dio, se vuole, può farti tornare simile alle mille e centomila formiche che popolano il mondo. Così avvenne di Mulhay Mohàmed ibn Adb el K'rim el Khettabi... — Quello che tu dici è la verità, perchè sta scritto nel Corano! — io subito commentai cercando di invogliare il mio interlocutore. — Si, la verità sta nel « libro » e possa tu sempre seguirne gli insegnamenti! — mi rispose costui. E si mise a sgranare il rosario. Uno che parla Incominciavo a credere che da quelle parti, il ribelle riffano,- di cui taluno ora annunzia la liberazione dall'isola della Riunione, fosse « tabù » non tanto per effetto di superstizione religiosa o morale, quanto per preciso e categorico divieto politico, allorché Jussuf ben Amhed, mercante e poeta malgrado l'antitesi delle parole, me ne parlò a lungo e senza difficoltà. Mi affretto, tuttavia ,ad avvertirvi che il racconto di Jussuf ben Ahmed, mercante e poeta, si discosta sensibilmente dalla storia cosiddetta ufficiale. Almeno secondo quest'ultima, il futuro « matador» si ribellò agli spagnoli, di cui era rimunerato servitore, per esclusivi motivi di politica indigena. Il padre suo, capo della più importante tribù riffana ,non era contrario alla nazione protettrice. Ai suoi occhi, però, il protettorato significava non soltanto rispetto degli usi locali, bensì rinforzo dell'autorità indìgena mer ce l'ausilio delle forze militari cri stia ne. In breve e con parole più chiare, il vecchio volpone non avrebbe visto mal volentieri la sua nomina a cald del Rif sotto la protezione dei fucili e dellebaionette di S. M. Cattolicissima,il re di Spagna All'uopo ,per rendersi persona grata, predicò un po' di modernismo fra le sue genti e, come a dare il buon esempio e per ogni evenienza, accumulò di tiascosto fucili automatici e mitragliatrici. Quando l'appresero, gli spagnoli ordinarono al padre di Abd el K'rim di fare atto di sottomissione consegnando, senza contropartita, le armi modernissime in suo possesso. Ad un rifiuto dello interessato, per rappresaglia, Abd el K'rim venne messo in prigioneRiuscì ad evadere undici mesi appresso ed assunse il comando della rivolta in seguito alla morte del padre avvenuta nel frattempoSecondo Jussuf ben Ahmed, A bd el K'rim finì ugualmente in prigione ed evase, ma nella faccenda c'entra una donna. Delle due versioni quale è la giusta t Evidentemente la prima; ma — come in seguito ebbi modo di constatare — nel Rif e nel nord marocchino, tutti credono alla seconda. I riffani amano le leggende e le favole poetiche. Negligenti, incuranti e creduli, essi, malgrado la rude apparenza esterio re, vivono di sogno e d'immaginazione, il bisogno di poesia sonnecchiando perennemente nei loro cuori impetuosi ed ardenti come la loro terra. Jussuf ben Ahmed, io l'incontrai nei suq di Menila, un'altra città, che come Ceuta, pur trovandosi in Africa, è una provincia spagnola. Diversamente dai suq di Tangeri, Tetuan, Fez, Marrakeck, dove, ogni giorno fin dall'alba, ondeggia, s'incrocia, grida e tumultua una moltitudine di burnus bianchi, grigi e neri, quelli di Melilla offrono un po' di raccoglimento e di calma in un'atmosfera quasi religiosa. E non hanno, davvero, l'aspetto di cap pelle le botteghe dove scintillano, su sfondo nero come reliquari, i cristalli delle essenze profumate, gli interminabili orecchini di filigrana d'oro e i monumentali brac cialetti d'argento, e dove i commercianti dai gesti gravi sembrano piuttosto celebrare un rito che offrire al passante merci profanet Un'allieva dall'anima inquieta Mercante di henne e di essenze di rosa e gelsomino, simile ad un . o o m e f , e i o u n e o a a à : e y el e oì grosso idolo rustico, Jussuf ben e-\ Ahmed, invece di cercare o ser- dmdbmso re n a o: o, ò e o y el rio! o e. » ni. o. a di ee, f o ahé e aza ren iia nadi er iiù ra e. orinr ri iù on la to le Dire i clienti, stava raccontando, quand'io lo vidi, una storia interessante, che, come dice la favola delle Sette Kubba, « i numerosi ascoltatori erano attaccati al suo eloquio come il cavallo all'orzo ». L'invocazione a Dio e i preliminari del racconto erano già avvenuti. In quel momento, egli parlava delle origini controverse di Mulhay Mohamed ibn Abd el K'rim el Khettabi. — Può, a sua volta — diceva il mercante-poeta — pretendersi discendente del secondo Califfo, Omar el Khettab, un nipote del quale condusse al Marocco nel VII secolo lo sceriffo Mulay Hassan, primo antenato dell'attuale dinastia marocchina; oppure di Omar, figlio di Idriss II, fondatore di Fez; o semplicemente di Sidi Omar el Khettab, negoziatore di pace fra i Merenidi ed i Saadiani, Da queste lontane età, il mercante-poeta impiegò una buona mezz'ora per arrivare ai tempi nostri. Salto di blocco questa prima parte e vi riferisco l'ultima che, per la novità, non manca d'interesse. Figlio, dunque, del capo più intuente del Rif, dopo la scuola coranica, il giovane Abd el K'rim prosegue gli studi alla Karauine, la celebre università di Fez e, ottenuto il tiolo di cadi (giudice), domanda ed ottiene di essere assunto alla direzione degli Affari Indigeni di Melilla. A Melilla, il futuro ribelle si perfeziona nel francese e nello spagnolo e si presta ad insegnare l'arabo ad alcuni ufficiali. — Insegnate l'arabo anche a mia figlia! — gli propone un giorno, un alto ufficiale degli Affari Indigeni. L'allieva è una ragazza più strana che bella, con gli occhi febbrili la bocca sensuale e il corpo slan-, ciato come le berbere dell'alto Rif. ' Nelle vene ha forse un po' di san-, gito mauro T Sì, come ne hanno tutti gli spagnoli del sud. Questa goccia infima, ma tenace si trova' a,] nelle mani lunghe, sottili e un\csebltcitcdcnufgiqna i a ni to ci. oli el oo in lo bd ne. pelte po. bd rinue viconasennalio- po' curve della ragazza, nei suoi j fa «ciotola e lo scudo e i mode,-- hi barud col fucile più crudele ditutte le armi, ma il cui piombo con un'invocazione propizia puòcambiarsi in un petalo fi rosa,come nella stona di Lallah Mi-riam. Ma egli si sofferma special- occhi dai riflessi blù-rondine e, soprattutto, nell'anima irrequieta, bruciante e un po' malata. Per insegnarle bene l'arabo, l'eccezionale maestro le racconta le leggende del Rif, leggende di guerra e d'amore, l'amore e la guerra sintetizzando tutto il mondo sentimentale dei riffani. Parla delle montagne, che, secondo le alterne fasi del sole e della luna, si colorano di viola, granata, topazio, ametista, oro e argento; delle vallate dall'erba abbondante, con la quale i cammelli si fanno gobbe più rotonde dei ventri di mercanti tangermi; delle pianure venate da dune di sabbia, che il vento fa fumare come un braciere e scuote come la criniera bionda d'un cavallo al galoppo. Decanta gli antichi combattimenti con la lancia e il giavellotto, con mente e si dilunga sulle leggende^ d'amore, il sui tema è semplicemente quello di tutte le leggende d'amore da che mondo è mondo: bellezza della donna amata, tormento dell'amante che arde, spasimo dell'attesa, delizia dei baci. La lezione è finita , l'affronto patito spinge il giovane ' cadi di tribù in tribù a predicare , io nuerra santa. Negli animi esa sperati per tutt'una errata poli tica coloniale, il vecchio fanatismo ' mussulmano si risveglia. E la pas\sione religiosa, l'intransigenza L'allieva ascolta in silenzio e con mal rattenuta ardore. Il mae stro, nel racconto, si appassiona ed entusiasma. Parla con le lab bra e con le mani. Le sue dita lunghe e fini tagliano l'aria, vi tracciano gesti netti, la solcano con morbide carezze ed evocano, insieme alla voce, gli avvenimenti cantati da queste leggende, la cui inspirazione primitiva le rende più profonde e semplici, più vicine alla spontaneità della vergine natura umana. Insensibilmente, cosi, si crea un'appassionante magia che afferra maestro ed allieva, li imprigiona, nel cerchio del suo magnetismo, ne agita il sangue, i sensi, i desideri. Sono soli uno di fronte all'altra. Soltanto un getto d'acqua nei patio anima la solitudine e, nel cielo, volano con leggeri colpi d'ala grossi uccelli bianchi e blu. La tentazione è irresistibile. — Puoi tu, dopo storni e giorni di marcia nel deserto, trattenerti dal cogliere l'arancio sanguigno, che brilla come un piccolo sole nell'oasi di gente a te straniera? — domanda un nomade nella leggenda di Doho e risponde: — No Così allieva e maestro non resistono all'ipnosi creata dalle leggende. Guardandosi negli occhi, ognuno vede se stesso nelle pupille dell'altro e vede il proprio desiderio. I volti .allora, si approssimano, si chinano e le labbra si congiungono in un bacio lungo, che soltanto uno scalpiccio tronca di colpo. Nel vano della porta, il padre della ragazza s'inquadra rigido e severo. Ha già tratta la rivoltella e la tiene puntata. Abd el K'rim non si muove, non accenna ad alcun gesto di difesa. Col dito, mostra senza tremare il cuore. Simile coraggio è abbastanza comune negli arabi, che la morte non fa loro paura. Soltanto le percosse, le staffilate, le ingiurie li esa sperano. E, appunto sapendo tutto questo, l'alto ufficiale spagnolo abbassa d'un tratto la rivoltella, prende lo scudiscio e percuote lo intraprendente maestro, Poi, gli sputa in volto. Vendetta e amore A quest'insulto supremo, il riffano si rivolta come una belva ferita. Buttandosi sull'ufficiale, l'afferra alla gola e stringe. Stringe fino a che servi e soldati accorrono al rumore della lotta. Per tentativo d'omicidio, Abd el K'rim viene rinchiuso nelle prigioni della Caballerizas. A questo punto, la storia ufficiale e la storia del mercante-poeta concordano. L'ira bollente nel suo cuore per roilqccatemvgnapGgclsrccImddccnItrdlfIcsmd j della razza, l'odio per i cristiani, l'attrattiva del bottino si scate nano, crescono a poco o poco di violenza, raggiungono il furore, esplodono. Il 20 luglio '21, il campo spagnolo di Animai viene travolto dalle tribù riffane raccolte sotto il comando di Abd el K'rim. Sorpresi, i discendenti dei « conquistadores » fuggono verso Melilla, lasciando 20 mila morti lungo la strada cui resterà il macabro nome di « Carretera degli scheletri ». Anche l'alto ufficiale degli Affari indigeni cade in battaglia Abd el K'rim ne raccoglie le spoglie e le manda agli spagnoli. In questo, le due versioni si avvicinano ugualmente — ... E vi unì una lettera per l'antica allieva, in cui invocava su di lei la benedizione di Dio... — . afferma il mercante-poeta. La sto - ria ufficiaie dice semplicemente , che „„ /u * o \tuita durante a corso dell^ ò,e che ^ ordi » ,]el K,Hm> ve„„ero res( ^ -\ljU onoH miìitari >,jan - e i n e^ Paolo Zappa.

Persone citate: Idriss Ii, Kubba, Paolo Zappa, Sidi Omar El Khettab, Storie

Luoghi citati: Africa, Marocco, Melilla, Spagna, Tangeri